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Autore: sterne    06/10/2011    11 recensioni
....il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto vi assicuro non hanno un bel niente.!oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where were you?


 
Foto creata da Ili_sere_nere

8°Capitolo

POV MIRKO


 
È ormai pomeriggio inoltrato. Sono più di dieci minuti che aspetto che Sara mi apra. Nel frattempo, ho imparato a memoria tutti gli sfregi che ci sono su questo vecchio portone verde.
È quasi completamente ricoperto di scritte, di segni e ammaccature varie. Con il dito ripercorro una scritta.
L’ha incisa Sara…
 
INIZIO FLASHBACK
 
- “ma dove cazzo le ho messe?” Sara comincia ad imprecare e uscire fuori gran parte di quello che ha in borsa. È da un paio di minuti che cerca, borbottando, le chiavi nella sua borsa. Trovarle è un’impresa impossibile.
- “Sara… se tu, dentro la borsa, tenessi solo portamonete, chiavi e cellulare, invece di tenerci di tutto, tutto questo non succederebbe.”
- “Mirko non rompere. Nella mia borsa c’è solo il necessario!”
- “ah… quindi per te questo è necessario?” chiedo sventolando una bustina trasparente, contenente, strisce depilatorie e lamette.
Segue con lo sguardo la pochette oscillare nell’aria e con le guance in fiamme cerca di strapparmela dalle mani. Invano. Ma nel tentativo, l’unica cosa che ottiene è addossare il suo corpo al mio.
- “stronzo… -sibilla a pochi centimetri dalle mie labbra- …fatti i cazzi tuoi!” sempre gentile la mia piccolina.
- “dai stavo scherzando. Ma ti rendi conto che hai dietro l’inutile e lasci a casa le chiavi?”
- “senti se non m’avessi messo fretta, prima di uscire di casa, tutto questo non sarebbe successo.” Certo adesso è colpa mia.
- “guardiamola in questo modo, abbiamo un’ora di tempo, prima che arrivi Sophie. Possiamo approfittarne per guardare le stelle. O per parlare”
- “o per litigare…” mi guarda divertita.
- “Sara, il romanticismo è parte di te.” Scuoto la testa in segno di resa.
- “non c’è proprio niente di romantico nel rimanere chiusi fuori di casa!”
- “dipende tutto da chi rimane chiuso fuori con te!” sorride, e questa volta è lei che scuote la testa. Sa che posso essere più caparbio di lei, quando mi impegno.
- “Sediamoci qui” indico lo scalino davanti al portone.
- “ma ci sporcheremo… e poi non lo sai che non ci si siede davanti alle entrate?”
- “non dire sciocchezze” le sorrido, mentre mi accomodo sul marmo polveroso dell’uscio.
- “fa’ come vuoi” sospira esasperata.
- “vorrai dire ‘facciamo’ come voglio… -così dicendo, le afferro la mano e la tiro a sedere sulle mie gambe- …ecco così non ti sporchi e non ti sento lamentare.” Sbuffa sistemandosi meglio su di me.
Appoggio la testa al vecchio portone che ci fa da spalliera e guardo il cielo stellato. Sara segue il mio esempio appoggiando la schiena al mio petto. Sospira.
- “a che pensi?”
- “a niente...” sospira ancora.
- “e allora perché tutti questi sospiri?
- “quante domande che fai. non riesci a stare zitto un momento? Non avevi detto che dovevamo guardare le stelle per fare qualcosa di romantico?” si gira tra le mie braccia, mettendosi di fianco, così può guardarmi.
- “sai... quando ero piccola, scrivevo su questo portone le dediche ai miei idoli.” Anche io mi giro a guardare il portone alle mie spalle.
- “quindi, devo dedurre, che eri una fan di Alan Sorrenti?”
- “di chi?”
- “Dammi il tuo amore, non chiedermi niente, dimmi che hai bisogno di me. Tu sei sempre mia anche quando via, tu sei l'unica donna per me…” canticchio, facendola ridere. Il suo viso s’illumina di spensieratezza. Diventa meravigliosa. Se è possibile, più bella di quanto già non fosse.
- “non ero una fan di Alan Sorrenti… -inizia a parlare, dopo aver ripreso fiato- …solo mi piaceva questa frase. Sorride. Un ciuffo di capelli ribelli, le ricade sulla fronte. E istintivamente lo sposto di lato, ma, la mia mano, animata di vita propria continua ad accarezzare. Fronte, gote, mento e labbra. Come sotto incantesimo. La mia mano non si ferma. Seguo il suo percorso con gli occhi, e sento quelli di Sara puntati sui miei. Quando si arresta alle labbra. Rosse e piene. Ne immagino la morbidezza. E dentro me si accende l’istinto di far qualcosa. Vorrei baciare quei petali rossi e vellutati. Ma non posso. È Sara cazzo. È di Sara che sto parlando. È la mia migliore amica. E non devo e  non posso spingermi oltre. Per fortuna Sara interrompe il flusso di pensieri.
- “posso scrivere una dedica anche a te se vuoi.” La voce tremula, incerta. È imbarazzata. Sta torturando quelle povere fragili manine. In un debole tentativo di rompere l’imbarazzo che si è creato. Che io ho creato. Stupido! Stupido! Stupido!
- “se ti va…” sospiro. “Complimenti Mirko, così le sarai sicuramente d’aiuto” ecco, sempre pronta a darmi manforte la mia cara coscienza.
Prende in mano la borsa che aveva appoggiato sulla colonna di fianco al portone. E da dentro di essa tira fuori una limetta.
- “visto che avevo dietro il necessario?” mi guarda sorridendo vittoriosa.
- “si, ma non le chiavi!” ribatto ridendo anch’io.
Dopo qualche minuto di morsi e pizzicotti per cercare di sbirciare che cosa stesse scrivendo. Il capolavoro è completato.
 
“Lost and insecure... you found me, Lying on the floor... surrounded, Why'd you have to wait?... Where were you? Just a little late... you found me, Why'd you have to wait... to find me?” *
 
Rimango in silenzio, paralizzato da quelle poche parole. Non riesco a pensare ad altro, ‘dove sei stato? Perché hai aspettato tanto per trovarmi?’ , e l’unica cosa che faccio a abbracciarla. Stringerla come se mi potesse sfuggire tra un istante. Stringerla disperatamente. Come quando abbracci qualcuno per l’ultima volta. Ma quella non sarebbe stata l’ultima volta. Anzi, magari quella, è stata la volta in cui ho capito. Ho capito che, ora che l’avevo trovata, non l’avrei lasciata per nulla al mondo.
 
FINE FLASHBACK
 
- “che, ti sei incantato? Sveglia principe azzurro! Cenerentola t’aspetta.” L’uragano Serena mi ha riportato nel pianeta terra. Anche ancora un po’ scosso dai pensieri.
- “buon giorno anche a te Serena. Tua sorella?” ricambio il suo sorriso e le scompiglio i capelli, facendola imbronciare. È tale e quale a Sara, in alcune espressioni.
- “è in doccia. Credo non ti dispiacerà aspettarla nella sua camera. Vero?” sorriso malizioso. I giovani d’oggi nascono già dotati di senso dell’umorismo e malizia.
- “ok!” telegrafico. Meglio non dar peso alla sua battuta. Era una provocazione. Conosco Sara, ho imparato a capire quando mi provoca. E anche in questo Serena è tale e quale a sua sorella.
 
Sara entra nella sua camera dopo qualche minuto. Un leggero vestitino a fantasia le scivola sul suo corpo minuto. I neri capelli ribelli, le incorniciano il viso disordinatamente. Ha solo un leggero velo di trucco e nel gli occhi, la matita nera che li rende ancora più grandi e profondi.
Si avvicina a me, senza dire una parola.  È ancora scalza. Mi guarda soltanto mentre si accomoda di fianco a me. Sul suo letto. Avvicina le ginocchia al petto, le trattiene con le braccia e nasconde i suoi piedi nudi sotto le mie cosce. Come fa sempre. Si lamenta che ha sempre i piedi freddi. Così, dice che almeno mi rendo utile e glieli riscaldo. Nessuna parola. Solo sguardi.
- “ehi…” rompe il silenzio sospirando.
- “ehi…” utilizzo il suo stesso tono.
- “allora che facciamo?” non stacca il suo sguardo dal mio.
- “scopiamo!” sbotto. Trattenendomi a stento, dallo scoppiarle a ridere in faccia, per la sua buffa espressione. Una ‘o’ perfetta, le si è disegnata sulle labbra. Quelle morbide e vellutate labbra.
- “ed io che pensavo che il rude ed egocentrico stronzo che era in te, fosse ormai un lontano ricordo… mi sbagliavo! -Sospira sarcastica- …e poi… -continua- …sono lesbica, non lo sai? Non scoperei mai con te!” Accentua il verbo.
- “ah… sei lesbica? Mmh… buono a sapersi. Magari posso riportarti sulla retta via... -Mi avvicino- …posso provarti che posso soddisfarti più di una donna!” soffio sulle sue labbra.
- “non credo!” sospira. Le labbra socchiuse. E le gote imporporate di rosso.
- “te lo dimostro.” I suoi occhi si accendono di sorpresa e anche di aspettativa probabilmente. Ma non si sposta e non mi allontana. Rimane immobile. Creta nelle mie mani. Lascia che mi avvicini ancora e ancora. Finché i nostri corpi non si sfiorano.
Non stacco gli occhi dai suoi. Come se questo contatto, sostituisse le parole. Come se significasse rimani qui, con me. Una muta preghiera.  
È bella la mia Sara. Quasi completamente distesa su un fianco. Il suo respiro si fa più veloce. Accarezzo le sue spalle e scendo lungo le braccia e poi arrivo alle mani. Le prendo tra le mie. Le accarezzo. Disegno piccoli cerchi immaginare, sfregando i pollici sul dorso delle mani. Le avvicino alla mia bocca e le bacio. Sara mia guarda sorpresa. Sorride. Mi abbraccia e sfiora le mie spalle. Avvicino le labbra al suo orecchio. Lo bacio.
- “sei ancora sicura di essere lesbica?” soffio tra i suoi capelli. Il suo respiro ormai è tutt’altro che regolare.
- “no.” È un gemito, più che una risposta. Sorrido vittorioso e riprendo le mie torture continuando ad accarezzarle la schiena.
Le sue mani accarezzano frenetiche i miei capelli corti, per poi scendere lungo le spalle. Ripete lo stesso percorso due, tre, quattro volte, e poi le sposta sul mio petto.
Sospira estasiata quando stringo con le mani i suoi fianchi...
Guardo i suoi occhi. Incateno i nostri sguardi, ormai saturi di eccitazione.
Sento la sua pelle tremare sotto il mio tocco e le sue dita incerte su di me.
Ha paura. Paura che possa fuggire, ma, non adesso. Non lo farei mai in realtà.
Sara sospira, quando abbasso il viso sul suo e le bacio la guancia, e sfioro il naso sul suo collo. E quando le lascio un bacio sul collo un gemito si disperde nell'aria... ed è perdizione...
Riprendo di nuovo il contatto visivo. Sara sospira. Avvicino i nostri volti. Pochissimi centimetri ci separano. Annullo le distanze. Sara s’irrigidisce. E questa volta sono io ad avere paura chi mi allontani, che mi respinga. Bacio l’angolo della sua bocca. Seguendo il mio cuore. La sento rilassarsi improvvisamente. E mi azzardo a proseguire nel mio intento. Sfioro le sue labbra con le mie. Chiude gli occhi. E io continuo a sfiorarle delicatamente. Le sue mani finalmente tornano a sfiorarmi i capelli. In senso di assenzio. E schiude le labbra. E quando finalmente il momento più importante sembra essere arrivato. La porta viene spalancata brutalmente. Sorprendendoci. Mi allontano da Sara, che, cerca di ricomporsi il più possibile.
- “ho interrotto qualcosa?” la mamma di Sara rompe il silenzio. Quel magico silenzio. Che sarebbe potuto diventare la colonna sonora del nostro primo bacio.
 
 
 
 
* “Persa ed insicura… mi hai trovata, Distesa sul pavimento… circondata, Perché hai dovuto aspettare?... Dove sei stato? Solo un po’ in ritardo mi hai trovata. Perché hai aspettato per trovarmi?
 
 
SPAZIO PER ME
 
Salve ragazze. Scusate il ritardo. Ma internet mi ha abbandonata. E non ho potuto collegarmi in nessun modo.
Allora il capitolo è un po’ più lungo di quello precedente. Succedono tante cose. C’è un flashback. Io adoro i flashback. E poi finalmente c’è un bel passo avanti. Ma  come al solito. Questi poverini però vengono interrotti.
Preferisco non aggiungere altro. Direi cose che non devo. Ditemi le vostre impressioni. E che succederà adesso secondo voi. La fine è vicina, vi avverto. Non ci saranno più di 3 o 4 capitoli ancora. Escluso l’epilogo.
Ah poi quasi dimenticavo di dirvi che la frase della dedica è la colonna sonora di where were you. Si chiama. -You found me-  The fray.
Volevo ringraziare tutte le nuove lettrici. Quelle del gruppo in rosso e le altre di facebook.
Un grazie particolare la alla mia amica e psicologa/paziente Giulia. Alla quale mando un abbraccio stritolatore.
Spero si stato di vostro gradimento.
Grazie per le recensioni e per il tempo che dedicate a me e ai miei pargoli.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

   
 
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