05/10/2011
1 recensioniPIRATI DEI CARAIBI- SOLCANDO I MARI D’ANTARTIDE
CAPITOLO 3 – ANGELICA
Mi chiamo Angelica e oggi vendicherò la morte di mio padre. Mi sono imbarcata sulla Queen Anne’s Revenge fingendomi un uomo, nascondendo le mie vere intenzioni. Voglio uccidere l’uomo senza una gamba.Stanotte, durante il cambio del turno di guardia. Scivolerò nella sua cabina, la cabina di mio padre, e farò giustizia.
Anche Jack mi ha tradita, ha ucciso mio padre. Nonostante io lo ami, l’odio è più forte. Lo ucciderò. Lo ucciderò per quello che mi ha fatto tanti anni fa, e anche per quello che ha fatto a Barbanera. Basterebbe infilzare questa maledetta bambolina per ucciderlo, ma io voglio che soffra, voglio che perda le persone a lui care.
Per questo l’uomo senza una gamba sarà il primo a morire. Jack lo ha protetto, è chiaro che sono alleati.
Poi sarà il turno di quel vecchio pirata che lo accompagna sempre. Infine, quando sarà distrutto, lo ucciderò.
“Tu, mozzo. Di vedetta!”
Mi urla il Capitano.
“Subito, Capitano.” Rispondo.
Certo, obbedisco ai suoi ordini, non voglio destare sospetti. Quando lo troveranno morto, mi trasferirò sulla Perla Nera, e lì finirò il lavoro.
Salgo sull’albero maestro e mi metto di vedetta. In lontananza, le luci della nave di Jack illuminano la notte. Lui non sa quanto lo ami. Sin da quel giorno nel convento il mio cuore è appartenuto a lui. Ma ciò che ha fatto è troppo. Devo ucciderlo
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Il nostromo è al timone. Mi è facile aggirarlo. Scivolo verso la cabina del Capitano silenziosa e scattante come un’ombra. La mia mano sinistra tiene saldamente la spada. Ho una piccola sorpresa per lui. Apro la porta della cabina e sono dentro. Il Capitano dorme nel suo giaciglio. Mi avvicino con la spada sguainata.
“Sveglia, assassino. Guardami mentre ti uccido.”
”Sono affascinato, devo ammetterlo. Non il minimo rumore, non un passo falso. Ma francamene me lo aspettavo.”
Mi giro. L’uomo senza una gamba è davanti a me con la spada sguainata.
“Allora, risolviamo la cosa da veri pirati?” Mi dice.
“Naturalmente.” Ringhio.
Affondo in avanti, ma il vecchio è veloce. Schiva e mi colpisce di lato. Io paro e scarto indietro. Le nostre lame si incrociano, ma lui mi colpisce al fianco con la stampella. Mi si spezza il fiato.
“Allora, credi ancora di potermi battere? Puoi sempre arrenderti.”
“MAI!”
Scatto in avanti e gli spezzo la stampella con un colpo. Lui barcolla ma non cade. Para il mio colpo e si appoggia alla scrivania. Ansima.
Nonostante sia veloce, è pur sempre un vecchio.
Fa un giro su se stesso e mi colpisce. Io paro, gli colpisco la mano di piatto e la sua spada vola via.
“In ginocchio.” Gli ordino.
Lui cade sulle ginocchia. Non abbassa lo sguardo neanche per un momento. È orgoglioso, non vuole darmi il piacere della sconfitta. Mi guada sprezzante.
“Per mio padre.”
Gli prendo il braccio destro e gli passo la lama sul dorso della mano. Una sottile linea rossa si disegna sulla vecchia pelle.
“Veleno. Pensavo avresti gradito l’ironia. Addio, vecchio.”
E silenziosamente mi chiudo la porta della cabina alle spalle, lasciando l’uomo senza una gamba alla sua lenta agonia.
Ok, questo capitolo è brevissimo . E forse anche un po' confuso, lo ammetto.
Ho scelto di usare la prima persona per motivare di più le scelte di Angelica e rendere più chiari i suoi movimenti. Il prossimo capitolo tornerà ad essere in terza persona, e sarà anche più lungo. Spero comunque di tenervi sulle spine... ;)