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Autore: LazySoul    07/10/2011    11 recensioni
Dal testo:
“La vita fa schifo.”
Pensai, con una smorfia.
“Quando credi di aver raggiunto il picco massimo di felicità, il destino ti fa cadere e tu ti ritrovi pieno di graffi e nessuno che te li può curare. Pensi che non ci siano altri motivi per vivere, incominci a considerare il suicidio e poi ti ritrovi con qualcuno che ha bisogno di te e, senza rendertene conto, ti accorgi che anche tu hai bisogno di lui...”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La vita fa schifo

 

 

«Guardami», sussurrò lui, ma io non lo feci.

Continuai a tenere gli occhi chiusi e a pensare ad un modo per poter sfuggire da quella situazione.

Sentii le sue mani scostare alcune ciocche dal mio viso e sperai con tutta me stessa di morire in fretta.

«Paura?», chiese, contro il mio orecchio, mentre me lo mordicchiava, facendomi venire la pelle d’oca.

“Non sai quanto”.

Pensai terrorizzata, sentendo le sue mani accarezzarmi le spalle e le braccia coperte dalla camicia leggera che indossavo.

«Puoi sempre scappare, non ti sto costringendo», disse, passando le sue labbra sul mio collo e leccandomi la gola.

«Mi stai minacciando», riuscii a dire, sentendomi orgogliosa di me stessa quando mi accorsi che non avevo la voce roca, ma forte e ben udibile.

Ridacchiò piano, prima di incominciare a succhiare all’altezza della clavicola.

Senza volerlo davvero, quello che mi stava facendo mi piaceva, eccome se mi piaceva, ma non potevo lasciarmi andare. Lui era il nemico e basta.

«Sei tu che ti stai lasciando minacciare», rispose, slacciando un bottone della mia camicetta.

«Non ho alternative» gli feci notare.

«Sì che ce l’hai».

«Ah si? E quale?»

A quella domanda non rispose e intrufolò le mani sotto la mia camicia, toccando con le mani ghiacciate la pelle bollente della mia pancia e dei miei fianchi.

Provai ad allontanarmi, colta alla sprovvista da quel contatto, ma lui mi trattenne, stringendomi al suo petto con talmente tanta forza, da farmi male.

«Rilassati e ti prometto che sarà la notte più bella della tua vita», sussurrò e io aprii gli occhi, curiosa di vedere se c’era menzogna sul tuo volto.

Quello che trovai nel suo sguardo mi fece sentire ancora più accaldata.

Mi voleva e non stava mentendo, non mi avrebbe fatto del male.

Non quella notte.

I suoi occhi color mare in tempesta sembravano perforarmi il volto da quanto erano intensi, facendomi sentire la ragazza più bella del mondo.

«Sai, non pensavo che l’avrei mai detto, ma sei bellissima», mormorò avvicinandosi alle mie labbra.

Riuscii a ritrarmi prima che lui riuscisse a baciarmi, affondando poi il volto contro la sua spalla.

«Perché non mi uccidi?», chiesi, non riuscendo ad evitare un singhiozzo.

«Oh no, piccola. Tu questa notte non morirai, puoi starne certa», rispose, facendomi sussultare.

Alzai il volto, scrutandolo sconvolta: «Ma, io sono... tu dovresti...»

«Mi sono stancato di fare ciò che mi dicono gli altri, è dal quinto anno che non faccio altro che pensare a te e ora che ti ho tra le mie braccia non ti lascerò fuggire».

Le sue parole mi stupirono, anzi mi sconvolsero, facendomi sbarrare gli occhi e con le dita affondai ancora di più nel tessuto della sua camicia scura.

Lui se ne accorse e sorrise appena: «Sono riuscito a coglierti di sorpresa, Mezzosangue

Io annuii, studiando il suo volto rilassato; le sue labbra erano carnose e leggermente socchiuse come ad invitarmi a baciarlo, la sua pelle era chiara e quasi trasparente e i suoi capelli chiari scendevano disordinati sulla sua fronte, facendolo sembrare un angelo.

Senza pensarci, mi avvicinai e appoggiai semplicemente le mie labbra sulle sue.

Mi chiesi, in quel preciso istante perché tante persone si sconvolgessero alla vista di due persone intente a baciarsi.

Un bacio era – e rimane tutt’ora – la cosa più semplice di tutte; lo sfiorarsi delicato di due bocche, un gioco magico e insaziabile tra le lingue e un incontro improvviso tra anime.

Il mio bacio, anzi il nostro bacio, fu così spontaneo che, quando finì mi resi conto che era da una vita che desideravo farlo e ora, non avrei smesso per nulla al mondo.

Quando sentii di nuovo le sue mani intrufolarsi sotto la camicia non mi opposi, anzi, affondai le dita tra i suoi capelli avvicinando il suo volto al mio per poterlo baciare più semplicemente, dato che era un paio di centimetri più alto di me.

Quel secondo bacio durò molto più del primo, facendomi sentire desiderata come mai prima.

La situazione era complicata e mi chiesi se non mi avesse mentito quando aveva detto che non mi avrebbe ucciso, ma poi cancellai il pensiero, decidendo di godermi appieno quella che probabilmente sarebbe stata l'ultima notte della mia vita.

Non mi persi neanche un suo tocco e memorizzai ogni sensazione.

Le sue mani che mi sfilavano la camicia impazienti, i suoi occhi che brillavano, alla vista del mio reggiseno di pizzo nero, le sue labbra che mi leccavano e succhiavano il collo e il seno, con una fame impensabile che mi faceva gemere dal piacere, le sue dita che mi slacciavano i jeans, sfilandomeli con delicatezza, le sue labbra che continuavano a torturarmi e a donarmi baci fugaci ovunque e i suoi occhi color piombo fuso che, quando incontravano i miei, mi facevano sentire una regina.

Quando riuscii a sfilargli la camicia rimasi quasi incantata dalla sua perfezione, mentre lui si toglieva il resto dei vestiti, rimanendo completamente nudo di fronte a me.

Mi avventai sulle sue labbra, facendomi prendere in braccio e portare fino al suo letto color verde muschio.

Quando mi resi conto di indossare ancora le mutandine, me le sfilai, lanciandole dal’altra parte della stanza.

«Prendimi», mormorai contro la sua spalla, mentre lo sentivo toccarmi ovunque.

Lui si fermò, fissandomi intensamente e baciandomi con dolcezza.

Lo sentii penetrarmi provando un dolore acuto al basso ventre e, quando fu completamente dentro di me si fermò, guardandomi dritto negli occhi: «Tutto bene?»

Fissarci negli occhi, mentre lui era dentro di me era la sensazione più intima che avessi mai provato. Risposi con un cenno del capo, dato che parlare andava oltre le mia capacità.

Subito dopo lo sentii allontanarsi e poi penetrarmi di nuovo e fui felice di notare che le sue spinte forti e profonde non erano più dolorose, ma fin troppo piacevoli.

Persi il controllo della realtà, sentendomi ad ogni spinta sempre più vicina al limite e, quando raggiungemmo insieme l’orgasmo urlai dal piacere.

Ero senza fiato.
Lui si coricò accanto a me, abbracciandomi; lasciando che la nostra pelle continuasse a rimanere in contatto.

Non disse una parola e io nemmeno.

Restammo fermi a fissare il soffitto della sua stanza, solo ogni tanto lui aumentava la sua stretta su di me o mi baciava i capelli.

«Ti ho fatto male?», chiese ad un tratto, rompendo il silenzio e lanciandomi uno sguardo preoccupato.

«No», dissi, ed era vero; a parte la prima spinta, che sapevo già da prima che mi avrebbe fatto male, tutto il resto era stato semplicemente divino.

«Mi dispiace», mormorò baciandomi la fronte.

«Per cosa?», gli chiesi.

«Per averti minacciata», rispose.

Io scossi il capo: «Mi è piaciuto», ammisi guardandolo dritto negli occhi.

«Davvero?»

Io annuii: «È stata la notte più bella della mia vita»

Lui sorrise felice, abbracciandomi stretta: «Farò il possibile per tenerti al sicuro. Tu Sai Chi non riuscirà mai a scovarti».

Io scossi il capo: «Mai promettere ciò che non si può mantenere», sussurrai, poi continuai: «Harry è stato ferito durante il loro scontro, non è morto ma è stato un miracolo e ora è troppo debole per sconfiggerlo. Colui Che Non Deve Essere Nominato riuscirà a vincere e la prima cosa che farà sarà uccidere l’amichetta-mezzosangue-di-Potter, cioè me».

Lui scosse il capo, abbracciandomi con fare possessivo: «Farò di tutto per proteggerti, inoltre Tu Sai Chi non sospetterebbe mai di uno dei suoi», sussurrò, mostrandomi il braccio con il Marchio Nero.

Io feci una smorfia, ma poi sorriso al ricordo delle sue parole: «Davvero ti piaccio dal quinto anno?»

Lui sorrise, arrossendo appena: «Sì».

«Sai credo di essermene accorta a quei tempi, insomma mi insultavi di meno e quando lo facevi non ti impegnavi abbastanza e una notte ho pure sognato di...», mi fermai, imbarazzata.

«Di?», chiese lui, incuriosito.

«Di baciarti», ammisi, sfiorandogli il viso e baciandogli appena le labbra.

Mi tornò in mente come mi aveva trovata quel pomeriggio, ero in una delle viuzze a fianco della Gringott, nascosta sotto il mantello, che aspettavo impaziente che qualche Mangiamorte passasse di lì.

Avevo voglia di uccidere qualcuno, chiunque.

Ad un tratto mi ero ritrovata di fronte lui, che mi puntava addosso la bacchetta, minacciandomi di morte se non l’avessi seguito.

E, giunti in camera sua, mi aveva minacciato di portarmi da Voldemort, se non avessi soddisfatto tutte le sue voglie.

Eppure non era stato per quello che l’avevo baciato.

L’avevo fatto perché avevo sentito il desiderio di farlo.

«Tu Sai Chi anche è debole, quindi dovremo aspettare, prima che il tuo amico e il mio non-voluto-padrone si scontrino di nuovo e spero tanto che Potter vinca»

La sua affermazione mi stupì: «Come mai?»

«Perché solo così potrò essere sicuro che tu non sia in pericolo», mormorò.

«Dio! Se qualcuno mi avesse detto che un giorno Draco Malfoy mi avesse parlato così dolcemente l’avrei avadakerizzato», ammisi sconvolta, mentre lo abbracciavo, facendo scontrare i nostri corpi.

«Avrei fatto lo stesso anche io», sussurrò lui, baciandomi con un bisogno che non credevo possibile.

«Ancora?», mi chiese con un sorrisino malizioso.

«Ancora».

 

 

***

Sei mesi dopo

***

 

 

Il Signore Oscuro era stato sconfitto.

Harry aveva vinto.

Molti amici erano morti in battaglia, molte persone care ed importanti.

E io avevo perso l’unica persona con cui volevo crearmi un futuro.

Camminai con passi strisciati fino al cimitero e mi inginocchiai davanti alla lapide bianca.

Il dolore che nascondevo durante il giorno tornò, facendomi singhiozzare e chiudere gli occhi.

Avevo perso tutto ciò che volevo, tutto ciò che pensavo di meritare: l’amore.

L’unico ricordo che avevo di quelle notti era dentro di me, tenuto in vita dal mio cuore sanguinante e dalla mia anima, che non aveva avuto il coraggio di lasciar sfuggire quegli attimi di gioia e di piacere.

Imparare ad amare non è mai semplice e poi si dice che più disprezzi una persona più la ami e che tra amore e odio c’è solo una sottile linea che è facile attraversare, stravolgendo tutto.

E io ho amato e sono stata amata a mia volta, eppure non è stato abbastanza.

A quanto pare il mio amore non era riuscito ad eclissare tutto il resto e non aveva salvato Draco da quella maledizione che lo aveva colpito in pieno petto, uccidendolo.

Come spiegare ciò che si prova nel perdere l’amore della propria vita?

Le parole che esistono nel vocabolario non basterebbero nemmeno per spiegare un terzo del dolore e dell’agonia.

Inutile quindi provarci.

Era come se fosse morta la parte migliore di me.

I sorrisi se n’erano andati, le lacrime di gioia erano state sostituite da quelle provocate dal dolore e nei miei occhi non ci sarebbe mai più stata quella scintilla di gioia che solo lui riusciva ad accendere.

Era inutile continuare.

Era come vivere una vita a metà.

Era come combattere contro qualcosa di più grande, qualcosa di impossibile da dimenticare e allo stesso tempo troppo doloroso da lasciar andare via.

Osservai la sua foto incastonata sulla lapide e mi lasciai scuotere da altri singhiozzi di dolore.

Non lessi la scritta che era stata incisa sotto la sua data di nascita e di morte, ormai la sapevo a memoria.

Cambiai i fiori nel vaso e mi alzai in piedi.

«Quanto avrei voluto morire al tuo posto», mormorai, mentre il vento mi gonfiava il capotto e screpolava le mie guance bagnate dalle lacrime.

«Ma tu vivrai sempre dentro di me», singhiozzai, sfiorandomi il ventre gonfio: «Il medimago ha detto che è un maschietto sano e forte», sussurrai senza voce: «Spero che sia uguale a te»

Mi abbassai a baciare la sua foto e mi voltai.

L’unica cosa che mi spingeva ad andare avanti e a non arrendermi era quel bambino, che sapevo avrei amato con tutta me stessa ed ero sicura che Draco avrebbe continuato a vegliare su di me come faceva quando era in vita anche ora.

“La vita fa schifo.”

Pensai, con una smorfia.

“Quando credi di aver raggiunto il picco massimo di felicità, il destino ti fa cadere e ti ritrovi pieno di graffi e nessuno che te li può curare. Pensi che non ci siano altri motivi per vivere, incominci a considerare il suicidio e poi ti ritrovi con qualcuno che ha bisogno di te e, senza rendertene conto, ti accorgi che anche tu hai bisogno di lui...”

 

 

 

Fine

 

 

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Ciao a tutti i coraggiosi che hanno letto questa one-shot!:)
É la mia prima Dramione, anzi in realtà é proprio la prima storia che ho avuto il coraggio di pubblicare, quindi siate clementi e se avete tempo e voglia lasciate un piccolo commentino! :)
 

Lazysoul

  
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