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Autore: Angel TR    04/10/2011    0 recensioni
Mimi Force è in dolce attesa. Incredibile a dirsi, ma è così.
L'intera famiglia Force è in visibilio: Charles è a dir poco su di giri, Trinity ha già contattato i migliori negozi e prenotato centinaia di migliaia di vestitini per la bambina.
Nessuno però sembra accorgersi del crescente esaurimento della mamma.
Una nuova esperienza, scoperte terrificanti sul parto, biberon e il girovita che aumenta, Mimi trova anche il tempo di indagare sul gemello, perchè, in fondo, sono passati solo due anni dal legame e non tutti i contatti sono andati persi...
«Il seguito di "My Wedding Day"»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Force Legacy'
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~The Yummy Mummy Drama_♥

45

Candide nuvole a forma di scarpa marchiata Jimmy Choo e a forma di jeans Diesel volteggiano nella mia mente vuota. Mi danno una sensazione di sicurezza mentre poggio il piede, infilato nel mio nuovissimo e bellissimo sandalo del colore di una bell'arancia succosa, sul linoleum dell'aeroporto John Fitzgerald Kennedy.
Mano nella mano con Kingsley, mi guardo attorno, quasi non vedessi le belle sedioline in sala d'attesa e le eleganti hostess con i capelli raccolti in un grazioso chignon da un secolo.
Con gli occhi schermati dai miei sfavillanti -si,davvero favolosi! E dovreste sapere il prezzo: solo trecentocinquanta dollari! Un'affarone!- occhiali scuri, mi sento protetta e al sicuro, al riparo dagli sguardi indagatori della gente...sembrano voler dire: << Chi è quella zingarella con indosso un'abito preso al mercatino? >>.
E'davvero terribile, sapete? Ma come si permettono?!
Ho tanta voglia di sfilarmi gli occhiali e urlare : << E allora? Sono sempre io, la favolosa Mimi Force. E posso permettermi di indossare abitini del mercatino! >>. Eppure...
Qualche mese fa non mi sarei neppure permessa di uscire di casa con indosso la tuta di Juicy Couture. Ma da quando Kingsley mi ha rapita, sono davvero cambiata. Accidenti a quel fascino da rockstar.
Al mio fianco, lo sguardo divertito di Kingsley mi trafigge, facendomi arrossire. Sembra sentire ogni mio pensiero. Mi tasto i capelli, in un'improvvisa rivelazione: per caso mi ha messo una cimice in testa? Avete presente, quelle che usano nei film di spionaggio...
<< Non preoccuparti, dolce Force, non hai niente tra i capelli...oh!, è un po'di cacca d'uccello quella? >> Cosa?!
Cacca d'uccello?
No, cioè. Questa è davvero terribile. Gli lascio subito la mano e, spingendolo lontano, lancio un urletto prima di coprirmi i capelli con le mani.
<< Vedi, caro Kingsley, persino gli uccellini sentivano la mia mancanza, qui a New York...mancavo loro talmente tanto che hanno pensato di darmi la bentornata lasciandomi un regalino sulla testa. >> Lui mi guarda sbalordito.
<< E il regalino sarebbe cacca d'uccello? >>, chiede, soffocando le risate. Gli mollo uno scappellotto.
<< Mica potevano regalarmi una borsa Prada, rimbambito! >>.
Tiro su col naso. Stiamo per varcare le porte scorrevoli dell'aeroporto. Tra un po'usciremo...e finalmente, potrò rivedere ciò che tanto mi mancava di questo posto. La luce del sole è forte e si getta tra i capelli di Kingsley, illuminandoli d'oro. Mi si stringe forte il cuore. Gli stringo più forte la mano mentre usciamo.
Inspiro forte.
New York.
Sono di nuovo a casa.
Sposto lo sguardo dal taxi che ha appena parcheggiato ad una ragazza dai lunghi rossi capelli fluenti con un vestitino scollato molto alla moda che corre per raggiungerlo; dal dalmata che fa molto Carica dei 101 ben stretto al guinzaglio da un'anziano tranquillo all'uomo d'affari in giacca e cravatta con un Iphone in mano e gli occhiali enormi a coprirgli il volto tirato dallo stress; e poi le luci, i suoni, gli odori, i clacson delle auto e dei taxi, gente che chiacchiera e ride, gente seduta al tavolino di un bar che allunga le gambe nude a cercare un contatto, ragazze che cammino a passo veloce nonostante i tacchi 12, al collo un foulard di seta, con le bustone dei grandi negozi ben strette tra le mani curate, in viso un'espressione soddisfatta.
Espiro.
New York.
Quanto amo New York.
Driin, driin. .
L'incantesimo si spezza. Tiro su col naso, impreco e afferro il cellulare, pigio sul tasto e ringhio: << Qui Mimi Force! Cosa volete? >>
Ma la voce all'altro capo del telefono sembra non notare questo mio tono sgarbato: << Mimi cara! Tesoro! Sono la mamma! Quando sei tornata? >>
Evita accuratamente di usare la seconda persona plurale: dolcissima. Inarco un sopracciglio e abbaio: << Kingsley ed io abbiamo appena messo piede su una strada newyorkese. Faremo il pit stop per un taxi e ritorneremo dritti a casa. >>
Ma "la mamma" non desiste. << Ma no! Veniamo a prendervi noi! >>
Muori, Trinity. << Non preoccuparti, Trinity, sappiamo benissimo la strada di casa. Saremo lì in un battibaleno! >>
K.O. Mimi wins.
<< Assolutamente no! Veniamo noi! >> Eh? Ma che vuole? Non è mai stata così insistente.
<< Ti ho detto di no! >>, abbaio io, afferrando il bavero del giubbotto di pelle di Kingsley -ma non sente caldo, no?
<< Stiamo già venendo! >>, cinguetta soddisfatta e vittoriosa, ma docile, accomodante e sdolcinatamente attenta e felice come quelle madri chiocce che preparano premurose la colazione al figlio quarentenne e gli sistemano i mutandoni nel cassetto.
Quand'è troppo è troppo!
<< Se osi solamente farmi scorgere un'abbaglio di quella vostra stupida macchinetta, ve la faccio saltare in aria. Siete avvisati! >>, ringhio. Ah, quant'è bella la mia voce quando m'arrabbio! Dovrei farlo più spesso...
<< Oh, va bene. >>, sospira metallica la voce delusa di Trinity, << ma fate attenzione... >>, poi riattacca.
Mi volto verso Kingsley, uno punto interrogativo negli occhi. Lui ha le guance gonfie; poi schiatta a ridere. Lo guardo indignata.
<< Senti, ma come ti permetti di ridere?! Sei per caso impazzito? >>
<< Molto convincente, Force! >>. Si sta piegando in due dalle risate. Pesto i piedi per terra.
<< E smettila di chiamarmi Force! Ricomponiti. Dobbiamo chiamare un taxi. >>
Sollevo il braccio fino a formare un angolo retto, convinta che solo con la forza della mia aurea un taxi si fermerebbe all'istante. << Taxi! >>, grido.
Ma, grazie agli sproporzionati occhiali che mi coprono il viso, al vestito sciatto e ai Sandali Senza Marca (li ho soprannominati così), un taxi mi supera a tutta velocità, senza nemmeno degnarsi di rallentare un po', e schizzandomi addosso una quantità industriale d'acqua piovana.
Solo a New York piove anche in piena estate; e solo a New York l'acqua appena mandata dal cielo -che trova divertente l'idea- può trovare un posto dove annidarsi per colpire gli ignari passanti.
Kingsley, al quale ho affidato l'ingrato compito di trascinare le valigie, ride senza vergogna. << Guarda e impara, Force. >>. Fa un passo avanti, superandomi, solleva gli occhiali da sole sulla testa, si stampa sul viso quell'aria da duro-che-si-sente-figo, e imita il mio gesto: il braccio solleva a formare un perfetto angolo retto.
Quasi quasi spero che lo investa un lago d'acqua piovana.
Non fregatelo, non fregatelo, non fregatelo, prego nella mia mente con una vocina strozzata e crudele. Ma, a differenza di com'era successo con me, il primo taxi che passa si ferma proprio accanto a lui e una seducente ragazza con un paio di shorts attillati scende dalla macchina con grazia.
Sfoderando una fila di denti super bianchi, domanda: << Dove vi porto? >>, ma è chiaro che si sta riferendo solo all'Attira Troi...ops, Taxi davanti a me.
<< Manhattan, Upper East Side, vicino al Central Park, grazie. >>, dice Kingsley con una voce da stallone da prestazioni a 5 stelle. Un po'lo invidio. E'lui che mi ruba la scena quando andiamo ad un locale, ad un concerto...be, lo confesso va bene?, da qualsiasi parte.
Lei annuisce, la coda di cavallo oscilla dolcemente avanti e indietro e quasi mi aspetto che si allunghi a dismisura per legare Kingsley e trascinarlo nella macchina con sé, come un mostro marino con i virili marinai.
Per marcare il territorio, afferro Kingsley per la manica del giubbotto; pessima mossa. La vipera mi lancia un'occhiataccia piena di disapprovazione. Sembra volermi dire: << Ehy, stracciona, hai sbagliato mossa. Sei mica la sua bimba? >>
Kingsley scuote il braccio, e lei approva con un sorrisetto soddisfatto. Ma poi lui si china per sussurrarmi all'orecchio un << Cos'è, Force, paura? Non eri tu la più bella del Reame? >> e cingermi la vita con lo stesso braccio che io avevo afferrato come una bimbetta che ha paura di vedere il papà scappare via.
E tutto passa.

Giro la chiave di casa nella toppa della porta, e più che questa si apre, più la mia immagine prende forma nello specchio, simile ad un'incubo.
Oh mio Dio, è pazzesco. Sono veramente un disastro!
Ho i capelli sciolti -non li ho legati, stupidamente- e questi si sono arricciati sulla schiena, selvaggi. Il prendisole è sporco e di pessima qualità; ma l'ho comprato insieme a Kingsley, e per me vale più di un vestito Chanel. I sandali sono carini nel complesso ma non hanno nessun marchio che li distingua quando alzo il piede dal marciapiede.
Malgrado ciò, dopo lo shock iniziale, riconosco nel mio aspetto qualcosa di veramente incredibile, che non ho mai avuto prima. Che non riesco ad individuare. C'è, ma non so dove. Mi avvicino allo specchio e osservo i miei occhi iniettati di sangue. Sono splendenti. Brillano di una luce vivida, gioiosa, felice.
Ecco cos'era. La felicità.
Il mio viso, nonostante sia lucido dato l'improvvisa mancanza di prodotti a tre cifre anti-lucidità, è radioso e dolce, privo di quell'aria snob e altera che mi contraddistingueva prima di Kingsley. Dovrei inaugurare il "prima-Kingsley" e il "durante-Kingsley". Spero di non dover mai inaugurare il "dopo-Kingsley".
Eh, be...non ci sarà! Questo è certo, sicuramente!
Mi giro verso l'oggetto dei miei pensieri, e gli sorrido felice. Lo amo. Più lo guardo e più mi rendo conto che quell'aria maliziosa e la sua strafottenza adesso fanno parte anche di me, e che dietro c'è nascosta una dolcezza e un'amore spropositato, visibile solo a chi lo merita.
Ed è per questo che ha aspettato tanto prima di mostrarmi il suo vero volto. Kingsley è Araquiel, l'Angelo del Giudizio, l'Angelo dei due Volti. Luce e tenebre si fondono in lui. Appunto.
Forte della sua vicinanza, riesco a trovare la voce per annunciare il nostro arrivo nel migliore dei modi: << Trinity! Charles! >>, annuncio, posizionandomi sotto l'arco dell'ingresso dell'enorme salone e tirando su col naso. Mi sono ritrovata.
I due angeli sono seduti sul divano ad isola, e ci danno la schiena. Non appena la mia voce raggiunge i loro sensibilissimi padiglioni auricolari, sussultano. Con un'aria da film dell'orrore -ma non sono così male!- si girano contemporaneamente verso di noi, con estrema lentezza.
Subito sul volto di Trinity si stampa un sorriso falsissimo che dice "Non sono felice che siete qua, ma faccio finta!". << Mimi! Sei tornata! >>. Corre ad abbracciarmi, ignorando completamente Kingsley.
<< Buongiorno, signora Force. >>, saluta lui serafico, ma malizioso con quel suo sorriso sghembo. Oddio, quanto lo amo quando fa così.
<< Ehm...buongiorno, signor Martin... >>, borbotta goffamente Trinity. Ha perso il suo smalto da perfetta padrona di casa: non sa come gestire un ospito come Kingsley Martin.
Rimaniamo così, immobili, finché un pianto non squarcia l'aria.
Maggie.
Maggie...Maggie, Maggie! La mia Margaret, la mia bambina!
<< Dov'è?! Maggie! Amore della mamma, sto arrivando! >>, urlo, dimenticando le altre persone nella sala.
Correndo, arrivo alla porta della bambina e la spalanco, con un sorriso enorme, gli occhi affamati di lei, il cuore che batte nella speranza di vederla in questo preciso momento. Ma quando vedo la culla oscurata, mi irrigidisco, sorpresa, e apro la bocca.
Una figura alta e muscolosa, così fuori posto nella camera arredata con mobilio rosa e legno chiaro da bambina, è chinata sulla culla. Una figura che trasmette l'essenza più oscura del mondo, la stessa che trasmette -o dovrebbe, per essere precise- la mia anima.
Quando gira il volto verso di me, il mio cuore manca un battito.
Due occhi verdi mi trafiggono, audaci ma impauriti, come quelli di un bambino ribelle colto a rubare caramelle. Due occhi verdi che conosco fin troppo bene. Gli stessi occhi verdi che vedo quando mi ammiro allo specchio.
Jack.




Angolo Autrice
Sono finalmente tornata xD Ho l'ispirazione e tra due capitoli finirò la storia.
Voglio ringraziare chi mi ha seguita fin qui nonostante le mie luuuunghiiiissime pause.
Besitos, Angel <3

  
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