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Autore: Miss V Blackmore    04/10/2011    5 recensioni
La vita è il viaggio, non è la destinazione, non ci sono solo errori ma anche occasioni da cogliere al volo. Quando sei in tour non è tutto sempre facile. Centinaia di persone entrano nella tua vita, alcune lasciano il segno, altre le dimentichi pensando già al tour successivo. La vita di una Band non è mai semplice, tra amicizia, amore e follia. Due ragazze italiane alle prese con un sogno diventato realtà. Gli Avenged Sevenfold da ogni punto di vista, le loro storie, i loro sbagli, il loro fantastico mondo. L’incredibile impresa di poter sfiorar eil cielo con un dito, dimenticandosi di essere chiusi in una gabbia imposta da noi stessi. Non è mai troppo tardi per respirare, per sperimentare cose nuove, e tornare a vivere. Non è mai troppo tardi per niente. Bisogna solo aspettare un nuovo giorno…
[Scritta a 4 mani da me, e Dreamy_Vale. Fino al Capitolo 25]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Get the party started ooh
Get this party started, right now
Get this party started
I'm comin' up (Yeah)
I'm comin' up (Ladies and gentlemen)
(Another Rockwilder production)
I'm comin' up (Ha, ha, ha)
Pink – Get The Party Started

[14 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 19.30]
Sala Principale
Brian e Zacky erano appoggiati allo stipite della porta, uno sulla destra e l’altro sulla sinistra, tenevano la sigaretta quasi al limite consentito e stavano osservando il caos che si era generato dentro il locale. L’intera sala era sommersa di gente, il Privet era al completo e anche sulla spiaggia c’era gente che beveva e ascoltava la musica. Tutti si sarebbero aspettati molta gente: ma non così tanta. C’era la fila lungo il parcheggio di gente che non aspettava altro che entrare, o magari farsi fotografare con qualche VIP. Loro stessi avevano autografato più di cinquanta tovaglioli, tant’è che Niky aveva appuntato mentalmente di farne stampare qualcuno già pronto.
“Ho quasi voglia di rinchiudermi nel Privet” rise Brian divertito.
“Così non potresti controllare May” lo prese in giro l’amico. “Insomma, le avrai dato almeno quindici baci in meno di un’ora e mezzo” aggiunse con tono sarcastico.
“Hai visto quanti ragazzi ci sono? Anche vecchi sfigati, devo stare attento” spiegò lui tranquillo, infondo era il suo dovere di ragazzo no? Far si che la sua ragazza stia al sicuro e che possa lavorare senza problemi.
“È pieno di security e Jack è dietro al bancone con le ragazze” gli fece notare Zacky.
“Mi vorresti dire che tu non sei geloso di Niky?” domandò stupito lui, girandosi a guardare l’amico.
Zacky deglutì e si mise a pensare, aveva provato una vasta gamma di sentimenti nel vedere Niky riuscire a realizzare quel sogno, e la gelosia non rientrava minimamente nella categoria.
“Che tu ci creda o meno: no, assolutamente no” rispose dopo essersi preso qualche secondo per riflettere.
“Ma dai!” rise incredulo il chitarrista.
“Cazzo smettila ok?” sbottò l’altro subito. “Non sono geloso, sono orgoglioso che sia riuscita in quest’impresa” prese a dire sentendosi leggermente a disagio. Lui non era un grande esperto di relazioni, lui viveva per lo più alla giornata, ed era abbastanza sicuro di piacere a Niky. Non voleva essere ingurgitato dalla paranoia, avrebbe fatto volentieri a meno di saggiare subito i lati peggiori di una relazione.
“Che c’entra? Lo sono anche io di May” precisò Brian. “Ma questo non esclude il fatto che spaccherei la faccia a tutti quelli che la guardano come se fosse un oggetto, che se la vorrebbero scopare o la sfiorano facendo finta di inciampare o passarle vicino”
“Dio sei opprimente!” squittì Zacky guardandolo in maniera torva. “Dico davvero, insomma, hai appena messo l’ansia addosso a me, e neanche stiamo insieme!” scrollò le spalle facendo un passo fuori verso una sorta di giardinetto riservato al locale. Guardò l’enorme fioriera che lui e suo fratello avevano costruito e riempito, le ragazze avrebbero provato a farci un orticello per coltivare qualcosa di biologico, cosa che secondo i due Baker sarebbe fallita miserabilmente. Ma avevano fatto attenzione a non esprimere quel pensiero a voce alta.
“Se tu hai una visione alla cazzo delle relazioni non è colpa mia” borbottò in risposta Brian andandosi a sedere su una delle sedie vicino al tavolino. Quel fazzoletto di terra, era una sorta di antro privato sia per le ragazze, sia per loro, cosi per evitare di uscire ogni qualvolta che si voleva fumare una sigaretta, ovvero: molto spesso.
“Non farla tanto lunga Brian, perché non mi pare che tu sia proprio Cupido” disse rimanendo tranquillo, non voleva di certo litigare con il suo migliore amico per una cavolata del genere. “Abbiamo due modi di pensarla differenti no? Ma almeno per stasera lascia perdere” provò a dire. “O non ti godrai nemmeno un po’ l’apertura del locale”
“Paresse facile, hai visto quanti viscidi?”
“E secondo te, loro che dovrebbero pensare quando saliamo sul palco? Noi le incitiamo pure le pazze squinternate!” prese a dire Zacky interrompendo l’amico. “Se ci lanciano un reggiseno gli facciamo perfino l’occhiolino!”
“Che c’entra? Quello fa parte del lavoro!” rise il ragazzo.
“Anche questo è lavoro per loro” controbatté l’amico.
“Oh al diavolo” borbottò scuotendo la testa. Insomma, non la poteva controllare la gelosia, no? Era una cosa innata, che dipendeva solo dal suo istinto, di certo non aveva deciso lui di essere geloso. Le sue energie erano rivolte a stare buono e non rovinare la serata con qualche scenata. May era sua, aveva rischiato di perderla con un matrimonio lampo a Las Vegas, e quello era stato il limite della sopportazione. Poco importava se all’epoca non stavano nemmeno insieme.
“Al diavolo il discorso logico o al diavolo il lavoro delle ragazze?” lo prese in giro Zacky.
“Facciamo prima: al diavolo te” rise Brian spegnendo la sigaretta sulla suola della scarpa, per poi gettarla – facendo centro – in un cestino poco distante. “Andiamo dentro, la nottata ancora è lunga. Molto, molto, lunga!”

[14 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 21.05]
Sala Principale - Magazzino
“Che mi venga un colpo!” esclamò Niky quando alzò lo sguardo e vide Ian Watkins e Lee Gaze davanti a lei.
“Non la sera dell’apertura!” commentò il moro con un sorriso sincero, accompagnato dalla risata dell’amico. “Non potevamo mancare al grande giorno, ed eccoci qua!”
Niky senza neanche pensarci si sporse in avanti e abbracciò entrambi dando a ognuno un bacio sulla guancia. Era felicissima di vedere li anche loro, e non appena avrebbe avuto un minuto di pausa, sarebbe salita al Privet per vedere chi altri c’era. Miranda era l’addetta al Privet, perché lei sarebbe stata meno presente delle ragazze, aveva comunque il suo lavoro con Jack che le occupa la maggior parte del tempo.
“Grazie! Davvero, mi fa molto piacere che siate qui!” commentò la moretta.
“Possiamo venire a firmare il muro?” chiese poi il cantante con il suo solito sorriso che avrebbe potuto conquistare il mondo. A Niky faceva ancora effetto, non poteva negarlo, non che avesse rimpianti ma Ian rimaneva comunque un bellissimo ragazzo, che quando indossava il suo chiodo in pelle e aveva il capello ribelle, niente gli era proibito.
“Assolutamente si! Se aspettate che la situazione si calmi facciamo anche le foto” disse May affiancandosi a Niky. “Intanto che volete da bere?” chiese poi passando un menu ai due.
“Io vado di sopra, c’è anche Syrin!” disse Lee congedandosi quasi subito.
“Io voglio invece un Rooftops!” gongolò divertito sedendosi su uno sgabello il cantante. “Che sia buono, o giuro che vi faccio cambiare nome al drink” aggiunse richiudendo il menu posandolo sul bancone.
“Agli ordini Capo!” annuì la moretta che prese un coltello e si mise ad affettare finemente qualche fettina di arancia; mentre con l’altra metà prese a tagliare la buccia cercando di formare un ricciolo lungo un paio di centimetri, una volta riuscita rotolò la buccia in dello zucchero colorato e lo posizionò sul fondo del bicchiere. Per poi passare a preparare il drink e servirlo.
“Wow, che precisione” commentò divertito il ragazzo.
“Se lo sbagliavo avrei rischiato di averti fra i piedi per i prossimi sei mesi, non so se avrei retto” rispose divertita, appoggiandosi con gli avambracci sul bancone, dopo aver fatto segno a May che si sarebbe presa due secondi pausa.
“E ti darebbe così tanto fastidio?” chiese lui posando una mano su quelle della ragazza, che con un gesto accurato e per niente affrettato le spostò.
“Non proprio, sei un tipo impegnativo, ma credo che il mio attuale ragazzo non sarebbe poi così felice” rispose lei con un sorriso sincero. “Credo di averlo trovato”
“Quello giusto?” domandò lui con fare quasi retorico. “Son contento per te Nana, davvero”
“Anche io!” rise lei divertita. “È Zacky” aggiunse poi con una punta di orgoglio nel tono.
“Cazzo! Lo sapevo che c’era qualcosa tra voi due! Perché mi hai mentito?” sbottò lui divertito.
“Non c’era niente all’epoca Ian, insomma!” borbottò lei contrariata. “Non abbiamo fatto come Brian e May, non ci correvamo dietro perché interessati uno all’altro; ci correvamo dietro perché fondamentalmente siamo due idioti!” spiegò gesticolando in maniera quasi convulsa.
“Calma Nana, dico solo che sono un genio perché ci ho visto lungo” gongolò lui tutto divertito bevendo un sorso di cocktails.
“Allora?” chiese dopo qualche secondo di pausa.
“Allora cosa?” fece lui inarcando il sopracciglio.
“Com’è il drink!” rispose lei fissandolo.
“Ah, buono” rispose lui facendo le spallucce. In quel preciso istante ricordò il perché non avrebbe mai funzionato tra i due – ammesso che lui non l’avesse scaricata dopo qualche settimana – sicuramente si sarebbero presi a coltellate, senza che nessun tipo di sesso riparatore potesse accorrere in loro soccorso.
“Sei pessimo” borbottò Niky dirigendosi verso la seconda porta dietro il bancone, quella che conduceva nel magazzino al piano inferiore, aveva bisogno di un attimo di ossigeno, per tornare di sopra a sorridere alle persone ed essere gentile.
“Che la piccola folletta che vive in una propria fabbrica di cioccolato sia stanca di dispensare sorrisi e baci?” chiese una voce familiare alle sue spalle. Per fortuna lo aveva visto avvicinarsi poco prima di scendere i primi gradini, altrimenti sarebbe morta di paura se Zacky l’avesse colta di sorpresa. Non era di certo una persona temeraria lei.
“Ho il viso che mi tira come se avessi una paresi facciale” ammise divertita mettendosi a sedere con un salto sopra il freezer a pozzo. “Sei venuto a controllare come stavo dopo aver visto Ian?”
“No, sono venuto a ricordarti che sono io il tuo ragazzo” rispose lui aprendole le gambe e appoggiandosi al lato del freezer, per poi baciarla.
“Cavolo, iniziavo ad avere le prime crisi sai?” borbottò leggermente caustica.
“E basta amoreggiare voi due!” la voce di May li fece voltare entrambi, e May stava tenendo la mano a Brian che non aveva sceso ancora l’ultimo gradino e li fissava contrariato.
“Vi abbiamo rubato l’idea?” domandò il secondo chitarrista ridendo.
“Si cazzo, speravamo di avere dieci minuti di pausa!” rispose May scuotendo la testa.
“May cazzo, chi c’è su a servire?” chiese Niky saltando giù in ansia.
“Calma! Il bello di avere tantissimi amici è che uno che ti da il cambio stando al bancone c’è sempre” rispose la ragazza divertita.
“Ma nessuno sa come vanno fatti i drink!” squittì Niky trattenuta dalle braccia di Zacky che le avevano cinto la vita attirandola a lui.
“Niky prenditi dieci minuti di pausa ok? O alla chiusura neanche ci arrivi” disse Brian scuotendo la testa. “Sono passate poche ore, e ne avete ancora molte davanti” aggiunse divertito.
“Si, ok, ma voglio sapere chi sta pensando al bancone!” disse imperterrita. “Non l’avrete lasciato mica a qualcuno di voi!?” chiese quasi timorosa della risposta.
“No!” rise May. “Cioè, quasi, ok? C’è Jimmy, c’è Ian, e un altro paio di persone…”
“Chi…”
“Sei sicura di volerlo sapere?” domandò Brian sedendosi sui gradini.
“Si, almeno so in che stato ritroverò sopra il locale” mormorò quasi disperata. Perché si doveva sempre scherzare su tutto? Prima gli ordini sbagliati, ora lasciare il bancone in mano a gente che… Scosse la testa per togliersi dalla mente ogni pensiero negativo. Avrebbe dovuto godersi la serata e prendere le cose come venivano, non tutto poteva andare come aveva preventivato.
“C’è anche Frank Iero e Joel Madden”
Niky annuì semplicemente. Del pub non sarebbe rimasto molto, di certo non gli alcolici.

Everybody's chillin' as I set up the groove
Pumpin' up the volume with this brand new beat
Everybody's dancin' and their dancin' for me
I'm your operator, you can call anytime
I'll be your connection to the party line
Pink – Get The Party Started

[14 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 21.10]
Sala Principale
Nessuno si stava chiedendo cosa stesse succedendo nel Privet, ne i giornalisti, ne i fotografi, nemmeno gli avventori del locale, perché al bancone c’erano quattro rockstar alle prese con ordinazioni, cassa e conti. Beh, la cassa era off-limits, Jack di certo non voleva finire sotto sequestro preventivo dalla finanza per aver sgarrato ogni cosa. Si poteva permettere una denuncia per intossicazione da alcolici, non una revisione fiscale la prima sera.
Joel Madden, Frank Iero, James Sullivan e Ian Watkins, si erano offerti volontari per stare dietro al bancone durante una mini-pausa delle ragazze; e avevano preso sul serio il loro compito. L’inghippo era semplicemente nello stare dietro a ordini multipli, e nel gestire Drink che non avevano mai sentito nominare prima di allora. Ma poco importava, nessuno si sarebbe lamentato se ordinando un ‘Almost Easy’ ricevevano un Jack&Cola da un Ian Watkins che aveva sprigionato tutta la sua charme con sorrisi e capelli ribelli. Oppure nessuno faceva caso allo zucchero sul bicchiere anziché del sale, per dei Mojito preparati da un Frank Iero che ti fissava con grandi occhi spalancati e porgeva le sue scuse per gli errori fatti.
Joel Madden pensava a servire le birre, non aveva mai sbagliato, per il semplice fatto che sullo spinotto c’era scritto il nome, e che per le grandezze dei bicchieri aveva l’occhio clinico. E poi le misure erano tre: difficile sbagliarsi. Jimmy aveva pensato ai liquori, e non solo li serviva, faceva un piccolo corso di degustazione, spiegando il modo di gustare il liquore, degli abbinamenti da fare e da non fare, e anche come riconoscere una buona qualità e il giusto invecchiamento.
Tutti e quattro gli aiutanti avevano preso sul serio il loro incarico, tanto da trasformare quei quindici-venti minuti di bagno di folla (o follia a detta di Jack) in una sfida: chi sarebbe riuscito a vendere di più e guadagnare, di conseguenza più soldi, avrebbe vinto. Cosa? Non importava, l’unica cosa che contava era semplicemente vincere.
“Hey Jimmy parla meno, che qui conto solo cinque scontrini!” disse Joel controllando l’andamento della gara.
“Hey doppione, calcola bene il prezzo, i miei cinque scontrini valgono di certo più dei tuoi!” rise il batterista.
No, non trovava carino sfruttare la propria influenza su quelli che, ovviamente, erano dei Fan, ma alla fine lui parteggiava per il locale, no? E bastarono poche frasi scambiate per riuscire ad avere l’attenzione dei propri fan, e fargli pagare 25 dollari, la degustazione di due liquori, con piccola spiegazione che avrebbe solo confuso di più le idee ai poveri sventurati.
“Ora mi spiegate perché attiro solo i gay?” bisbigliò Ian contrariato, aveva puntato due bellissime ragazze, per poi maledirsi mentalmente dato che era felicemente impegnato, ma non era colpa sua se il locale era pieno di ogni sorta di persona, ragazze, ragazzi, uomini e donne più adulti e anche vip che facevano un bagno di folla per poi tornare di sopra. Non aveva mai visto così tanta confusione in pub, ma solo nei disco-club di Los Angeles.
“Io mi chiamo fuori!” il primo ad arrendersi fu Frank Iero che si era ritrovato a lottare contro un paio di ragazzine che non volevano restituirgli la mano, la sua mano, e che avevano tentato di sfilargli l’anello a furia di tirarlo dall’altra parte del bancone. Se solo Joel non l’avesse bloccato era stato tentato di prendere un vassoio che aveva a portata di mano e tirarlo in testa alle due tizie.
Il secondo ad arrendersi fu Ian, per il semplice fatto che non aveva più voglia di stare li dietro a servire, non era adatto per i lavori faticosi, e in più era totalmente negato nel seguire le ricette per creare i Drink, e i suoi Jake&Cola avevano perso di interesse.
Joel e Jimmy se la batterono fino alla fine, quando una piccola Nana infuriata non li aveva rispediti al di là del bancone perché avevano iniziato a fare così tanto casino da far separare gli avventori del locale in pro-Joel a destra, e quelli pro-Jimmy a sinistra. Insomma, erano riusciti a generare il caos più completo logicamente il tutto venne guastato dalle due, che nel giro di qualche minuto avevano riordinato tutto e fatto sistemare i tavoli con la disposizione originale.

[14 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 24.00]
Privet
Miranda aveva deciso di sciacquare a mano i bicchieri usati che aveva messo nel lavello; a differenza della baraonda che si stava svolgendo al piano inferiore, il Privet era stato molto più semplice da gestire, nessun incitamento a fare follie da parte dei fan, musica a un volume tale da poter comunicare tranquillamente con chi era seduto di fronte, e luce colorati ma soffuse.
“Sei una bellissima barista” disse Johnny sedendosi su uno degli sgabelli davanti al bancone.
“Sono come se non mi avessi mai vista dietro un bancone…” rispose lei divertita sorridendo.
“Sai, mi piacerebbe averti sempre qui sai?” prese a dire il ragazzo mettendosi comodo dopo essersi stiracchiato. “Insomma sarebbe bello, averti qua, e poterti vedere ogni sera” concluse con un sorriso.
“Piacerebbe anche me, ma l’occasione che mi ha offerto Jack non la posso perdere, lui è un mago nel suo ambito, voglio apprendere più possibile” sospirò la ragazza distogliendo lo sguardo. Aveva avuto il timore di affrontare quella discussione, perché ormai il tour era finito, sia il Music Madness che quello degli Avenged Sevenfold, e loro avrebbero preso a vedersi sempre meno. Non era una tragedia, non avevano in programma lunghi spostamenti nessuno dei due, ma si erano abituati a stare a stretto contatto tutti i giorni, quasi.
“Lo so, e sono felice, e lo sai anche tu” statuì lui subito “Ma un ragazzo non può essere triste per non veder più spesso la propria compagna?” chiese accompagnando la frase al più dolce dei sorrisi.
“Se mi dici cosi scendo da Jack e mi licenzio” rise Miranda. “Sei subdolo sai?” aggiunse poi tornando a pulire i bicchieri.
“Certo che lo so, sono alto un metro e una mela, devo compensare con forti sfumature caratteriali” annuì lui divertito. “E poi che gusto c’è se non ti posso nemmeno punzecchiare? Poi vai a finire che ti stufi di un ragazzo mieloso e sempre pronto a ricoprirti di complimenti”
“Sicuramente si” convenne lei ridendo. “Allora punzecchiami pure, stasera sono cosi felice che niente potrebbe mettermi di cattivo umore”
“Se Niky ti vede senza tacchi, a piedi scalzi, ti uccide lo sai?” le fece notare Johnny.
“Per fortuna non verrà qui prima di aver dimezzato la folla di sotto” disse Miranda. “E poi le ho qui a fianco, appena sento aprirsi la porta dietro le rinfilo”
“La Nana si è trasformata in una perfetta soldatessa delle SS, di sotto a tenuto tutti in riga” commentò Johnny divertito. “Mi diceva Zacky che la notte la sentiva scendere di sotto, faceva un giro e risaliva”
“Ci tiene molto al progetto, trovo che sia una cosa carina” celiò Miranda tornando a guardare il proprio ragazzo. “Per voi no?”
“Certo che si, infondo è Niky, tutto quello che fa viene smorzato da quegli occhioni e dalla lacrima facile” rise il bassista bevendo un sorso di birra. “È riuscita anche a far capitolare Zacky, era da secoli che qualcuno non ci riusciva”.
“Non ci è voluto molto, passavano tutto il tempo insieme!”
“Jimmy lo aveva detto dal principio, lui non ha mai sbagliato nulla, ha detto che loro sono la conferma e che inizierà a fare il veggente quando la carriera traballerà” continuò il ragazzo scuotendo la testa mordendosi il labbro inferiore. “Secondo me tutti avevano bisogno di un qualcosa di nuovo” aggiunse poi.
“Anche tu?”
“No, io avevo bisogno di te” rispose subito lui, con una naturalezza che fece venire la pelle d’oca alla ragazza, e anche gli occhi lucidi.
“Dio se ti odio Christ” borbottò lei asciugandosi una lacrima che birichina aveva preso a scivolare lungo la guancia senza che la ragazza potesse fermarla.
“Dico la verità, tu mi hai preso per la cintura quando ero sull’orlo del precipizio Miranda.” Concluse serio fissandola dritta negli occhi, lasciandola di stucco, a fissare il punto preciso dove fino a qualche secondo prima era seduto, ora vuoto.
La fama, il successo, le fan che li incitavano come se fossero degli Dei scesi in terra avevano come rinchiuso i ragazzi in una gabbia dorata, una di quelle luccicanti e che erano un chiaro invito alla perdizione. Non c’erano più limiti ne confini, era come se tutto fosse concesso, ogni sbaglio fosse perdonabile, e ogni errore meno grave del precedente. Si erano proclamati i Re di quella loro dimensione, e nessuno si sarebbe mai frapposto tra loro. Ma tutto intorno a loro aveva preso a sgretolarsi, i colori sbiadivano nel tempo, e i legami avevano preso a sciogliersi come neve esposta al sole. Il Music Madness Tour era stato il principio della fine, il punto di incontro tra la loro dimensione e la realtà. Avevano incontrato nuove ragazze, le coppie storiche erano esplose, e tutto sembrava aver preso a girare cosi velocemente che avevano vomitato le proprie anime per poi cercare di raccoglierne tutti i pezzi.
City Of Evil li aveva inghiottiti integri. Avenged Sevenfold li stava risputando nel mondo a pezzi. Chi avrebbe ricomposto tutti i pezzi? Sarebbero state quelle ragazze che hanno sempre conosciuto una sola porzione della loro vita? Che come degli uragani erano piombate nelle loro esistenze riuscendo a tirare fuori il meglio? Oppure il passato avrebbe presto fatto un nuovo giro di giostra per riscuotere i debiti?

[15 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 01.07]
Privet
“Sei sicuro che sia un buon posto?” la voce di Brian era come un eco fastidioso in quel preciso istante, lui si guardò intorno e annuì. Non a caso aveva parcheggiato nel lato più esterno del piazzale, proprio vicino a un lampione che, dopo un paio di calci ben assestati si spense.
“Brian non rompere il cazzo, i può sapere perché sei venuto allora?” chiese chiudendo lo sportello della propria auto con violenza. Era nervoso, gli girava la testa, e di certo non voleva una mammoletta al suo fianco per il resto della serata.
“Sai benissimo perché sono qua” rispose l’amico scuotendo la testa. “Non c’è bisogno che fai lo stronzo, ok?” aggiunse stizzito. Odiava l’amico quando si comportava in quella maniera.
“La vuoi si o no?” chiese schietto guardandolo dritto negli occhi, sfilandosi dalla mano uno degli anelli che aveva portato quella sera, un grosso teschio, che però nascondeva un piccolo scomparto al suo interno, che Zacky aveva colmato.1
“Non lo so cazzo” sbottò lui ricadendo a peso morto sul sedile al lato del conducente. “Non pensi…”
“Che frequentando Niky non debba più fare quello che abbiamo fatto fino a poco fa?” chiese lui inarcando il sopracciglio. “Non siamo due cazzo di drogati, ma stasera si deve festeggiare no?” domandò lui.
“Sono mesi, credo che l’ultima volta sia stata a Las Vegas, ad agosto…” prese a dire lui. E l’aveva presa lontano da May, proprio quando lei era in giro con Niky e Miranda.
“Stavi lo stesso con May, figurati se… Se ne accorgono Brian” rise l’amico scuotendo la testa. “Poi cazzo son tre settimane che sto sempre con la Nana non ho avuto neanche un momento per me, porca puttana” aggiunse innervosito.
“Chi te l’ha data?” domandò lui.
“Chi cazzo vuoi che me l’abbia data? Jason” rispose lui scuotendo la testa, estraendo la custodia di un CD dal proprio sportello, e nel giro di un paio di minuti, due lunghe strisce bianche erano perfettamente parallele. “Allora?”
“Si cazzo dai” convenne Brian, aspettando che Zacky tirasse la sua striscia, per poi tirare lui la propria. Ci fu un attimo di silenzio, poi Zacky suonò il clacson una volta, urlando un ‘si cazzo’, per poi scoppiare a ridere.
“Dio non mi sentivo così da secoli” prese a dire ridendo, risistemando tutto con attenzione. Era convinto che non sarebbe riuscito a spiegare a Niky la situazione, quindi conveniva semplicemente, tenergliela nascosta.
“Minchia” sbottò Brian scendendo dalla macchina. “Ma che cazzo è?”
“Non sapevi che Jason è tornato da un viaggio con la ragazza in Columbia?” disse Zacky facendo qualche saltello sul posto, stiracchiandosi poi le braccia fino a fare scrocchiare il gomito.
“Madonna santa, e non l’hanno arrestato?” rise Brian divertito. “Wow, è una figata pazzesca”
“Questo è vivere amico” prese a dire Zacky cominciando a sentire l’effetto della cocaina, il cuore che pompa più velocemente, il mal di testa totalmente svanito, e sentire l’energia di chi si è appena svegliato da un sonno di tre giorni caricarsi come una molla pronta a esplodere.
“Se ci sgamano siamo fottuti” rise mettendosi le mani in tasca. “Ma porca puttana se è roba buona”
“Milu, la tipa di Jason è esperta, sapessi le cose che fanno…”
“Ma da una che si chiama Milu che cazzo vuoi aspettarti?” commentò l’altro ridendo.
“Non hai tutti i torti!” rise Zacky. “Su dai, abbiamo una marea di fan da salutare, e sinceramente vorrei anche scoparmi la mia meravigliosa ragazza”
“Niente stronzate ok?” si raccomandò l’amico.
“Ci tengo che non mi ‘sfrantumi’ le palle Niky, non mi faccio di certo sgamare così facilmente” puntualizzò lui, per poi iniziare a correr verso il pub, urlando a Brian che l’ultimo che arrivava offriva da bere per il resto della serata. Aveva decisamente bisogno di svoltare la serata, gli era venuto un mal di testa da incubo, e era parecchio tempo che non si prendeva una sbronza o comunque una serata di festeggiamenti. E qualche occasione migliore se non l’inaugurazione del locale della propria ragazza?
Infondo avrebbe potuto tranquillamente mascherare gli effetti della droga con una sbronza, e l’euforia della festa.
Infondo non stava facendo del male a nessuno, stava semplicemente vivendo la propria vita.
Infondo era semplicemente una serata ogni tanto.
Infondo se lo meritava.
Infondo era solo una tirata. No?

[15 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 01.20]
Privet
“Coca-Cola!” la voce di Frank Iero la fece sorridere, aprì le braccia e abbracciò il ragazzo forte, stampandogli due baci sulle guance.
“Immaginavo che ti sarebbe rimasto impresso come nome, la mia era tutta una tattica” rise lei divertita.
“Ci se riuscita benissimo” annuì invitandola a sedere al tavolo con loro, cosa che accettò più che volentieri, dato che cominciava a risentire della stanchezza della giornata, e forse dell’ultima settimana.
“Allora che mi dite? So che vi prenderete una pausa…” prese a dire la moretta guardando Frank che annuì tranquillo.
“Si, siamo in tour praticamente da sempre, ci prendiamo un paio di mesi e poi faremo i festiva estivi” spiegò.
“Allora sono ancora invitata a un vostro concerto!” esclamò ilare la moretta.
“Sei tu che tutto questo tempo ci hai dato buca, l’invito non è mai scaduto” rise il chitarrista.
“Scusa, ma sai, il pub non si è aperto da solo” borbottò lei contrariata.
“Ok, sei giustificata ma solo per questa volta” proferì lui con tono serio, facendo scoppiare a ridere la moretta che iniziò a rilassarsi. Cominciando anche a guardarsi intorno, fino a quel momento erano esistiti solo gli ingredienti dei drink e il funzionamento della cassa, aveva elargito una vasta gamma di sorrisi e risate varie, e non sentiva più i propri muscoli facciali.
“Posso rubarvi Niky?” chiese May, la moretta annuì e si alzò dirigendosi nel pianerottolo esterno alla seconda uscita del Privet, chiusa per quella sera, dato che avevano deciso di far passare tutti almeno per la sala, così da fare una comparsata e poi rinchiudersi in un posto meno caotico.
“Successo qualcosa?” domandò subito apprensiva l’amica notando il volto scuro della biondina.
“No, niente di che” sospirò la ragazza. “È arrivato un’oretta fa’ Dave, e sai com’è Dave, no?” chiese in maniera retorica. Per poi spiegare alla ragazza, che Brian ancora prima che arrivasse il Gallese, aveva preso a darle un bacio con un intervallo costante di circa dieci minuti, per poi passare direttamente a farle da ombra, con una scusa o con un’altra. May si era vista costretta, sia per scherzo sia per non litigare con la propria metà di appiccicarsi una targhetta al petto con su scritto ‘Proprietà Haner’. La cosa aveva funzionato fino all’arrivo dell’uomo. Brian lo aveva depennare perfino dalla ristretta lista di ingresso del Privet, non pensando però che così si sarebbe posizionato davanti a May li al bancone.
Aveva dovuto chiamare Zacky e farlo portare fuori a fare un giro per evitare qualsiasi tipo di attrito.
“Ora Dave è quassù con i Lostprophets, ma credo che torni all’attacco” sospirò stanca.
“Ma che tenero che è!” esclamò Niky con la sua inconfondibile vena romantica pronta a emanare cuori a ogni gesto, anche ridicolo, di gelosia e affini.
“Ma vai a cagare” borbottò l’amica esasperata. “Aspetto le tre e la prima chiama di chiusura, e poi salgo ok?” chiese poi. “Non voglio che metta il muso o gli prendano le paranoie, non mi sembra proprio il momento”
“Sa la situazione si è calmata vai su anche prima ok? Davvero, posso capirlo” sorrise la ragazza.
“Grazie nana!” esclamò la biondina abbracciandola. “Allora contenta?”
“Sta andando tutto alla perfezione, anzi molto meglio di quanto sperassi!” cinguettò tutta felice. “Ma richiedimelo domani mattina, quando non vorrò alzarmi dal letto” aggiunse divertita.
“Ancora dell’idea di tenere i tacchi e mise in tiro?” rise l’amica.
“Assolutamente si! Sono il pezzo forte, dobbiamo sopravvivere altre due sere” annuì convinta.
“Speravo avessi cambiato idea” borbottò scuotendo la testa. “Com’è stato rivedere Ian?” chiese dopo qualche secondo di silenzio.
“Bello” ammise la moretta. “Per niente imbarazzante, davvero, e ammetto che quell’uomo più passa il tempo più viene su bene” rise.
“Non dirlo a me, ho dovuto richiudermi la bocca con una mano, mi era caduta la mascella per terra quando l’ho visto entrare” commentò May ridendo.
“Si poi è entrato con Lee, i tuoi ormoni avranno supplicato perdono” convenne l’amica. “Invece a me Zacky mi ha fatto morire, hai visto come si era messo in tiro?” continuò subito a dire, facendo ridere ancora di più l’amica. “Che ridi! È vero!”
“Immaginavo dicessi una cosa del genere, ti giuro Niky, sei troppo tu!” singhiozzò tra una risata e un'altra.
“E dai, è uscito fuori con il fratello per fare compere e comprare qualcosa di nuovo in vista dell’occasione, e non si è nemmeno messo qualcosa di estremamente ridico come per i concerti”
“Ammetto che faceva la sua bella figura, tutti stasera i ragazzi, Jimmy e il suo papillon rosso mi fanno morire” convenne la biondina tornando seria.
“Torniamo giù, sperando che magicamente la folla si sia dimezzata, ormai sono le una passate”
“Se giù c’è gente come noi, finché non andrà via l’ultimo vip rimarranno incollati”
“Finché consumano e pagano possono starci, anzi, fino alle tre, poi dico a Bruce di buttare tutti fuori”

*

[15 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 03.05]
Niky’s House
“Se non fosse stato scomodo, mi sarei addormentata nella doccia” commentò May entrando nella propria camera, dove c’era Brian ad aspettarla steso a letto. Strofinò qualche secondo l’asciugamano sui capelli per poi lasciarlo cadere a terra, saltò letteralmente sul letto e sospirò profondamente.
“Stanca piccola?” domandò il ragazzo chinandosi su di lei baciandole poi il collo, il lobo, e risalire lungo lo zigomo fino a lambire le labbra di lei, e fondersi in un bacio passionale.
“Assolutamente si, e dico: talmente stanca che se stasera vuoi fare l’amore ti spedisco a cercare un’altra” commentò sciogliendosi nell’abbraccio solido di Brian, si accosto con la schiena sul suo petto, e il caldo tepore del ragazzo l’avvolse subito.
“Non è giusto” si lamentò divertito. “Ho voglia di fare l’amore con te…” provò a dire con un tono basso.
“Dove caspita le trovi le energie?” chiese lei divertita.
“Sono un uomo, non troviamo le energie noi, sono loro che ci trovano” statuì divertito facendola ridere.
“Sei maniaco altro che” commentò ilare lei. “Sei anche un po’ pirla, ma direi che sono due caratteristiche che adoro” aggiunse girandosi senza però rompere l’abbraccio.
“Ho esagerato con Dave?” chiese lui sospirando.
“Se tu ti fossi sposato a Las Vegas, e la tua ex moglie si fosse presentata qui, l’avrei avvelenata” ammise.
“Ecco vedi?” esclamò lui ridendo. “Hai rotto così tanto le palle per non averlo fatto entrare nel Privet…”
“Si Brian, ok, hai ragione” borbottò sospirando la ragazza.
“Come sempre tafferuglio” annuì convinto lui.
“Era una vita che non mi chiamavi così” disse lei ridendo. “Mi è sempre piaciuto come soprannome, tanto quanto Osvaldo per il tuo tatuaggio” convenne tutta soddisfatta.
“Oh, ecco che ritorna fuori, ma quanto siete simpatiche?”
“Mi spieghi perché ti da così fastidio? Potevamo diventare ricche sfruttando il tuo mostriciattolo verde…” rise lei scuotendo la testa, per poi tornare seria e baciarlo. “Insomma, sai quante richiesta abbiamo avuto in tour di una maglietta con su scritto I <3 Osvaldo?”
“Sareste anche parecchio morte sai?” commentò lui accarezzandole i capelli. “Osvaldo potrebbe svegliarsi di notte e mangiarvi”.
“Io non ho paura, ma non dirlo alla Nana o ti caccia dall’appartamento”

[15 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 04.42]
Niky’s House
Zacky era steso sul divano, posando il viso sulle gambe della propria ragazza, che lo stava guardando con fare preoccupato. Erano appena saliti su a casa dopo aver chiuso il locale, senza nemmeno sistemare; una volta contato l’incasso e messo nella piccola cassa forte sotto il pavimento dietro il bancone, ognuno era tornato a casa. Troppo stanchi anche solo per commentare una serata memorabile come quella.
“Sei sicuro di stare bene?” chiese una seconda volta mordendosi il labbra.
“Si te l’ho detto, ho solo bevuto un po’ troppo” concluse la frase ridendo e chiudendo gli occhi.
“Avrei dovuto aspettarmelo, ti ho dato il pass free-drink!” commentò la moretta tornando ad accarezzargli i capelli, era leggermente sudaticcio, e sembrava che avesse la febbre. Niky aveva paura che avesse preso freddo facendo dentro e fuori dal locale e che si stesse ammalando.
“Un paio di birre le ho pagate” disse dopo qualche secondo di silenzio. “Insomma non volevo fare la figura dello scroccone davanti ai fan” aggiunse facendo ridere la ragazza.
“Di certo era solo per la prima sera. Se non vi facciamo pagare andiamo in banca rotta” precisò Niky divertita.
“Contaci! Già che nessuno aveva voglia di cucinare prima, ora verremmo qui molto molto spesso!” disse Zacky aprendo gli occhi di scatto e tirandosi su per baciare Niky con passione, e poi tornare giù.
“Grazie per questa serata” disse lei con un sorriso dolce.
“Per cosa?” domandò inarcando un sopracciglio.
“Per esserti messo in tiro, per essere stato sempre al mio fianco, solare e disponibile con tutti i fan”
“Beh, credo che fosse il mio dovere, no?”
“Assolutamente no, so quanto odi i Fan impiccioni, quelli troppo invadenti, e oggi ce ne erano molti” rispose lei guardandolo. “Sei stato solar e disponibile, con la battuta pronta e non hai fatto finire nessuno in lacrime”
“So come comportarmi” rispose stizzito, per poi sospirare, rendendosi conto di aver esagerato.
“Non volevo dire quello” precisò lei distogliendo lo sguardo.
“Scusa è solo la stanchezza ok?” disse poi allungando un braccio per accarezzarle una guancia con la mano.
“Immagino, ti avrò gettato addosso tutto il mio stress, scusa” rispose lei inclinando il viso verso una spalla e accarezzare il palmo di lui per qualche secondo.
“È stato un periodo pieno. No?” domandò cercando di tranquillizzarsi. “Insomma gestire una relazione a tre, tra noi e il pub, non è semplice” scherzò facendola sorridere.
“Prometto che sarà molto più semplice più avanti ok?”
“Non ci credo molto, ma vedremo” commentò lui sincero. Avevano intrapreso una grande avventura, e lui nutriva il vago sospetto che fosse più grande di quanto potessero gestire le due ragazze, notando anche il diverso grado di attaccamento che le due avevano dimostrato fino a quel momento.
Ma non avrebbe detto niente, anche perché nella peggiore delle ipotesi la sua ragazza avrebbe perso il visto e se ne sarebbe tornata in Italia. E lui di certo non le avrebbe fatto una proposta di matrimonio solo per rimediare alla situazione, su quello era certo. Amava Niky, nasconderlo o cercare di confutare la questione era diventato quasi ridicola come cosa, amava il suo modo di vedere il mondo e credere nei sogni. Aveva imparato a gestire le sue crisi notturne, a calmarla e farla rilassare. Era maturato quel tanto da fargli assumere delle responsabilità, ma non era ancora disposto a lasciare che tutto il suo essere cambiasse, aveva ancora bisogno di sentire la propria vita tra le mani, di deciderne il destino. Era pronto a condividere, quel tanto che bastava per far parte di una coppia. Stava crescendo. Se lo augurava.
“Non essere pessimista, e non farmi pentire di tutto proprio la prima sera” brontolò divertita la moretta.
“Non mi hai permesso neanche di rinchiuderci nel bagno e fare l’amore” rispose lamentandosi lui.
“Lavoravo Zacky! Per quanto abbia voglia, non mi sono mai presentata sul palco, interrompendo il concerto e rapendoti per un quarto d’ora!” gli fece notare lei con tono divertito.
“E chi te lo ha mai impedito?” chiese lui allucinato. “Di certo non io!”
“Il buon senso forse? E dico forse…” commentò sarcastica.
“Eh vatti a fidare di quello lì…” borbottò scuotendo la testa. “Secondo me Jimmy potrebbe proclamarti regina della Band se facessi una cosa del genere…”
“Inutili che mi tenti così, non interromperò mai un concerto per fare l’amore con te!” statuì lei con tono perentorio.
“Magari in mezzo alla pausa finale?” chiese divertito.
“Allora preferisco rapirti appena scendi dal palco, e farci una lunga doccia insieme e divertirci con calma!” rispose lei. “Così finiamo l’acqua calda a tutti e poi ci uccidono” aggiunse divertita.
“La prendo come una promessa! Dammi la tua parola!” esclamò subito porgendole la mano da stringere.
“Sei tutto scemo stasera” scosse la testa stringendola mano.
“Questo è l’effetto che mi fai Nana, che ci posso fare?” rise divertito sistemandosi più comodamente sulle gambe della ragazza, il suo cuore stava tornando a battere normalmente e il suo corpo rilassarsi; alla fine dei conti anche Niky lo faceva stare meglio.

*

[15 Marzo 2008 – Apple Blue Pub – h: 12.50]
“Tommy tu sei la nostra salvezza” disse Niky posando le braccia sulle spalle del ragazzo, e guardandolo con immenso orgoglio. “Davvero, grazie di essere venuto qui e averci aiutato con i rifornimenti, dopo ieri sera avevamo quasi finito tutto” aggiunse. “Si beh, grazie anche di prepararci il pranzo”
“Si grazie Tommy!” esclamarono tutti quelli in sala battendo le mani.
“A buon rendere” rise il ragazzo legandosi il grembiule dietro la schiena. “Hamburger per tutti allora?” domandò poi guardando Niky che annuì e gli ricordò anche di fare tanti frittini: i peccati di gola andavano perpetrati per bene.
“La famiglia Sullivan oggi è al completo a quanto vedo!” disse la moretta tornando al tavolo.
“Lavoriamo anche stasera?” chiesero in coro i due gemelli, per poi guardarsi male a vicenda e girarsi dal lato opposto in perfetta sincronia. Spettacolo a cui era facile assistere dato che i due sembravano realmente un essere unico sdoppiato per qualche scherzo della natura.
“Certo, voi siete stati presi con il part-time no? Tutti i fine settimana” rispose May stiracchiandosi; non avevano dormito molto, sia lei che l’amica, perché quella mattina alle nove sarebbero state svegliate dal camion dei rifornimenti che aveva portato birra e liquori, dato il saccheggio quasi totale della sera precedente.
“Per fortuna stasera Jack dice che ci sarà molta meno gente” commentò la moretta sedendosi sulle gambe di Zacky e appoggiandosi a lui. “Spero un quarto, o almeno tanta gente fino a mezzanotte poi tutti a ninna!” concluse facendo ridere la tavolata.
“Quando potrò lavorare anche io qui?” chiese Juliette, la minore della famiglia Sullivan guardando Jimmy che scoppiò a ridere.
“Non è mica il pub dei Sullivan questo!” rise scompigliandole i capelli. “Quando avrai l’età dei tuoi fratelli ok?”
“Quale dei quattro?” chiese lei sospettosa, fregandolo cosi alla grande il batterista.
“Dei due doppioni ok?” disse scoppiando a ridere.
“Ma Johnny e Miranda?” chiese poi Brian guardandosi intorno.
“Miranda stamattina aveva una visita, e veniva qua nel primo pomeriggio” rispose Niky, prima di girarsi e dare un bacio al suo ragazzo.
“E basta!” esclamò Joshua divertito. “State tutto il tempo appiccicati, che palle che siete!” aggiunse ridendo, facendo divertire così tutta la tavolata che si ritrovò ad annuire con veemenza.
“Ok ho capito l’antifona!” rise la moretta alzando le mani in segno di resa, alzandosi poi divertita andandosi a sedere proprio vicino a Joshua.
“Oh cosi va meglio!” aggiunse passandole un braccio sulle spalle e dandole un bacio in testa.
“Ricordati che ho ancora il potere di cacciarti fuori di qui!”
“Non ancora, Bruce non è arrivato, non hai il tuo butta fuori personale”

*
L’angolo della Scrittrice

1= Ebbene si, finalmente si entra nel vivo della storia, e della trama. Già, forse vi aspettavate che fosse tutto rose e fiori, e che la storia stesse per finire? Mi dispiace deludervi, purtroppo non è così. Anzi, proprio adesso cominciano tutti i veri e propri giri di giostra. Questa storia è stata pensata prima da me e Vale, e poi da me, così a lungo, che non vorrei sbilanciarmi ma si arriverà all’incirca ai 70 capitoli come minimo. Gran parte della trama è stata già delineata, ed è anche per questo che ho una voglia matta di proseguire il tutto. Quindi, spero non vi siate scandalizzate dalla visione dei due che tirano cocaina, anche perché, per chi li conosce come me da anni e anni, i loro eccessi sono noti. Per ora abbiamo visto la medaglia placcata oro, come sarà affrontare anche l’altra faccia? Quella di bronzo?

Spero che vi piaccia. Grazie per continuare a leggere e recensire questa storia.

   
 
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