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Autore: tsuubaki    05/10/2011    0 recensioni
Eccomi qui, con l’atteso seguito de “Il dolore della tempera primaverile”. Prima vi consiglio la lettura di quest’ultima. Non ho ancora la più pallida idea di cosa risulterà alla fine. Spero sia all’altezza della prima parte, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sai, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Non so come ho fatto a finire a letto con Kakashi. Proprio non lo so.
Inizia così il dialogo con Mahoko.
Sai deglutisce e le stringe una mano. Non vorrebbe sentire. Non vuole sentire.
Vorrebbe solo che quel corpo dalla pelle chiara come la luna piena fosse restato per sempre suo.
Suo e basta, ad aspettarlo.
-Sai … Dimmelo se ti faccio piangere- sorride lei. A Sai si stringe e si allarga il cuore contemporaneamente.
Quel sorriso gli fa provare un brivido, è come la prima volta che l’ha vista.
Come essere innamorati per la prima volta. Per lui quella era la prima volta: l’amava.
Ma non voleva ammetterlo, anche perché se le cose le ammetti tu stesso allora non puoi più negarle, e si finisce per soffrire. E soffrire non porta nulla di buono, e poi c’è già Mahoko che soffre.
-Kakashi?
-Sì- risponde rassegnata lei.
Le crepe del tavolo di legno sembrano far sprofondare lo sguardo basso del ragazzo come voragini nel terreno.
 
I due hanno l’affanno. Kakashi la sbatte al muro e le strappa via la maglia. Lei subisce acconsenziente con un ghigno di piacere che si allarga piano sul viso. Armeggia con il suo reggiseno e leva via anche quello.
La lingua del jonin entra prepotente nella bocca di Mahoko mentre la sua mano scivola lungo il suo corpo. Poi finiscono sul letto, e da lì è tutto buio.
La mattina dopo Mahoko apre gli occhi, e vede i vestiti di un uomo sul pavimento. Poi riconosce la provenienza di quei vestiti accorgendosi dell’uomo addormentato accanto a lei.
Scappa via. Scappa, lontano da lì. Non si rende conto di essere scalza e con solo una maglia di lana fino a metà coscia addosso. La gente in strada la fissa; i piedi si feriscono sulle pietre dello sterrato e bruciano sopra l’asfalto. Trovano la pace tra l’erba ancora bagnata e si muovono autonomamente chissà dove. Corrono fino alle tende dei feriti. No, la tenda dei medicinali. Entrano, non c’è nessuno. Le sue mani agiscono terrorizzate alla ricerca di qualcosa che porti indietro il tempo e cancellino ciò che è accaduto.
Gli occhi sbarrati individuano un test di gravidanza.
Dieci minuti di angoscia, panico e speranza.
Poi Mahoko cade a terra. Spalanca la bocca come per dire o fare qualcosa, ma non esce nulla. Si aspetta che qualcosa di umido e bagnato sgorghi dai suoi occhi, ma niente. Si stringe il petto con una mano.
Due strisce a formare una croce sono ben evidenti sulla stecca bianca.
 
-Mahoko … cosa siamo noi?
La ragazza spalanca gli occhi e lo fissa.
-Cosa siamo?
-Esatto.
-Noi siamo … - Mahoko indugia. -Cosa siamo, cazzo?- pensa pervasa dall’ansia di dare una risposta.
-Non preoccuparti- la tranquillizza Sai deluso - Ti va qualcosa?
-Io … no, no. Io penso di dover andare – fa lei fissando per terra, poi si alza ed esce dal locale tormentandosi le mani. Vorrebbe scorticarsele. Le parole pesano, lo sa bene.
Non c’è modo di capire.
E’ colpa mia- pensa con le lacrime agli occhi- E’ colpa mia, solo mia.
E’ colpa mia se mi ritrovo incinta, orfana e ho ferito una persona. Mi devo ferire anch’io, non è giusto.
Mi dispiace Sai.
 
 
  
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