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Autore: Il Saggio Trentstiel    06/10/2011    8 recensioni
Teresa Lisbon si è fregata con le sue mani.
Patrick Jane è, ovviamente, artefice di questa fregatura.
Teresa Lisbon potrebbe sparargli.
Patrick Jane potrebbe evitarlo.
Sette capitoli, sette ore, ed una strana scoperta.
Dal capitolo 7:
Quella scena sembrava un déjà vu.
Un grosso SUV nero sfrecciava per le strade di Sacramento, incurante dei limiti di velocità.
Alla guida, sereno e rilassato, stava Patrick Jane.
Accanto a lui, immersa in un silenzio astioso ed irritato, c'era Teresa Lisbon.
Lei era convinta di avere tutti i motivi per essere irritata con lui.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~11.00 PM
Per le vie di Sacramento
 
Quella scena sembrava un déjà vu.
Un grosso SUV nero sfrecciava per le strade di Sacramento, incurante dei limiti di velocità.
Alla guida, sereno e rilassato, stava Patrick Jane.
Accanto a lui, immersa in un silenzio astioso ed irritato, c'era Teresa Lisbon.
Lei era convinta di avere tutti i motivi per essere irritata con lui.
Al ristorante stava procedendo tutto a gonfie vele, tra conversazioni serene, battute pungenti -ormai di routine, parlando di Jane-, sorrisi.
All'arrivo dei dolci e del tè i due erano tornati silenziosi.
Jane aveva sorseggiato misuratamente il suo tè -servito in un impeccabile servizio in porcellana, con tanto di dolcetti e bricco del latte-, osservando con interesse Lisbon che, dall'altra parte del tavolo, gustava la sua crème brûlée.
Lisbon aveva avvertito su di sé lo sguardo penetrante dell'altro, ma aveva continuato a mangiare a capo chino, affatto desiderosa di incrociare gli occhi azzurri di Jane, sicuramente ridenti e pronta ad imbarazzarla.
La tragedia era cominciata al momento del conto.
Non appena il cameriere aveva portato loro l'elenco delle consumazioni, celato da un elegante quadernetto in pelle nera, Jane se ne era appropriato.
All'occhiata stupita di Lisbon, già pronta ad estrarre il portafogli dalla borsa, aveva replicato con una frase che avrebbe fatto impazzire qualunque donna: "Non crederai che ti lascerò pagare, vero?".
Lisbon era effettivamente impazzita.
Dalla rabbia.
Aveva sussurrato improperi all'indirizzo di Jane mentre l'altro pagava, mentre si avviavano all'uscita e mentre si avvicinavano all'auto.
Davanti al SUV di Lisbon finalmente Jane si era degnato di risponderle.
"Perché te la prendi tanto, Lisbon? In fondo il termine della scommessa era che tu venissi a cena con me, non che mi offrissi la cena!"
Questo aveva completamente ammutolito Lisbon, che aveva comunque recuperato la parola qualche istante dopo.
"Guido io."
Aveva utilizzato un tono autoritario, lo stesso che adoperava per assegnare ai suoi sottoposti le diverse mansioni durante un'indagine: forse era stato quello l'errore più grande...
Se Jane la ignorava spudoratamente nel corso di un'indagine, come poteva pretendere che le desse ascolto durante un appuntamento?
"Una cena, una cena!" si era corretta mentalmente, giusto in tempo per ascoltare la breve replica dell'altro.
"Non credo proprio."
Prima che lei, piccata, potesse dire alcunché, Jane si era seduto al posto di guida e le aveva fatto cenno di salire.
A labbra strette, come a voler trattenere fisicamente il fiume di improperi che stava per vomitare addosso a lui, Lisbon si era seduta di malagrazia al posto del passeggero.
Da quando la macchina era uscita dal parcheggio fino a quel momento, nessuno dei due aveva spiccicato parola.
Mezz'ora di silenzio assoluto.
Sembrava diventata una sfida di testardaggine, una sfida che nessuno dei due sembrava disposto a perdere.
Lisbon lanciò l'ennesima occhiata incendiaria a Jane che, dal canto suo, sembrava trovare più interessante fissare la strada: la cosa che più irritava Lisbon era però l'ormai onnipresente sorrisetto che incurvava le labbra del guidatore.
Un sorriso che, insieme, la irritava e le faceva venire voglia di urlare; un sorriso ben diverso da quelli, ampi e sinceri, che riuscivano ad illuminargli gli occhi e che sembrava riservare unicamente a...
Lei?
Si voltò di scatto e tornò a fissare immusonita la strada: ormai mancava poco al suo appartamento, così avrebbe potuto salutare Jane -anzi, col cavolo che l'avrebbe salutato!- e se ne sarebbe potuta andare a dormire.
Purtroppo, un imprevisto mandò all'aria questo suo progetto.
Un imprevisto piccolo, rapido e completamente nero.
"Frena, frena!"
Jane pigiò bruscamente il pedale del freno, rischiando un testacoda e riuscendo a fermarsi soltanto dopo aver lasciato una lunga striscia nera sull'asfalto.
Lisbon intravide con la coda dell'occhio un'agile figura nera allontanarsi in tutta fretta e riprese a respirare più liberamente.
Con il respiro ritornò però anche l'irritazione, che non mancò di scaricare addosso a Jane.
"Perché accidenti devi correre come un matto?"
Jane sgranò gli occhi e alzò le mani.
"Non è successo niente, no? Mi hai spaventato con il tuo urlo!"
Lisbon assottigliò gli occhi.
"Senza il mio urlo avremmo investito quell'animale e probabilmente ci saremmo schiantati contro la prossima pattumiera!"
"Stai criticando la mia abilità di guidatore? Ti ricordo che una volta ho guidato bendato!"
Sorrise, Jane, come se quella frase fosse bastata a calmare Teresa: assolutamente no!
"Non mi interessa! Al posto di quella bestia poteva esserci un pedone!"
"Avanti Lisbon, era solo un gatto..."
Lisbon percepì che stava per giungere la stilettata.
"... Nero."
Appunto.
Inspirò profondamente, provando a calmarsi, tentativo vanificato dalla successiva domanda di Jane.
"Perché sei così superstiziosa?"
Lei lo squadrò con freddezza.
"Non sono superstiziosa, e non mi ero neanche resa conto che quel gatto fosse nero."
"Lisbon?"
Jane la stava fissando con uno sguardo strano, a metà tra il compassionevole e il divertito, ma incredibilmente nei suoi occhi era percepibile una punta di...
Dolcezza?
Doveva essere colpa del vino...
Teresa sospirò.
"Non lo so, va bene? Fin da piccola ho avuto il terrore dei gatti neri, di rompere uno specchio, di..."
"D'accordo, ho afferrato il concetto." la interruppe Jane, lanciando un'occhiata alla strada deserta davanti a loro.
"Suppongo che non potremo muoverci da qui prima che passi qualcun'altro, giusto?"
Lisbon annuì debolmente.
Subito dopo Jane, inaspettatamente, si sganciò la cintura di sicurezza e scese dall'automobile: lei rimase interdetta per un istante prima di fare altrettanto.
"Jane! Cos'hai intenzione di fare?"
L'uomo, qualche passo avanti a lei, si voltò e si strinse nelle spalle.
"Vorrei evitare di passare la nottata qui, dunque "spezzerò la maledizione" così potremo passare!"
Lisbon rimase piantata dove si trovava.
Il gesto di Jane era stato carino a modo suo, sebbene la motivazione non fosse propriamente cavalleresca, però...
Sì, Teresa Lisbon era superstiziosa.
Fottutamente superstiziosa.
Dunque sapeva bene che la sfortuna derivante dal passaggio di un gatto nero avrebbe colpito Jane, che ci credesse o meno.
Non poteva accettare che quell'uomo subisse altre sventure per...
Sì, per colpa sua.
"Patrick!"
Scattò in avanti, stupendosi per quel gesto e, senza rallentare, oltrepassò il punto dove si trovava Jane e gli si piazzò davanti, costringendolo a fermarsi.
"Sei venuta a salvarmi, Cavaliere Lisbon?"
"Smettila di fare l'idiota, e..."
Lisbon realizzò soltanto in quell'istante che Jane non aveva superato il punto dove aveva transitato il gatto nero: lo aveva appena fatto lei.
Le sfuggì un versetto orripilato, mentre Jane ridacchiava.
"Sapevo che avresti cercato di fermarmi.
Volevo che fossi tu a verificare che non ti accadrà nulla, e a superare questa tua superstizione."
Teresa lo fulminò con lo sguardo.
"Ti sembra normale quello che hai fatto?"
Jane inclinò il capo da un lato.
"Mi hai chiamato per nome."
Lisbon boccheggiò, ma riuscì a replicare.
"Non è una risposta alla mia domanda!"
"Mi hai chiamato per nome, e non lo fai mai."
"Resti sempre un idiota!"
Abbassò lo sguardo, vergognandosi di quella sua reazione da ragazzina spaventata, ma tornò ad alzarlo non appena Jane parlò di nuovo.
"Comunque... Grazie, Teresa."
Lisbon non potè trattenere un lieve sobbalzo: l'aveva chiamata per nome, senza pensarci due volte e senza motivazioni.
"Di cosa?"
Patrick si chinò appena verso di lei.
"Della serata, della pazienza e... Del salvataggio dalla nera bestia feroce."
Prima che Lisbon potesse rispondere o, più semplicemente, sorridere, Patrick la bloccò con un bacio leggero.
Teresa sbarrò gli occhi, smettendo quasi di respirare.
Lentamente, come a voler prolungare sempre più quell'attimo, gli si fece più vicina e rispose al bacio.
Patrick percepiva il calore delle labbra di lei, il profumo dei suoi capelli che si mescolava con l'aroma penetrante del suo dopobarba, le mani di lei appoggiate sulle sue.
Dopo qualche istante -o forse una vita intera- si separarono: Lisbon era piuttosto rossa in volto, Jane appariva più felice di quanto non fosse mai stato.
"Questo gatto nero deve essere difettoso." sentenziò lui, strappando una risatina a Teresa.
"Non credo: d'altronde so benissimo che tu sei e sarai sempre la mia sfortuna più grande."
Patrick rise a sua volta.
"E tu sarai la mia migliore sfortuna."
Teresa sorrise, finalmente libera di perdersi negli occhi azzurri di Patrick.
Patrick sorrise, finalmente libero di ritrovarsi negli occhi verdi di Teresa.







Nonostante il clamoroso insuccesso del precedente capitolo (xD), ho concluso questa storia.
La mia prima longfic portata a termine *w*
Grazie a Naky17, Gwriter, CarlyCourt, Tittili, Aoko Nakamori, isteria, Skinuzbear, Kay93 e I39k che hanno recensito almeno una volta questa storia =)
Grazie anche a NynmphCalypso e SereG per aver inserito la mia storia tra le preferite, e a Ainwen, Caskett96, Harmony89, NicotrisAmaltea, plum90, Vampire Ninja e _White_ per averla inserita tra le seguite =)

 
   
 
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