CAPITOLO
UNO
Ariel
si trovava nell’ufficio del preside di
Hogwarts e si guardava attorno con fare un po’ neutro, come
se lo stesse
facendo più che altro per ingannare il tempo
nell’attesa e non per curiosità.
Ormai conosceva l’ufficio di Silente come le sue tasche,
quante volte c’era
stata, e poche cose erano cambiate dall’ultima volta che lo
aveva visto.
Si
avvicinò alla gabbietta della fenice Fanny e mise
un dito tra le sbarre; l’uccello cominciò a
mordicchiarlo per gioco.
“Sono
contento che la mia fenice ti piaccia”. Disse
all’improvviso una voce dietro le sue spalle e la ragazza si
voltò
all’improvviso leggermente spaventata.
“E’ una creatura così incantevole e
nobile”. Silente se ne stava accanto alla porta con la sua
lunga barba bianca,
gli occhi azzurri dietro un paio di occhiali a mezzaluna e il lungo
vestito
verde pallido che gli scendeva fino ai piedi. Non era cambiato per
niente,
pensò Ariel, e nemmeno la professoressa McGranitt che se ne
stava lì accanto a
lui e guardava la ragazza con fare severo. Ma Ariel non si fece
intimorire da
nessuno dei due. Non era una facile da spaventare o intimorire.
“Tu
devi essere Ariel”. Continuò Silente
avvicinandosi alla ragazza.
“Sì,
professore”. Rispose lei aprendo finalmente
bocca.
“Mi
avevano avvisato che saresti arrivata”. Il
professore le fece un sorriso rassicurante e amichevole. Ariel
capì che cosa
intendesse, sapeva chi era venuto ad avvisare il professore.
“Devo
aiutare Harry Potter a salvare il Mondo Magico
e a cambiare gli eventi del nost… del mio tempo”.
Precisò lei. Era stata
mandata lì per aiutare, per sistemare le cose e a tutti era
parso saggio che
fosse lei la più idonea a venire lì anche se
c’erano molte altre persone che avrebbero
potuto farlo.
“So
già chi sei. Ho avvisato tutti i professori del
tuo arrivo e ho detto loro che saresti stata qui per un po’
di tempo e che
avresti frequentato Hogwarts”.
“D’accordo
professore”.
“Domani
ricominciano le lezioni, tu frequenterai
il quarto anno però sarai
Smistata lo stesso perché nessuno deve capire da dove
vieni”.
“Certo”.
La ragazza non sapeva che altro dire, il
professore sembrava aver sistemato tutte le cose per bene. Era solo un
po’
nervosa, nervosa perché si trovava lì, senza i
suoi amici e in un mondo dove le
cose erano ben diverse dal suo.
“Come
si chiama tua madre di cognome?” le chiese
ancora il preside.
“Martinez”.
“Bene,
allora tu sarai Ariel Martinez”.
La
ragazza capiva bene che doveva prendere il nome
di sua madre e non quello di suo padre; nessuno doveva capire chi era.
“Puoi
andare, abbiamo già portato i tuoi bagagli
nella tua stanza”. E con queste parole Silente la
congedò e Ariel cominciò a
dirigersi verso la porta.
“Hai
gli stessi occhi di tuo padre”. Aggiunse il
preside prima che se ne andasse. Lei si girò verso di lui e
gli fece un
semplice sorriso di ringraziamento. Solo nominare suo padre le veniva
una
tristezza e una malinconia che non poteva nemmeno descrivere. Le
mancava troppo
suo padre.
Ariel
si trovò davanti alla Signora Grassa e
pronunciò la parola d’ordine che le aveva dato la
professoressa McGranitt;
entrò nella Sala Comune dove c’erano un paio di
ragazzi, non tutti erano andati
a casa per le vacanze di Natale, che si voltarono verso di lei appena
la videro
arrivare ma nessuno le chiese niente. Evidentemente nessuno aveva
capito che
era nuova.
Salì
la scale che portavano ai dormitori e si buttò
sul letto; domani cominciava la sua avventura, un’avventura
che non aveva idea
né di come sarebbe andata, né di come si sarebbe
conclusa. Avrebbe conosciuto
persone nuove, anzi per la verità persone che aveva
già conosciuto che però
sarebbero state diverse da come se le ricordava lei.
Se
almeno ci fossero stati i sui fratelli lì con
lei, o la sua migliore amica, sarebbe stato tutto più
semplice, tutto più
divertente anche… invece, in quel momento si sentiva
soltanto triste e
preoccupata. Triste perché le mancavano la sua famiglia, i
suoi amici, suo
padre e preoccupata perché non sapeva niente di come o cosa
doveva fare, le
avevano solo detto che doveva impedire che certe cose accadessero, ma
per il
resto doveva improvvisare lei e quindi non sapeva come sarebbe andata e
soprattutto non sapeva quando sarebbe tornata a casa né
quando avrebbe
riabbracciato la sua famiglia.
Le
veniva da piangere però non lo voleva fare perché
era stanca di piangere, era stanca di soffrire. Non era una persona che
piangeva spesso, anzi per lo più era felice, amava ridere e
scherzare, fare i
dispetti, ma in quell’ultimo periodo questo non le riusciva
tanto bene, non ora
che era morto suo padre.
E
con tutti questi pensieri pian piano si addormentò
e si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.
Il
giorno dopo tutti gli studenti erano tornati
dalle vacanze di Natale e ora si trovavano tutti quanti nella Sala
Grande per
la cena. Le decorazioni natalizie non c’erano più
e questo rendeva tutti un po’
tristi perché non si respirava più
quell’aria di festa che c’era prima e che
faceva pensare subito alle vacanze.
Prima
che i tavoli però venissero imbanditi con ogni
tipo di pietanza preparata dagli Elfi Domestici, il preside si
avvicinò al
podio e disse: “Vorrei solo fare un piccolo annuncio prima
che tutti cominciate
a riempirvi la pancia con le ottime prelibatezze della cucina di
Hogwarts.
Quest’anno avrete una nuova compagna che
frequenterà con voi il quarto anno. Vi
prego di dare il benvenuto ad Ariel Martinez”.
Gli
studenti videro arrivare una ragazza con i
capelli biondi che le scendevano poco sotto le spalle ornati da una
meches
rosa, gli occhi grigio azzurri in cui si leggevano coraggio e
determinazione.
Era piuttosto carina tanto che qualcuno fece addirittura un fischio
sottovoce. Erano
anche tutti stupiti del fatto che cominciasse a frequentare la loro
scuola
soltanto adesso.
La
ragazza si sedette sulla sedia che le aveva messo
lì la professoressa McGranitt poco prima e poi le venne
calato il Cappello
Parlante in testa. Lei non aveva dubbi in quale Casa sarebbe finita,
quella in
cui era già finita una volta.
Infatti:
“Grifondoro!” urlò il Capello Parlante e
un
applauso si levò dalla tavola rosso e oro.
Lei,
felice, cominciò a dirigersi velocemente al
tavolo dei suoi nuovi compagni di Casa e si sedette in un posto che
aveva
trovato vuoto senza neanche guardare. Finalmente le tavole si
riempirono di
ogni tipo di pietanza e si poté cominciare a mangiare per la
gioia di tutti.
“Ciao!”
sentì qualcuno che la salutava e quando alzò lo
sguardo si trovò davanti una
ragazza dai lunghi ricci castani e un sorriso gentile rivolto a lei.
“Io sono
Hermione Granger”.
Ariel
l’aveva capito subito che era lei, quei ricci indomabili non
erano cambiati per
niente. Però Hermione adesso sembrava ancora una ragazza
spensierata e felice.
“Io
sono Ariel Martinez, però questo l’ha
già detto il preside”. Si presentò
anche
la bionda non sapendo bene che dire.
“Lui
è Harry”. Aggiunse ancora Hermione indicando il
ragazzo coi capelli spettinati
e scuri e gli occhi verdi che le sedeva accanto. Quando Ariel lo vide
rimase
quasi a bocca aperta; aveva tanto sentito parlare di lui, ormai lei e i
suoi
amici lo vedevano quasi come una leggenda, un mito, come una specie di
supereroe dei fumetti che leggeva uno dei sui fratelli. E doveva anche
ammettere che somigliava molto a suo padre.
“Lo
so di essere affascinante, però potresti anche richiudere la
bocca”. Le disse
lui sorridendo malizioso.
“Oh,
scusa. No, non volevo…”. Cercò di
scusarsi lei diventando tutta rossa; ecco,
certo che si era fatta proprio una bella figura. E non era nemmeno al
suo primo
giorno.
“Tranquilla”.
“Quello
che invece sta mangiando come un maiale è Ron, un altro
amico”. Le presentò
ancora Hermione indicandole un ragazzo dai capelli rossi che si stava
proprio
abbuffando. Oh, anche il mitico Ron! Pensò la bionda con un
sorriso, certo che
nemmeno lui era cambiato tanto.
“Piafere,
fono Rofald Feasley”. Precisò
lui
parlando con la bocca piena.
“Ronald!
Quante volte ti ho detto che non si parla con la bocca
piena!” lo rimproverò la
riccia e ad Ariel scappò da ridere; i battibecchi di Ron ed
Hermione ormai
erano diventati famosi e lei e i suoi amici a volte li prendevano in
giro per
questo.
Certo
che era proprio strano per lei trovarsi lì, con quei ragazzi
che sembravano
completamente diversi da come li aveva conosciuti lei; ma
d’altronde, nel suo
tempo erano avvenute troppe cose per poter rimanere sempre i soliti
spensierati
e la maggior parte di quegli eventi non erano affatto belli; non era
ancora al
suo primo giorno e già le sembrava tutto più
diverso da come lo aveva
conosciuto lei. L’atmosfera che si respirava sembrava molto
più leggera da
quella che sentiva lei nel suo mondo; i ragazzi lì si
preoccupavano soltanto
della scuola, dei voti, di trovarsi un fidanzato o una fidanzata, delle
partite
di Quidditch… chiaramente non si parlava ancora di
Voldemort, di guerra, di
morte come nel suo mondo, dove c’era sempre la paura e il
pericolo di vedersi
portare via qualcuno e magari anche davanti agli occhi, come era
successo poco
tempo fa a lei.
Per
carità, non che lei non si divertisse mai e che piangesse
sempre per la paura,
anzi, lei era una che piangeva pochissimo e che si lanciava nelle
battaglie con
coraggio e senza mai esitare, così come i suoi amici e i sui
fratelli.
E
poi, anche se la maggior parte delle persone del suo mondo erano sempre
in
ansia e preferivano scappare, lei riusciva a trovare sempre un pretesto
per
divertirsi, di momenti felici ne aveva avuti molti nella sua vita,
soprattutto
con i sui fratelli, che amavano scherzare e ridere anche loro e questo
era un
bene, almeno ogni tanto alleggerivano l’aria.
Quando
si riebbe da tutti i suoi pensieri, alzò lo sguardo e
notò che gli occhi verdi
di Harry erano posati su di lei e la guardavano con uno sguardo che lei
non
riusciva a decifrare e per un attimo ebbe il timore che lui sospettasse
qualcosa. Ma no, non poteva essere, magari la guardava soltanto
perché era
curioso.
“Ehi,
adesso sei tu che mi fissi”. Gli disse lei con un sorriso
malizioso.
“E’
vero, scusa hai ragione”. Rispose lui distogliendo lo sguardo.
“Tranquillo,
puoi pure continuare, anche se la mia bellezza non ti
infetterà”.
“Oh,
che modesta”.
“Senti
chi parla”.
I
due si sorrisero a vicenda con un misto di dolcezza e
maliziosità; la ragazza
dovette ammettere che Harry era proprio simpatico e forse anche un
po’… carino.
SPAZIO
PER ME
Ciaoooooo!!!!!
Ecco, questo era il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto. Ariel
è un
personaggio inventato da me, quindi non appartiene a Ino Chan, mentre
tutti gli
altri sono della Rowling, come ovviamente, sapete già.
Ora
c’è soltanto da scoprire chi è questa
Ariel, da dove viene, perché deve aiutare
Harry a sconfiggere Voldemort. E forse anche chi è la sua
famiglia?? Pensate
che sia qualcuno di importante o conosciuto??
Mah,
chi lo sa. Non vi resta che andare avanti a leggere e lasciarmi anche
qualche
recensione, così potrò sapere se è
giusto che io continui questa storia oppure
è meglio che lasci perdere.
Un
bacio e a presto.
Kisskiss,
Milly