“Sei sicura di non volere una mano?”. Matt era seduto e da
dieci minuti implorava Sora di farsi aiutare, vista la sua impossibilità ai
fornelli. Sora, dal canto suo, rifiutava qualsiasi aiuto: aveva invitato Matt a
pranzare a casa sua e doveva, almeno quella volta, riuscire a cucinare un
piatto che, non dico dovesse essere da chef esperto, ma almeno commestibile.
“Sora, vuoi che sia sincero?” chiese leggermente divertito
“No, perché non ti ho chiesto nessuna opinione!” cominciava
a spazientirsi sul serio: la cucina era un disastro, lei a momenti si bruciava,
si sentiva un’imbecille totale e il suo migliore amico la prendeva pure in
giro.
“Mi fai pietà!” esclamò esasperato Matt. Si alzò e le si
avvicinò per assisterla. Sora stava per dare di matto quando un ennesimo
schizzo di olio rischiò di bruciarla. A quel punto Matt non resistette più: le
prese il mestolo dalle mani e la spinse via prendendo il suo posto. Ad un suo
tentativo di opporsi Matt la fulminò, e qualsiasi cosa la ragazza volesse dire
si bloccò, buttandosi sulla sedia. Per fortuna Matt non si era accorto di
nulla: Sora non avrebbe potuto opporsi, era successo tutto in fretta. Sapeva di
avere Matt accanto ma non pensava che l’avrebbe disarcionata dal suo posto di
cuoca, e che cuoca! La sua mano le rubò quell’infernale attrezzo, sentendosi
spingere via. A quel contatto il suo viso divenne fuoco, ma sparì non appena
Matt le rivolse quello sguardo; di sicuro non l’avrebbe più fatta avvicinare al
cibo.
“Hai più parlato con Tai?” esordì ad un certo punto Matt.
Sora alzò la testa per guardarlo. Da quando gli aveva raccontato della rottura
fra lei e Tai non ne aveva più parlato.
“Ehm, a dire la verità ci ho provato, ma non mi ha mai
risposto. Mi evita, ed è una cosa che non sopporto!” Era vero, quando lo
chiamava a casa non rispondeva mai, e il cellulare era spento, occupato o
squillava per dei minuti interi senza ricevere risposta.. perché le aveva detto
che non glielo avrebbe rinfacciato e poi non si faceva sentire?
“Bhè, è abbastanza ovvio, è stato lasciato dalla sua
ragazza!”. Sora si alzò e si appoggiò al bancone accanto a lui, incrociando le
braccia, non aveva una bella faccia
“Cosa dovevo fare scusa? Continuare a illuderlo e farlo
stare ancora peggio?” Oh Oh! Sora si era arrabbiata.
“No, io non intendevo questo” la calma di Matt a volte dava
sui nervi “ma sai com’è orgoglioso, in fondo la sua è stata una sconfitta, fra
un paio di giorni tornerà come prima” La sua calma dava sui nervi, ma in
compenso sapeva come consolarti.
“Mi dispiace, non avrei mai voluto farlo soffrire”
“Certo, lo immagino, ma mica puoi sapere come vanno a finire
le proprie storie”. Sora lo guardò sbigottita
“Ehi, da quando in qua tu sei così profondo?” Matt la guardò
con un sorriso, che si trasformò in una risata
“Devo prenderlo come un complimento?”. Sora non rispose a
quella domanda
“Però intanto lui ora sta male, e io sono qui a cucinare
come se nulla fosse accaduto”. Matt spense il gas e si voltò a guardarla meglio
“Punto primo anche tu in fondo stai male, ma lo dai meno a
vedere; punto secondo” man mano che parlava teneva il conto sulla punta delle
dita “sono io che ho effettivamente cucinato, non tu; punto terzo pensi sul
serio che lui sia così triste da non cucinare ne mangiare più? Povera illusa” a
questa affermazione scosse la testa “e poi la vita continua, non puoi
crogiolarti nel dolore finché Tai non sta meglio, te l’ho detto, gli passerà”
detto questo servì il mangiare nei piatti e si accomodarono
“Tu l’hai visto?” chiese ansiosa Sora
“Sì, e ti assicuro che non sta peggio di un qualsiasi
mortale che sia appena stato lasciato, nulla che non si possa curare con
un’abbuffata di dolci e schifezze varie”. Matt guardò intensamente negli occhi
Sora, che velò le guance di una leggera tonalità di rosso “Sora, ti assicuro
che non ce l’ha con te, e tu devi smetterla di incolparti, hai fatto bene ad
essere sincera e a non avere aspettato ancora. Le delusioni d’amore sono successe
a tutti, si riprenderà e tornerà il nostro Tai di sempre”. Era stupendo come
Matt riuscisse a consolarla, per fortuna aveva deciso di parlargliene. Il cibo
era buono, meno male che aveva preso lui la situazione in mano, il risultato
non sarebbe stato lo stesso con lei ai fornelli.
“Te l’ho detto cos’è successo alle prove?” Sora lo guardò
curiosa “Tk ha quasi ammazzato una ragazza”. A quelle parole Sora strabuzzò gli
occhi incredula. Matt si sentì in dovere di precisare “Bhè via, non proprio
ammazzata, ma ha rischiato di farle del male” L’Ishida raccontò l’accaduto a
Sora. “Credo che l’abbia portata a cena, non so cosa sia successo”. Sora
riprese a mangiare, pensava alla povera Kari. Sapeva come ci sarebbe rimasta
male se Tk…
Forse oggi è il giorno delle coincidenze, perché altrove
avviene la stessa scena, però con persone diverse: casa di Yolei c’era Kari. Il discorso era
deviato sull’uscita di Tk con questa Mizuki, e Kari non ne sembrava affatto
entusiasta. In seguito all’accaduto lei si era rifiutata di conoscerla, sapeva
che non sarebbe mai andata d’accordo con la ragazza. Certo, questo non era
quello che aveva spiegato a Tk: si era limitata ad inventarsi delle scuse. Però
sapeva che erano usciti ancora, il pomeriggio seguente all’incidente per farle vedere
la città, e una sera lei aveva cenato da Tk. Non era accaduto niente, ancora,
ma Kari aveva capito le intenzioni della ragazza, anche se non l’aveva mai
vista. Certo, il suo migliore amico gliel’aveva descritta, ma nulla di più.
Yolei sembrava non voler capire
“Ma perché non la vuoi conoscere? Magari è simpatica, e poi
se ci sei anche tu stai sicura che fra loro due non accada nulla!”.
Quest’ultima affermazione infastidì parecchio Kari, ma cercò di nasconderlo il
più possibile.
“non la voglio conoscere semplicemente perché ho sempre da
fare, e poi credo che farei da terzo incomodo” le ultime parole le costarono
molta fatica.. perché si sentiva così? È il suo migliore amico, e dovrebbe
esserne contenta, ma… i suoi pensieri furono interrotti da Miyako
“Non è, vero, che sei gelosa?”. Kari la squadrò malissimo. A
quell’occhiata l’amica precisò “si, insomma, lui è il tuo migliore amico, e
un’altra ragazza potrebbe entrare nella sua vita, tu passeresti in secondo
piano. Sarei gelosa anch’io!”. Kari la guardò con un misto di compassione e
sconfitta
“Yolei, sei delicatissima! Comunque no, non sono gelosa” o
almeno questo era ciò che pensava, ma allora che cos’era quella strana
sensazione che l’attanagliava?
“Comunque io e Ken stasera usciamo, se ti vuoi unire a noi…”
Kari rimase un po’ spaesata
“Nono, aspetta, tu e Ken uscite insieme e me lo dici così?
Con questa nonchalance?” Yolei arrossì
leggermente
“Ma dai, usciamo come amici, cos’hai capito?”. Kari la
guardò come se avesse voluto dire -certo certo, convinta te…- “Dai Yolei, so
che esplodi di felicità”. L’amica stava per ribattere quando il suo cellulare
squillò. Lei si mise a parlare con colui che era all’altro capo del telefono.
Poi dopo un “Aspetta, è qui, ora glielo chiedo” Yolei si rivolse a Kari
“Ascolta” disse abbassando la voce “c’è quel mio amico che
vuole tanto conoscerti, perché stasera non uscite con noi?”. Hikari stava per
ribattere ma Miyako la precedette “avanti, così stasera esci, o forse
preferisci andare da Tk e magari incontrare la sua amica?”. Bastarono quelle
parole a convincerla. Quella ragazza sapeva toccare i tasti giusti!!
“Finalmente sono riuscita a combinarti un appuntamento.
Voglio vederti elegante stasera” . Kari la guardò di traverso
“Si, certo, contaci. Tu piuttosto!! Guarda, ti avverto, vi
tengo d’occhio tu e Ken, chiaro?”. Aveva deciso di cambiare argomento, in fondo
l’aveva ascoltata fino allo sfinimento. Yolei era diventata rossa come un
peperone
“La vuoi smettere? Cosa vuoi che succeda?”
“Mah, vedremo” rispose Kari.
L’ho già detto che oggi è il giorno delle coincidenze? Una scena simile avviene a casa Takaishi. Lui e Mizuki si erano appena dati appuntamento per quella sera. Ovviamente la ragazza era ben accetta al suo invito: anche se si conoscevano da pochi giorni si trovavano bene insieme. Tk però non riusciva a capire dove l’avesse già vista, si perché gli era familiare. Si apprestò ad uscire per andare alla redazione che l’aveva chiamato qualche giorno prima. Pensava a Mizuki. Quella ragazza lo intrigava, era carina e sembrava ricambiare. Chissà come sarebbe andata a finire… in quel momento si accorse dove era: passava proprio di fronte all’edificio in cui abitava Kari. Era un po’ che non la vedeva, più o meno… da quando aveva incontrato Mizuki. Sì, da quel giorno si era sempre rifiutata di uscire con loro due, diceva di essere impegnata. Chissà se era vero o se era solo una scusa. Tk decise che prima o poi la sarebbe andata a trovare. Guardò l’orologio. No, non quel giorno, era già in ritardo, ma l’indomani… sì, prima di ripartire si ripromise che il giorno seguente sarebbe andato a trovarla. Ed hai fatto bene Tk a non andarci in quel momento, perché probabilmente non sarebbe stata troppo accogliente, e poi avresti trovato la casa vuota, perché lei era dalla sua amica Sora. Dove altro poteva sfogarsi se non da lei? E sappilo Tk, è lì per colpa tua, perché tu l’hai accantonata da quando hai il giochino nuovo, ma attento, perché la conosci, e quando si arrabbia sa essere pericolosa. E lo sai perché sta da Sora a parlare? No? Bhè, perché da qualche giorno è rimasta sola, è stata abbandonata dal suo migliore amico, quello che l’ascoltava sempre e comunque, quello che c’era sempre, anche alle due di notte. Le manchi, ma di ceto non te lo dirà, non ora, non con Mizuki in mezzo. E anche a te manca, ma non te ne accorgi, sempre per lei, per la tua nuova amica, perché ti riempie il buco, non ti fa sentire la sua mancanza, ma ricordati che prima o poi ti ci abituerai alla sua presenza, a Mizuki, e allora ti accorgerai che qualcosa ti è venuto a meno, e quel qualcosa è lei. Spera soltanto che non sia troppo tardi.
Quella sera Ken, Yolei, Kari e Akinoru si diedero
appuntamento davanti casa di Yolei. Quando Kari arrivò per prima lei la
squadrò, da capo a piedi
“Dimmi Kari, tu conosci il significato della parola
elegante?”. In effetti indossava jeans, tacchi e una maglietta normale, era
molto carina, ma non rientrava nel concetto di eleganza della sua amica.
“Oh, senti Yolei, non è una cena galante, d’accordo?”. Forse
era una sua impressione, ma Kari non era dell’umore.
“Va bene, ma potrebbe diventarlo”
“Ho accettato per tenervi d’occhio, te l’ho detto”. Yolei
non fece in tempo ad arrossire perché arrivarono Ken e l’amico di Yolei, la
quale li fece presentare e s’inviarono. Il ragazzo era simpatico, aveva molta
parlantina, ma a volte, e soprattutto con Ken, faceva battutine idiote, e
rimarcava spesso il bell’aspetto di Kari, con l’unico risultato di imbarazzarla
tantissimo. Non si sentiva a suo agio: Yolei e Ken trovavano sempre qualcosa da
dire, si vedeva che erano affiatati, e lei si sentiva una completa estranea. In
più si aggiungevano lo stress e la stanchezza che si erano fatti avanti da
quando aveva deciso di sfogarsi con Sora. Akinoru le faceva delle avance, si
vedeva che ci provava, ma decide di smetterla quando Ken gli lanciò
un’occhiataccia. Ma non era finita lì, perché Yolei ebbe la brillante idea di
lasciarli da soli
“Senti Kari, Ken mi ha chiesto di fare una passeggiata con
lui, ed io ho accettato, così voi due almeno vi conoscete meglio, a te va
bene?”. Kari, seppur avesse voluto ucciderla, la lasciò andare. In fondo
inizialmente erano lei e Ken che sarebbero dovuti uscire insieme, e si meritava
una passeggiata romantica. L’unico problema era l’imbarazzo che si era creato
fra lei e Akinoru. Non erano ancora usciti dal ristorante, Kari teneva la testa
bassa e il ragazzo la fissava
“C’è qualcosa che non và? Ti ho creato tutto questo
imbarazzo?” Kari alzò lentamente la testa, e quando i suoi occhi furono allo
stesso livello di quelli del ragazzo provò a sorridergli
“No, è solo che sono stanca, ti spiacerebbe se…” il ragazzo
non la fece finire
“Allora ti riaccompagno”. I due si alzarono e s’incamminarono
verso l’uscita. Chissà come mai Akinoru era sicuro che Kari non sarebbe più
uscita con lui. Erano a distanza l’uno dall’altra, Kari immersa nei suoi
pensieri e Akinoru che si chiedeva dove avesse sbagliato.
-E pensare che Sora mi aveva detto di divertirmi questa
sera- fu il pensiero di Kari. Alzò la testa guardando davanti a se, non voleva
anche andare a sbattere contro qualcuno. La strada non era totalmente piena, a
quell’ora la maggior parte delle persone era nei ristorati a mangiare. Si voltò
a vedere dentro uno di essi. Coppiette innamorate, famiglie più o meno
numerose, un gruppetto d’amiche che scherzavano. Poi Kari si voltò di nuovo, a
guardare la strada davanti a se. No, no, non poteva essere. Si fermò di botto,
Akinoru si voltò a guardarla perplesso, ma Kari non ci fece neppure caso. Era
lì, di fronte a lei, qualche metro più avanti. Non l’avrebbe dovuta vedere, non
ci avrebbe dovuto fare caso, ma purtroppo Kari la vide. Non ci poteva credere,
non era vero. Mizuki era appoggiata ad un muro, dall’altro lato della strada
che tagliava la via a Kari. Se l’avesse attraversata, lì, di fronte a lei, ci
sarebbe stata accanto. Ma non l’avrebbe fatto, non riusciva a muoversi. Tk era
di fronte a lei, una mano appoggiata al muro, l’altra sul suo collo. E le loro
labbra unite. Unite. Qualcosa dentro di lei si spezzò. Un bacio, un altro, un
altro ancora. Si voltò di scatto e cominciò a correre, più veloce che poté. Non
si curò di Akinoru, né dei passanti che urtava. Non si curava di nulla. Girò a
destra, sempre correndo. A casa. Ecco dove stava andando. Stava correndo a
casa, passando per la via più lunga. Ma non poteva far altro, non poteva ne
voleva tornare indietro. Salì le scale, sempre di corsa, aprì la porta,
ansimando. Perché ci vedeva male? La richiuse delicatamente, dietro le sue
spalle. Poi fece un passo, delicato. Stava piangendo, ecco perché ci vedeva
male, le lacrime le offuscavano la vista. Calde e dolorose scendevano
imperterrite. Si bloccò, fissando il vuoto. Poi si chinò, si piegò sulle sue
gambe, con calma. Poi lì, accovacciata, pianse. Non appena chiudeva gli occhi
li rivedeva. Erano lì, di fronte a lei. La sua mano sul collo, le loro labbra
unite. Non si erano neppure accorti di lei. E le lacrime, quelle continuavano a
scendere bastarde. Magari ora passeggiavano insieme, mano nella mano. E a quel
pensiero sbarrò gli occhi. Si asciugò le guance, rigate. Poi si diresse verso
la camera, assente, lo sguardo perso. Appena spense la luce, a occhi chiusi,
eccole che tornavano, calde e umide, a bagnare la stoffa sotto la sua testa. E
assieme a queste, lui, la sua immagine, quella che un tempo era l’immagine del
suo migliore amico, che prima di uscire con qualche ragazza la consultava, le
chiedeva come vestirsi, come comportarsi. Di solito veniva a sapere anche due
giorni prima che aveva intenzione di baciare la fortunata di turno, e come ne
era entusiasta. Ma questa volta, questa volta perché no? Cos’era successo,
cos’era cambiato fra loro due? E lì, nel buio conciliante d’idee e di lacrime
una certezza si fece spazio nella sua mente. Lei lo amava.
Rieccomi con il terzo capitolo, più triste e struggente che
mai. Spero di non esservi sembrata troppo esagerata, ma volevo ben spiegare i
sentimenti, come si sentiva Kari. Lo so che non vi aspettavate una reazione di
questo genere, ma lei era già gelosa di Mizuki dall’inizio, figuratevi vederli
baciare. Comunque me lo immagino molto bene il bacio, con lui che si appoggia
al muro….*ç* troppo carino… koff koff (riprenditi Martina)… comunque dicevo… e
anche Kari accovacciata sulle gambe che piange e che d’un tratto sbarra gli
occhi… poverina. Voi neppure potete immaginarvi che fatica e che dolore avevo
mentre descrivevo la scena del bacio… una pugnalata al cuore. Ora volevo
precisare una cosa del capitolo precedente che mi ha fatto notare HikariKanna (che voglio ringraziare per le recensioni
che mi lascia sempre e perché mi fa notare certi errori): chi sono
Keishi e Shinobu? Voi vi sarete chiesti? Dovete sapere che Keishi è un nome
maschile giapponese (lo so, sono stranissimi, li ho presi da internet, ma sono
veri), infatti nella mia mente contorta lui era un ex di Sora che è stato
scaricato da quest’ultima, mentre Shinobu è un nome femminile(sempre strano e
sempre ovviamente preso da internet), la quale era un’amica intima sempre di
Sora(ovviamente tutto questo sempre nel mio cervello). Spero di essere stata
chiara, e qualsiasi dubbio chiedete pure, io sono qui. Infine volevo
ringraziare infinitamente tutti quelli che mi leggono e che seguono la mia
storia, devo ammettere che sono coraggiosi, e anche a tutti quelli che
recensiscono, malgrado non siano troppi, in particolare (scusate la
ripetizione) HikariKanna, che spero continuerà a seguirmi e a recensire, visto che m’incoraggia tantissimo
ciò che scrivi. Spero solo che dopo che avrai letto questo capitolo non mi
vorrai uccidere. Vi lascio con la suspense tipica delle telenovele e
(ammettiamolo) un po’ bastarda. Al prossimo capito
Honey.