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Autore: MrBadCath    05/10/2011    4 recensioni
Autori: MrB feat. C (vale a dire MrBadGuy and la Cath)
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo nella realtà. I Queen e le canzoni citate non ci appartengono. David è un personaggio di MrBadGuy. No infringement of copyright intended.
Note: per le note vedere Nda e Varie :D grazie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roger



«Signor Taylor?» la voce era bassa, ma dolce. A sentirla in quel modo, pareva che potesse lenire ogni singola ferita del mio corpo, eppure non era né Freddie né David: nessuno di loro ci avrebbe mai messo così tanto rispetto «Signor Taylor, si sente bene?» insistette la voce
«Sì, certo» mi decisi a rispondere, indossando il mio miglior sorriso. Falso. David mi aveva piantato lì per correre da Freddie. Non so perché mi sentissi così frustrato, dopotutto ero stato io a dirgli di farlo... forse credevo che non avesse abbastanza fegato per agire davvero. Pronunciare le parole «ti amo» richiede anche una certa dose di amor proprio, è un po' una dichiarazione di sottomissione.
«Bene» affermò entusiasta la ragazza. Fece per ritornare al suo posto, dietro il bancone, ma la fermai
«E tu sei...?»
«La cameriera, signore» rispose, un po' imbarazzata, passando una mano sul vassoio. Sorrisi. Probabilmente pensò che mi ero sbronzato con una tazza di caffè.
«Voglio dire, qual'è il tuo nome...»
«Ah, io... Dominique» aveva un accento francese, forse era questo che rendeva la sua voce particolarmente dolce. Era come immergersi nel miele. *
«D'accordo, Dominique e... tu mi conosci, quindi, ti piace la nostra musica?» qualcuno, da dietro il bancone la chiamò
«Scusi, io passerei delle ore a chiacchierare con lei, davvero, ma sono in servizio e...»
«Non c'è problema» improvvisai. La verità era che avevo un disperato bisogno di avere una conversazione normale con una persona normale. Ero stanco di dover sempre parlare del mio sedere, di amore, di sesso, di uomini: volevo vivere come quando semplicemente avevo una scappatella ogni tanto con una donna e non mi dovevo preoccupare di ferire Freddie o chiunque altro, perché ai miei colleghi non importava chi mi portavo a letto e non dovevo calcolare la percentuale di rischio di sedurre un amico del mio amore segreto.
Avevo decisamente bisogno di una storia normale alla luce del sole.
«Se ha solo un attimo di pazienza, tanto stiamo chiudendo...»
Certo, se David fosse partito avrei avuto Freddie per me, ma non sarebbe più stata la stessa cosa: una parte di lui che amavo, sarebbe comunque rimasta in David, e una parte di me che lui amava... sempre in David. La chiave del nostro rapporto, l'ago della bilancia, era proprio la parte che rischiava di andare perduta, anche se in realtà, ognuno di noi era fondamentale, e quello che ci rimetteva più di tutti era proprio David, che si vedeva privare sia di me che di Freddie.


Freddie



La situazione era pressoché insopportabile. Stavo diventando una specie di donnicciola gelosa e paranoica e non era quello che mi aspettavo da me.
Fino ad allora avevo dato per scontate troppe cose che in realtà non lo erano, prime di tutte Roger, e di recente anche David, misteriosamente ricomparso per venire a prendersi ciò che gli spettava.
Io.
E finché ero in grado di controllare il mio sentimento per Roger, era un conto, ma se ci si metteva anche l'albino, le cose si complicavano in modo piuttosto compromettente. Non avevo mai pensato che David avrebbe potuto provare attrazione, seppur fisica, dico io, per uno come Roger.
Insomma, se gli piacevo io, come poteva il biondino, avere un tale effetto su di lui?
Eppure era vero: David era scattato prima con lui che con me.
Non ero abbastanza eccitante, per lui.
E l'oggetto delle sue attenzioni, normalmente molto riservato in questi ambiti, si era lasciato sottomettere senza troppi indugi. Non che mi sentissi inferiore... certo, mi ci era voluta una lunga ed estenuante pratica di corteggiamento per sedurlo, mentre tornava il primo albino dalle missioni di pace e lo ritrovavo nel suo letto.
Non mi sembrava corretto.
David voleva Roger per arrivare a me, Roger voleva David per sé per allontanarlo da me.
Infine io, volevo tutti per me, senza considerare i sentimenti di nessuno, dimenticando quanto dolore io stesso stessi provando per la situazione in cui mi trovavo.
Per colpa mia.


David



Bussai, sapendo che mi ero appena condannato ad una discussione lunga ore.
Avevo aspettato troppo tempo, avevo abbandonato Roger al bar per poi tornare a casa ad autocommiserarmi e piangermi addosso. Quello che Freddie mi stava facendo non mi andava bene per niente. Non mi riconoscevo più.
Aprì Peter Freestone, l'assistente personale di Freddie, che lui chiamava Phoebe:
«Salve David, Freddie sta dormendo...» nervosamente strinsi con la mano destra lo stipite della porta a cui mi ero appoggiato.
«È davvero molto urgente, lo sveglierò»
«A suo rischio e pericolo» si fece da parte e con un cenno della mano mi invitò ad entrare.
Mi sentii fortunato, sicuramente Freddie gli aveva parlato di me e gli aveva comunicato ciò che mi potevo permettere di fare: nessuno sarebbe penetrato in casa Mercury con quella facilità.
Salii lentamente le scale. Pensando a quello che gli avrei detto, stringendo il corrimano, fino a temere di poterlo spezzare.
Dopo aver bussato delicatamente aprii la porta, camminando con passo felpato raggiunsi il letto.
Freddie era rannicchiato sotto il piumone, con un'espressione rilassata. Sorrisi e gli accarezzai la testa, mi sedetti sul bordo del letto, nel modo più delicato possibile.
Il moretto aprì lentamente gli occhi, posando la mano sulla mia, realizzò chi fossi e cercò di comportarsi in maniera altezzosa:
«Cosa vuoi?» mi chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.
Trattenni una risata.
Più che una Regina, in quel momento mi sembrava uno zombie. Si era evidentemente consolato la sera, chissà con chi. Chiunque fosse, gli avrei volentieri spaccato la faccia, un po' per me, ed un po' anche per Roger, sempre ammesso che non fosse proprio lui.
«Cazzo, vuoi rispondermi?» si alzò, mi diede le spalle ed entrò nel bagno, lasciando la porta aperta.
Esitai.
Per la prima volta mi trovai in imbarazzo davanti a Freddie: non sapevo che cosa dire, non mi ero mai scusato, né con lui né con nessun altro, ma c'è sempre una prima  volta, no?
Ero disposto a farlo, per lui, non era necessario, sarebbe comunque tornato da me, però non volevo quel tipo di rapporto con lui, volevo che ci considerassimo l'uno  alla pari dell'altro, entrambi dovevamo scendere da cavallo e parlare da uomo a uomo.
Da innamorato a innamorato.
«Ti amo, Freddie»
Qualcuno al posto mio pronunciò quelle parole, la voce era la mia, le labbra erano le mie, ma non lo avevo detto io, non poteva essere. Forse una parte di Roger Taylor mi aveva davvero influenzato. Davvero la sua parte da stupido sentimentale poteva avere poter sul mio atteggiamento?
Silenzio.
-Ti prego, dì qualcosa, Freddie- supplicò la mia mente, ma l'unica cosa che fece, fu uscire dal bagno con lo spazzolino in bocca.
Ci guardammo.
Era davvero troppo per me: ero stanco e vulnerabile in quel momento.
Appoggiai la mano sul pomello:
«Ci vediamo» dissi, poi uscii dalla stanza e scesi le scale con la velocità triplicata, rispetto a quando le avevo salite, nella vana speranza che non scivolassero sotto i miei piedi come nei peggiori incubi.
Salutai con la mano l'uomo che mi aveva aperto la porta e sgattaiolai via.
«Dave!» esclamò Freddie, prendendomi la mano e tirandomi verso sé, non sapevo fosse così forte. Non avevo osato immaginarlo tale.
Mi spiazzò completamente, non mi aspettavo una simile reazione, soprattutto da lui, che la pensava alla «più mi faccio desiderare, meglio è».
Non ebbi più idea di cosa fare quando infilò la lingua fra le mie labbra, mi limitai a stringerlo a me e a rientrare in casa con lui.


*nd: Dominique non era affatto una cameriera, ovviamente. Lei (non ricordo secondo quali fonti) era l'assistente di Richard Branson quando nel '76 organizzò un concerto ad Hyde Park al quale parteciparono anche i Queen. I due si conobbero lì.
   
 
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