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Autore: Mami93    05/10/2011    1 recensioni
tk e kari sono amici,ma nessuno dei due sa di essere innamorato e ricambiato.la loro amicizia potrebbe diventare qualcosa di più, ma l'ostilita di lei verso l'amore e la nuova ragazza di lui faranno credere ai protagonisti che l'amore è tutto qui,fatto di sospiri,baci e nulla più. prima fanfic sui digimon,spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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addio

L’asfalto sotto di me cominciava a non essere più stabile. Il mio cuore pompava con tutta la forza che aveva, ma neppure quella bastava. Respiravo a fatica, cercando in quelle boccate d’aria bollente un aiuto. Volevo solo correre più veloce, più veloce, ma le gambe mi cedevano. Corsi su per le scale del mio appartamento. Mi fermai di fronte alla porta, affondando una mano nella borsa. Cercai disperata le chiavi di casa, ma dove diavolo erano! Maledizione, e io come ci sarei andata all’ospedale senza chiavi della macchina? E se non aprivo quella maledettissima porta come… una mano mi trascinò via di lì, accompagnandomi giù per le scale. Allora non era un’impressione mia, avevo sentito qualcuno parlare dietro di me, ma chi diavolo… la portiera si chiuse con un botto, e l’auto partì a tutta velocità. Tk guidava come un pazzo. Aspetta, perché Tk mi aveva messo nella sua auto? Le luci dei lampioni scorrevano sul cofano della macchina con una velocità impressionante una dietro l’altra, le curve mi sbalzavano da una parte all’altra, ma non cercavo neppure di reggermi. Ma perché poi stavamo correndo? In fondo Tai era già morto, ormai era troppo tardi… morto… Tai… non potevo credere che fosse vero, non riuscivo ad avvicinare quelle due parole, una così amata, l’altra così maledettamente odiata. Non era vero, non poteva. Era uno scherzo, non poteva essere altro che uno stupidissimo scherzo giocato dai miei genitori. Non riuscivo a convincere neppure me stessa dell’idiozia di quella frase, ma ormai a cos’altro potevo aggrapparmi? Non lasciai neppure il tempo che la macchina si fermasse, scesi al volo dirigendomi verso l’entrata. Al bancone una ragazza mi guardò preoccupata, in attesa di sapere il nome della persona che stavo cercando.

“Tai. Kamiya Tai” lei cercò velocemente sul monitor del computer che aveva davanti

“stanza 572, terzo piano. Signorina, ma lei è una parente?” non le risposi neppure, d’altronde non mi avrebbe sentito, ero già a metà corridoio. Dev’essere stata un’infermiera nuova, inesperta, perché se fosse stata anziana avrebbe saputo che prima di tutto bisognava porre la domanda sulla parentela. Terzo piano, stanza… che numero aveva detto? Non ebbi problemi a trovarla, riconobbi le persone. Il primo che vidi fu Matt. Ma cosa ci faceva lui qui? Chi l’aveva avvertito? Era con lui che Tk aveva parlato al telefono? Non lo avevo mai visto così. Dietro di lui mia madre piangeva sulla spalla di mio padre, che la accarezzava dolcemente. Era un pezzo che non avevano più contatti. Tai sei riuscito a farli riavvicinare, sei felice? Mi bloccai di botto quando vidi Matt avvicinarsi a me. Scossi la testa varie volte, come per convincermi che non era vero, non era possibile. Non appena vidi le sue braccia avvicinarsi a me…non ero mai stata così tanto vicina al fratello maggiore del mio ex amico. Tai, ti rendi conto di quante cose stai cambiando? Proprio tu che odiavi i cambiamenti. Cercai di trattenere le lacrime per non bagnargli la maglietta, ma poi non ce la feci più, e me ne fregai. Mi lasciò andare non appena sentimmo una voce chiamarmi. Mi voltai correndole incontro

“oh, Sora” notai che Tk era già arrivato, ma restava a debita distanza. Non appena incontrò il mio sguardo si staccò dalla parete alla quale era appoggiato per poi sparire dalla mia visuale.

Faceva freddo quel giorno, e un soffio di aria gelida sferzò l’aria, costringendo i presenti a stringersi di più nei propri cappotti. Mi voltai indietro, sentendomi chiamare. Vidi una ragazza, sulla ventina, venirmi incontro. Buttai gli occhi al cielo esasperata. Altre due persone, a me sconosciute, mi fecero tornare al presente. mi allungarono la mano, o mi abbracciarono, facendomi le condoglianze. Capivo che lo facevano, come tutti gli altri, per farsi sentire vicini, ma non capivano che l’ultima cosa che cerca chi ha perso qualcuno, è trovarsi sempre circondati da persone che cercano di farti capire quanto anche loro siano dispiaciute, cosa che in certi momenti è impensabile. La ragazza che mi aveva chiamato prima, mia cugina, mi portò via, e per quella volta le fui davvero grata.

Mi avvicinai a mamma e papà. Non appena si accorsero della mia presenza mi rivolsero tutta l’attenzione. Da quando ero arrivata non mi avevano degnato, ma non glielo avrei mai e poi mai fatto notare, sarei stata troppo meschina, e inoltre neppure io ero nella condizione di chiacchierare con i miei genitori, apparentemente più uniti. Apparentemente, è questo il problema, chissà cosa sarebbe successo dopo.

“voglio vederlo!” mamma nascose nuovamente il viso sulla spalla di mio padre, lui le mise una mano sulla testa, pronto a spiegarmi dove fosse il problema, come quando ero piccola. Si, perché c’era un qualche problema, se no non mi avrebbe  mai guardato in quella maniera. Sentì qualcuno dietro di me, mi voltai, Sora mi guardava con gli occhi lucidi, e un velo di preoccupazione sul viso

“sei sicura di voler entrare da sola?” io annui lievemente, ma evidentemente abbastanza sicura, perché la convinsi subito.  Mio padre ricatturò la mia attenzione parlando

“Kari, non è proprio il caso, potrebbe essere un duro colpo per te, sappiamo quanto eri legata a tuo fratello, e…” i singhiozzi di mia madre bloccarono le parole che suo marito stava per dirmi

“Tai…” mugugno

“ha avuto un brutto impatto, ho paura che la sua vista…”

“voglio entrare, a costo poi di stare male, ma voglio vedere mio fratello, adesso!” puntai i piedi. Lui capì al volo, perché abbassò lo sguardo e si avvicinò, con mia madre, a un medico poco distante che si stava avvicinando. Appoggiai la mano sulla maniglia di quella stanza d’ospedale, pronta per l’ultimo saluto a mio fratello

Mi voltai dopo tanto tempo, troppo evidentemente. Rimasi allibita dalla quantità di gente che affollava la chiesa. C’erano delle persone in piedi, probabilmente anche fuori dalla porta. Ma da dove spuntavano tutte? Davvero Tai le conosceva? O forse erano loro che lo conoscevano? I ragazzi, i suoi ragazzi, occupavano cinque o sei panche. Poverini, l’avevano presa davvero male la perdita del loro adorato allenatore. Alcuni avevano anche deciso di ritirarsi. Che ingiustizia, Tai non l’avrebbe mai voluto, era nato per insegnare a giocare a calcio, e sapere che qualcuno voleva mollare per lui… sarebbe andato su tutte le furie. Mi sentivo gli occhi gonfi per le troppe lacrime, ma nonostante tutto eccole di nuovo. Mi alzai di scatto, seguendo ciò che anche gli altri facevano. Non mi ero accorta di ciò che stava succedendo, ma quando mia madre mi sospinse capii che dovevamo uscire. Passai accanto a quella bara di legno, in cui era stato chiuso mio fratello… il mio fratellone premuroso, che d’ora in avanti mi potrà proteggere solo psicologicamente. Accarezzai quel pezzo di legno, consapevole che non era come toccare la sua pelle. Mi allontanai a passo spedito, seguita a ruota dai presenti.

Il suono della serratura chiuse fuori tutti i rumori. La penombra nella stanza era accompagnata da quel silenzio, così inquietante, così irreale. Mi avvicinai al letto in mezzo alla stanza. Lo riconobbi, nonostante avesse il suo bellissimo viso rovinato. Il sangue gli copriva parte della guancia destra, un taglio netto sulla fronte. Gli accarezzai la guancia non insanguinata, passando lievemente le dita sul taglio in fronte, mi soffermai sugli occhi. Quei bellissimi occhi castani che si ritrovava, intensi, allegri, sempre pieni di vita… vita… quegli occhi che non avrei più potuto vedere, quegli occhi che non mi avrebbero più potuto sorridere, che non mi avrebbero più guardato tanto gelosamente… cominciai a singhiozzare sempre più forte, il silenzio rotto soltanto da me. Mi voltai e corsi fuori, sbattendo la porta dietro di me. Urtai contro qualcuno, ma chi fosse non lo so. Aria, ecco cosa cercavo, aria, per respirare, respirare. Mi spinsi contro la ringhiera del terrazzo adibito per chi doveva permanere e aveva bisogno di uscire. Non mi trattenni più, piangendo sommessamente, interrotta solo dai singhiozzi che mi facevano sussultare. Ero fuori, all’aria, ma malgrado questo non era migliorato nulla, non respiravo. Alzi gli occhi umidi al cielo, cercando il suo viso.

Il corteo che accompagnava il funerale procedeva lentamente, io dietro a mamma e papà. Nei due giorni che avevano preceduto il funerale non si erano lasciati un secondo. Non sapevo se esserne felice o meno. I miei amici, tutti quanti i digiprescelti avanzavano dietro di me, lasciandomi lo spazio desiderato. Continuavo a sentirli, Sora più che mai. I singhiozzi di un’amica, di un’ex, di colei che avrebbe dato la vita per Tai. Non avevo mai cercato di consolarla, sapevo io quanto lei che non sarebbe servito a nulla. Abbiamo pianto insieme, ma non ci siamo mai consolate a vicenda.

si sedette accanto a me, senza cercare un contatto. La guardai negli occhi

“secondo me avresti bisogno di Tk” cercò di aiutarmi. Un ghigno si disegno sul mio viso, ma non le risposi. Ci abbracciammo, in cerca di un conforto comune, che però non arrivò

Ero riuscita a nascondermi in mezzo alla folla per scappare da mia cugina. Non la sopportavo più, non che l’abbia mai fatto, ma in questi giorni era davvero appiccicosa con i suoi consigli sulla vita

“ora ti guarderà dal cielo, hai una stella in più che brilla per te” aveva continuato a ripetermi, come se l’idea potesse aiutarmi. In più non mi mollava un secondo solo, pure al bagno mi seguiva. Per fortuna ero riuscita a mimetizzarmi tra la gente. Inspirai a fondo per cercare un po’ di pace. Per non so quale motivo mi venne in mente Matt, che il giorni prima mi aveva parlato. Ci eravamo avvicinati parecchio negli ultimi tempi, e la cosa mi faceva uno strano effetto, probabilmente per il fatto che, al contrario, c’era stato un brusco allontanamento dal fratello. Riaprì gli occhi appena in tempo per vedere una bionda avvicinarsi a me. Riconobbi mia cugina, e svincolai il più in fretta possibile, così che non potesse vedermi. Mi diressi verso l’uscita del cimitero, avrei aspettato i miei genitori alla macchina. Da lontano vidi una figura appoggiata al cancello. Solo quando fui più vicina capii che si trattava di Takeru, ma, volendolo evitare, abbassai la testa. Il mio intento però non valse a nulla, in quanto, passandogli accanto, mi disse

“Kari mi dispiace”. Io mi fermai accanto a lui alzando il viso. L’unico sguardo che potevo, ma soprattutto riuscivo a rivolgergli, era di commiserazione.

“ciò che è accaduto a Tai non cambia nulla  fra di noi, mi hai ferito, e non me lo scordo!” seppi soltanto dirgli, prima di andarmene

Una settimana dopo il funerale ricevetti una visita, ma quel che più mi sorprese era chi fosse venuto: Matt e Tk mi rivolsero un sorriso quando aprì la porta. Non parlammo molto, o almeno così fu tra me e il minore dei due, mentre con l’altro fratello non ci furono problemi, come d’altronde non ce n’erano da una settimana o poco più a questa parte. Non accennammo mai a mio fratello, probabilmente loro avevano paura di una mia reazione strana, o non so cos’altro, ma effettivamente mi sentivo bene, o almeno quanto ci si può sentire bene dopo che ti è morto il fratello. Forse erano state tutte le lacrime versate, o forse la vicinanza di tutti i miei amici, o più probabilmente era merito delle mie numerose visite alla sua tomba, fatto sta che seppur ogni tanto piangevo, riuscivo a controllarmi, e soprattutto non apparire come uno zombie vagante. Per me tutto questo era un gran traguardo, visto l’enorme legame che c’era tra noi due, ma ciò che mi faceva stare meglio era sognare quasi tutte le notti Tai, ed era bellissimo, come lo ricordavo, e stava bene, parlavamo e vivevamo ignari, e quando mi svegliavo sentivo dentro di me una bellissima sensazione, cioè che non mi avrebbe mai e poi mai abbandonato.

Scendemmo le scale in silenzio, mio fratello apriva la strada. Il primo a parlare fu lui, non appena scendemmo in strada

“l’ho vista bene” esclamò soddisfatto. Io ovviamente non ero per nulla d’accordo

“io no” sussurrai alzando gli occhi al cielo. Con la coda dell’occhio lo vidi che mi fissava, ma non disse nulla, e la cosa mi preoccupava non poco. Finalmente, dopo qualche secondo, mi chiese spiegazioni

“io l’ho vista sempre uguale, non è dimagrita ne strana, altre persone avrebbero reagito diversamente alla morte del proprio fratello, che so, comportandosi stranamente o chissà cosa” lo guardai sorridendo

“ti aspettavi di trovarla senza capelli o con dei strani tic?” chiesi ironico

“no, ma non si sa mai come…” si bloccò quando mi vide scuotere la testa. In quell’istante sentì tutta la sua attenzione su di me, in attesa di una spiegazione, che non tardò ad arrivare

“gli occhi” dissi “sono spenti, non hanno più la stessa luce!”

 

 

 

 

 

E finalmente rieccomi, dopo più di un mese, e proprio per questo devo farvi le mie più sentite scuse. So che forse è stato anche un po’ meschino da parte mia far morire Tai e lasciarvi così per un così (a mio parere) lungo tempo, ma la scuola mi ha preso non poco. Sinceramente non mi convince un gran che questo capitolo, ma volevo scrivere la reazione vista dalla parte di Kari. Lo so, forse è un po’ troppo malinconico, ma che vi aspettavate? Comunque, per tornare alla storia, pensate che prima o poi Tk e Kari torneranno a fare pace? E come? Inoltre non dobbiamo scordarci di Mizuki, che effettivamente negli ultimi due capitoli è stata un po’ trascurata (non che a voi dispiaccia, immagino). Ovviamente non vi dirò nulla, l’unica è continuare a seguirmi. Spero solo di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo un po’ prima, ma passiamo alle recensioni

Hikari Yagami: sbaglio o qui c’è una nuova lettrice? Davvero la mia storia ti piace? Mi fa davvero piacere, ma purtroppo non posso avverare il tuo desiderio, sarebbe troppo fantastico. Certo è da dire che sei drastica: vorresti davvero far morire la povera (scherzo ovviamente) Mizuki? Ovviamente non spoilerò nulla, ma una bella fine non farà!!!! Non morirà ma…. Non resta che da leggere

ThiaguellaItaly: non pensavo potesse farti un effetto del genere, ma certamente il povero Tai non se lo meritava. Se devo essere sincera a me non è mai venuto in mente di scrivere una lettera a babbo Natale del genere, ma di certo è stata molto fantasiosa. Non credi di avere un po’ esagerato a descrivere i miei capitoli? “i periodi calzanti”… ne sono davvero lusingata, e mi fa piacere che la mia storia ti piaccia a questo punto, spero che questo capitolo non ti abbia delusa. In più devo ammettere che sei molto perspicace: a parte la gelosia di Kari, che penso sia proprio palese, sei riuscita a cogliere un punto fondamentale: l’ultima ad aver visto Tai è stata Sora! Chissà  se anche lei lo noterà…. Non mi resta da salutarti, ma soprattutto da dirti una cosa: sono rimasta spiazzata di fronte a tutte quelle parolone che hai utilizzato per recensirmi, ma mi hanno fatto davvero piacere

 HikariKanna:pensavo mi avessi abbandonato!!!! Innanzitutto i due protagonisti da sbrogliare ne dovranno passare ancora un po’, ma tranquilla, tutto si risolverà, e neppure fra tanto tempo…. Non so come mai, ma Kari è una ragazza comune: spesso rispecchia molti caratteri, ed evidentemente ha preso anche te. infine ti devo delle spiegazioni: perché hai ucciso Tai, tu mi domandi? Bhè, non c’è un motivo ben preciso, ma qualcuno, già dall’inizio, sapevo che sarebbe dovuto morire. Quando ho creato l’idea iniziale, chi moriva era la madre, poi col tempo ho cominciato a pensare anche a Tai, e fidati se ti dico che all’inizio il tutto era confuso, ma poi, tutto d’un tratto, ho deciso. Il perché doveva morire non l’ho mai capito, ma ho sempre pensato che ci doveva essere un funerale per “risvegliare” i protagonisti. Spero che come giustificazione ti soddisfi, e che nonostante tutto non mi odierai per ciò che ho fatto a Tai.

Infine volevo ringraziare ChibiRoby, lunakiss e valerinxa, che seguono la mia storia, e tutti i lettori che mi seguono. Non mi resta che augurarvi un buon Natale (anche se in ritardo di un giorni), ma soprattutto un felice anno nuovo! Bacioni

Honey

  
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