Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: neme_    07/10/2011    15 recensioni
« Lei è il quattordicesimo avvocato che viene qui da me. »
« Lo so. »
« Ma è il primo a dirmi che tornerà. »

Tyki è un giovane avvocato di ventisei anni.
Lavi è il nuovo cliente che ha scelto, colpito dalla sua vicenda che sembra come le altre. Ma già al primo incontro, Tyki capisce che la situazione di Lavi è ben più complicata.
Un incontro, il loro, che spinge Tyki in un viaggio mai intrapreso, allo scopo di capire meglio quel "caso perso".
Perdonate l'aggiornamento che manca da molto. Concluderò la storia non appena avrò trovato un finale adeguato e il modo giusto per trascriverlo.
[Angst][AU][Tyki+Lavi][LaviLina][AlRoad][Suspence][Drammatico][Death][Mistero][Tematiche delicate]
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author's note; ehilà, salve! Sono Neme. Come avete potuto notare, ho finalmente cambiato il nick di EFP. Shirahime è un bellissimo nome, ma ormai tutti mi chiamano Neme, mi sono affezionata a tale soprannome, perciò ho deciso di cambiarlo. Ma sono sempre io! *-*
Eccoci al primo capitolo, dopo il prologo. Dove Tyki prende sempre più posizione. E Lavi... Lavi è incomprensibile. È un personaggio che adoro proprio per questo. Sembra un po' lo scemo del villaggio all'inizio, ma poi... eh, come dire... ha una psicologia spaventosa. E non avrei mai pensato che muoverlo in un contesto simile, per nulla leggero, fosse così difficile. Spero di averlo reso bene. E di aver reso bene anche Tyki, che pure con 'sta storia dell'io bianco e nero non scherza mica. Mi sono scelta i personaggi più facili, proprio.
Ehi, ma qui compare anche Road! Anche se per poco. Più avanti parlerà molto di più, non temete.
Abbiamo anche uno stralcio di flashback con Linalee. Che dice tutto o niente, lo so. Ma vi prego di portare pazienza. È proprio difficile scrivere questa storia. :'D
E' un capitolo un po' lungo, ma spero che lo leggerete fino alla fine. Le vostre recensioni mi hanno riempita di gioia, apprezzo che anche chi non è amante dell'angst -che è il mio pane quotidiano, non si era capito? :')- è rimasto affascinato dalla mia storia. Spero di non deludervi, davvero. Ci tengo molto a rendervi contenti! *-*
Ringrazio dunque infinitamente
aki_penn, Alexis_Ki, Bibi_, Halley, JennyMatt, Kia_chan_93, Kumiko_Walker, LadyDrago88, M e g a m i, NEMU, Saphirblue, Shaila Light e Wammy per aver inserito la storia nelle seguite!
E ringrazio infinitamente
Giuu e M e g a m i per aver inserito la storia nelle preferite!
Ringrazio ovviamente chi ha deciso di dedicare parte del suo tempo alla lettura e anche alla recensione. Questa è una storia che mi lascia mille incertezze perchè solitamente quando scrivo ho sempre paura di non fare abbastanza, o di deludervi, o di non rendere bene certe cose. Probabilmente questi primi capitoli vi risulteranno un po' incomprensibili perché mi piace confondere le acque. Ma spero davvero che vorrete seguirmi fino alla fine. <3
Ah, già, la canzone scelta stavolta è dei miei tanto amati My chemical romance. Ultimamente li riascolto con un sacco di nostalgia. <3
E poi, ciliegina sulla torta, una bellissima frase di sir Tyki Mikk! <3<3

P.s.: scrivo troppo, lo so. D: E... sapete giocare a Trentuno? *-*





Primo incontro, ore 17:30
Non mi freghi, ragazzo





You better run like the devil,
'cause they're never gonna leave you alone.
You better hide un in the valley,
'cause they're never gonna find you a home.
And as the blood runs down the walls
you see me creepin' up these halls.
I've been a bad motherfucker,
tell your sister I'm another,
go, go, go!
( Fai meglio a correre come il diavolo,
perché non ti lasceranno mai solo.
Fai meglio a nasconderti nel vicolo,
perché non ti troveranno mai una casa.
E come il sangue cola lungo i muri
tu mi vedi strisciare su queste sale.
Sono stato un figlio di puttana cattivo,
dillo a tua sorella che sono un altro. )
[ House of wolves – My chemical romance ]





« Non voglio perdere ciò che ho. Solo che...
il mio io bianco... e il mio io nero...
è proprio perché esistono entrambi che mi diverto! »
[ Tyki Mikk – D.Gray-man ]





Non si poteva negare che Tyki fosse un avvocato piuttosto particolare. Aveva i suoi ritmi e le sue abitudini. Una di queste era lavorare quanto più possibile a casa propria. Non amava particolarmente l'ufficio perché lo riteneva troppo “formale”. Preferiva l'atmosfera accogliente e un po' casinista della sua camera, al secondo piano di una villetta in cui, oltre a lui, vivevano altre persone. Una casa caotica, ma a lui piaceva molto. Le chiacchiere, i rumori, niente di tutto questo lo distoglieva dal lavoro, anzi. A meno che qualcuno non entrava apposta -e rigorosamente senza bussare- in camera per disturbarlo. Come sua sorella.

« Tyki! Guarda qua, come mi sta? »

« Stai benissimo. »

« Ma se non mi hai neanche guardata! »

In effetti il ragazzo era impegnato a osservare fogli all'apparenza tutti uguali, senza degnare di uno sguardo la sorella, la quale, offesa, gli si era precipitata addosso senza tanti complimenti.

« Che stai facendo, Tyki? »

« Sto lavorando. Tu, piuttosto, a parte disturbarmi che stai facendo? »

« Sto cercando un consiglio da mio fratello. Daiii, l'ho appena comprato, questo vestito! Allen potrebbe notarmi, vero? Mi noterà di sicuro, vero?! »

« Road, perché non vai a chiedere a qualcun altro? Sono occupato adesso. »

Sì che l'aveva notato, la piccola Road, ma non gliene importava molto. In casa sua nessuno sembrava capire quanto fosse importante per lei attirare l'attenzione del ragazzo che tanto le piaceva. Tyki era stato il primo a raccogliere la confidenza su quella cotta, dal momento che era l'unico che non aveva mai da ridire su certe cose. Affari della sorella, no? Però, di tutti i momenti, la sorellina -a cui voleva comunque un gran bene- doveva scegliere proprio il più inopportuno?

« Quanti fascicoli... tutto lavoro? » notò la ragazza sporgendo il capo dalla spalla del fratello.

« A-ha. Un ragazzo poco più grande di te che pare abbia ammazzato cinque persone. »

« Pare? »

« Lui dice di averlo fatto. »

« Eeeh?! Ma se lo dice lui a che serve difenderlo?! »

« Perché penso che stia raccontando un sacco di frottole. » finalmente si voltò per guardarla, notando che indossava uno dei tanti vestiti composti da pizzi, fiocchi e merletti, tendenti alla moda gothic lolita, e col corpicino esile che Road si ritrovava, sembrava ancora più infantile. Lui glielo aveva detto che non tutti i ragazzi apprezzavano quello stile, forse anche il “suo” Allen, ma Road sembrava non arrivarci. Rispondeva sempre “ad Allen piaccio così come sono!”. Classico amore unilaterale, perché Allen non sembrava notarla più di tanto, se non per chiacchiere di poco conto.

« Quella gonna non è un po' troppo... come dire... “pomposa”? »

« Esalta le forme! »

« Così Allen penserà che hai un sedere enorme e che cerchi di nasconderlo. »

L'espressione di Road si trasformò dal sorriso infantile a una smorfia di terrore in meno di un istante. « Dici?! Non posso fargli pensare una cosa del genere! Devo cambiarmi subito! »

« Vai, vai. E non tornare a chiedermi un parere. » non si preoccupò della porta che sbatteva con un forte tonfo, perché i fascicoli che aveva davanti catturavano completamente la sua attenzione. C'erano parecchie cose che non tornavano. Abbondavano di dettagli sulle ferite inferte ai corpi -Lavi evidentemente ricordava non solo le date- ma i moventi non erano stati scritti. “L'imputato afferma di non avere un movente”. Assurdo.

E poi, perché erano stati ritrovati i cadaveri delle prime quattro vittime, ma non della quinta? Non era stato scritto neanche questo. E che Lavi avesse commesso o no dei delitti, era l'unico che poteva sapere dove si trovava. Che non l'avesse detto apposta?

Aveva visto solo una volta quel ragazzo, ma non riusciva a levarsi dalla testa quel sorriso, quell'espressione tipica di un ragazzo che cade costantemente dalle nuvole. Sembrava un tale ingenuo, a prima vista... cosa l'aveva spinto a fare una cosa del genere, e a confessare come se niente fosse? O era uno psicopatico, cosa che a Tyki non sembrava, o non era stato lui. Altri suoi colleghi avrebbero concluso con la prima opzione. Solo Tyki era tanto “idiota” da credere fermamente nell'innocenza di quel ragazzo. Poteva chiamarle semplici sensazioni o presentimenti, fatto stava che lui per primo non credeva alle parole di Lavi. Il che era assurdo, visto che era il suo avvocato.

Riordinò i fascicoli alla svelta e li infilò in borsa come meglio poteva, senza preoccuparsi se si fossero stropicciati durante il cammino. A Tyki venne da ridere. Nella solitudine della sua camera, cominciò a ridere sempre con più gusto. Quel caso lo stuzzicava, e non gli era mai successo in vita sua. Era come se quel ragazzo, Lavi, provocasse in lui il risveglio del suo “io” nero, oscuro, che provava piacere in quella strana situazione. Come se l'avesse sfidato a un gioco.

« Tanto vinco io, ragazzo. » si era detto. « Ti farò uscire da lì, vedrai. »


Lavi nell'attesa tamburellava sul tavolo freddo della sala colloqui, unico arredamento, insieme alle due sedie scomode. Talmente scomode che non riusciva a stare nella stessa posizione per più di cinque minuti, complice anche l'attesa. E, quando vide Tyki entrare in tutta fretta, fece un enorme sorriso, spalancando le braccia.

« Allora è tornato davvero! Per un attimo ho pensato di ritrovarmi il quindicesimo avvocato. »

« Ti trovo in forma, ragazzo. » l'avvocato si accomodò davanti a lui, aprendo subito dopo la borsa.

« In realtà non ho dormito granché, e sto anche morendo di fame. Ha portato i dolci? »

« Non posso portare cibo per i detenuti. »

« Poteva dire che erano per lei, no? Stuzzicare qualcosa mentre si lavora, lo fanno tutti. »

« Io preferisco fare altro. »

« Cioè? »

Tyki posò al centro del tavola una piccola scatola rettangolare, tutta nera, con scritte bianche ormai sbiadite dal tempo. Fece al detenuto un sorriso sghembo.

« Sai giocare a Trentuno? »

« Sì. » anche Lavi sorrise. « Lei è davvero divertente, Tyki. »

Che Tyki fosse un avvocato diverso dagli altri era fuori dubbio. Nessun collega, nella sua posizione, si sarebbe mai messo a giocare a carte con il proprio cliente, ma Tyki adorava usava metodi non convenzionali. Diceva sempre che bisognava far sentire il cliente a proprio agio, farlo sentire un suo simile e non un rifiuto della società come facevano altri. Non contava che fosse colpevole o innocente, per Tyki non aveva importanza. Così il cliente si fidava in poco tempo di lui. Anche se, nel caso di Lavi, non sembrava così facile.

« Ho dato un'occhiata ai fascicoli sulle tue vittime. » l'avvocato scartò un'altra carta, sbuffando.

« Lettura interessante? »

« C'è una cosa che non ho capito sulla quinta vittima. Come si chiamava...? »

« Yu Kanda. » Lavi restò fermo per qualche secondo, prima di decidere quale carta buttare via. Optò per il tre di spade. « L'ho ucciso il ventuno dicembre alle ventitré e dieci. Non c'era scritto sul fascicolo? »

« Sì, ma sai... il suo corpo non è stato mai ritrovato. »

« Davvero? Eppure io stesso ho indicato il luogo in cui l'ho seppellito. »

« Non l'hanno trovato. »

« Sarà tornato a essere un tutt'uno con la terra, no? » osservò la nuova carta scartata da Tyki. « Sta andando a coppe? »

« E tu a bastoni? »

« Che intuito! » con lo stesso sorriso che gli vide in faccia la prima volta, Lavi buttò sul tavolo, con tranquillità, l'asso di coppe.

Tyki fece un fischio, fingendo stupore. « L'asso? Guarda che così faccio trentuno! »

« Le serve? Glielo regalo volentieri. »

Il ventiseienne prese senza obiettare oltre la carta, osservando compiaciuto le tre carte che possedeva. Doveva essere proprio un ingenuo, quel Lavi, per mollare così punti così alti. Forse quella stessa ingenuità lo aveva messo in un casino che lo aveva tenuto segregato in carcere per tre anni.

Invece Lavi era ancora tranquillo. Non pescò una carta, bensì bussò due volte sul tavolo, sorridente.

« Ti arrendi, ragazzo? »

« Bussare a Trentuno non significa perdere, anzi. Su, tocca a lei. »

Tyki era così sicuro di sé che, quando dopo il suo turno, dopo aver scartato un'altra carta a suo dire inutile, mostrò con orgoglio le tre carte che formavano venticinque, rimase a bocca aperta nel vedere che l'altro, compiaciuto, aveva trenta. Fortuna sfacciata, fortuna del principiante. Aveva un che di umiliante farsi battere in questo modo da uno come Lavi.

« Non faccia così. » disse il ragazzo con fare un po' sornione. « Vuole la rivincita? »

« Sette e mezzo? »

« Tyki, è un caso se mi sta proponendo giochi tipici del Natale? »

Si guardarono in totale silenzio. Sembrava una sfida di sguardi. Tyki non si aspettava di certo una tale accortezza da parte sua. Era un tipo sorprendente, che in qualche modo lo faceva sentire un po' “perso”. Era la prima volta che non sapeva se i suoi metodi funzionavano o meno, ma non gliel'avrebbe data vinta. Non per così poco.

« Touché. » rimise le carte al proprio posto. Era arrivato il momento di lasciar perdere i giochi da bambini. « Dov'è Yu Kanda? »

« Gliel'ho detto, l'ho ammazzato io. »

« Non hanno ritrovato il suo corpo. »

« Non è certo colpa mia se la polizia non ha saputo ritrovarlo. »

« Allora perchè preoccuparsi di seppellire lui e non gli altri? »

« L'avrei fatto. Li avrei seppelliti tutti nello stesso posto. Guardi che io rispetto i defunti. Solo che, quando sono tornato a prendere Linalee, la polizia era già arrivata. E per la fretta, nei giorni seguenti non ho seppellito gli altri, e non potevo certo andare a fregarli all'obitorio. »

Tyki sviò lo sguardo. Sembrava sincero, ma non voleva credergli. C'era qualcosa, in lui, che lo costringeva a pensare che lui non avesse fatto niente. E perché quella quinta vittima non era stata trovata? Non ci credeva a quella balla del “rispettare i defunti”, altrimenti avrebbe portato subito Linalee Lee da un'altra parte. Se li aveva ucciso la stessa sera, il ventuno dicembre, anche ammesso che fosse difficile per una singola persona trasportare due corpi, cosa l'ha spinto a mollare lì una ragazza morta, perdere così tanto tempo a seppellire uno per poi lasciar perdere gli altri? Per fretta? Ma che storia era?

Se raccontava quelle cose con una tale tranquillità, era normale ripensare agli altri avvocati scappati via. Ma Tyki era diverso.

« Yu Kanda era un tuo compagno di scuola, vero? »

« Sì. »

« Sai, ragazzo, sei il più strano che abbia mai incontrato. A quanto dici, hai ucciso persone... “amiche”, proprio durante il Natale. Strano modo di passare le feste. »

« È lei a essere strano, Tyki. Non mi ha ancora chiesto il perché li abbia uccisi. »

« Agli interrogatori non l'hai mai detto. Quindi suppongo che, se te lo chiedessi io, il risultato sarebbe lo stesso. »

Lavi elargì un altro dei suoi sorrisi, seriamente divertito. Se ne stava sempre chiuso in quel posto. Carcere, penitenziario, prigione, galera, in qualunque modo fosse denominato, rimaneva tappato tra quattro mura, e gli era difficile incontrare persone come Tyki Mikk. Trovava divertente parlare con lui. Inizialmente era rimasto spiazzato da quel modo di fare così insolito per un normale avvocato. Gli altri tredici come prima cosa gli avevano chiesto “perché li hai uccisi?”. E non facevano che guardare con quasi disgusto la benda che portava sull'occhio destro. Una cosa che lo infastidiva molto.

« Tyki, posso farle una domanda? »

« Certo. »

« Perché si è messo in testa di aiutarmi? Io non ho mai chiesto nessun avvocato, benché fosse nei miei diritti. Ho confessato i miei errori e sto scontando la colpa. Allora perché lei vieni qui? »

L'avvocato ci mise un po' a rispondere. Tentò di occupare il silenzio sistemando meglio i fogli sul tavolo, senza sorridere. Aveva ragione. In una normale situazione, Tyki non si sarebbe mai interessato a un caso del genere. Se un assassino confessava, se ne andava in galera e fine della storia. Era andato a incontrarlo puramente per curiosità. Forse perché gli piaceva l'idea di vincere una causa difficile come quella. Eppure... cosa dire dopo aver conosciuto quel guercio?

C'era un qualcosa, in quel Lavi, che in qualche modo lo faceva sentire più simile di quanto immaginava. Quel Lavi sembrava essere, come lui, pienamente cosciente di avere un “lato oscuro”, e magari, come diceva lui, aveva deciso di assecondarlo. Ma, allo stesso tempo, nelle sue parole c'era un tono strano, che solo Tyki sembrava notare. Un tono quasi nostalgico, quando gli aveva menzionato Linalee, e anche Kanda.

Tutto un insieme di fattori di Lavi lo aveva spinto a farsi coinvolgere più del dovuto. Ma se avesse dovuto dare una risposta chiara, non l'avrebbe trovata.

« Risponderò a questa domanda la prossima volta, ragazzo. »

Lavi non parlò. Annuì in totale silenzio, affascinato da quel modo di fare. Per quanto insistesse a dire che aveva ucciso a sangue freddo cinque persone, lui sembrava l'unico a non credergli e a volerlo davvero aiutare. Per un motivo che lui ancora ignorava. Ma non gli dispiaceva.

« Tu e Yu Kanda eravate amici? »

« Se vogliamo definirlo così... »

« Perché dici così? »

« A Yu piaceva molto stare per conto proprio. »

« Lo chiamavi per nome? »

« Gli dava un po' fastidio, ma ci conoscevamo da tanto. E poi ho sempre pensato che Yu fosse un bel nome, ha un suono molto dolce. Era un peccato non chiamarlo così. »

« Anche Linalee era tua amica? »

« Lei è stata la prima a rivolgermi la parola quando mi sono trasferito nella sua scuola. Sa, io ho viaggiato molto insieme a mio nonno, a causa del suo lavoro. Poi lui ha pensato che fosse meglio che frequentassi un liceo in pianta stabile, così mi ha fatto iscrivere al liceo di Linalee che aveva anche dei collegi, e lui è ripartito. »

« Ti ha abbandonato? »

« Non sono così infantile da pensare una cosa del genere. È stata una decisione sensata. »

« Capisco. Allora torniamo a parlare di Linalee. La tua prima vittima. Non ho voglia di sfogliare il fascicolo su di lei. Dimmi tu come l'hai uccisa. »

« Eravamo appena usciti dalla festa della scuola. Sa, quelle che si fanno per festeggiare le vacanze di Natale. Lei era di buonumore, le era piaciuta la festa. Mi chiese di accompagnarla a casa perché suo fratello non poteva venire a prenderla. Ho aspettato che fossimo completamente soli. Le ho fatto un graffio alla gola per disorientarla, poi le ho dato tre coltellate al petto. Ma sbagliai i calcoli. Yu era appena arrivato quando mi vide accanto al corpo di Linalee. Non mi ha lasciato altra scelta. Ero arrabbiato. »

« Perché ti aveva scoperto? »

« Ero arrabbiato anche prima. »

« Con Linalee? »

« Sì. Bè, lei era così presa dalla festa che non si era minimamente accorta del mio malumore. Ho approfittato del fattore sorpresa. Dato che ero in mezzo alla strada ho pensato di portarli da qualche parte, così ho seppellito Yu. Ma quando sono tornato, la polizia era già arrivata. Mi sono spaventato e sono scappato via. E per evitare che il fratello mi mettesse i bastoni tra le ruote, ho ucciso anche lui. Reever aveva assistito per caso, così mi sono visto costretto a uccidere anche lui. »

« E Miranda Lotto? Lei cosa c'entrava? »

« Era la nostra insegnante di sostegno. Quando ho saputo che aveva detto alla polizia di avermi visto allontanarmi con Linalee poco prima dell'omicidio, mi sono arrabbiato e l'ho uccisa per evitare che parlasse troppo. »

« Allora fammi capire... tu all'inizio non avevi intenzione di farti arrestare. »

« In quei momenti è difficile ragionare a mente fredda, dovrebbe saperlo. Io avevo già intenzione di uccidere Linalee. Gli altri quattro sono stati... incidenti di percorso. Ma alla fine mi ero stufato di scappare, e ho confessato. »

Bugiardo. Questo pensava Tyki. Adesso gli altri quattro erano diventati del tutto casuali? E Yu Kanda? Una vittima “casuale” che “casualmente” non era stata ritrovata. Quando Tyki pensò a questo gioco di parole scosse la testa un po' irritato. No, non tornava. Sarebbe stato molto più semplice scappare col corpo di Linalee prima che Kanda arrivasse, e per quanto Miranda potesse dare informazioni, se non aveva lasciato tracce di sé la polizia non poteva prenderlo. E poi Komui Lee... a che serviva ucciderlo, lui che non aveva alcun potere decisionale nella polizia? In che modo lo metteva così in pericolo? Non tornava niente. E Tyki non credeva nemmeno che fosse così arrabbiato. Gli sembrava, in tutta sincerità, un tentativo di farsi passare per uno che non riusciva a controllare la rabbia, quando poi si ritrovava davanti un ragazzo che continuava a sorridere. Pensò, in tutta franchezza, che Lavi lo stesse soltanto prendendo in giro.

« Capisco... » disse infine, focalizzandosi su un'altra questione. « Dunque Linalee ha dato involontariamente inizio a una strage. »

« Se fosse ancora viva, avrebbe pianto nel sapere una cosa simile. A lei non piaceva veder soffrire nessuno, ma era così fragile che piangeva spesso, anche per una sciocchezza. »

« Che rapporto c'era fra voi due? »

Il ragazzo fece un sorriso sghembo, con uno sguardo ammiccante. « Mi sta chiedendo se abbiamo fatto sesso? »

« Anche. » rispose l'altro con la stessa espressione.

Lavi sospirò, posando entrambe le mani sul tavolo freddo. Giocherellò per un momento con le dita, e il suo sguardo sembrò rievocare ricordi distanti.

« La nostra prima volta è stata il trenta ottobre 2004. »

« Ci sono state altre volte? »

« Sei novembre, dieci novembre, venti novembre, ventiquattro novembre, primo dicembre. »

« Allora stavate insieme? »

« No. Se capitava e avevamo voglia, lo facevamo. »

Tyki agitò il fascicolo con stampato sopra il nome della ragazza, sbuffando. « Ho raccolto ogni tipo di informazione su di lei. Linalee faceva parte anche del circolo religioso della scuola. Tutti la descrivono come una ragazza “innocente, spensierata, sembrava l'eterna scolaretta tutta casa, amici, scuola e chiesa”. Mi sembra difficile credere che una come lei faccia sesso come se niente fosse. »

« Cos'è, non mi crede? Vuole sapere i particolari di quelle volte? Non nego che Linalee fosse come la descrivono su quel pezzo di carta. Ma era bella. Oh, se lo era... era irresistibile. E poi, suo fratello Komui era molto geloso di lei. Non per modo di dire, rasentava la nevrosi. Anche volendo, era difficile per lei uscire con qualcuno. »

« E tu vorresti farmi credere che una ragazza del genere, super protetta dal fratello, sia andata a letto con te? E poi, cos'è cambiato? Basandoti sulle tue date, prima della sua morte lo avete fatto sei volte. Cos'è, eri troppo geloso? O quel ventuno dicembre non aveva voglia e “ti sei arrabbiato” per questo? »

Lavi sporse un po' il capo, avvicinandosi al viso di Tyki, col suo solito sorriso incomprensibile. La sua voce si fece più sussurrata, e il suo sguardo era ancora ammiccante. Alcuni ciuffi rossi gli erano ricaduti sulla benda, ma quell'unico occhio verde che si poteva vedere era ben distinto, chiaro e brillante. Quando lo vide avvicinarsi in quel modo, Tyki si avvicinò di pochissimo a sua volta, avvertendo un buon odore. Forse era l'unico che si degnava di farsi la doccia in quel posto, o forse era così di natura. Comunque, era piacevole averlo accanto.

« Secondo lei? » chiese solamente.

Tyki sorrise a sua volta. Il tono della sua voce si era fatto più cupo e quasi maligno. Più che avvocato e cliente, sembravano due leoni che si studiavano prima di azzannarsi l'un con l'altro.

« Non mi freghi, ragazzo. » gli rispose. « Facciamo che credo che tu abbia fatto sesso con lei. A maggior ragione, non credo che tu l'abbia uccisa. E Yu Kanda? Forse è stato lui e l'hai aiutato a fuggire addossandoti le sue colpe? »

« Non corra, Tyki. Si ricordi che mi hanno sottoposto alla macchina della verità. »

« Quell'affare risponde solo alle pulsazioni. In teoria quando si racconta una bugia le pulsazioni aumentano, ma se uno mantiene sempre e comunque la calma, non ci vuole niente a ingannare una macchina assurda come quella. E, da quanto sto vedendo, tu sembri proprio il tipo in grado di farlo, ragazzo. »

« Ma lei è il mio avvocato, dovrebbe credermi, no? Insomma, un'altra persona, a sentire che facevo sesso con la persona che ho poi ammazzato, avrebbe detto “aaah, ma allora è delitto passionale, possiamo far ridurre la pena se dimostriamo che non eri in te!”»

« Io invece dico che se portiamo Yu Kanda a testimoniare forse riesco a farti uscire da qui. »

« I morti non parlano. »

« Crederò che Kanda sia morto solo dopo aver visto il suo cadavere. »

« Non si affanni. Yu è morto. »

« Sai, hai ragione, ragazzo. Io sono il tuo avvocato. Almeno io devo credere in te. Ma non si sa mai fino a che punto credere a un criminale, e questo vale anche per gli avvocati. Io voglio seriamente farti uscire di prigione, perché più sto parlando con te, meno credo che tu abbia ucciso nessuno. Più parlo con te e meno credo che Kanda sia morto. Tu sorridi e mi racconti tutto ciò che ti chiedo con gentilezza... ma scommetto che se ti porto Yu Kanda qui crollerai e mi dirai tutto. »

Lavi tentò a stento di soffocare una risata, portandosi una mano alla bocca. Poi si portò una mano fra i capelli spettinati, dando un'occhiata a quell'uomo, seduto davanti a sé, che sorrideva in modo quasi sinistro. Ma era seriamente un avvocato?

« Sembra quasi una sfida, la sua. » confessò.

« Diciamo che l'ho presa come tale. »

« Allora lei mi ha scelto solo perchè le piacciono le sfide? »

« Mi piacciono le sfide, mi piace giocare a carte con te, mi piace cercare di capire cosa passa nella testa di chi ho davanti. Per questo non riesco a smettere di fare questo lavoro. Mi piace pensare che tu sia innocente, mi piace pensare di avere ragione. Mi piace scegliere chi difendere, e tu sei il primo per cui non ho avuto dubbi. Già, ragazzo, ti ho scelto io, non tu. E dal momento che ti ho scelto, tornerò qui finché non avrò dimostrato a tutti chi sei veramente. »

« “Chi sono veramente”? Che espressione insolita... però, sa, non è per niente rassicurante con quella faccia. Bè, se lei ha deciso così non posso certo fermarla. Un detenuto qui non ha nessun diritto. »

« Finché non scelgo il contrario, tu dovrai fidarti di me. E vedrai che non mi arrenderò come gli altri tredici. Tornerai presto a vivere una normale vita che fa qualunque diciottenne. »

Il rosso non fece alcun sorriso questa volta, puntando però uno sguardo incuriosito. Fidarsi, non fidarsi... non erano discorsi da fare a uno come lui. Credere o non credere, per Lavi ormai erano discorsi privi di importanza. Diritto, scelta, piacere... tutte queste libertà aveva deciso di buttarle al vento confessando di aver commesso dei delitti. Non poteva negare che gli mancava un po' l'aria del mondo esterno. Vedere se il mondo era cambiato. Ma aveva scelto lui quella strada, non poteva piangersi addosso. L'unico che non ci stava era Tyki. Lavi non riusciva a capire appieno il perché si fosse così intestardito con quella storia che fosse innocente, e che addirittura Kanda non era morto.

Lavi si ritrovò a pensare come per la gente fosse facile credere a qualcuno che affermava di aver ucciso qualcuno. Mentre era difficile credere il contrario. Come se fossero ansiosi, intorno a lui, di gettare nel cestino quello che veniva definito uno sporco criminale. Nessuno aveva avuto da ridire quando era andato alla polizia a costituirsi. Nessuno gli aveva chiesto “sei sicuro?”, oppure “finché non lo accertiamo al cento per cento non lasciare la città”. Alla gente non importava cercare a fondo. Bastava avere qualcuno da scartare, sempre. Poi arrivavano persone come Tyki che, con noncuranza, ripescavano dalla spazzatura i pezzi da riciclare e rimettere a nuovo, perchè sono ancora buoni e possono fare qualcosa. Com'era strano, per Lavi, vedere che qualcuno tenesse così tanto alla sua persona.

Forse Tyki Mikk era una persona perennemente circondata da ragazzi più giovani. Forse aveva una famiglia e uno spiccato senso del dovere nei confronti degli altri. Tanto valeva chiedere.

« Tyki, lei ha figli? »

« No, ma ho una famiglia numerosa. Siamo tredici in tutto. »

« E mangiate sempre insieme? In tredici a tavola porta una sfiga pazzesca! »

« Credi a queste cose, ragazzo? »

« Gesù non ha fatto una bella fine. »

Tyki fece una piccola risata. In vena di scherzare, quel guercio. Non riusciva proprio a vedercelo, un ragazzo simile, nelle vesti di assassino. Forse era davvero troppo testardo, ma a lui non importava. Se anche ci fossero stati dei muri davanti a lui, ci sarebbe passato attraverso pur di dimostrare che lui aveva ragione.

E comunque, per quanto Lavi ostentasse quell'indifferenza, aveva colto una piccolissima traccia di insicurezza e stupore quando gli aveva detto che non credeva che Kanda fosse morto.

« Vuoi vedere che ho fatto centro? » si era detto.

Comunque, ai fini del caso, il corpo di Kanda andava ritrovato. Prima di allora, doveva affidarsi a ciò che diceva Lavi. O cercarsi le prove d'innocenza da solo. Sospirò, pensando alla quantità di lavoro che si prospettava. E sospirò ancora, pensando al fatto che non sapeva da che parte iniziare a cercare Yu Kanda.

Poi tornò a fissare il ragazzo. Presto avrebbe dovuto lasciare nuovamente il carcere, e lasciarlo nuovamente solo. Doveva essere davvero triste stare sempre lì dentro, senza poter vedere nessuno. Ma al rosso sembrava non importare. Cosa gli era successo? Cosa lo aveva spinto a reggere un peso del genere?

« È meglio che vada. » disse, alzandosi dalla sedia. « La prossima volta giochiamo a poker? »

« Perché no? Però porti anche qualcosa da mangiare. La mensa di questo posto fa senso. »

« Farò del mio meglio. »

Lavi lo seguì con lo sguardo finché non vide chiudersi la porta. Non sapeva quando sarebbe tornato, ma lo avrebbe fatto sicuramente. E per la seconda volta in vita sua, Lavi aveva qualcuno da aspettare.

Si sentì il cuore placarsi un po', dopo quell'incontro. Quell'uomo riusciva a fargli smuovere qualcosa. Non si era mai sentito in quel modo con gli altri tredici estranei. Anche Tyki era un estraneo, ma lasciava il segno. Era diverso. Gli chiedeva cose del tutto diverse. E il suo modo di porsi, di parlare, gli faceva tornare in mente ricordi davvero lontani, ma ben nitidi nella sua memoria. Lavi non dimenticava mai. Anche volendo, non riusciva a dimenticare proprio niente. Ogni parola, ogni gesto, ogni particolare.

Ricordava bene quei giorni. Intrisi di un profumo e di un calore piacevoli, accoglienti. Del tutto diversi dal posto in cui risiedeva da tre anni. Eppure, ricordare trasmetteva a Lavi, per un po', l'illusione di essere tornato indietro nel tempo.

« Posso girarmi? »
«
No, ancora un po'. »
«
Linalee, è mezz'ora che sto così! Dai, voglio guardarti! »
«
Solo un altro po', ti prego! »
«
Ma che avrà di speciale, poi... »
«
Dovresti vederti, Lavi... proprio adesso. Non capisco bene nemmeno io il perché, ma non posso fare a meno di guardarti così. »
«
Vuoi dire che la mia faccia non ti piace? »
«
Al contrario. Ma mi piace anche il resto. »

Ricordare... che cosa inutile, per uno come lui.
Tanto quei giorni non sarebbero tornati.





Well, I know a thing about contrition,
because I got enough to spare,
and I'll be grating your permission,
'cause you haven't got a prayer.
And I'll say “hey, hey, hallelujah”,
I'm gonna come on sing a praise.
And let the spirit come on through ya.
We got innocence for days.
Well, I think I'm gonna burn in hell.
Everybody burn the house right down.
( Bè, so una cosa sulla contrizione,
perché ho perso abbastanza,
e ti darò il permesso,
perché non hai una preghiera.
E io dirò “ehi, ehi, alleluia”,
andrò a cantare le lodi.
A lascerò che gli spiriti ti passino attraverso.
Abbiamo ottenuto l'innocenza per giorni.
Bè, penso che brucerò all'inferno.
Tutti bruciano la propria casa verso il fondo. )
[
House of wolves – My chemical romance ]

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: neme_