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Autore: Kiky_17    08/10/2011    0 recensioni
Dafne Beker passa la sua tranquilla vita tra casa,scuola e amici. Non ha idea di che cosa l'aspetta,del destino che la reclama dalla sua nascita. Della sua anima maledetta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella penombra scorgevo il suo profilo perfetto. Come ogni notte eccolo qui,di fronte alla parete più distante da me,mi fissava con aria bramosa e contemporaneamente minacciosa. Gli occhi erano accecanti: in un blu così profondo da sembrare nero piccoli fulmini gialli li illuminavano quando lanciava sguardi nella mia direzione. Sebbene le tenebre nascondessero gran parte del suo corpo, la flebile luce del lampione che proveniva dalla finestra mi faceva intravedere un perfetto fisico da modello stretto da una polo bianca, corvini di ricci indomabili che incorniciavano la pelle dorata del viso. Nonostante dimostrasse più o meno 16 anni era alto almeno un metro e ottanta,il che,unito ad un fisico imponente, lo faceva sembrare più minaccioso di quanto volesse sembrare. Lui non si avvicinava e io rimanevo al mio posto,nel letto, rannicchiata in un mucchio disordinato e stropicciato di coperte. Sapevo che era un sogno,tanta perfezione era solo lontanamente immaginabile per la realtà banale della vita che conducevo passivamente ogni giorno in un mondo così sbagliato. Poi accadde qualcosa che non avevo mai immaginato.A piccoli passi avanzava nel buio,incurante degli oggetti che gli intralciavano il passaggio. Ora lo vedevo abbassarsi,il capo chino come fosse intendo a baciarmi.Ma non era la bocca la sua meta: cominciò a sussurrarmi parole,antiche diverse,non le conoscevo. Poi l'oscurità prese il sopravvento su di lui,suoi suoi occhi,sulla sua voce. Fu lì che il sonno continuò tranquillo, senza sogni.

-Non riesco a capire- continuò a ribattere -perchè pensi che non siano solo sogni? Bhe in caso contrario avresti un bel problema ma dubito che un'estraneo ti enrti in casa ogni notte,è assudo. Completamente. Insomma,stai aspettando Eclipse, è ovvio che sei in astinenza e sogni un tuo Edward,proprio come nei film.-
Di solito blaterava e blaterava in continuazione ed io avevo preso la salutare abitudine di ignorarla come al solito. Ma di una cosa ero certa, non credo fossero sogni la seguenza di immagini troppo vivide che ogni sera mi si riproponeva davanti. Sinceramente, non volevo che lo fosse. -Allora credi che abbia una fervida immaginazione?Se tu ne sei convinta,ma io continuo a credere in altro. Probabilmente può embrare scioco....ma io so che non sono sogni.-
-Ok giulietta,continua a sognare il tuo romeo se ci tieni così tanto,io ho provato a dirtelo che sono solo sogni ma tu non ascolti. Fa come vuoi,ma se non accetti la mia opinione non torturarmi più col resoconto ogni notte.- Si girò divertita e offesa come solo lei poteva assero incorciando le braccia e mettendo il broncio con faccia da cucciolo.Dalla sua sacca,tra cianfrusagli e libri,spiccava il blu intenso dei brillantini. Afferrai prontamente la cartolina,leggendo ad alta voce: "Ciao Melissa, volevo dirti che ti trovo molto carina. Vuoi venire al ballo con me? Firmato A.C."-Chi sarebbe A.C. eh? Di questo non conosceva nemmeno la puzza,che mi nascondi?- Inutilmente cercò di afferrare il bigliettino. -Eddai,è mio,no dai ridammelo...E' personale.....- sfortunatamente il suo metro e 60 non l'aiutava. Sospirando,si arrese. Non mi guardò negli ochhi mentre parlava.-Andrew era con me a storia questo semestre.Non gli ho nemmeno mai parlato...ma sembra simpatico- Dire che sembrava imbarazzata era un eufemismo. Le sue guance delicate,solitamente leggermente rosate, avevono assunto sfumature che andavano dal rosso ferrari al viola intenso.-Dagli una possibilità,Andrew sembra un tipo carino- la incoraggiai.-Ci penserò- Scrutò preoccupata l'orologio -Se non corro la Brimes mi mangerà viva.A più tardi!- scherzò. Gridai,mentre correva tra gli armadietti disseminando panico sui pochi superstiti del dopo pranzo che chiacceravano allegramente tra di loro. Tra quelli c'era Gimmy Morrison,il bulletto dalla giacca di pelle che reclamava il primato di un minimo di 5 appuntamenti a giornata, Sophie Shapard,una ragazza del terzo MOLTO espansiva,e fuso con il suo corpo Victor Brown,il compagno che in teoria doveva essere in palestra come me. Ma la mano santa della mensa aveva fatto sentir male il diavolo della ginnastica che ci eravamo ritrovati come professore e adesso avevamo un'ora libera. Dietro di loro c'era un ragazzo abbastanza alto e in forma,pettorali ben visibili sotto la t-shirt aderente nera di cotone,sulla bocca un ghigno, negli occhi dei lampi. Era lui. Ora che stavo per svenire mi girava la testa, il soffitto era diventato il mio pavimento e tutto il resto era una macchia indistinta di colori mischiati rta di loro. Mi sembrava di essere in un frullatore. Poi la sua voce. Aveva ancora la stessa cadenza antica,ma ora capivo le sue parole. Riconobbi solo le parole "infermeria" e "bisogna" tra le altre,perchè le mie orecchie fischiavano tanto forte che mi sembrava di tenere in mano un bollitore. L'oscurità mi appannò la vista: quel poco che distinguevo era andato perso. Poi rilassai i miei sensi,era come se galleggiassi in una distesa di niente,cullata dalle onde della serenità. E infine,sprofondai nell'oblio dell'incoscienza.
   
 
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