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Autore: PrincesMonica    06/10/2011    16 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
 
Il Rose Bowl di Pasadena era ancora in parte vuoto. La gente si muoveva frenetica sugli spalti, dove ancora c’erano dei posti vuoti, mentre sul parterre, almeno nelle prime file, nessuno osava muoversi per paura di perdere il posto duramente conquistato facendo la fila da quella mattina.
Monica e Valeria erano arrivate con calma verso le sei della sera dall’entrata VIP. Erano sbiancate più di una volta vedendo certi nomi grossi del mondo dello spettacolo e, soprattutto Valeria, era andata in brodo di giuggiole quando aveva visto un cappello texano sopra un’ammasso di capelli biondi e un sorriso fanciullesco. L’idea di passare il concerto con Jackson quasi vicino a lei, la mandava completamente fuori di testa. Monica si era messa a ridere, ma aveva iniziato a programmare un incontro per l’amica. Del resto era più facile che saltellando durante le canzoni lei gli andasse “accidentalmente” addosso, magari con un bicchiere d’acqua in mano e da cosa nasceva cosa.
Cristel era nel backstage a sistemare le ultime cose e non si era fatta sentire per tutto il giorno: quello era l’evento del giorno per tutta la California o quasi. C’erano più di centomila persone attese e tutto doveva essere perfetto, senza considerare la festa che sarebbe stata fatta al termine.
Monica si controllò per l’ultima volta i vestiti: aveva optato per un vestito rosso che le arrivava al ginocchio, stretto al seno e che si allargava alla vittoriana. Le spalline che lo sorreggevano erano piccole e le scarpe avevano un leggerissimo tacco in modo che non inciampasse: si era addirittura truccata e tutto perchè forse, ma molto forse, avrebbe incontrato gli U2 dal vivo. Praticamente il sogno di una vita, voleva essere almeno decente.
Valeria indossava un delizioso vestito azzurro con il bordo della gonna giallo molto 'Colazione da Tiffany'. I capelli erano acconciati con cura in una mezza coda molto elegante. Insomma, si erano tirate a lucido, pronte per far schiantare qualsiasi uomo.
O quasi.
Si sedettero ai loro posti con il nome scritto sugli schienali ed attesero. La visuale era perfetta: avrebbero visto qualsiasi cosa a meno di un metro dal palco. Monica si sentiva emozionata come una bambina a Natale.
Prese il BlackBerry e trovò un SMS di Jared.
“Mi ha scritto Jay...” mormorò sorpresa: l’uomo scriveva raramente dei messaggi, piuttosto twittava o usava il Messenger. Siccome il suo pin non glielo aveva mai dato, normalmente la chiamava.
“E che dice?”
“Mi chiede di vederci subito dopo il suo concerto. Dice che scenderà lui nella zona VIP. E certo, io mi perdo il momento sublime di Bono che fa la sua entrata sul palco perchè devo andare da Jared. Certo, come no...” Sbuffò rumorosamente. Era più che altro preoccupata per la situazione: il messaggio in sè già la lasciava perplessa e considerando che lui sapeva quanto per lei era importante quella serata, la mandava ancora più in confusione.
“Bhe se lui viene qui che problemi hai? Lasciagli fare quello che vuole, ne va della sua sanità mentale, ammesso che ne abbia mai avuta una.”, rispose diplomaticamente Valeria.
“Te lo dico io, quello è più sano di te e me messe assieme. Solo che ragiona alla sua maniera, cosa che può provocare più danni di uno Tsunami.”
Tutto ad un tratto partì la musica: l’intro di Escape si espanse per tutto lo stadio provocando comunque un brivido lungo la schiena a Monica che si alzò dalla sedia. Vide entrare Shannon per una volta vestito come si doveva, quindi con un paio di jeans lunghi e non a tre quarti, delle scarpe curiosamente nere e una maglietta a maniche corte che, sicuramente si sarebbe tolto a breve. Al suo fianco il fedele Evan con i capelli tagliati più corti e la stessa energia di sempre.
Poi entrò Tomo, solitamente sobrio, senza barba lunga, tanto che sembrava più giovane di quello che era in realtà. L’unica cosa che stonava, ma grazie al correttore non si vedeva, era la stanchezza che gli portava ad avere due occhiaie da Panda. Evidentemente la paternità era più stancante di andarsene in giro per il mondo in tour con i Mars.
Riusciva a malapena a vedere Tim, leggermente nascosto da Shannon e dal fumo che lo copriva. Sperava di vederlo meglio durante il resto dello spettacolo.
E poi lui, la Divah. Era molto curiosa di vedere come si sarebbe vestito, se avesse voluto indossare una della sue solite camicie a quadri, oppure uno di quei orribili poncho, invece la sorprese. Indossava dei jeans skinny neri che non lasciavano nulla all’immaginazione e una maglietta celebrativa di The Joshua Tree, cosa che fece andare in visibilio praticamente tutti gli spettatori. Aveva ovviamente i Rayban, probabilmente non di marca, dato che normalmente dopo un paio di canzoni li gettava via come se fossero briciole. Ai piedi il residuato bellico delle Tiger che da un po’ sembravano finite nel dimenticatoio.
E aveva la barbetta non troppo folta, ma quel giusto che Monica adorava. Deglutì quasi a vuoto, ma si ripigliò appena decise di urlare quel 'This is War!' che terminava la loro prima canzone.
Per fortuna la voce di Jared sembrava più che perfetta e del resto con tutti quei mesi di vacanza non poteva essere altrimenti, anche perchè se si fosse presentato a quell’appuntamento malato, avrebbe perso molta della sua credibilità.
Scivolarono senza problemi in 'Night of The Hunter' facendo saltare quasi tutti i presenti. Monica non voleva scatenarsi subito, anche perchè in realtà era lì per un altro concerto e non per quello dei Mars, però era impossibile stare fermi. Jared aveva sempre avuto un’incredibile capacità di coinvolgere il pubblico, aveva un carisma pari solo a quello di Bono Vox in persona.
Erano tutti e cinque, compreso Braxton, presi più che bene: saltavano e cantavano come dei pazzi e Shannon picchiava sulla sua batteria con amore estremo. Erano eccezionali, probabilmente il miglior concerto della loro vita. Un’ora di assoluta energia, mancava solo il crow surfing, ma Jared lo aveva risparmiato, in quanto non era il suo pubblico. Avevano perfino riproposto 'Buddha For Mary' facendo quasi piangere di commozione Monica e Valeria.
“Grazie a tutti, siete stati fantastici e gentilissimi con noi. Tranquilli, a breve lasceremo il palco per... che band siete venuti a vedere?” Si sentì un mormorio. “Non ho sentito, che band siete venuti a vedere?”
“Gli U2!!”, urlarono tutti assieme.
“Eh sì, gli U2. Ma prima di loro, vogliamo suonare un’ultima canzone. È nuova, scritta appositamente per questa giornata indimenticabile ed è, ovviamente, la prima volta che la proponiamo al pubblico. Spero vi piaccia e soprattutto buon divertimento con la più grande Rock band del pianeta!” un boato e poi una batteria lenta, quasi oscura rispetto a quello a cui erano abituati gli Echelon con l’ultimo album, un ritorno alle origini. Le chitarre di Jared e Tomo creavano una sorta di atmosfera dark, ma anche malinconica, molto simile a quella dei Cure, ma più potente.

Only the stars were missing,
to make averything complete.
Only the lightning and rain
to bear us company.
 
Your body, nothing but your body,
the rest was only noise.

And I had to let you go
'cause fear was stronger than anything else.

I long to be in you,
to be in you
 
Ci fossero state le stelle,
sarebbe stato perfetto.
Invece un lampo e la pioggia
Ci hanno tenuto compagnia.
 
Non c’era altro che il tuo corpo,
il resto solo rumore.
E l’ho lasciato andare
Perchè la paura è stata più forte
Di tutto quanto.
 
Ma voglio trovarmi in te.
Trovarmi in te.
 
Monica rimase a bocca aperta.
“Ci fossero state le stelle, sarebbe stato perfetto.”, sussurrò. Glielo aveva detto lui in Louisiana! Sentì il brivido partire dalla base del collo ed arrivarle all’ultima unghia del piede. Stava... cantando per lei?
 
It was the best denial I've ever lived in
so real I thought I felt myself

The way I looked at myself was a denial
only you saw right through me,
through my merits, my faults,
through my fears.

This time I'm asking you:
don't be afraid.
 
È stata la più bella bugia
Che io abbia vissuto.
Così reale, che per la prima volta
Mi sono sentito me stesso.
 
Tutto ciò che ho pensato di me
Era sbagliato.
Solo tu mi hai visto veramente,
con i miei pregi e i miei difetti.
E soprattutto le paure.
 
Stavolta sono io che te lo chiedo:
Non aver paura.
 
Stava mettendo in canzone tutto quello di cui avevamo parlato e discusso in quella settimana.
Si stava aprendo al mondo, ma in realtà stava parlando solo a lei.
Monica guardò Jared: suonava con sicurezza, nonostante non dovesse aver provato molte volte quella canzone. Gli occhi erano chiusi, come a non voler sapere se le parole stessero facendo effetto.
Era possibile che lui sapesse esattamente dove stava?
No, ma probabilmente, come accadeva per la prima di un suo film, aveva paura dei commenti a caldo.*
Non ci poteva credere... cosa stava facendo Jared?
Cosa le stava dicendo?
“È una canzone d’amore!”, urlò Valeria.
“Sì, lo è.” Deglutì cercando di non piangere. Porca miseria, si stava commuovendo per una canzone. No, non era esatto, si stava commuovendo per una canzone scritta per lei su di loro, su quella settimana passata assieme a conoscersi fin nei loro recessi dimenticati.
“Strano...”, continuò Valeria non capendo quello che stava succedendo, “Non è la solita canzone di Jared su un amore terminato. Sembra più una su un amore che dovrebbe partire. Forse qualcosa che è già nato.”, guardò la sua amica e sorrise: “Qualcosa che entrambi non avete voluto ammettere.”
“Puoi smetterla, Puffola? Non mi aiuti a trattenere le lacrime, sai?”
“Sfogati allora, ti fa solo che bene.”
“No, mi si rovinerebbe il trucco."
 
Now that I've found you,
I realize it's you what I was looking for.
It is what we both deserve
'cause I know your aim is my aim.

I long to be in you,
to be in you
It was the best denial I've ever lived in
so real I thought I felt myself

Now I'm f***ing ready
to be there for you,
as you are there for me.
 
 
Ti ho trovato
Ed era quello che mi serviva.
Era quello che ci serviva,
perchè lo so,
tu vuoi le stesse cose
che voglio io.
 
Ma voglio trovarmi in te.
Trovarmi in te.
 
È stata la più bella bugia
Che io abbia vissuto.
Così reale, che per la prima volta
Mi sono sentito me stesso.
 
E sono fottutamente pronto
Ad esserci per te,
come tu ci sei per me. **
 
Il pubblicò applaudì educatamente, mentre Monica crollò sulla sedia. Li vide uscire dandosi pacche sulla spalla e le sembrò che Jared guardasse verso di lei, ma fu una sensazione durata un attimo. Lo vide mentre diceva qualcosa a Shannon.
Chiuse gli occhi e si passò la lingua sulle labbra: le sembrava di sentire ancora la sua voce su di lei, scivolarle addosso, come una carezza dolce e sensuale. Le pareva di sentirlo mentre la sfiorava con le dita la pelle nuda. Sentiva le lacrime premerle dietro le palpebre, ma non voleva piangere. Non poteva.
“Monica... c’è Jared.”, le sussurrò all’orecchio Valeria. Lei sbarrò gli occhi e lo vide poco lontano, subito dietro una invisibile linea che delimitava l’area VIP all’ingresso del Backstage.
E stava guardando lei.
No, guardare non era la parola giusta.
La stava chiamando, la stava volendo.
Era lì per lei.
Deglutì e si alzò: non poteva ignorarlo.
In fondo lo voleva anche lei.
“Ciao.”, iniziò Monica.
“Ciao.”, rispose Jared. Si stava mordendo in maniera spasmodica il labbro preso completamente dal nervosismo.
“Siete stati fantastici questa sera e la tua maglietta è incredibile...”, continuò lei.
“Monica... ecco, io non sono bravo in certe cose. Cioè, io sono bravo in tante cose, ma non a dirne altre. Mi capisci?” Un ragazzino delle medie sarebbe stato più a suo agio in quella situazione.
Monica sorrise. “Sì capisco. E ho capito perfettamente quello che hai voluto dirmi.”
“Sì? Completamente?” Monica gli posò la mano aperta sulla guancia: pungeva un po’ ed era umida dal concerto, piegò le dita leggermente e lo vide chiudere gli occhi e respirare a fondo. “Non sono capace di dirti queste cose parlandone faccia a faccia, la canzone mi pareva il modo migliore per espormi. Sapevo che avresti capito. Sei l’unica che lo ha sempre fatto.”
“Sono l’unica, forse, che se è permessa di farti notare certe cose.”
Jared riaprì gli occhi: a Monica sembravano due infiniti laghi calmi di montagna. Sembrava che stesse bene, felice, soddisfatto. “Probabile.” Acconsentì lui prendendole la mano. “Vieni con me, qui c’è troppa gente.”
“Jay, tra dieci minuti escono gli U2... credi sul serio che mi sposterei di qui?”
Jared scoppiò a ridere e la abbracciò: insinuò il volto tra i capelli, le accarezzò la schiena scoperta e si lasciò baciare la fronte da Monica. “Voglio stare con te, adesso e domani. E terminato domani, ricominciare. Voglio tutto di te, il tuo corpo e la tua psicoanalisi se serve. Voglio te. Sei d’accordo?”
“Fammici pensare, non sono mica convinta.”
“Che simpatica.”
“Lo sai che mi diverto con poco.” Monica lo abbracciò in vita e insieme andarono a sedersi. Dato che la sedia era una sola, Jared se la mise sulle ginocchia salutando Valeria che si ritrovava ad avere gli occhi a cuoricino come in un manga giapponese.
“Siete deliziosi.”
“Vale, smettila.”, sibilò Monica arrossendo. Non si era mai sentita deliziosa una volta in vita sua.
“No, è vero! Siete così bellini assieme. Ok, ho deciso, voglio essere felice come voi, quindi andrò da Jackson!” Si alzò, andò verso il bar e ordinò qualcosa di alcolico e partì in quarta verso il suo sogno.
“Prevedo risate cosmiche.”, borbottò Jared mentre guardava l’amica andare a porgere la mano all’attore.
“É probabile, anche perchè non ha paure reverenziali, al massimo ha la paresi alla bocca per il troppo ridere.” Rimasero entrambi ad osservare la ragazza approcciarsi e Monica sorrise.
“Ti Amo.” La voce di Jared arrivò quasi direttamente al cervello, come se non fosse passata per il canale uditivo, ma le arrivasse direttamente dentro. Si girò, si abbassò verso il suo viso e lo baciò leggera: solo un labbra contro labbra, un bacio stampo, come quelli che si davano da ragazzini fuori dalla scuola. Un bacio casto ed innocente, un qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che avevano mai provato in passato.
“Ti amo anche io. E grazie per quella canzone, è stata... incredibile.”
Jared non riuscì a reprimere un sorriso di puro trionfo e di ego alle stelle. Stava per rispondere con una frase sagace delle sue, quando fecero la loro apparizione gli U2. Monica si alzò e si avvicinò al palco saltellando e lui non potè far altro che andarle dietro.
 
Nel biglietto VIP non era assolutamente tenuto in conto l’eventuale incontro con la band.
Monica sarebbe dovuta uscire dallo stadio e sarebbe dovuta tornare semplicemente a casa grata della serata e felice per aver concluso qualcosa di serio con Jared.
Invece l’uomo, senza indugiare, l’aveva presa per mano e l’aveva trasportata nel backstage, mostrando il suo pass e sbandierando ovunque potesse un “lei è con me, non rompete le scatole.” Cosa buona e giusta era che Monica non si era presa la briga di fare discussioni su eventuali favoritismi o simili, ma con un sorriso scintillante se l’era portata nel camerino del Dio sommo della musica rock ancora vivente.
Bono Vox.
O come lo chiamava lei, 'Papino'.
Jared si era divertito molto a vedere come Monica improvvisamente era ammutolita ed impallidita. All’inizio era stato lui a fare gli onori di casa, traducendo i farfugliamenti della ragazza a Bono che la guardava con quieta pietà. Il cantante si era prestato a fare la foto e stava per andarsene, quando Monica riuscì a ringraziarlo. Aveva preso tutto il suo coraggio e si era buttata, iniziando, finalmente, ad usare la parola. E Jared ne stato decisamente soddisfatto.
Sapeva che quell’incontro non gli serviva per fare bella figura su di lei, si erano abbondantemente dichiarati e avevano anche deciso cosa fare per il resto della notte, per fortuna che la musica era alta e copriva i loro scambi di battute lascive, però l’aveva resa felice e si era reso conto, mentre lei sorrideva a Bono Vox, che per rivederla così scintillante, sarebbe stato disposto a tagliarsi una mano. Si rendeva conto da solo che stava diventando patetico.
“Jared, dammi un pizzicotto. Non può essere vero, io non posso aver incontrato Bono Vox. Io... è un sogno. Ahi!” Jared l’aveva pizzicata su un braccio. “Fa male.”
“Il che significa che sei sveglia. Quindi... hai incontrato Bono Vox.” L’abbracciò: il corridoio era semivuoto: stavano andando verso i parcheggi.
Avevano lasciato Valeria a chiacchierare non solo con Jackson, ma anche con i suoi amici delle 100 Scimmie che erano, cappelli da Texani inclusi, arrivati per il grande concerto. Onestamente Monica non aveva voglia di fare l’alba con quei ragazzi, quando aveva il suo uomo a portata di mano.
Si fermò un attimo, mentre Jared la guardava incuriosito: il suo uomo.
Suo.
Di lei.
Faceva uno strano effetto associare il nome 'Jared' al pronome possessivo 'suo'.
Aveva fatto sesso con lui, aveva parlato e condiviso alcuni momenti di assoluta pace, ma lo aveva sempre e solo considerato come un amico.
Adesso era diventato il suo ragazzo.
No, il suo uomo e basta.
Sorrise.
“Che hai?”
“Niente, sto cercando ancora di metabolizzare il fatto che siamo una coppia. Insomma, che stiamo assieme.”
“È difficile da credere?”
“Direi. Chi se lo aspettava che tu volessi me? Insomma, sei uno degli uomini più belli in circolazione... tutti ti vogliono e schiere di donne e uomini farebbero follie per te e tu che fai? Scegli me... Insomma... è una bella sorpresa.”
Jared stava per replicare, quando si aprì di botto una porta e si ritrovarono Shannon a petto nudo, con dei chiari segni di rossetto sbavato addosso.
“Oh, ciao piccioncini. Come va?”
Monica lo guardò senza sapere cosa dire: non si poteva girare un momento che lui si ritrovava avvinghiato ad una donna.
“A noi bene e deduco anche a te.” Rispose Jared con tranquillità. “Ci vediamo domani, non..”
“Shannon, la canotta...” Dalla stanza uscì Cristel trafelata. Si capiva chiaramente che si era rivestita di fretta, aveva la camicetta allacciata male e la gonna storta, oltre che il rossetto sbavato attorno alle labbra ed ai capelli che andavano per conto loro, spettinati come una PR non avrebbe mai potuto portare. “E ricorda... Monica!”
“Ciao, Cris.”
“Io stavo... insomma... portando la canotta a Shannon... sai... se prende freddo...”
“Sì, sì, certo, immagino. Anche perchè a Giugno, quasi luglio, in California si fa presto a stare male. Certo, coprilo, povero caro, che mi sa che per stasera te lo sei spogliato a sufficienza.” Shannon rise, mentre Cristel prendeva una interessante sfumatura rossa in volto.
“Non è mai abbastanza, credo che a breve la spoglierò di nuovo.”, fece Shan tranquillo.
Jared scosse il capo. “Divertitevi, ma a casa di Cristel. La nostra è occupata da me e Monica.” Prese la sua ragazza per mano e la portò fuori, mentre suo fratello rideva e scherzava con Cristel che balbettava per il modo in cui i suoi amici l’avevano beccata.
“Spero solo per Shannon che non la faccia soffrire.”, disse Monica salendo in macchina
“Cristel non può usare la sua cintura nera di Karate, lo sai.”
“Lo so, ma io non ho vincoli. Se fa del male alla mia amica, gli strappo i testicoli e glieli faccio ingoiare.”
“Chiara e limpida.”
La strada era tranquilla, la maggior parte della gente era già tornata a casa. Monica non riusciva a vedere le stelle, troppe luci ancora li circondavano. Jared teneva una mano posata sul pomello del cambio e lei ne approfittò per coprirla con la sua continuando a canticchiare 'Sunday Bloody Sunday'.
“Ce la faremo vero?”, domandò Monica.
“A fare cosa?”
“A stare assieme. Intendo, ce la faremo a non ucciderci tra di noi perchè litighiamo ogni due minuti o a gestire la lontananza? Insomma, queste cose qui.”
Jared sentiva la mano di Monica tremare leggermente. “Credo che siamo abbastanza adulti per non scivolare in una relazione che ci incateni l’uno all’altra. Io so di amarti, lo sento, lo capisco, credo da molto tempo, anche se non volevo ammetterlo, e proprio grazie a questo so con certezza che tra noi funzionerà. O almeno, io farò di tutto per farla funzionare. Ovvio, nessuno di noi dovrà lasciare nulla della vita precedente, ma, come io non voglio abbandonare le tourneè con i Mars, non credo che tu voglia lasciare i tuoi libri.”
“Esattamente.”
“Sarà il compromesso che ci aiuterà ad andare avanti come coppia adulta e non come coppia di ragazzini arrapati.”
Lei annuì: il discorso non faceva una piega. “Da quanto lo prepari, questo discorso?”
“Da un paio di giorni. È venuto bene?”
“Perfetto, non avrei saputo fare di meglio. Tranne per una cosa.”, insinuò sibillina Monica.
“Cosa?”
“Io sono arrapata lo stesso.”
 
 
 
 
*Alla prima di Mr Nobody a Venezia, Jared è uscito subito dopo i titoli di testa ed è rientrato il secondo prima dell’accensione delle luci a termine della proiezione.  
**Ovviamente Jared non ha mai scritto questa canzone, per vari buoni motivi:
1-    
Non scrive orrori simili
2-      Non mi ha ancora incontrato
3-      Non sono una scrittrice di canzoni, io mi limito alla prosa con risultati altalenanti. Ma mi serviva. Ringrazio la mia amica Daniela che mi ha tradotto la canzone dall’italiano all’inglese per renderla più reale e musicale.
 
Ordunque, non è terminata qui. C'è ancora l'Epilogo.
Che ne pensate della dichiarazione? E' stata come ve la immaginate? Non credo.
Niente di smielato, niente di dolciottina o similare. Insomma, molto più Monica/Jared Addicted vero? Bhe fatemi sapere... sono curiosissima XD

 
   
 
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