Anime & Manga > Code Geass
Ricorda la storia  |      
Autore: mangagirlfan    07/10/2011    3 recensioni
[...]Voleva solamente che tutto quanto andasse avanti, che quel sogno – perché altrimenti non era – non finisse mai, in quella dolce attesa della persona che forse le avrebbe portato un po’ di felicità.
Afferrò l’ultimo pezzo di quella gigantesca pizza margherita, portandolo alle labbra e finendolo con gusto, in un mischiarsi di sapori unici e decisamente devastanti per le sue papille gustative non abituate a tutto quel ben di Dio.
Perché l’unica cosa che aveva assaporato nella sua vita era il sapore del proprio dolore e del proprio sangue.[...]
Note: One Shot, what if?, Introspettivo, malinconico
Personaggi: C.C.; Comparsa Lelouch Lamperouge
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: C.C., Lelouch Lamperouge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo:My life is not a Dream.
Fandom: Code Geass
Personaggio/Coppia: C.C., Lelouch Lamperuge (Li Britannia)
Prompt: # Set Cibo: Pizza (Promt aggiuntivo: Fontana)
Rating: pg
Conteggio Parole: 1006
Riassunto: [...]Voleva solamente che tutto quanto andasse avanti, che quel sogno – perché altrimenti non era – non finisse mai, in quella dolce attesa della persona che forse le avrebbe portato un po’ di felicità.
Afferrò l’ultimo pezzo di quella gigantesca pizza margherita, portandolo alle labbra e finendolo con gusto, in un mischiarsi di sapori unici e decisamente devastanti per le sue papille gustative non abituate a tutto quel ben di Dio.
Perché l’unica cosa che aveva assaporato nella sua vita era il sapore del proprio dolore e del proprio sangue.[...]
Note: One Shot, what if?, Introspettivo, Malinconico

Io mi voglio male. Dannatamente male. È la prima volta che scrivo in questo fandom (e forse sarà anche l’ultima) e devo dire che nonostante tutto l’impegno che ci ho messo è uscita fuori una cosa... Strana ecco. Io credo che in C.C. ci sia molto di più di quello che riusciamo a vedere (come un po’ in tutti i personaggi del manga e dell’anime). Ed è proprio per quello che faccio una fatica boia a scriverci sopra. Eppure mi sono voluta male ed ho voluto unire non uno, ma ben due prompt per delle iniziative di fanworld. Se questo non significa volersi male non so cosa sia. Io mi baso sull’anime che stanno facendo vedere su rai 4 (mi son persa le ultime puntate quindi NON so come sia andato avanti). Quindi se ci sono delle cose che non vanno, non vogliatemi male.
Ovviamente questa fiction partecipa al 150° Challange ed all’iniziativa un Prompt al Giorno di un paio di mesi fa indetti da fanworld.
Non c’è altro da dire se non di “divertirvi” mentre leggete. Buona lettura a tutti.


My life is not a Dream.

Lei era lì, seduta sul bordo della fontana, con la pizza tra le mani, il vento che dolcemente le scompigliava i lunghi capelli, rischiando di fargliene ingoiare un paio.
Da quanto tempo non si sentiva così serena?
Da quanto tempo quei piccoli gesti quotidiani le erano sembrati solamente un misero sogno??
Durante la vita di una strega immortale certe cose, alle volte, sembrano solo dei miraggi.
Sospirò, socchiudendo gli occhi, assaporando la fantomatica pizza gigante della Ashford che per ben due volte le era stato impossibile anche solo sfiorare.
Ogni cosa sembrava diversa. Ogni emozione sembrava ovattata in quel momento.
Posò la pizza sulle gambe, allungandosi un poco sul marmo bianco del cortile, percependo le goccioline d’acqua andare a bagnare le maniche della giacca e le lunghe dita affusolate.
Era questo ciò che veniva chiamato senso di beatitudine?
Non lo sapeva e nemmeno le importava.
Voleva solamente che tutto quanto andasse avanti, che quel sogno – perché altrimenti non era – non finisse mai, in quella dolce attesa della persona che forse le avrebbe portato un po’ di felicità.
Afferrò l’ultimo pezzo di quella gigantesca pizza margherita, portandolo alle labbra e finendolo con gusto, in un mischiarsi di sapori unici e decisamente devastanti per le sue papille gustative non abituate a tutto quel ben di Dio.
Perché l’unica cosa che aveva assaporato nella sua vita era il sapore del proprio dolore e del proprio sangue.
Non poteva farci niente. Avrebbe voluto continuare a passare quegli istanti, immutabili ed ognuno uguale all’altro, lasciandosi trasportare da quel torpore che lentamente la stava avvolgendo, arrivando fin dentro le ossa ed indebolendole i muscoli. E mentre il rumore della fontana continuava a cullarla ed il profumo dolce del pomodoro e quello alquanto stagionato della mozzarella arrivava alle sue narici, C.C. desiderava solamente di non svegliarsi.
Voleva godere di quel sole caldo – bellissimo e splendente sia per gli Eleven che per i Britanni – e di quell’aria fresca – che riempiva i polmoni di ogni essere vivente – nulla di più.
Eppure sapeva che quel breve attimo di pace non sarebbe durato a lungo, non abbastanza almeno.
E lei, che di vite ne aveva vissute molte, sapeva che era la verità.
Se per Lelouch la felicità di Nunnaly ed un mondo privo del concetto che solo i più forti potessero sopravvivere fossero la cosa più importante, per lei, una povera ragazza creata dal niente e colma di troppi ricordi, la cosa più apprezzabile era godere di quella tranquillità che stava provando. Lì, sul bordo di quella fontana e con ancora in grembo la carta oleosa che fino a pochi istanti prima fungeva da contenitore per la sua adoratissima pizza.
Era questo che lui e molti altri ancora non avevano capito. Alle volte i grandi ideali non sono niente in confronto alla volontà di poter vivere pochi attimi di serenità. Ma lei non poteva mettere becco nelle scelte di colui con cui aveva fatto il contratto. L’unica cosa che le interessava era che lui continuasse a vivere.
Permettendole di vivere a sua volta.
Si alzò lentamente, traballando un poco sulle lunghe gambe esili, il naso puntato all’insù, il suono ovattato del vociare degli studenti che andava a raggiungere lentamente le sue orecchie.
Inspirò più aria che poté, tentando di memorizzare tutti i profumi possibili ed inimmaginabili che le sue narici erano in grado di cogliere e poi sorrise, tranquilla.
Anche in un sogno certe cose sembrano dannatamente splendide. Soprattutto in un sogno.
Posò lo sguardo sulle lontane figure malamente contornate dell’istituto e della miriade di persone che si muovevano come tante piccole formiche.
Forse era questo che aveva cercato per tanto tempo.
E forse era per quello che capiva Lelouch. Capiva perché desiderasse per la sorella una vita come quella.
La stessa che avrebbe tanto voluto vivere anche lei. Avvolta da voci allegre e gentili e dai colori caldi di un’esistenza priva di tutto quel dolore che aveva già dovuto patire.
Chiuse gli occhi, sapendo che di lì a poco tutto sarebbe finito, come una bolla di sapone che scoppia per un nonnulla. Perché ogni cosa finiva, prima o poi. E quella consapevolezza, ne era certa, l’avrebbe accompagnata per sempre, persino in quei bellissimi sogni che faceva ogni volta che si addormentava.
Ma la speranza non moriva mai perché, in fondo al suo cuore, sperava sempre in un futuro radioso.
In un qualcuno che avrebbe combattuto per lei, senza mai arrendersi.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò sul suo letto – il letto di Lelouch – esattamente come aveva ipotizzato all’interno di quel sogno così bello.
Si guardò un po’ attorno, constatando che lui era lì, seduto alla scrivania, formulando tattiche su tattiche, in un intricato groviglio di pensieri che lo portavano sempre chissà dove.
“Ti sei svegliata.”
“A quanto pare.”
“Hai fatto un qualche sogno particolare?”
“Perché me lo chiedi?”
“Ormai ti conosco. Conosco i tuoi stati d’animo, nonostante tu cerchi di nasconderli.”
Con il ragazzo dai capelli scuri era così. Era dannatamente bravo a capire i sentimenti delle persone. Anche i suoi.
“Lelouch” l’aveva chiamato, mentre il rumore dei motori cominciava ad essere dannatamente insistente, facendo vibrare il petto in una sonata dannatamente fastidiosa “vorresti tornare alla Ashford?”
“Perché me lo chiedi?”
Quando calò il silenzio il ragazzo non disse più nulla, continuando con tutta quella trafila di piani per poter contrastare Britannia e tutti i suoi seguaci.
C.C. si limitò a rannicchiarsi su sé stessa, rimanendo seduta e portandosi le gambe al petto.
Ogni essere umano che aveva incontrato quel suo lunghissimo peregrinare per il mondo era davvero strano.
Per raggiungere un’agognata libertà e il compimento dei propri ideali erano disposti a tutto.
Anche a morire ed a far morire migliaia di persone.
Eppure per lei tutto era così semplice, per C.C., che aveva vissuto troppe vite.
Non le ci voleva poi molto per potersi sentire serena e davvero viva.
Le bastava stare sotto un cielo azzurro, seduta sul bordo di una fontana, con in mano il suo pezzo di pizza calda e fumante.
Ed il resto perdeva d’importanza.




   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Code Geass / Vai alla pagina dell'autore: mangagirlfan