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Autore: oceanodiviolini    06/10/2011    5 recensioni
ho preferito togliere il “Tagliati” (Wow che consonanza, assonanza!) perché non voglio avere problemi con gente shhhhushhhhettibile.
Il titolo originale aveva prettamente due significati : Il primo è il suo essere un verso della canzone di De Andrè “La ballata dell’amore cieco” (Che viene ripetuta per tutta la durata della storia). Il secondo è più recondito, perché in realtà è il consiglio che mi da la mia mente quando legge delle FanFiction in cui James ha la mascolinità di un baco da seta femmina.
Implicito il fatto che James e Lily siano la mia coppia preferita, quindi mi sono presa il lusso di scimmiottarli un pochettino.
“E perché non dovrei?”
“Perché se papà continua ad essere così virile come nelle fan fiction, probabilmente mi concepirai
per partenogenesi”
“Hai ragione piccolo mio”
Continuò ad armeggiare con la pinzetta, decisamente sollevata.
“Oppure_ aggiunse_ potrei autofecondarmi come i fiori di GIGLIO”
Genere: Demenziale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dai polsi le quattro vene.

 

 

 

Gli disse amor se mi vuoi bene,
tralalalalla tralallalero

 

“Potter!”

Il silenzio le rispose. Serrò i suoi occhi verdi che facevano mutare le maree e inabissare isolotti di sabbia; AH, dimenticavo. Facevano cambiare anche rotta alle trote.

“POTTER!”

Il soggetto in questione apparve improvvisamente nel suo campo visivo.

Il fiato mozzo venne ben presto sostituito da un sorriso estatico.

 

Ma lei parve inferocita.

 

“A cuccia! Tieniti a quarantacinque passi da me. Non uno di più, non uno di meno”

 

Il ragazzo improvvisamente indietreggiò. Contò visivamente la distanza che ella gli aveva consentito. Tutta questa precisione era ovviamente dovuta al suo polpaccio scolpito da cercatore, perché ben si sa, le gambe faticano molto a penzolare da una scopa.

 

“Evans, Dio quanto sei bella” .

 

La lingua di fuori la inteneriva così tanto che pensò bene di cominciare a marciare con passo pesante per il corridoio infinito che li stava portando chissà dove. Forse verso l’est e le stelle polari. Anche se di stella polare ce n’è solo una.

 

“ A quattro zampe! ORA!”

 

 

gli disse amor se mi vuoi bene,
tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.



Glielo ordinava lei! Come avrebbe potuto dirle di no? Era per il suo bene. Per un fine ultimo a lui ,nella sua infinita deficienza, sconosciuto.

Così si disse, mentre poggiava i palmi nel marmo freddo.

 

“Certo che sei figo in questa posa, Potter. Ma non concediamoci altre smancerie. Questa storia deve durare almeno qualche altra pagina! Se non capitoli!”

E lui si sentì inadatto.

Inadatto perché non poteva scodinzolare.

Perché, perché.

Si struggeva infelice.

Se solo avesse avuto una coda avrebbe potuto baciarla dolcemente e magari arrivare a detenere anche un collare con il suo nome.

 

“Sai c’è una cosa che ti volevo dire da tanto tempo, ebete”

 

Il canto della Fenice per il corridoio echeggiò, il mondo si fermò. Ed altre cose con la ò.

 

“Mi ami per caso? Ma no, non voglio sperare. Piangerei tutta la notte come una donnetta lasciata all’altare. E questo fa tanto da duro dal cuore tenero. Lasciatelo dire.”

 

“Magnifico!”

 

“Sul serio?”

 

“Certo che no! Pensavo …”

 

“Adoro quando ti perdi tra i tuoi pensieri, fissi gli occhi nel vuoto e metti una mano sotto il mento. Cavolo non credevo che un essere umano potesse pensare in tal modo. Cioè sei così strana, così testarda, così bella, così audace, così efficace, così sostanziale, così essenziale, così…”

 

“Frena, Potter. Ho una cosa da farti vedere”

 

“No, Evans. Quella cosa la potrò vedere solo quando saremo sposati e non faremo sesso.. ma l’ammmmmore

 

La fanciulla non gli diede ascolto. Semplicemente estrasse da dietro la sua divisa ,lavata con Perlana Black MAgic, un delizioso pugnaletto con un adorabile giglio intarsiato dai folletti al suono di fili d’erba e fisarmoniche.

 

“Dovresti tagliarti le vene. Possibilmente però sparisci di nuovo dalla mia vista. Sono coraggiosa e leonina. Ma il sangue lo detesto da quando il mio animo virgineo è stato attaccato dall’appellativo Mezzosangue”

 

Gli porse con sufficienza il pugnale. Lui parve estasiato.

 

“Oh, ma è un giglio questo disegnino! Cioè… siamo già arrivati al momento del dono amoroso dudù dadadà

 

“Già, dudù dadadà

 

In quel momento le loro anime suonavano al ritmo del dudù dadadà. E tutto era perfetto.

 

“Tra un po’ potrò pure farmi voli pindarici per andare casualmente ad incappare sulle labbra carnose di qualche avvenente Corvonero dal nome attizzante e le mutandine commestibili. E tu farai la gelosona

“Magnifico. Davvero magnifico. Ora corri un po’ più in là verso la luce dell’est che sa degli opali della mia pelle…”

 

“Evans, che profumo ha l’opale?”

 

“Il mio profumo. E tanto basta. Vai, vai a tagliarti le vene!”

 

E lui corse. Per aprirle il varco. Corse come avrebbe sempre fatto. Perché tutti corriamo per amore come i maratoneti a New York. (Questa è la frase centrale della Storia).

 

 

Le vene ai polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte,
tralalalalla tralallaleru
gli disse lei ridendo forte,
l'ultima tua prova sarà la morte.

 

 

E lui come promesso, tornò.

Perché Lessie torna sempre a casa, o dalla Evans. Che è la sua casa. E gli occhi sono lo specchio dell’anima, ovviamente.

Nella sua corsa per  giungere al suo cospetto e cingerle, dolceeementee segretamenteeee , i fianchi accadde qualcosa di inaspettato.

Scivolò. O forse collassò.

 

“POTTER, testa di c…”

Lui emise qualche virile gemito.

“Nemmeno sai morire in modo consono! Stai sanguinando troppo! Nemmeno avessi il ciclo, dannazione”

In effetti le era sempre venuto il dubbio che  in realtà fosse una donna.

“Volevo fare le cose per bene!”

“Ora come la facciamo sta scena finale dolceeemente e segretamenteee?”

“Oh, cribio. Avvicinati con passo felino, gattona”

E lei più che una gattona, era un gheparda dagli occhi di giada e il profumo di opale.

“Sono qui” sussurrò.

“Lo so” (Parte la sigla di Incantesimo)

“Fino alla fine?” continuò lui.

“Non lo so. Se cominci a tossicchiare e sputare sangue potrei anche andarmene. Ma Potter, tu devi sapere che ti ho sempre teneramente amato. Sempre. Con il corpo e con la mente. Veramente!”

“E allora… Occhi, guardatela per l'ultima volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio.. e voi, labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che tutto rapisce...

Detto questo l’afferrò. E continuò a collassare.

Lei diede nel suo ultimo atto d’amore eterno : “Non esci le palle nemmeno quando stai per esalare l’ultimo respiro!”

Ma lei era dolce.

Non voleva, non poteva farlo soffrire.

“Tu si che mi ami”

“Lo so” (Fine sigla di Incantesimo)

E mentre il sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore...

 

Evans, sei così vicina che posso contare tutti i peli delle tue sopracciglia. Sono 110 e lode”

Lei si sorprese.

“Credevo di avere ottenuto anche la menzione”

“ E ne hai anche cinque tra una e l’altra. Quindi appena sali in dormitorio prendi una pinzetta e fai il tuo dovere”

“…”


la vanità fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per il suo amore

“Evans. Io , tu e il guinzaglio. Nemmeno il tempo potrà abbattere ciò che noi due abbiamo significato.”

“Non dimenticarti della scodella” disse con voce carezzevole.

“Ti amo, ma forse già l’ho detto”

“IDEM! Adesso muori che mi devo fare le sopracciglia”

E lui morì. Perché tutto avrebbe fatto per non dispiacerla.

“Incompetente”

 


Fuori soffiava dolce il vento
tralalalalla tralallalero
ma lei fu presa da sgomento,
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato,
quando a lei niente era restato,
non il suo amore, non il suo bene,
ma solo il sangue secco delle sue vene.

 

Ed ella salì nel dormitorio con incedere soave e angelico. Ringhiando anche alle tende, insomma!

 

Il suo specchio era lì. Adesso poteva dedicarsi alle sue opere pericolosamente femminili con tanto di pinzetta.

Canticchiò una dolce canzone, perché si. Lily Evans sa anche cantare. E recitare. E ballare.

Faceva parte dello Stuttgarter Ballet.

E improvvisamente avvertì qualcosa al basso ventre.

 

E il mondo le cadde addosso.

 

“Harry! Come farò a concepirti adesso?”

 

Perché Lily Evans è sempre incinta, anche quando in effetti non lo è. O comunque sa con trent’anni di anticipo che il pargolo nascerà. (Poco importa il fatto che quando morì ne avesse solo venti).

 

 

“Non preoccuparti, mammina” disse una voce dentro di lei.

 

 

“E perché non dovrei?”

 

 

“Perché se papà continua ad essere così virile come nelle fan fiction, probabilmente mi concepirai

per partenogenesi”

 

“Hai ragione piccolo mio”

Continuò ad armeggiare con la pinzetta, decisamente sollevata.

“Oppure_ aggiunse_ potrei autofecondarmi come i fiori di GIGLIO”

 

 

 

______________ FINE (per fortuna) ________________

 

 

Carissimi, qui è OceanodiViolini che vi parla. La storia inizialmente doveva chiamarsi TAGLIATI DAI POLSI LE QUATTRO VENE.

Ma ho preferito togliere il “Tagliati” (Wow che consonanza, assonanza!) perché non voglio avere problemi con gente shhhhushhhhettibile.

Il titolo originale aveva prettamente due significati :  Il primo è il suo essere un verso della canzone di De Andrè “La ballata dell’amore cieco” (Che viene ripetuta per tutta la durata della storia). Il secondo è più recondito, perché in realtà è il consiglio che mi da la mia mente quando legge delle FanFiction in cui James ha la mascolinità di un baco da seta femmina.

Implicito il fatto che James e Lily siano la mia coppia preferita, quindi mi sono presa il lusso di scimmiottarli un pochettino.

La canzone del grande Faber, ovviamente, nasconde un significato ben più tetro rispetto al ritmo conciliante da cantilena (elemento che mi ricorda per altro le Nursery Rhymes della tradizione popolare inglese ---à Adesso sapete quanto sono incredibilmente acculturata. FUCK YEAH!) ma non è detto che anche questa storia contenga, nel suo fine ultimo qualche messaggio un po’ più profondo.

Adios :D Volevo solo aggiungere che mi sono divertita come una matta a scriverla, mi ha ricordato tantissimo i bei vecchi tempi di Tutti i Patti di Hogwarts. (Ribadisco e sottolineo che la storia venne pubblicata per la prima volta col NickName NickytaMucciaccia dalla sottoscritta, ma che si trova in versione corretta e moralmente scorretta nella mia odierna pagina autrice)  E mi ha inorgoglito il fatto di essere rimasta la solita demente anche dopo cinque anni. E conseguentemente di non essere per nulla maturata dai tredici ai diciotto. Belle cose, insomma!

 

Recensione ?? :D

 

 

 

 

   
 
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