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Autore: mavi    12/06/2006    2 recensioni
Una fastidiosa situazione costringerà i nemici di sempre a passare più del tempo che vorrebbero insieme. C'è chi credeva che non ne sarebbero usciti vivi, ma si sbagliavano. P.S. Non ostante possa sembrare il contrario, c'è un motivo per cui non ho selezionato il genere comico ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dato che la Rowling ha lasciato le possibilità di un ritorno ad Hogwarts, nel settimo anno, molto vaghe

Dato che la Rowling ha lasciato le possibilità di un ritorno ad Hogwarts, nel settimo anno, molto vaghe... questa fanfiction è ambientata all'inizio del sesto anno. E' ovviamente una situazione intermamente inventata e partorita dalla mia mente (abbiate pietà) e fa solo un vago (ma davvero molto vago) accenno a quello che pare sia sueccesso nell'estate tra il quinto e il sesto anno di scuola.

Buone Lettura ^^




L’Espresso per Hogwarts sbuffava e centinaia di persone affollavano la stazione di King’s Cross

L’Espresso per Hogwarts sbuffava e centinaia di persone affollavano la stazione di King’s Cross. Portavano con sé pesanti bauli e gabbie contenenti animali di svariato tipo, tra cui primeggiavano i rapaci.

Ragazzi, ragazzini e giovani uomini, salivano e scendevano dal treno dopo aver sistemato i propri bagagli. Gruppi di gente che si salutava erano sparsi un po’ ovunque. Insomma, sembrava questa, una scena davvero famigliare per i frequentatori della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ma sicuramente… non lo era.

No, non mancava nessuno all’appello né dei nuovi né dei vecchi studenti e no, non vi era qualche pericolo oscuro in agguato pronto a colpire… Harry Potter, forse? Ma comunque, no. Non vi era nulla di tutto ciò.

Era una cosa che effettivamente non tutti notarono, anzi, a dir la verità, solo pochi. Era scritto su alcuni fogli affissi alle possenti colonne della stazione:

A causa di un incidente non previsto, l’Espresso per Hogwarts è rimasto sprovvisto di uno dei suoi vagoni. Le riparazioni non sono potute essere portate a termine  in tempo per questa data, ci scusiamo per i disagi che questa mancanza potrà procurare ad alcuni di voi (dato che i posti all’interno del mezzo  diminuiranno) preghiamo quindi, chiunque dovesse riscontrare dei problemi, di rivolgersi al personale del treno che provvederà a dare una sistemazione a tutti.

                                                                              

                                                                                   Il Ministero della Guida e dei Trasporti Magici.

 

A leggere questo avviso, come già detto, furono i pochi che subito occuparono i primi posti liberi. Erano quindi i più attenti e scrupolosi, i più sereni e mattinieri…

“Ronald, per favore sistema il carrello! Sta cadendo tutto, guarda quel povero Leotordo!”

“Sì, mamma…”

Ronald Weasley sospirò e rimise in piedi la gabbia del suo gufo che, come al solito, si muoveva freneticamente e non la smetteva un attimo di “cantare”.

Continuò a camminare tra la folla spingendo il suo carrello, proprio come, accanto a lui, facevano i suoi amici Harry Potter ed Hermione Granger. I tre ragazzi erano poi seguiti dal Signore e la Signora Weasley e da Fred e George.

Si erano quindi appartati in un angolo della stazione.

“Fred, George ma non potevate salutare a casa vostro fratello e i suoi amici?” la Signora Weasley parlò spazientita, dato che di certo i suoi due figli non contribuivano a calmare la situazione, anzi…

“Spiacente, mamma… ci manca l’aria di Hogwarts, e ogni occasione è buona per rivivere un po’ della nostra giovinezza andata” Fred diede un tocco melodrammatico alle sue ultime parole e Molly lo guardò con aria torva e poco convinta, prima di aggiungere ciò che pensava.

“E soprattutto, per provare sul primo povero malcapitato uno dei vostri nuovi scherzi per il negozio.”

Fred le sorrise e poi parlò sottovoce ad Harry che era al suo fianco.

“Non proprio al primo povero malcapitato… diciamo che mi sento molto attratto dai colori verde e argento oggi” così allungò il collo per vedere di scorgere tra la folla qualche viso conosciuto. Harry ridacchiò e poi si voltò a guardare George, come anche Ron ed Hermione stavano facendo. Si sentì ancora una volta la voce spazientita della signora Weasley.

“George! Cos’hai bruciato?”

Un foglio di carta affisso ad una delle colonne di pietra stava bruciando e accartocciandosi su sé stesso.

“O niente, era sicuramente pubblicità. Fred, la nostra nuova invenzione funziona alla perfezione” si girò raggiante verso il fratello. Nel frattempo, la Signora Weasley stava borbottando tra sé e sé qualcosa del tipo “qualche altra loro diavoleria…” Poi si rivolse a tutti

“Ma dove è Ginny?”

“Ha detto che è andata a sistemare i bagagli con la sua amica, Molly. Sarà qui a momenti” Arthur guardava verso il treno mentre pronunciava queste parole.

Era quindi il momento degli abbracci di Molly e dei consueti saluti.

 

 

 

“O Beh! Era ora!” Blaise si rivolse al suo compagno Serpeverde che era appena arrivato, Draco Malfoy.

Accanto a lui, e come lui, Tiger e Goyle avevano atteso per più di mezz’ora l’arrivo del loro compagno che si comportò come se niente fosse, calmo, per nulla preoccupato, e senza un’ombra di scuse nelle sue parole.

“Ho avuto qualche imprevisto.”

“Vuoi dire che non ti sei alzato in tempo? Sì, anch’io ho fatto fatica” prese il suo carrello e iniziò a trascinarlo via mentre Draco lo guardava con un cipiglio. Non che avesse completamente torto, ma non bisognava dimenticare il fattore Pansy. L’aveva incontrata all’ingresso della stazione e si erano salutati, certe cose richiedono tempo.

“Andiamo” prese anche lui a seguire Blaise e alle sue parole Tiger e Goyle fecero altrettanto.

Il fischio del treno avvertì tutti che era ora di partire.

Si avviarono verso una delle ultime entrate del treno e, attraversando il fiume di gente che era riversa lì sul marciapiede, stracci di discorsi di ogni genere arrivavano alle loro orecchie. Tra tutti loro, Blaise era sicuramente il più attento. Magari qualche notizia interessante avrebbe potuto rendere l’arrivo ad Hogwarts più interessante.

“… hai visto come è carino il nuovo arrivato…”

“… mi hanno detto che il terzo anno è uno tra i più difficili…”

“… ma avete letto cosa c’è scritto?...”

“…no, niente da fare. Mi hanno detto che di là è tutto occupato…” la ragazza indicava tutta la parte del treno che avevano appena superato dell’esterno. Almeno sapeva che stavano andando nella direzione giusta. Draco era in testa, ora, e puntava verso l’ultima porta. Meglio di così non poteva andare.

Purtroppo per loro si scontrarono col “magico trio Grifondoro” diretto nella direzione totalmente opposta alla loro. Si fermarono gli uni davanti agli altri e il silenzio, assieme agli sguardi che si lanciarono, erano più eloquenti di qualsiasi altra parola. Si erano dati il loro personale augurio per un nuovo anno, il sesto insieme purtroppo.

“Toglietevi di mezzo” Draco aveva parlato come al suo solito quando aveva a che fare con gente del genere, e cioè: disgustato.

“No, toglietevi voi di mezzo.”

Weasley aveva parlato e Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, ricominciava l’anno. Era tutto normale… o meglio, così sembrava.

“Come hai detto, scusa? Abbassa la cresta Weasley, ti conviene.”

La Granger stava per rispondere a Draco con una risatina sarcastica, ma fu bloccata dal secondo e prepotente fischio del treno. Si zittirono tutti, non c’era tempo per le chiacchiere. Così, rinviando quella conversazione a dopo, ognuno prese a muovere il proprio carrello per svincolarsi da quella situazione. I Serpeverde, come d’accordo, mossero tutti i carrelli verso la loro sinistra e i Grifondoro, fecero lo stesso alla loro destra. Il risultato fu che i carrelli dei due ragazzi alla guida dei gruppi (Draco Malfoy, Harry Potter) si cozzarono. Entrambi i proprietari arretrarono con uno scatto e per evitare che una situazione simile si ripetesse, e sarebbe successo, Draco alzò la mano per fermare i Grifondoro, già in movimento, e parlò. Parlò con un tono molto simile a chi  si rivolge ad un bambino di qualche mese o ad un ritardato, che era più probabilmente la sua idea.

“Ora, noi andiamo a destra” ed indicò la sua destra.

“E voi, andrete alla vostra destra” e spostò la mano per indicare la sua sinistra.

Inutile dire che quel tono ai tre ragazzi con lo stemma rosso ed oro non piacque ma, per non innescare altre discussioni, si limitarono a guardarlo con odio. A questo punto, a testa alta, spalla contro spalla, i ragazzi si superarono e continuarono il loro tragitto.

Erano quasi arrivati all’entrata del treno quando Draco vide Blaise sogghignare.

“Perché quel ghigno?”

“Ho sentito dire ad una ragazza Corvonero che di là, dove stanno andando loro, è tutto occupato.”

“Ah… ben li sta! Spero tanto che rimangano in piedi. Non replicare, lo so che è impossibile.”

Blaise non aggiunse altro sul discorso, ma notò un foglio affisso sulla lontana colonna.

“Avete letto cosa dice quel foglio?”

“No” Goyle rispose mentre sia Tiger che Draco scuotevano la testa, poi quest’ultimo parlò.

“Sarà pubblicità, lascia perdere ora. Non abbiamo tempo.”

Finalmente entrarono nel treno e caricarono i bagagli, ora dovevano solo cercare uno scompartimento vuoto.

 

Harry, Ron ed Hermione, ancora seccati dallo spiacevole incontro di prima, si aggiravano nel corridoio del treno alla ricerca di un posto dove sedersi. Gli scompartimenti sembravano stranamente tutti pieni. Non uno in cui avevano sbirciato o bussato era libero e il treno, intanto, aveva preso a muoversi.

“Uffa!”

“Un po’ di pazienza Ron, prima o poi lo troveremo” Hermione rispose paziente, spiando in un altro scompartimento e subito ritraendosi un po’ rossa. In effetti, se le tende erano tirate un motivo doveva esserci.

Un ragazzo della loro età, dai capelli scuri e paffutello, venne loro incontro trascinando il suo baule e ansimando per la fatica. Sembrava si fosse fatto tutta la metà treno mancante di corsa.

“Neville!” Harry lo salutò con un sorriso.

“Ciao ragazzi” e prevedendo la domanda che stavano per fargli continuò.

“Di là è tutto pieno, cercavo voi in caso… avesse trovato già posto.”

“Cosa?! Ma come è possibile” questa volta era stato Harry a mostrarsi stupito ed impaziente.

“Non vi sembra che il treno si sia rimpicciolito?”

“Ma cosa dici Ron? I treni non rimpiccioliscono” rispose seccata la ragazza.

“E allora…”

“Non abbiamo controllato bene.”

“Ehi guardate” Harry  indicava con il dito un gruppo di ragazzi in corridoio, circa cinque-sei scompartimenti distanti da loro. Malfoy e la sua banda si erano fermati, dopo aver trovato l’ennesimo scompartimento pieno, a guardare Harry e gli altri.

Il-Ragazzo-Che-E’-Sopravvisuto  si chinò leggermente verso Neville e parlò a bassa voce.

“Hai detto che erano tutti occupati? proprio tutti?”

Neville annuì.

“Oh questo non è possibile!” sbottò Hermione.

“Ma Hermione, se anche loro sono rimasti di fuori…” Ron guardava sospettoso verso il gruppo Serpeverde che non sapeva come comportarsi. Avevano capito che se pure loro erano in corridoio, con i bagagli in mano, allora non c’erano posti nemmeno più in là.

Comunque Malfoy parlò, probabilmente per avere conferma della sua ipotesi.

“Ehi Potter! Vi hanno sbattuto fuori? Ve ne tornate a casa, finalmente?”

“Mi dispiace per te Malfoy, semplicemente non abbiamo ancora trovato un scompartimento libero.”

Il viso del Serpeverde si rabbuiò.

“Come è possibile? Anche di qua non ce ne uno a pagarlo oro.”

“Sì lo sappiamo, ce l’ha detto Neville che ha attraversato tutto il treno” rispose Hermione con aria scocciata. Questo era fuori da ogni logica.

I ragazzi continuarono a guardarsi per circa un minuto, poi, la porta di uno scompartimento, il secondo a partire dal gruppo Grifondoro, si aprì. La voce di una ragazza, che stava trascinando fuori il suo baule, riempì l’aria.

“Andiamo Agata. Caterine ha detto che ha tenuto per noi due posti nel suo scompartimento, così stiamo insieme.”

A queste parole, gli occhi di tutti e otto i ragazzi saltarono su quello scompartimento e in men che non si dica, era iniziata una corsa sfrenata per raggiungere quella porta.

La fortuna era in realtà a favore di Harry e i suoi compagni, ma le ragazze (che si rivelarono essere di Tassorosso e piuttosto piccole, forse secondo anno) venivano verso di loro e lo scontro dei bauli rallentò la corsa. Tuttavia, alla fine il Grifondoro riuscì a passare per primo e mentre si artigliava alla porta mettendo un piede nella stanza tanto contesa, Draco Malfoy aveva gettato il suo baule in avanti, occupando gran parte dell’entrata, e subito dopo l’aveva raggiunto.

“Spostati Malfoy.”

“Non se ne parla nemmeno! Questo a quanto pare è l’unico scompartimento libero e non ho intenzione di lasciarlo a te e ai tuoi amichetti, Sfregiato.”

“Lo stesso vale per me allora.”

Si guardarono in cagnesco e nessuno dei loro compagni, in fila dietro di loro, osò fiatare.

Si sentirono dei passi e poi una voce di una donna annoiata provenire da dietro le spalle di Goyle, che sussultò e la fece passare.

“Ecco gli altri.”

Era la donna che in genere girava con il carrello del cibo per il treno, ma questa volta teneva in mano una bacchetta. Il braccio era disteso lungo il fianco e non sembrava molto motivata al suo compito, infatti, trascinava i piedi.

“Che vuole dire?” chiese Malfoy bruscamente.

La donna sospirò.

“Quanti siete?” si mise a contarli.

“Otto” disse svogliatamente quando ebbe finito.

Si fece spazio tra il baule di Malfoy e la gamba di Harry ed entrò.

Tutti la guardavano incuriositi ed anche scettici. La donna alzò la bacchetta in aria, pronunciò una formula, ed alcune scintille d’argento si dispersero nell’aria. Uscì quindi tranquillamente.

“Ecco, potete entrare.”

“Cosa?” Ron non ci stava capendo proprio niente. Come tutti gli altri d’altronde, che guardavano oltre la porta e non vedevano nulla di diverso. Poi Malfoy, evidentemente stufo della situazione, prese a parlare.

“Senta, non mi spiego come, ma in questo treno non ci sono più posti a sedere. Ci siamo sempre sistemati tutti senza problemi e non credo che la popolazione di Hogwarts si cresciuta così tanto da non…” ma fu bloccato dalla donna che li porse un foglio sotto il naso, sempre molto svogliatamente. Lo prese tra le mani infastidito e lesse velocemente. Dopodiché, con poca grazia, lo sbattè sul petto di Harry, che lo raccolse sorpreso da quella reazione e iniziò a leggere, e poi si rivolse ancora a quella donna.

“E come facciamo ad entrare tutti in uno scompartimento? Ammesso che accetti, perché io non ho alcuna intenzione di dividere…” fu bloccato un’altra volta.

“Entra e vedrai” detto questo la donna voltò le spalle a tutti loro e augurando un lugubre “Buon viaggio” se ne andò.

Harry rimase per un attimo accigliato dopo aver letto quel foglio,  poi seguì Malfoy che aveva oltrepassato la porta. Appena entrato non notò niente di diverso, ma poi, una volta guardatosi intorno, vide che lo scompartimento era molto più grande del solito e che vi erano in tutto otto posti a sedere. Sembrava essere stato allungato orizzontalmente ed ora non c’erano scuse, ci potevano davvero entrare tutti. Sentì Malfoy sbuffare e dopo aver appoggiato il suo baule sulla retina in alto, si gettò sul posto accanto al finestrino sulla destra. Anche Harry si sedette sul sedile accanto al finestrino, perché era il suo preferito e non voleva rinunciarci, e presto tutti gli altri li raggiunsero. I Prefetti quindi, si recarono nella loro carrozza per il solito incontro (che a differenza del solito, era stato posticipato proprio a causa dei posti mancanti) e dopo tornarono più annoiati che mai.

Per una buona mezz’ora nessuno aprì bocca. Dopo essersi sistemati, tutti i ragazzi si ignorarono a vicenda. L’aria che si respirava, comunque, non era della migliore. C’era tensione e il treno sembrava stranamente freddo. Come non poteva esserlo d’altronde? Tutti in quel momento stavano pensando che, senza dubbio, quello sarebbe stato il più brutto viaggio per Hogwarts che avessero mai fatto.

Le persone che attraversavano il corridoio esterno (e chissà come mai, dopo che furono passate le prime ragazze, l’intensità degli studenti che passeggiavano di lì per caso si era intensificata)  buttavano uno sguardo oltre la porta, rimanevano stupite, si scambiavano strani sorrisi e ristine, facevano commenti, e poi scappavano via. Questo sicuramente non aiutava a rendere migliore la situazione e quando Blaise Zabini, seduto vicino alla porta, con uno scatto veloce e stizzito chiuse le tende, nessuno ebbe da ridire.

Sentirono la porta scorrere e tutti si voltarono a guardare il visitatore inaspettato. Pansy Parkinson entrò e si chiuse la porta alle spalle, guardandosi in torno meravigliata e indignata.

“Ma allora è vero? Siete insieme ai Grifondoro!” ovviamente tutta la sua attenzione era concentrata sui suoi compagni e in particolar modo su Malfoy, che, ancora con il viso appoggiato alla mano chiusa, come quando guardava fuori dal finestrino, si girò a guardarla.

“Che ci fate qui?”

“Chiacchieriamo di quanto è bella Hogwarts e di quanto Albus Silente sia una bravissima persona.”

“Evita il sarcasmo, Draco.”

“Evita le domande stupide, Pansy” detto questo si voltò di nuovo a guardare fuori. Così fu Zabini a spiegare alla Parkinson come stavano le cose, mentre lei lanciava sguardi truci a Malfoy.

“Non avevo letto niente di simile” commentò avendo il foglio tra le mani.

“Perché quando sei entrata hai detto ma allora è vero?” Ron parlò molto freddamente, ma voleva capire e non si trattenne dal esporre i suo dubbi.

La Parkinson rispose con un sorrisetto, allargando le braccia.

“Vuoi scherzare? Per tutto il treno non si parla d’altro. Serpeverde e  Grifondoro insieme! Capite vero, che sta succedendo il finimondo là fuori? Ma ora che so come stanno le cose, ci penserò io. Non voglio che si diffondano strane voci” e guardò una altra volta verso Malfoy, che parlò senza voltarsi.

“Ecco brava.”

Pansy Parkinson fu molto compiaciuta di quelle parole e non nascose un espressione di soddisfazione, poi, fece qualche passo avanti verso il ragazzo biondo ed Harry notò, che aveva in mano una copia della Gazzetta del Profeta.

“Comunque ero venuta per portarti questa, Draco” gli lanciò il giornale sulle gambe e lui parve positivamente sorpreso, ma prima che potesse aprirlo la Parkinson parlò di nuovo.

“Non l’hai ancora letta, vero? Guarda, c’è qualcosa che dovrebbe interessarti” improvvisamente l’espressione di Malfoy cambiò e divenne più cupa.

“Ci vediamo dopo.”

La ragazza uscì senza aggiungere altro.

Malfoy aveva dato un’occhiata ai titoli di prima pagina e poi andando avanti, sfogliando con poca cura, iniziò a leggere.

Di nuovo nessuno parlava.

Harry rimpiangeva di non aver comprato il Profeta alla stazione, moriva di curiosità. Forse c’era qualche notizia importante e se era una cosa brutta per Malfoy, allora di certo era una notizia più che buona per lui. Quando Draco finì di leggere l’articolo e iniziò a sfogliare le altre pagine,  Blaise Zabini parlò.

“Allora, che dice?” chiese con tono superficiale, o almeno doveva sembrarlo. Malfoy alzò le spalle e iniziò a parlare chiaramente irritato.

“Niente. Azkaban di qua, Mangiamorte di là! Nomi, confessioni, sparizioni, fughe… la solita roba!”

A sentire la parola “fuga” Harry sobbalzò, non si rese nemmeno conto di stare parlando.

“I Mangiamorte sono fuggiti da Azkaban?” nella sua voce c’era agitazione e disapprovazione. Malfoy alzò lo sguardo, come infuocato, su di lui.

“No, Potter. Non preoccuparti, puoi restare in vita un altro po’. Ma non ti illudere, perché non durerà molto.” Hermione, Ron e Neville lo squadrarono malissimo, ma lui tornò a leggere ignorandoli. Harry decise di non controbattere, pur trattenendosi, forse perché non sapeva effettivamente cosa rispondere, forse perché non aveva voglia di litigare.

Dopo qualche altro minuto di silenzio, in cui Hermione si era messa a leggere un grosso libro venuto fuori da non si sa dove, fu ancora la voce di Malfoy a rompere quel delicato equilibrio di tranquillità.

“Tsk… ma la gente le rilegge le cose quando scrive? Tutti dovremmo essere come Harry Potter” lesse quello che doveva essere la conclusione di un articolo, a quanto vedeva dalla sua posizione, e si sentì un po’ a disagio. Non gli piaceva essere tirato in mezzo. Voleva leggere l’articolo, ma dubitava che, anche chiedendo per favore,  Malfoy gli avrebbe ceduto il giornale. Tiger e Goyle nel frattempo avevano assunto un’espressione schifata e Blaise parlò di nuovo.

“Non sanno più cosa inventarsi, tra poco vedrai che usciranno anche i gadget Harry Potter.”

I Serpeverde ridacchiarono ed Harry si sentiva arrabbiato, perché era come se in quel momento non esistesse, ma anche imbarazzato. Odiava queste situazioni. Poi il Serpeverde continuò più seriamente.

“Che schifo! Un mondo di Grifondoro. Primo sarebbe impossibile e secondo, Potter non è sicuramente un santo fatto uomo. Bisognerebbe spiegarglielo visto che lo idolatrano tanto. In oltre, voglio vedere in un mondo fatto solo di “buoni”…”

“O fessi” aggiunse Malfoy.

“…chi lo sarebbe veramente a questo punto. Senza il male non esiste il bene! Che la smettessero di dire cavolate, sciocchi idealisti e buonisti…”

“Sarebbe una gran fortuna per voi, se assomigliaste anche solo in minima parte ad Harry!” era la prima volta che Hermione rivolgeva parola ai Serpeverde. Questi subito portarono la loro attenzione su di lei e sembravano essersi ricordati solo in quel momento della presenza dei Grifoni. Malfoy alzò le sopracciglia e parlò.

“Davvero? Scusa sai, ma io mi ritengo fortunato ad avere entrambi i genitori e ad avere una casa” pronunciò le parole molto lentamente soffermandosi in particolar modo su “genitori” e “casa”. Poi sorrise perfidamente.

Colpito ed affondato. Harry sentì una stretta al cuore a quelle parole, perché in fondo questo era Harry Potter: un ragazzo, un orfano. Ora, sarebbe stato inutile e scontato dire che lui era una vittima. Sarebbe stato inutile e scontato anche dire che i suoi genitori erano degli eroi. Come sarebbe stato inutile e scontato dire che Harry Potter era il Prescelto. Perché lui, lui Harry, non si sentiva nulla di tutto ciò. Era vero, certo, che James e Lily erano degli eroi… ma erano morti! Ogni tanto sembrava che la gente lo scordasse. Ne parlavano tutti così bene, li piaceva ricordarli… e lui non poteva fare neanche questo. Perché non aveva niente da ricordare.

Ed Hogwarts era diventata la sua casa, e aveva tante persone che gli volevano bene… ma non erano i suoi genitori.

Non aveva detto una parola durante tutta quella discussione, eppure parlavano di lui. Perché non interveniva? Sentiva come se fosse là ma in realtà non ci fosse. Era una sensazione molto simile a quando indossava il Mantello dell’Invisibilità, o a quando si trovava in un ricordo tramite il Pensatoio. Ma questa volta tutti lo potevano vedere, questa volta era davvero là e se ne restava fermo e zitto. Poi Malfoy si voltò verso di lui.

Vero, Potter?”

Perfido come al solito.

Hermione non  diede ad Harry il tempo di rispondere.

“Non mi riferivo a questo, Malfoy. E nemmeno il giornale.”

La sua amica aveva un’espressione incollerita e teneva gli occhi stretti.

“Beh allora dovrebbero spiegarsi meglio, perché la gente potrebbe fraintendere” e sventolò il giornale, riportando poi gli occhi sul articolo.

“Giusto la gente come te potrebbe farlo.”

“Che vuoi dire, Mezzosangue?”

“Voglio dire, che solo le persone marce dentro e corrotte, come te, come voi, potrebbero capire una cosa del genere.”

Il Serpeverde strinse gli occhi, forse stava per rispondere molto più aggressivamente di quanto non fece, in fatti, sembrò ripensarci. Aprì gli occhi e rilassò il viso, poi prese a parlare con una voce smielata e chiaramente canzonatoria.

“Ma non è vero, ti sbagli Granger. Io dico così perché sono molto sensibile…” si portò una mano sul cuore e continuò.

“… e quello che accaduto al povero, piccolo Harry Potter …”

“Adesso basta! Finiscila Malfoy!” Harry era scattato in piedi, non gli avrebbe permesso di andare oltre. Sapeva, lo sapeva che avrebbe presto parlato dei suoi genitori e questo non poteva sopportarlo. I Serpeverde risero.

“Potter non ti agitare, caro il-bambino-che-è-sopravvissuto che ne ha passate tante. Quali disgrazie hai dovuto sopportare…”

“Pensa alle tue di disgrazie Malfoy, o il padre rinchiuso ad Azkaban e prossimo al bacio non lo ritieni tale?”

Mentre prima i Serpeverde ridevano divertiti, ora l’aria si era come congelata. Avevano smesso di muoversi o parlare e anche Malfoy si era alzato in piedi, lentamente però.

Si guardavano negli occhi e sentiva Hermione, dietro di lui, spaventata per quello che poteva succedere. Ron, come anche Neville, era tesissimo e già con la bacchetta alla mano.

Tu, non ti permettere mai più di parlare di cose che non sai e non ti riguardano…” Malfoy poteva davvero fare paura in quel momento, ma di certo lui non ne avrebbe avuta.

“Non è una novità, che una persona prigioniera sotto i Dissennatori prima o poi…” voleva restituirgli colpo per colpo tutto quello che gli aveva fatto provare con le sue battutine e aveva l’impressione di starci riuscendo. Non appena finì la frase fece un piccolo sorrisino, quasi stentava a riconoscersi. Malfoy subito gli puntò la bacchetta al petto.

“Taci!”

“Voglio dire…” Harry continuava imperterrito anche se sentiva la bacchetta di Malfoy premergli sempre più contro il petto. Aveva comunque stretta la sua nella tasca.

“… se Voldemort, pur avendo ancora qualche alleato Dissennatore nella prigione, non l’ha ancora liberato. Beh tuo padre come tutti gli altri…” Draco sentiva le parole di Potter e si avvicinava sempre di più con la sua bacchetta. Era furente, quel Grifondoro stava oltrepassando i limiti. Parlava di suo padre e si prendeva gioco di lui, parlava di Azkaban e della sua morte per mano dei Dissennatori. Credeva forse che lui non ci avesse mai pensato? Credeva che, comunque, ora che suo padre era stato catturato, la sua vita trascorresse normale e serena, come al solito? Che ne sapeva in fondo, quello stupido, di cosa lui aveva affrontato e di come ne era uscito fuori? Che ne sapeva, delle lettere del Ministero a casa, delle perquisizioni, del processo a cui aveva dovuto assistere, della condanna, degli sguardi della gente, di suo madre che continuava a fare forza a lui quando lei, donna forte, era crollata ma continuava a fare il suo dovere a testa alta? Che ne sapeva del Marchio Nero e del Signore Oscuro, che esigeva sempre di più da loro, ma che non aveva liberato suo padre?

“… insomma, devi anche considerare che potrebbero essere proprio loro il premio per i Dissennatori…”

“Una Cruciatus sarebbe ancora poco per quello che stai dicendo!” riportò gli occhi su quelli di Potter, in verità, non si era reso conto di averli abbassati.

“Allora fallo! Così potrai rivedere papà!”

Si mise a ridere. Sommessamente prima, poi scoppiò in una risata. Se non rideva doveva piangere, allora era meglio scaricarsi così. Perché quella, era per lo più una risata isterica e se ne era reso conto persino lui. Aveva abbassato la bacchetta e di nuovo aveva parlato a Potter.

“No, no Potter. Io non posso permettermi il lusso di togliermi di mezzo. Mi dispiace per te, sai… ma questa volta hai perso l’occasione di fare l’eroe e la povera vittima amata e compatita dal Mondo Magico” si risedette e non degnò più nessuno di uno sguardo.

I suo compagni erano perplessi e forse avrebbero voluto chiedergli come stava, ci fosse stata Pansy di sicuro l’avrebbe fatto, e lui avrebbe risposto: bene. Sì bene, era proprio così che si sentiva.

Si era scaricato con quella litigata, gli serviva. Era da troppo tempo che non litigava ferocemente con qualcuno (esclusi gli Elfi Domestici che subivano gli insulti e basta) e di certo non poteva piangere per togliersi di dosso quella tensione, quel peso opprimente.

In fondo i suoi compagni dovevano ringraziare Potter, sarebbe potuto capitare uno di loro. Continuò quindi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che correva via, non dando segno, però, del suo umore effettivo.

Anche Harry si era riseduto, prese un grosso respiro e portò gli occhi all’aria. Voltò poi lo sguardo verso i suoi amici e vide l’incredulità stampata sui loro volti. Neanche loro potevano credere che a dire quelle parole era stato proprio lui. Ma aveva ragione Zabini (purtroppo doveva concederglielo) Harry Potter non era un santo, era un ragazzo. E maledetto Malfoy! Lui con quel aria falsamente dolce, aveva ragione! Era questo che la gente diceva e pensava di Harry Potter.

Si era sentito stranamente libero e forte mentre diceva quelle cose, aveva visto gli occhi di Malfoy abbassarsi e questo era un evento più unico che raro. Tuttavia non glielo avrebbe mai fatto pesare, era sempre un Grifondoro, per quanto quel giorno si fosse comportato da Serpeverde.

Aveva visto qualcosa in quello sguardo che man mano si abbassava, qualcosa di straordinariamente umano che l’aveva scosso e l’aveva fatto pensare. Era stato quello a calmarlo più di tutto. Sapeva che le sue parole avevano fatto effetto, avevano inflitto dolore.

Era stato tentato dal male, in piccolo sì, ma lo era stato. Era una cosa inebriante in un primo momento, doveva ammetterlo, ma era certo che non fosse quella la sua strada. Non quella la sua vita.

Tutte le discussioni, tra amici e non, furono rimandate a dopo. Nessuno parlò più fino all’arrivo ad Hogwarts e stranamente, l’aria si era come rilassata.

L’unico movimento, nel vagone, era quello dei bauli che ogni tanto venivano aperti per prendere qualcosa, o quello di qualcuno che usciva per sgranchirsi le gambe. Nessuno più venne a trovarli e stettero stranamente bene. Solo una persona a dire il vero li “disturbò.”

“Qualcosa dal carrello?”

Tutti fecero provviste, poi, prima di andarsene, la signora disse qualcosa che li lasciò molto perplessi.

“Avete visto? Quante storie avete fatto, tutto si risolve! Grand’uomo, quel saggio silenzioso!” e sparì.

                                                                             

                                                                                              

 

  
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