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Autore: Skinuzbear    04/10/2011    2 recensioni
-Che ti prende?- lui la fissava quasi scioccato mentre lei guardava i numeretti che uno ad uno si illuminavano.
-John il rosso non esiste.- disse continuando a fissare in alto.
Jane era allibito -Ma che diavo....-
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è menoso...oggi sono menosa...quello che ha inventato il silk epil era un uomo di sicuro....
 

 

Capitolo 3

 

Guardava Lisbon, che camminava tranquilla, soffermandosi ogni tanto a mirare le vetrine dei negozi, ancora illuminate nonostante la tarda ora.

 

Guardava Lisbon e ripensava a quella serata che stava ancora vivendo.

 

Era strano, ma per qualche ora la sua mente non era invasa da John il Rosso.

 

John il Rosso. 

 

La sua ossessione, il suo chiodo fisso, la sua ragione di vita.

 

John il Rosso.

 

L’assassino, il serial killer, colui che aveva trucidato in maniera tanto crudele la sua famiglia.

 

Non ci aveva pensato, e la ragione per cui non ci aveva pensato stava ora guardando un paio di stivali col naso quasi spiaccicato contro il vetro.

 

-Mmh, questi sembrano comodi....chissà se ce l’hanno del mio numero...ho il piede piccolo...è un schifo avere il piede piccolo, sai...-

 

Lisbon si girò. Jane la stava fissando, perso nei meandri della sua mente.

 

-Jane...-

 

-Hai un piedino da Cenerentola-

 

-Ah ah, e un SUV a forma di zucca-

 

-Tornerebbe utile ad Halloween-

 

Lisbon scosse la testa lasciando che un sorriso le danzasse sulle labbra.

 

-Cosa vuoi fare adesso?-

 

-E’ la tua serata di relax, Jane...tu cosa vuoi fare?-

 

L’unica cosa cosa che venne in mente era fare quello che già stava facendo. 

 

Camminare nella folla con Lisbon.

 

Il chiasso della gente intorno a lui e la sua tranquillizzante presenza accanto a lui. L’aria fresca della sera che gli accarezzava il collo e il calore del braccio di lei, che ogni tanto sfiorava il suo. L’odore della città sotto i suoi piedi e il dolce profumo di cannella misto a muschio di lei.

 

Dopo tanto tempo la sua anima era serena e la sua mente rilassata.

 

Era come aveva detto Lisbon: quella sera John il Rosso non esisteva, il suo passato non esisteva, la vendetta non esisteva...e il mondo era un bel posto.

 

Un pensiero decisamente naive e infantile che lo fece sorridere. Lui che era sempre tanto razionale e composto su ciò che erano i fatti della vita, ora ne ricusava l’esistenza. 

 

-Camminiamo- disse semplicemente, con le mani affondate nelle tasche della giacca e uno dei suoi famosi sorrisi sornioni stampati in viso.

 

-Camminiamo- ripeté lei tranquilla, distanziandolo di qualche passo.

 

Questa era una cosa che gli piaceva di Lisbon. Non esistevano risposte giuste o sbagliate.  Cose possibili o impossibili. Se le avesse detto che voleva prendere la macchina e andare a Las Vegas, dilapidare tutti i suoi averi e cantare a squarciagola tutto il repertorio di Elvis dal tetto del Caesars Palace, lei avrebbe risposto “Ok...però prima devo fare benzina...e voglio un caffè!”

 

Era uno dei motivi per cui andavano d’accordo, sia sul lavoro che fuori. Lei gli dava corda, si fidava di lui...bhe, non si fidava-fidava ma sapeva che ogni cosa che Jane faceva, lo faceva per un motivo. Sapeva che non avrebbe creato volontariamente casini irrimediabili e mai l’avrebbe messa in una posizione compromettente (sempre volontariamente).

 

Lisbon era la sua compagna, la sua roccia, la sua ombra. Poteva sempre contare sul fatto che lei ci sarebbe stata, in ogni situazione. 

 

Non ha mai pianto di fronte a Lisbon. Non le ha mai rivelato le sue paure più profonde. Non le ha mai mostrato il suo lato più danneggiato e oscuro. 

 

Ma lei conosceva tutto questo. Lei sapeva.

 

Lo aveva osservato durante gli anni. Sette anni. Sapeva quando qualcosa lo turbava, sapeva quando stava architettando uno dei suoi piani, sapeva quando doveva fermarlo e quando era meglio lasciarlo fare. 

 

Sapeva di cosa aveva bisogno anche quando lui non lo sapeva.

 

E il tutto ci riporta al perchè quella sera stavano camminando per le strade di Sacramento.

 

Perchè lei sapeva che Jane aveva bisogno di staccare la spina prima di raggiungere il punto di non ritorno.

 

-Jane....facciamo quelli che vanno?-

 

-Uhm?-

 

-Ti riporto a casa?-

 

Jane annuì, girando i tacchi e dirigendosi verso l’auto.

 

Questa volta non le rubò le chiavi. Si sedette sul sedile del passeggero, Lisbon mise in moto e lui si trovò a guardare le luci dei lampioni che veloci si susseguivano.

 

Casa. Chiamare quella camera d’albergo “casa” era decisamente forzato, ma non glielo disse. Normalmente ci tornava solo per lavarsi e cambiarsi, non ci spendeva mai più di qualche ora. Era quasi un deposito per i suoi pochi averi...nulla all’infuori dello stretto necessario.

 

Eppure, quella sera, il pensiero della stanza spartana non gli fece crescere un senso di vuoto nel petto come in genere accadeva.

 

Voleva un tè, poi mettere un pigiama e sprofondare in un letto con lenzuola fresche, coperte e un cuscino.Voleva fare qualcosa di consueto, rilassare i muscoli e magari puntare anche la sveglia. Voleva svegliarsi l'indomani, fare colazione e andare al lavoro.

 

Voleva una routine. Valeva delle certezze. Voleva normalità.

 

Rise di sè stesso. La cosa che più si avvicinava alla normalità nella sua vita, era la brunetta intenta a parcheggiare il SUV... e se da qualche parte lassù c’era un Dio o un’entità analoga, allora Jane gli doveva un favore.

 

-Lisbon...-

 

-Mh?-

 

-Grazie.-

 

Fine

 

 

 

Questa volta niente punti di domanda. Ringrazio _kia91_, malory e Naky17, questo capitolo è dedicato a voi! Grazie per il supporto!!:)

Spero vi sia piaciuta.

Baciuz

  
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