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Autore: _Nica89_    06/10/2011    1 recensioni
Fanfiction già pubblicata sul forum "Elisa di Rivombrosa" sotto il titolo di "Voglia di sognare, la mia Elisa di Rivombrosa", riveduta e corretta. Ambientata sei anni dopo il "famoso" giorno di Natale e l'agguato al conte Ristori. Elisa non è mai partita per Napoli, e la tenuta è ancora gravata dai debiti. Riuscirà a salvare la sua casa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Declaimer: i personaggi della serie non mi appartengono, e alcuni sono stati modificati. Nel testo sono inserite anche frasi tratte dalle prime due serie della fiction.

Elisa era in piedi davanti alla grande finestra della biblioteca, e fissare il parco sottostante, sapeva che doveva smettere di sperare che da un momento all'altro da quel cancello ritornasse Fabrizio... il suo Fabrizio. Erano passati ormai sei anni da quel maledetto giorno di Natale, un giorno che doveva essere pieno di gioia, che avrebbe dovuto segnare l'inizio di una nuova vita in tre... invece, le cose erano andate diversamente da quello che si era aspettata. Nulla di quello che aveva sognato per sua figlia e Martino si era realizzato, e ora lei si sentiva persa. Sapeva che avrebbe dovuto risposarsi come era solita fare una vedova dell'alta società, ma lei non riusciva ad accettare tutte quelle convenzioni, che la volevano maritata con un uomo che non amava, pur di poter continuare a permettersi una vita agiata...
In quel momento venne distratta da uno strattone dell'abito. Si voltò verso dove proveniva il richiamo, e vide sua figlia. La piccola aveva voglia di uscire a giocare, così, lasciatasi travolgere dalla spensieratezza della figlia uscì a vederla giocare con Martino ed Emilia, entrambe tornati a Rivombrosa dopo una lunga assenza, Lei era tornata qualche giorno prima dal collegio di Parigi, dove studiava letteratura, lui aveva ottenuto una licenza di qualche settimana dall'accademia militare. Giocarono tutti insieme, finché Amelia non li chiamò per il tè. Il gruppetto si diresse verso il gazebo dove, rimasta sola con Martino Elisa iniziò ad informare il figlio delle scelte che aveva preso.

"Come ben sai, purtroppo Rivombrosa è ancora gravata dal debito che Alvise aveva contratto con i signori Benac, le cose stavano lentamente migliorando, ma ci vorrebbe tropo tempo per ripagarlo, soprattutto ora Che Armand è tornato, e ha iniziato a sollecitare il pagamento. Come ben sai Victor mi ha assicurato che aspetterà tutto il tempo necessario, ma non so quanto potrà resistere all'insistenza del fratello... " la donna fece un profondo respiro e alzò gli occhi sul ragazzo per vedere la sua reazione, ma lui si limitò a dire:
"Non capisco, credo di non aver afferrato qualche parte della conversazione". Elisa iniziò a giocherellare con le mani e continuò a fatica:
"Vedi ho deciso che sia giunto il momento di risposarmi... " fu interrotta da uno scatto d'ira di Martino che iniziò senza nemmeno darle modo di spiegarsi. "Risposarti? E con chi? Perché poi? Spero non per quelle convenzioni alle quali avevi detto che non ti saresti sottomessa! E ora! Cosa è cambiato? Forse il titolo di mio padre non ti basta più? Sarebbe forse meglio diventare duchessa o principessa?" così dicendo si alzò e fece per andarsene, amareggiato da quella scoperta, ma Elisa glielo impedì cercando di farlo ragionare lo costrinse a sedersi e ad ascoltare le sue motivazioni: "Sai benissimo che non è il titolo al quale sto puntando, e non credo di doverti ricordare quello che ho passato per stare insieme a Fabrizio, l'uomo che amavo, e che AMO tutt'ora. Ma voglio che i miei figli possano vivere in una famiglia, pensa a tua sorella" così dicendo indicò Agnese che stava giocando allegra poco più in là con Emilia "Sto solo cercando di pensare al tuo e al suo futuro, di dare ai miei figli ciò che gli spetta di diritto, e sopratutto sto cercando di mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di tuo padre, di proteggere e far rifiorire questa tenuta. Ma mi sono resa conto che da sola non posso farcela, ed è per questo che ho deciso che devo incominciare ad accettare qualche invito di Anna dalla capitale". Martino sembrava essersi calmato, ma i suoi gesti tradivano la rabbia che ancora provava. Non accettava il fatto di vedere Elisa con nessun altro uomo che non fosse suo padre. Così senza dire nulla si alzò e si diresse verso il palazzo.
Aveva bisogno di rimanere un po' solo per capire meglio quello che stava provando, così si chiuse in camera sua. Emilia Aveva notato lo scatto d'ira del cugino, e fece molta fatica a non lasciare Agnese da sola e seguirlo, invece si costrinse a portare la cuginetta da Elisa, per poi rientrare anche lei a palazzo, dove Giannina le disse la direzione presa da Martino. La ragazza era davanti alla porta del cugino, indecisa sul da farsi, avrebbe voluto entrare e parlare con li, ma qualcosa glielo impediva, da quando era tornata da Parigi rivedere il cugino le faceva uno strano effetto, si sentiva arrossire, e un nodo alla gola sembrava strozzarla, senza poi considerare le farfalle nello stomaco quando lui e sorrideva! Scosse violentemente la testa, per scacciare quei pensieri, che ormai erano sempre più frequenti nella sua mente, e bussò alla porta, ma non ottenendo risposta l'aprì ed entrò lentamente, Martino la fissò e sorrise:
"Ti sei decisa finalmente ad entrare, eri fuori da parecchio tempo". Emilia arrossì, e cercando di nascondere l'imbarazzo iniziò timidamente:
"Scusa, spero di non averti disturbato, ma ti ho visto lasciare il gazebo, piuttosto seccato e... " non fece in tempo di finire che lui le rispose:
" Elisa ed io abbiamo avuto una discussione, non lo nego" Emilia alzò le sopracciglia, come sarebbe stato possibile negare una reazione simile? Ma non disse niente, lasciando che Martino finisse "Ma ora è tutto passato”.
"Non direi dal tuo atteggiamento" si fece scappare Emilia, che si pentì subito dopo.
"Ti ho detto... " Iniziò Martino alzando la voce irritato, sapeva bene di non riuscire a nascondere le proprie sensazioni, e la cosa che lo irritava ancora di più era che gli altri glielo facessero notare, poi si raddolcì guardando la cugina "Ti ho detto che ora è tutto a posto è stato solo un acceso scambio di opinioni tutto qui, davvero".
Emilia fece finta di crederci e cambiò discorso. "Guarda, questo pomeriggio ho ricevuto una lettera da mia madre e Antonio, ci invitano a Torino per un ricevimento, in onore del loro fidanzamento, ti piacerebbe venire?" ed arrossì ancora stupendosi del coraggio che aveva avuto, nell'invitarlo al ballo, di solito erano i cavalieri ad invitare le dame, e non viceversa... Martino sembrò leggerle nel pensiero e rispose:
"No, devi essere tu a concedermi l'onore di accompagnarti" così dicendo fece un scherzoso inchino, ed entrambe scoppiarono a ridere.

Il pomeriggio seguente due carrozze partivano alla volta di Torino; nella prima c'erano Elisa, Amelia e la piccola Agnese, nell'altra Martino ed Emilia.
"Non sei contento? Per la prima volta partecipiamo ad un ballo!" disse Emilia, cercando di attirare l'attenzione del cugino, che sembrava turbato da qualche pensiero molesto.
"Come scusa?" domandò Martino distogliendo lo sguardo dal panorama e fissando la cugina; era bellissima: l'elegante abito color pesca le faceva risaltare il colorito perlaceo della pelle e i capelli legati in un’elaborata acconciatura le facevano risaltare i grandi occhi castani.
"Stai per partecipare al tuo primo ballo e non riesci a fare un sorriso?" lo rimproverò dolcemente lei. Martino scosse le spalle e borbottò qualcosa. Emilia si fece seria e gli chiese:
"Cosa c'è che non va?"
La stessa domanda attendeva una risposta anche nella carrozza di Elisa. La contessa scosse il capo iniziando a scusarsi:
"Niente Amelia, davvero sto bene" "Piccolina, lo sai che io i guai li sento venire da lontano... " l'ammonì Amelia, mentre prendeva in braccio Agnese che si era addormentata strada facendo. Elisa abbassò gli occhi e continuò giocando nervosamente con le mani.
"Ecco... credo che sia arrivato il momento di... ecco... insomma... di iniziare a frequentare la nobiltà piemontese, per cercare un padre ad Agnese e Martino, sino adesso non ho avuto il coraggio di ricominciare a vivere, ma lo devo fare per loro!Sono loro la mia vita... ma, ho paura, dopo Fabrizio non riesco più amare nessuno... “. Lo sguardo di Amelia si raddolcì.
"Non riesci ancora ad accettarlo, vero?"
"E come potrei!" esclamò Elisa "Era mio marito, l'uomo che ho amato più della mia stessa vita" tornò a rabbuiarsi "Ma gli ho anche promesso che avrò cura di Rivombrosa e dei suoi figli, e per farlo mi serve un uomo al mio fianco... " La governante strinse affettuosamente il braccio di Elisa "Elisa, lo sai, io sono sempre stata una serva... ma, non ti preoccupare, andrà tutto bene, se segui il tuo cuore e la voce dei sentimenti. Ma ora è meglio svegliare questa piccolina, siamo quasi arrivati"
"Hai ragione" sorrise Elisa, apprestandosi a svegliare la figlia con mille baci "Amore siamo arrivate, tra poco incontriamo la zia e Antonio, sei contenta?"
"Si" rispose una voce allegra di bimba.

  
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