E Rebecca si spense.
Il sole si era spento da poco, lasciandola immersa nell'oscurità più totale. Le luci erano tutte spente. Voleva solo farsi risucchiare dal buio e forse - finalmente - trovare un po' di pace. Tutte le persone le dicevano sempre che doveva mangiare, che il suo digiuno poteva solo farla male. Ma solo lei sapeva che la sofferenza fisica, la fame, poteva distrarla da un dolore più grande. Un dolore che le disintegrava l'anima, ogni giorno in molecole sempre più sottili. Quasi non ricordava più l'ultima volta in cui era stata toccata da quell'effimero sentimento, che ha la capacità di farti volare fin sopra le nuvole e poi gettarti nell'inferno più nero facendosi ricordare. Forse era semplicemente il fato ad avercela con lei. E precipitava sempre più giù. Nella depressione, nell'anoressia. Era da più di un mese che non consumava un pasto solido e sentiva le conseguenze pesanti che ciò portava al suo corpo gracile. Ancora un poco e sarebbe diventata trasparente. E forse era proprio ciò che voleva. Non esistere. Credeva che una vita senza di lui - il suo lui - non valesse la pena di essere vissuta. Ricordava tra lacrime amare e sorrisi appena accennati, tutti i momenti passati insieme. A viversi, a completarsi, ad amarsi. O così credeva a quel tempo. Perché come può una persona amare e lasciare in modo così brutale il destinatario di quell'emozione rare volte bellissima? Non riusciva ad accettare il naturale corso di tutta la sua vita. Sempre la seconda. L'eterna seconda scelta. E non voleva continuare così. Chiedeva solo di poter trovare un qualcosa - un qualcuno - che la facesse sentire apprezzata. Per una persona ambiziosa come lei, vedere tutte le porte dei propri desideri sbatterlesi in faccia, non era bello. Proprio per niente. Era frustante, doloroso. Ingiusto. Ma non era più la ragazzina che sfoggiava una bionda coda di cavallo e un sorriso smagliante, nel reclamare i propri diritti. Pensava di non meritarseli più, quei diritti. Il diritto alla felicità. Traguardo lontano, e irraggiungibile. Almeno secondo lei. Non poteva certo immaginare, mentre guardando una lametta le venne la folle idea di farla finita una volta per tutte, che qualcuno che la rispettava - ma soprattutto che l'amava - c'era.
E Rebecca si spense, come la fulgida stella pochi minuti prima.
* * * * *
Davide era sdraiato sul letto e guardava institentemente il soffitto. Sentiva nella mente le parole della signora Albertini a intervalli di un minuto. <
Fine.
Questa one-shot l'ho pubblicata per sapere un po' che ne pensate. Sicuramente non riceverò dei 'bravissima', ma spero almeno che non faccia schifo. Anche perché domani devo consegnare questo tema al prof, e forse metto un voto. Che dite, 6 lo prendo? Speriamo di si .___. Sennò addio internet. Comunque, l'ho scritta in trenta minuti e dovevo cercare di far trasparire la personalità dei personaggi. Voi che avete dedotto?
E r i n