IMPREVISTI
Brutte Abitudini
Le lacrime gli
pungevano gli occhi, rossi per il troppo pianto versato. Con il petto
sconquassato dai singulti a malapena riusciva a pronunciare quelle ultime
parole. Eppure si doveva fare forza, quella sarebbe stata l’ultima volta che
avrebbe messo piede in quel posto: le doveva dire addio nel migliore dei modi.
Scosse la testa un
paio di volte, tentando di riprendersi, e si passò una mano tremante sopra gli
occhi. “Ti ho amata… ti ho amata più della mia stessa vita. Ma te ne sei
andata…” Tirò un lungo sospiro, alzando lo sguardo e poggiandolo sulla
grigia lastra di pietra davanti a lui. “Non ho potuto fare nulla per impedirlo.
Ma ti prometto che baderò a tua figlia. Le farò da padre, la educherò come tu
avresti voluto.
Sarò per lei tutto ciò
che non sono potuto essere per te.”
Detto questo, l’uomo
biondo si alzò, e dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla lapide, se ne andò
via.
La forte brezza che
soffiava da nord quel ventun novembre del duemila era più fredda che mai.
L’inverno bussava alle porte, la dura stagione stava per arrivare.
Quindici Anni
Dopo
“Cosa
vorrebbe dire che la McGranitt sta ponderando l’idea di sospenderti o meno?!” Gridò l’uomo,
rosso in volto per la rabbia.
La
ragazza fece una smorfia, facendo vorticare lo sguardo per la stanza in cerca
di una via di fuga. Purtroppo però, reprimendo a stento un sospiro di
sconforto, dovette tornare a poggiare gli occhi sulla belva inferocita che
aveva davanti: a quanto pareva, quella volta avrebbe dovuto affrontarla.
“Posso
…avvalermi del silenzio stampa?!” Sbottò, puntando tutto sulla sua ironia e
sul fascino dei suoi splendidi sorrisi.
Quel
giorno però il padre non pareva particolarmente propenso ad essere ammaliato, e
tanto meno aveva voglia di ridere alle sue battute. “CHE COSA HAI COMBINATO?!”
Urlò infatti forte come un tuono, facendola sussultare.
“Papà,
suvvia… calmati! Non è niente di grave! Eheh, la McGranitt non mi sospenderebbe
ma…”
“Hai
lanciato fatture a qualcuno?”
”No…”
“Hai
picchiato qualcuno?!”
”No! Ma secondo t…”
“Hai
insultato qualche professore?”
“Uff…no…”
Draco
si portò le mani ai capelli, iniziando a girare in tondo per la stanza. Cosa poteva
aver combinato allora? Possibile che se ne fosse inventata qualche altra?! Come
se il suo repertorio di malefatte non fosse già abbastanza vasto! “Cosa diamine
hai fatto allora?!?!” Chiese, esasperato, voltandosi a fissarla. Lei sbattè un
paio di volte le lunghe ciglia, facendo una piccola risatina isterica. Brutto
segno, significava che ne aveva combinato una davvero grossa….
“Ti
giuro che è stato un caso…”
“Isis…”
La
ragazza mise il broncio. “Io volevo solo imparare un incantesimo per cambiare
colore ai tessuti!”
L’uomo
rimase di stucco. “Cambiare colore ai tessuti?! A che ti può servire un
incantesimo del genere, quando hai abbastanza soldi per comprarti qualsiasi
capo tu voglia di tutte le tonalità di colori esistenti al mondo?!”
“Infatti
non serviva a me, ma ad una mia amica. Eileen Paciock.”
“E
tu cosa centri allora?”
”Lei non riusciva ad usarlo, è una vera schiappa in Incantesimi. Così l’ho
provato io.”
“Isis,
potresti dirmi esattamente cos’è successo?! Mi sto stancando di questo
botta e risposta. PARLA!”
La
ragazza titubò a lungo, facendo su e giù per il gradino su cui pochi istanti
prima il padre l’aveva inchiodata. Aveva sperato di arrivare in casa e salire
in camera sua senza che lui se ne accorgesse, per poi uscire solo verso sera,
quando la maggior parte della sua rabbia dovuta al messaggio della Preside
sarebbe stata ormai evaporata. Ma la Fortuna, in quell’ultimo periodo, pareva
non giocasse proprio a suo favore….
“Beh…
ecco… Sai, Eileen mi aveva chiesto di provare quell’incantesimo, dato che lei
non ci riusciva. Ed io ho accettato.”
“Fin
qui eravamo già arrivati.”
“Allora
siamo andate nel primo posto isolato ove ci fosse qualche lembo di stoffa da
poter tingere, senza che, qualora fosse capitato che io sbagliassi incantesimo,
ci fosse il rischio che qualcuno si facesse male.
E
quindi siamo finite nei sotterranei, in una zona completamente isolata, dove
c’era appesa sul soffitto una bandiera Serpeverde.”
“Aspetta
aspetta aspetta! … Come diamine avete fatto a finire nei sotterranei?! Ci sono
piani e piani di distanza dalla Torre dei Grifondoro!” L’interruppe Draco,
fissandola di sbieco.
“Va
bene, ok, avevo in mente di tingere di rosso e oro la bandiera dei Serpeverde.”
Tagliò corto lei, appoggiandosi alla ringhiera di marmo delle scale e
sbuffando.
Draco
alzò la testa al cielo, imprecando silenziosamente contro le brutte abitudini
della figlia.
Isis
aspettò che fosse di nuovo rivolta a lei tutta l’attenzione, e poi riprese il
suo racconto. “Una volta arrivata, ho afferrato la bacchetta e pronunciato
l’incantesimo.
Solo
che… boh… probabilmente ho sbagliato qualcosa, non so se le parole o il
movimento della bacchetta…. Tuttavia invece che cambiare il colore della
bandiera ho fatto saltare il muro su cui essa era poggiata.”
“Hai fatto saltare
un muro della scuola?!”
Ripeté Draco, spalancando gli occhi allibito.
“Eh,
magari fosse tutto qui…” Replicò lei amaramente, mentre una maschera di vero
dolore compariva sul suo viso.
“Perché,
c’è anche dell’altro?!” Chiese lui, con la voce che si faceva più
flebile.
“Ecco…
si da il caso che…”
“Si
da il caso che quel muro appartenesse alla mia stanza da letto, e che io in
quel momento fossi tutt’altro che vestito.”
La
dura e strascicata voce maschile fece voltare i due familiari verso l’ingresso,
da cui una figura vestita di nero andava avanzando verso loro.
Draco,
desolato, scosse la testa un paio di volte, e la figlia, approfittando di quel
momento di distrazione, si volatilizzò su per le scale.
“Salve
Severus. Sei stato tu a condurla dalla McGranitt dunque…” Disse poi, rivolgendo
lo sguardo verso l’anziano professore.
“Oh
sì. E sono stato io a pretendere che venisse espulsa da Hogwarts. Ma la mia cara
collega ha reputato che fosse una punizione troppo severa, che in fondo la
ragazza non era consapevolmente colpevole delle sue azioni, che tutti
possono fare un errore del genere.”
Il
sopracciglio di Malfoy schizzò in alto, mentre il suo sguardo si raffreddava.
“Come mai te la sei preso così tanto? Pretendere addirittura che fosse espulsa…
Nemmeno ti avesse visto nudo l’intera scuola!”
“No,
non l’intera scuola ma c’eravamo vicini.” Replicò l’uomo, mentre un moto di
rabbia faceva scintillare i suoi neri occhietti.
La
risposta spiazzò il biondo. “… Come?! Isis mi aveva detto di essere
andata in un luogo isolato per…”
“Secondo
te si sarebbe lasciata sfuggire la possibilità di ammazzare ‘per caso’ qualche
serpeverde, eh?!”
E
mentre Draco si crogiolava nel suo dolore, Piton continuò il suo racconto.
“Comunque, la vecchia si è limitata a dire che avrebbe ponderato l’idea di
sospenderla per tre giornate dalla Scuola, con obbligo di frequenza alle
lezioni, ovviamente.”
“Con
obbligo di frequenza? E allora perché l’avete rispedita qui?”
Sul
volto di Piton comparve un ghigno poco rassicurante. “Naturalmente, nonostante
tutto la sua Casa è stata penalizzata di duecento punti, e Minerva ha reputato
più saggio farla allontanare da Scuola fino all’emissione del verdetto per
evitare che i compagni grifoni la ammazzassero con le loro stesse mani!”
“E’
una peste, nel vero senso della parola: distrugge tutto quello che le sta
attorno. Cosa dovrei farle?”
“Magari
provare a darle un’educazione più rigida.”
“Considerando
che fino agli undici anni ha avuto te come precettore, si può pretendere
qualcosa di ancor più forte e inflessibile?”
“Sii
così gentile da non ricordarmi quel periodo, per favore…”
“E
da quando è entrata ad Hogwarts, non ha fatto altro che peggiorare….
Ma
come mai, Severus, tu sei qui? L’hai accompagnata?” Chiese poi, d’improvviso.
L’uomo
dai capelli simili alla pece rimase un attimo in silenzio, fissandolo. “No, non
sono venuto qui ad accompagnarla, soprattutto considerando che sarebbe dovuta
arrivare al maniero ieri sera e non questa mattina…”
Draco
si portò una mano agli occhi, reprimendo a stento l’istinto di spaccare tutto
quello che aveva davanti.
“…
Sono venuto qui per avvertirti di un fatto importante.”
Il
biondo sospirò. “Sì. Parla dunque.”
“Ronald
Weasley è tornato in Inghilterra.” Disse Severus con la sua fredda calma,
fissando l’uomo per non perdersi neanche una virgola della sua reazione… che
non tardò ad arrivare.
“COSA?!” Gridò Malfoy, sbarrando gli
occhi.
“Minerva
McGranitt gli ha inviato una settimana fa la garbata richiesta di presiedere
alla cattedra di Volo nella nostra nobile facoltà, e lui, contro tutte le
previsioni, ha accettato. E’ arrivato ad Hogwarts ieri sera.”
“…
da solo?”
“Non
so dove sia la moglie, non ho sentito alcun pettegolezzo in giro e, per quanto
mi riguarda, ho tentato di tardare il più possibile il momento in cui sarò
costretto a rivolgergli la parola.”
“Cazzo!
Se la vedesse…”
“Per
questo ho fatto di tutto affinché la tua piccola peste fosse immediatamente
spedita a casa. Malfoy, se la vedesse la riconoscerebbe subito. Fisicamente
sarà pure un impiastro perfetto dei geni dei suoi genitori, ma i suoi occhi…-
Piton deglutì - e anche il suo carattere... non lasciano dubbi sulla sua
provenienza.”
“NO!” Gridò il nobile
aristocratico, prendendosi la testa fra le mani. L’insegnante sospirò
pesantemente.
“Sapevi
che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.”
“Non
voglio rinunciare a lei… non posso. Ne morirei, Severus…”
Il
professore di Difesa Contro Le Arti Oscure sentì un brivido percorrergli la schiena
a quelle parole. Sapeva purtroppo quanto esse fossero tremendamente vere… nella guerra che si era conclusa quindici
anni prima, Draco aveva visto uccidere la sua carissima madre e suo padre,
nonché la donna che più aveva amato e che, col suo cuore d’oro, gli aveva fatto
capire quale fosse la retta via da seguire. Se qualcos’altro fosse andato
storto nella sua vita, non era certo che il giovane uomo che aveva davanti
sarebbe stato in grado di mantenere la sanità mentale.
Da
quando aveva scoperto di avere un cuore Draco era diventato tremendamente
debole. E poiché il suo compito in qualità di padrino era proteggerlo, avrebbe
fatto di tutto per aiutarlo. “Allora l’unica cosa da fare è trasferirla
altrove.” Consigliò dunque.
“Ma
trasferirla dove?”
“Non
sei forse ancora amico con Nott?”
“Certo,
è l’unica persona di cui mi fidi in questo mondo oltre te, ma che centra lui?”
“Se
non sbaglio l’anno scorso ha divorziato dalla moglie: lui è rimasto qui in
Inghilterra con la figlia maggiore, e lei se n’è andata in Romania col ragazzo
più piccolo.”
Draco
si illuminò. “Pensi che Pansy accetterebbe di prendere con se Isis?”
Piton
fece spallucce. “Qualora non accettasse di sua spontanea volontà, penso che
Theodore sarebbe ben felice di darti una mano.”
“Vado
subito a mandargli un gufo!” Esclamò il biondo con un sorriso speranzoso sulle
labbra, correndo verso la guferia e scordandosi del tutto del padrino.
Severus
sorrise. Il più era fatto.
Quella sera…
Toc toc
Dopo
il timido bussare, la grande porta di mogano scuro si aprì, e un’esile
creaturina coperta da un pomposo pigiama giallo entrò nella stanza
silenziosamente. I suoi grandi occhi azzurri erano dilatati dal dispiacere, e
il visino delicato lievemente imbronciato. I lunghissimi capelli neri,
disordinati come sempre, le cascavano tutt’intorno e le davano un’aria ancora
più dolce e disastrata.
“Ti
prometto che non butterò più giù il muro della stanza di Piton mentre lui ha
solo indosso i suoi box pieni di calderoni e ampolle.” Disse tutto d’un fiato,
fissando la figura seduta sul grande divano vicino al caminetto.
Draco,
coperto dalla sua vestaglia argentea, ridacchiò divertito. E Isis, ben sapendo
che quello era il segnale che il padre l’aveva perdonata, sorrise e corse verso
di lui, gettandoglisi letteralmente addosso.
La
tensione presente prima scomparve in un istante, e la stanza si riempì
finalmente di vita.
“Era
davvero orribile, non puoi capire! Non ho mai visto una cosa così schifosa!”
L’uomo
scoppiò a ridere di gusto, abbracciandola a se.
“Papà
a Natale gli devi regalare un intero nuovo set di mutande! Zio Severus non ha
gusto!”
“E
tu potevi anche evitare di mostrare le sue vergogne in pubblico!”
“Ma
non sarebbe successo niente di così grave se lui usasse un intimo più decente!”
Draco,
sorridendo, la fissò negli occhi. Per Merlino, quant’era bella Isis. Forse
perfino più bella della madre…. E ora che aveva trovato una soluzione, nessuno
gliel’avrebbe portata via. “Ti voglio bene, piccola.”
La
ragazza lo guardò in silenzio per un po’. Quando faceva così, Malfoy aveva
quasi l’impressione che potesse leggergli nell’anima. Poi gli diede un bacio
sulla guancia, e poggiò il capo sulla sua spalla. “Ti voglio tanto bene anch’io
papà.” Disse, e lui sorrise felice.
“Peste,
ti ricordi Erik Nott?” Chiese l'uomo, subito dopo.
“Intendi,
quell’enorme scassapalle figlio del tuo migliore amico a cui l’estate scorsa ho
quasi fatto saltare le cervella con un petardo babbano? Il fratello di quella
stregaccia fastidiosa con la puzza sotto il naso? A proposito! Perché mi avevi
fermato quando ti eri accorto che le stavo per polverizzare i vestiti in mezzo
alla sala da ballo?” Chiese, imbronciandosi.
“Perché
non era il caso che lo facessi, tesoro.”
“Ma
quella tizia…”
“Si
chiama Sandra.”
“…Ma
Salamandra non stava simpatica neanche a te! E tu sei un ex Serpeverde
per giunta, i nemici li distruggi, non li rispetti come facciamo noi
Grifondoro!”
“Tu
di Grifondoro hai ben poco, Isis…”
“Me
lo dice sempre anche la McGranitt! E sai una cosa? Non te l’avevo ancora detto…
a
dire il vero non l’ho mai detto a nessuno… ma il Cappello Pezzente aveva dei dubbi su Grifondoro e
Serpeverde quando mi ha smistata! E' per quello che ho tentato di farlo a pezzi
e la McGranitt ha dovuto ripeter il mio smistamente successivamente nel suo
ufficio."
"Oh,
finalmente so perché fin dal primo giorno di scuola mia figlia è stata presa
per una pazza omicida! Ma come mai non volevi andare a Serpeverde?"
"Non
mi piacciono i sotterranei. Sono freddi e umidi. E poi avevo pensato che, se
una notte mi fosse venuta la voglia di prendere la scopa e andare a farmi un
giro per i dintorni, non avrei potuto dato che laggiù non ci sono neppure
finestre da cui uscire!"
"Ragionamento
sensato, senza dubbio..." Commentò Draco, a cui erano venuti i brividi nel
sentire quelle parole. "Però tu non l'hai mai fatto in questi quattro
anni, vero?"
La
ragazza ci pensò un attimo. "No, effettivamente non l'ho mai fatto... a
parte le volte che sono dovuta uscire per partecipare alle corse
clandestine, non ho fatto alcuna scappattella per il puro piacere di sentirmi
sfiorare dall'aria della notte, ehhehe!"
"Eh...
sì... già" Mormorò Draco,
scostandosela un poco di dosso per poter prendere fiato. Era incredibile come i
racconti di lei riuscissero a metterlo totalmente in subbuglio.... "In
ogni caso, piccola peste, ti stavo parlando di Erik per un fatto molto
importante."
"Davvero?"
"Sì."
"Non
lo devo sposare, vero?"
"No,
stai tranquilla. Devi solo trasferirti nella sua scuola."
La
ragazza, a quelle parole, non diede un effettivo segno di aver compreso. Rimase
semplicemente immobile, tranquilla, continuando a guardarlo con i suoi profondi
occhi blu. "Non faceva ridere, papà." Disse poi.
"Non
doveva fare ridere, Isis."
"Allora
mi devo mettere a piangere?"
"No...
non per forza."
"Mi
stai dicendo che mi hai trasferito a Durmastrang?"
"Sì
tesoro. Domattina ti accompagno."
"....e
quindi devo lasciare Hogwarts senza neanche salutare i miei amici?!"
"Purtroppo
sono capitati fatti che mi hanno spinto ad accelerare i temp...."
"MA
PAPA', E ALLA MIA VITA NON PENSI?!" Gridò quella, senza neanche lasciargli
finire la frase, scattando in piedi dal divano e fissandolo sconvolta.
"SONO CRESCIUTA IN QUELLA SCUOLA! HO UN SACCO DI AMICI LA'! SONO
AFFEZIONATA AI MIEI PROFESSORI... LA MCGRANITT MI ADORA ORMAI! E POI HO
ANCHE UN FIDANZATO!"
"Potrai
trovare tutto questo anche là, Isis."
La
mora sbuffò, tornando a sedersi. "Che palle... e dire che avevamo
organizzato un bel festino nella stanza delle necessità per il mio rientro.
Margareth Flinth Fletchley è perfino riuscita a procurarsi un bel pò di
alcolici abusivi... e Thomas Jordan aveva tirato su un bel giro di scommesse su
Chi Crolla Per Primo. Cavoli, mi uccideranno quando sapranno che non verrò e
che loro rimarranno senza canne...." Mormorò, più che altro parlando tra
se e se. Quando però, alzando il viso, si ritrovò a fissare lo sguardo
sconvolto del padre, fece un sorrisetto stentato capendo subito in che guai si
era cacciata. "Eheheh... naturalmente scherzav...."
"VAI
SUBITO A PREPARARE LE VALIGIE! SI PARTE PER DURMSTRANG ORA!"