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Autore: Il_Genio_del_Male    08/10/2011    13 recensioni
Di maghi pasticcioni, filtri d'amore, oscuri intrighi e risultati inaspettati. Tutta colpa (?) di un drago slasher...
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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DEDICA: A Cloud perché “le tue idee balorde conquisteranno il mondo!” (cit.), a feyilin che deve riguardarsi, a BeaLovesOscarinobello (che si è scelta un nick lunghissimo) e a Virginia, che di Merlin non conosce praticamente nulla ma si è messa lo stesso a seguire la mia storia.

NOTE: La mia Musa è tornata, alleluia! *stappa una bottiglia di champagne* 
Siamo arrivati al punto nevralgico (?) della storia: questo è IL capitolo e leggendolo capirete il perché. Come sempre, è caccia aperta alla citazione. Ce n’è una in particolare, piuttosto palese: la prima persona ad individuarla vincerà… (rullo di tamburi)... una dedica nel prossimo capitolo! Lo so che si tratta della vostra più grande ambizione, quindi vi esorto a dare il meglio di voi. Scherzi a parte, grazie alle lettrici che mi hanno aiutata, con i loro commenti ed il loro supporto, a superare ‘sto maledetto blocco. Vi lovvo <3.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Calato che fu il buio e rimboccate le coperte al principe -non senza qualche difficoltà e avendo cura di sciogliere un potente sonnifero nella tazza di latte caldo e miele che sorbiva ogni sera- Merlin si recò, per la seconda volta nel giro di due settimane, presso la radura nelle vicinanze del castello (marcondirondirondello).

Emise i soliti astrusi e incomprensibili bofonchiamenti -non si era bevuto la balla del serpentese- e la risposta di Kilgharrah non si fece attendere. Pochi minuti ed un fragoroso frullare d’ali dopo, il drago parcheggiò la sua immensa mole squamosa ad un soffio dall’esile figura del ragazzo.

“Ci rivediamo, giovane mago” lo salutò senza mostrare nemmeno un briciolo di sorpresa.

“Giovane mago una fava, Kilgharrah!” sbottò Merlin.

“Oh oh oh, dalla tua evidente irritazione deduco che il mio piano ha funzionato” ribatté ilare la creatura magica.

“Sicché ci avevo visto giusto: tutto questo bordello è colpa tua!”

“Oh, che brutta parola. Io lo definirei delirio al massimo grado” ironizzò neanche troppo sottilmente Kilgharrah.

“Io invece trovo molto più appropriato bordello” insistette il moro, fuori dalla grazia di Gandalf. “Uther e Cenred scopano come conigli da mattina a sera, Arthur allunga le mani a ogni pie’ sospinto, mia madre e Morgana danno i numeri e sproloquiano a proposito di fluff e fandom e qualcos’altro che non ho capito e come se non bastasse Gwaine ha bellamente confessato di venirmi dietro!”

“E’ lo slash, baby” sghignazzò impunemente l’altro. “E Lady Morgana ed Hunith non sono che semplici fangirl. Per quanto riguarda il tuo amico avventuriero, mi spiace deluderti ma io non c’entro affatto. Devi prendertela con i tuoi begli occhioni blu e la tua aria da cucciolotto sparuto”.

Merlin preferì non soffermarsi sul complimento appena rivoltogli dalla bestiaccia malefica.

“Va bene, accantoniamo momentaneamente il problema Gwaine. Possibile che non ti sia venuto in mente niente di meglio, per scongiurare l’eliminazione dei Pendragon, che spingere Uther e Cenred l’uno tra le braccia dell’altro?” incalzò aggressivo.

“Giovane mago, era inevitabile che quei due finissero per fare coppia. Rifletti: non è forse vero che il confine tra odio e amore è estremamente labile?” rispose, più saccente del Sapientino Clementoni.

A quel punto Merlin perse del tutto la trebisonda.

“Ma non dire eresie, nel nome delle Winx! Non è una linea sottile, quella tra amore e odio; al contrario, è una grande muraglia cinese con sentinelle armate ogni sette metri! E piantala una buona volta di chiamarmi ‘giovane mago’, sono l’ultimo Signore dei Draghi e merito un po’ di rispetto!” sbraitò come una pescivendola.

“Una cosa non esclude l’altra, giovane mago” replicò Kilgharrah con lo stesso tono di compatimento e lieve esasperazione di un genitore alle prese con le crisi adolescenziali del figlio. Il nostro eroe ne sostenne cocciutamente lo sguardo finché la rabbia non fu sbollita. Poi inspirò profondamente, arrendendosi alla gelida pacatezza dell’altro.

“Avresti almeno potuto rendermi edotto in anticipo degli effetti di quel benedetto filtro” smozzicò con un certo risentimento.

“E rovinarmi così la sorpresa? Lungi da me, Emrys” disse quasi indignato.

“Momento momento momento. Vuoi darmi ad intendere che nemmeno tu sapevi quali conseguenze ne sarebbero derivate?” strabuzzò gli occhi.

“Non travisare le mie parole. Avevo previsto ogni cosa, eccetto l’innamoramento dell’erede al trono”.

“Sicché i sentimenti che Arthur nutre nei miei confronti sono un incidente di percorso, giusto? Un imprevisto” sottolineò Merlin rianimandosi un poco e avvertendo al tempo stesso una stilettata al cuore.

“Devo contraddirti ancora, giovane mago. Che io non l’avessi immaginato non significa affatto che non fosse destino che tu ed Arthur coronaste il vostro sogno d’amore, presto o tardi. Siete le due facce della stessa moneta e pertanto non potete vivere l’uno senza l’altro”.

“Ma quale sogno d’amore dei miei stivali! Arthur ama Gwen, hai presente? E’ vero che lei è una sgualdrinella acida e invidiosa che gli spezzerà il cuore tradendolo con Lancelot, ma si sa che l’amore è cieco e pure sordo, altrimenti non si spiega come mi sia potuto innamorare di un siffatto Asino Reale” finì per mugugnare tra sé e sé. “E comunque, stavo dicendo: lui è etero quanto Gaius è un sorcino (fan di Renato Zero, ndA)”.

“Anche l’eterosessualità di Ricky Martin era data per certa, prima che facesse coming out”.

“Non so a chi ti stia riferendo, ma Arthur in versione gay è insopportabile; spara battutine a sfondo sessuale ogni due per tre, mi dedica delle serenate tremendamente equivoche e stonate, è geloso in maniera patologica e mette il broncio se oso ignorarlo” cercò di impietosire il drago.

“E’ assolutamente normale che sia appiccicoso, patetico e rincitrullito: è innamorato di te”.

“Ancora per poco. Questa assurda storia deve finire, Kilgharrah. Ne va della mia virtù!”

“Oh, bella questa. Ti aspetti davvero che ti riveli la formula dell’antidoto dell’Amortentia per consentirti di sbarazzarti di un corteggiatore molesto e di tornare al punto di partenza, con Cenred manovrato da Morgause che si appresta ad ordinare il massacro dei Pendragon? Cosa sarà mai la verginità del tuo fondoschiena, in confronto alla salvezza di Camelot?”

“…Lo sapevo che non poteva essere tutta farina del sacco di Cenred! In fondo è un brav’uomo. Ma davvero c’è lo zampino di quella pazza ossigenata?” chiese Merlin con un misto di curiosità ed apprensione.

“Yep. Non l’hai riconosciuta sotto le mentite spoglie del luogotenente del regale ospite?”

“No! Ma ecco spiegato perché quella tinta biondo platino mi era tanto familiare” considerò tra sé e sé.

La creatura magica ne approfittò per rincarare la dose.

“Capisci perché ora come ora sarebbe un errore far tornare tutto come prima? Con Cenred in altre faccende affaccendato e Morgana in modalità fangirl assatanata, Morgause ha le mani legate, è  innocua come un pulcino bagnato. Mi dispiace, non posso proprio accontentarti: è per il bene di Camelot”.

“Non hai tutti i torti, amico mio, ma d’altra parte questa situazione non potrà durare in eterno”.

“Tutto a suo tempo, Emrys. Concedimi una luna per trovare una soluzione alternativa e ti prometto che l’equilibrio primigenio verrà ristabilito. Nel frattempo, fossi in te, penserei a godermela e basta”.

“Pardon?” Melin inarcò un sopracciglio.

“Accetta i sentimenti di Arthur. Fatti travolgere, levita, canta con rapimento e danza come un derviscio. Vivi una felicità delirante, o almeno non respingerla. Potrà sembrarti smielato, ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, dimentica il raziocinio e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore, e la verità, Merlin, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non amare profondamente equivale a non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto”.

“Wow” fu tutto quello che riuscì a replicare il mago, frastornato.

“Un ultimo consiglio e poi ti lascio andare a nanna” sorrise il drago.

Merlin ascoltò attentamente ogni sua singola parola e, dopo averlo guardato volare via, fece ritorno al castello (marcondirondirondello) alquanto soddisfatto. Kilgharrah gli aveva suggerito un’idea per curare il mal d’amore di Gwaine, ed era un’idea pazzesca.

 

 

La mattina seguente il nostro eroe si svegliò pimpante e allegro e Gaius non mancò di notare l’aspetto riposato e fresco del suo protetto: gli occhi erano luminosi, nessuna ruga d’espressione gli solcava la fronte e sorrideva radioso. Doveva aver fatto il grande passo con Arthur, ipotizzò l’anziano medico, giacché solo l’ammmòòòre e una sana nottata di sesso avevano quell’effetto portentoso sull’umore di qualsiasi essere umano. Prima che potesse chiedergli delucidazioni, comunque, Merlin aveva terminato in fretta e furia la sua frugale colazione e, congedatosi con rapido “A dopo!”, se l’era svignata. Beata gioventù, pensò bonariamente Gaius.

La palese felicità del mago non sfuggì a nessuna delle persone che gli capitò di incrociare lungo i corridoi e la scalinate che conducevano agli appartamenti del principe. Normalmente avrebbe mantenuto un certo contegno onde stroncare sul nascere eventuali pettegolezzi, ma decise che non gli importava più di tanto. Le belle parole del drago sull’amore lo avevano reso sfrontato. 
Fu quindi con sincero entusiasmo che, entrato nella camera da letto di Arthur, tirò le pesanti tende di broccato affinché la luce del sole inondasse la stanza e gli diede il buongiorno.

“E’ una splendida giornata, Sire” trillò.

Dal sontuoso letto a baldacchino provennero borbottii assonnati.

“Mmm-Merlin?” il biondo sbadigliò ostentando per benino le tonsille.

“In carne ed ossa. Come vi sentite stamattina?” domandò premuroso.

L’altro lo fissò a lungo, ormai completamente sveglio, in silenzio. Accertatosi dell’evidente buon umore del suo amato, nel rispondere si lasciò scappare un sospiro melodrammatico.

“Mi manco”.

“In che senso?”

“Senza di te mi cerco, ma non mi trovo”.

Lo sguardo penetrante, diretto e terribilmente supplice che gli rivolse a seguito di cotanta affermazione fece ribollire il sangue a Merlin e diede nuova forza al suo proposito. Vergognandosi solo un po’, avanzò fino alla sponda del letto, sedendovici sopra, e si buttò.

“La tua ricerca è finita, Arthur” mormorò guardandolo dritto negli occhi. “Io sono qui, insieme a te”.

L’espressione dell’erede al trono si tinse di genuino e subitaneo stupore.

“Merlin, sto forse sognando? Non mi stai prendendo in giro, vero?” la sua voce tremò un poco.

“Affatto. Per troppo tempo mi sono negato la possibilità di essere felice e di lasciarmi andare. Per troppo tempo mi sono ripetuto che non avrei mai avuto la fortuna di venire amato da te, e quando il destino me ne ha dato la possibilità io l’ho rifiutata, perché non ne ero degno, perché era come se ti avessi imposto di innamorarti di me –e in effetti è vero”.

Arthur fece per protestare, tuttavia Merlin non gli permise di interromperlo.

“Poi però un vecchio amico mi ha aperto gli occhi, dimostrandomi quanto sia vuota e sprecata la vita senza amore. E ha ragione, accipigna. In fondo non nuoccio o arreco offesa a nessuno amandoti, né commetto alcun crimine: e allora perché dovrei soffocare i sentimenti che nutro per te? Perché non dovrei godere dell’immensa ed inesplicabile gioia che deriva dal donare il proprio cuore ed il proprio corpo alla persona amata? Probabilmente non appena l’effetto del filtro si sarà esaurito tu non ricorderai nemmeno di esserti innamorato di me ed io tornerò ad essere il tuo servo maldestro e idiota. Pazienza: l’amore non offre garanzie di eternità. Soffrirò moltissimo, ma sarà stato meglio lasciarci che non esserci incontrati mai…” concluse poi con un gran sorriso.

Il rampollo dei Pendragon, ammutolito e col cuore traboccante di letizia e gaiezza, da bravo uomo d’armi e focoso di natura non trovò replica migliore che passare all’azione. Circondando gentilmente il volto di Merlin con entrambe le mani, lo attirò verso di sé per porre sulle sue labbra un lungo bacio. Si aspettava di incontrare un minimo di resistenza, ma ancora una volta il mago lo stupì, assecondandolo e anzi ficcandogli audacemente la lingua in gola. Fu come sventolare un drappo rosso davanti ad un toro scalpitante: Arthur, semplicemente, non ci vide più.

Riversò in quel bacio tutta la passione repressa, i bollenti spiriti sedati, la brama di possesso, il desiderio di marchiare e amare ripetutamente quel corpo spigoloso e l’euforia nel vedere i suoi sentimenti finalmente accettati e ricambiati. Quando mancò ad entrambi il fiato e dovettero staccarsi, il principe osservò incantato le labbra tumide ed invitanti, il respiro affannato, gli occhi lucidi di Merlin e sentì qualcosa nel basso ventre risvegliarsi.

“Cinquanta punti a Grifondoro” esalò visibilmente soddisfatto.

“Lieto di avervi colto di sorpresa, Sire” tubò l’altro con fare seducente.

La lascivia nel suo tono di voce ebbe l’effetto di destare del tutto Arthur junior. Guidato dagli ormoni, egli afferrò i polsi sottili di Merlin -suo, solo suo- e lo spinse all’indietro fino a farlo cadere di schiena sulle soffici coltri. Con un sorrisetto malizioso e predatore gli si mise a cavalcioni sui fianchi, in modo da sfregare casualmente il bacino contro quello dell’amato, che in risposta emise un gemito di apprezzamento, inarcando la schiena.

“A-Arthur, devi presentarti agli allenamenti. I tuoi cavalieri si preoccuperanno non vedendoti arrivare” provò a farlo ragionare.

“Francamente, mio caro, me ne infischio”.

Merlin scoppiò a ridere e liberò i polsi dalla stretta dell’altro per accoglierlo tra le sue braccia. Arthur ci si rifugiò con l’impeto del pellegrino che ha finalmente trovato la terra promessa.

 

 

Quel che nelle successive tre ore si consumò tra pregiate lenzuola di seta è facilmente intuibile. Siccome però il rating della storia oltre il giallo non si spinge, ci limiteremo a dire che il futuro re di Camelot Arthur Pendragon penetrò si avventurò in terre ricche e vergini mai esplorate fino ad allora ed espugnò con successo la fortezza delle ritrosie e dei pudori di Merlin Emrys, suo fedele servitore, amico e adesso anche amante.

Estremamente soddisfatto per l’eccellente esito dell’impresa, il nobile si spalmò addosso al moro, poggiando il capo sulle sue scapole ossute e prese a fare le fusa. Merlin decise che quello era il momento adatto per mettere al corrente l’Asino di una certa questione (si sa, dopo il coito gli uomini sono molto più rilassati e aperti al dialogo).

“Arthur” si schiarì la voce, esitante. “Devo rivelarti un segreto che ho serbato nel mio cuore troppo a lungo”.

L’altro mugugnò, ma sollevò comunque il viso e lo guardò, in attesa.

“Sono un mago, Arthur. Pratico la magia da quando ero un frugoletto di pochi mesi e ho continuato a farlo nei tre anni che ho trascorso qui a Camelot. Non me ne sono mai servito per scopi malvagi, te lo giuro. Ho agito sempre nell’interesse del regno, salvandoti la vita quando necessario, compiendo imprese eroiche e lasciando che qualcun altro se ne prendesse il merito. Mi dispiace di avertelo tenuto nascosto, ma ne andava della mia vita e ne va tutt’ora”.

Un lungo, interminabile attimo di silenzio.

“Idiota. Pensavi davvero che non l’avessi capito?”

A Merlin per poco non venne un infarto.

“IN NOME DEGLI ARISTOGATTI, COME SAREBBE A DIRE?” urlò a pieni polmoni, nel panico più totale e bianco come un cencio candeggiato.

Arthur si tastò le orecchie, verificando che entrambi i timpani fossero ancora integri.

“Non strillare, per carità, o penseranno che sto attentando alla tua virtù” ridacchiò allusivo.

“PERCHE’ NON DOVREI STRILLARE, SCUSA? HAI APPENA DETTO CHE SAI-” ma venne messo a tacere da una mano posatagli sulla bocca.

“Sst, accidenti! Sta’ calmo e piantala di comportarti come una checca isterica. A rigor di logica dovrei essere io, quello sconvolto”.

“Appunto! Perché non stai dando in escandescenze?” ribatté con un tono di voce accettabile.

“Come ti ho già detto in precedenza, sono innamorato, mica scemo. Mi ricordo benissimo di un certo anziano consigliere che ha spruzzato sul volto di mio padre e di Cenred un certo liquido sconosciuto che li ha resi inseparabili. Sul momento non mi sono soffermato sulla stranezza della cosa, ma poi a mente fredda ci ho riflettuto: i tuoi misteri, la mia memoria lacunosa e altre incongruenze unite al tuo coinvolgimento in questa faccenda... E ho fatto due più due. Elementare, Watson” spiegò.

“Oh” pigolò il moro. “Ed io che ti ritenevo un zuccone microcefalo”.

“Ti sbagliavi, caro il mio Mago di Oz. Sono pur sempre Arthur Pendragon, l’invincibile principe guerriero forgiato dal fuoco di mille battaglie-”

“Ehm, credo che ti stia confondendo con Xena” lo interruppe con un risolino.

“Ciò non toglie che io sia molto intelligente” precisò piccato. Poi sorrise dolcemente. “In fondo, sono riuscito ad accalappiare il miglior partito di Camelot: bellissimo, potente, coraggioso e molto sexy” ammiccò.

“Ma piantala” si schermì l’altro, zittendolo con un bacio.

Furono baci e furono sorrisi, poi furono soltanto fiordalisi.

 

 

Visto che ormai era in vena di confidenze, dopo un’altra appagante sessione di ginnastica orizzontale Merlin ragguagliò l’amato sugli eventi che li avevano portati a dividere il letto a ritrovarsi coinvolti nel bel mezzo di quel delirio collettivo e ad alto tasso di slash. Gli narrò del malefico piano di Morgause, di Kilgharrah, dell’intervento di Gaius e del piano per curare il cuore spezzato di Gwaine. Arthur -che dopo aver finalmente deflorato il suo mago si era molto ammorbidito nei confronti del loro amico- si offrì di aiutarlo a metterlo in pratica.

Merlin accettò, grato, e quando infine riuscirono a staccarsi le mani di dosso il tempo sufficiente per attuare quanto concordato si separarono: uno andò a recuperare Gwaine, l’altro Lancelot.

 

“Merlin, sei davvero gentile a preoccuparti per me, ma davvero, non devi sentirti obbligato” protestò Gwaine mentre veniva trascinato dal loro chissà dove.

“Oh, smettila di lagnarti. A furia di rimanere barricato nella tua stanza diventerai un eremita!”

Il luogo di ritrovo era davanti alle stalle, che a quell’ora (era ormai primo pomeriggio) erano opportunamente deserte. Ad attenderli stavano il principe e Lance, immersi in una dissertazione riguardante i pregi del Tiramisuper rispetto al Blumele; quando li videro avvicinarsi, la discussione scemò.

“Scusate il ritardo, ma qualcuno, Merlin lanciò un’occhiata di rimprovero all’accompagnatore, “si è fatto pregare. Allora, siamo pronti?”

“Per cosa?” domandò Lancelot, avanzando di un passo e piazzandosi, neanche a farlo apposta, davanti all’altrettanto ignaro Gwaine.

“Questo!” esclamarono all’unisono Arthur ed il mago.

Dall’interno delle rispettive casacche estrassero una boccetta con il tappo ad erogatore spray piena fino all’orlo. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e, senza lasciare ai loro amici il tempo di realizzare quanto stava per accadere, brandirono i contenitori colmi del prezioso filtro (di cui Merlin, seguendo chissà quale istinto, non si era sbarazzato), li puntarono contro gli occhi dei due malcapitati e premettero il grilletto. Subito dopo si allontanarono dal loro campo visivo, onde evitare spiacevoli incidenti.

Davanti ai loro sguardi speranzosi, Gwaine e Lancelot protestarono per l’aggressione, si strofinarono le palpebre e si videro. Ah, l’eternità contenuta in una frazione di secondo…

“Lance, bocciolo di rosa fresca e aulentissima!”

“Gwainuccio mio, ben più raggiante e mite di un giorno d’estate!”

Erano partiti per la Tangente dell’Ammmòòòre. Arthur e Merlin si diedero il cinque.

“Siamo un duo imbattibile” osservò il primo.

“Lo siamo sempre stato” puntualizzò amabilmente il secondo.

 

Tutto è bene quel che finisce bene? Ahinoi, non è proprio così. Mentre i nostri eroi si compiacevano per la buona riuscita del loro piano e i neo piccioncini amoreggiavano discretamente (niente a che vedere con i pomiciamenti pornografici di Cenred e Uther), passò di lì Lady Morgana accompagnata dall’arpia da Gwen; erano dirette al mercato.
Di fronte a quell’inusuale spettacolo si bloccarono, interdette. La sorellastra del principe però si riprese ben presto dalla sorpresa e con un sorriso malandrino -nuova lemon a rating rosso in arrivo!- si diresse verso i baldi giovani, rivolgendo uno sguardo interrogativo al biondo.

“Un colpo di fulmine” ghignò egli, indicando con un cenno del capo la coppietta.

“Come quello tra te e Merlin, eh? Molto interessante” ghignò in risposta lei.

Tuttavia l’atmosfera di serena complicità venne presto guastata da Guinevere che, passato lo shock iniziale, si avventò come una belva assetata di sangue su Lancelot, i suoi lineamenti da bertuccia deformati dall’ira.

“TU, FIGLIO DI CAGNA, VILE FELLONE INDEGNO DI VIVERE! COME OSI TRADIRMI IN QUESTO MODO?” berciò perdendo le staffe.

“Ti tradirei se ti avessi mai amato, ma non è così. Quest’uomo”, disse sdegnoso Lance posandosi la mano destra di Gwaine sul cuore, “è il mio cucciolotto, la mia luce del mattino, la mia dolce metà e la mia Tachiprina Flashtab. Vola via, gallina starnazzante, non turbare un istante di più il mio idillio”.

“Ma- ma-” balbettò lei.

Si irrigidì, digrignando i denti e stingendo i pugni. Tremante di rabbia, si rivolse a Merlin e gli puntò l’indice contro.

“E’ TUTTA COLPA TUA! PRIMA ARTHUR, ADESSO LANCE. AMMETTILO, VUOI ROVINARMI, VUOI CHE RIMANGA ZITELLA A VITA! MA TE LO IMPEDIRO’, LURIDO SCARAFAGGIO, TE LA FARO’ PAGARE!” e vomitate queste accuse si diresse con furia verso di lui.

“Ehm, non preferiresti dei deliziosi cereali Cheerios?” propose conciliante il ragazzo.

Ma Arthur, che sapeva per esperienza che non c’è peggior furia al mondo di una donna respinta per ben due volte, si parò in difesa del suo amato.

“Smithers, libera i cani” ordinò imperiosamente.

La comparsa di una solitaria balla di fieno secco trasportata dal vento fu la sola reazione che ottenne: di Smithers neanche l’ombra. Poiché la pulzella non accennava a rallentare o a cambiare rotta, decise di giocarsi il tutto per tutto.

“State giù!” avvisò gli altri e appena Gwen si trovò ad un tiro di schioppo da lui le spruzzò l’Amortentia dritta in faccia.

Ella strepitò di irritazione -non per niente era una gallina starnazzante- e d’istinto diede le spalle ad Arthur. Merlin, Lancelot e Gwaine avevano prontamente eseguito le istruzioni dell’erede al trono e si erano buttati a terra. Morgana, concentrata su quel putiferio, era rimasta immobile al suo posto, come congelata. E fu su di lei che si posò lo sguardo della sua ancella, una volta che gli occhi ebbero smesso di bruciarle.

“Morgana, stella del mattino” bisbigliò rapita.

“Oh no. No no no no no no no!” si allarmò giustamente la nobildonna.

“Mia ninfa, mia dea, visione celestiale” blaterò imperterrita l’altra.

“Gwen, accidentaccio, ripigliati! Non guardarmi con quell’espressione da pesce lesso!”

Ma la serva le si avvicinava, sempre più celermente, con crescente risolutezza; a Morgana non restò che darsela a gambe, gettando alle ortiche la sua consueta alterigia.

“Mio fulgido amore, dove scappi?” la implorò Gwen inseguendola.

“Non mi avrai, razza di mentecatta. Non mi avrai maiiiiiiiiiiiiii!” urlò la fanciulla già lontana, la sua figura ormai ridottasi ad un puntino scuro e in controluce.

 

 

 

Uoff (verso incomprensibile che denota stanchezza e sollievo al tempo stesso).

Ora che ci penso, è tutto un dialogo questo capitolo. Che ve ne pare, ho esagerato?

Questo http://www.youtube.com/watch?v=Pmw0g9SBpMU è un video Brolin -cioè sulla coppia degli attori che interpretano Merlin e Arthur, rispettivamente Colin Morgan e Bradley James (piccola precisazione per chi non segue la serie tv). Io li shippo da morire, e voi?

Aspetto con trepidazione i vostri commenti.

Auf Wiedersehen!

 

 

 

 

   
 
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