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Autore: millyray    08/10/2011    6 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO UNO

Ariel si trovava nell’ufficio del preside di Hogwarts e si guardava attorno con fare un po’ neutro, come se lo stesse facendo più che altro per ingannare il tempo nell’attesa e non per curiosità. Ormai conosceva l’ufficio di Silente come le sue tasche, quante volte c’era stata, e poche cose erano cambiate dall’ultima volta che lo aveva visto.

Si avvicinò alla gabbietta della fenice Fanny e mise un dito tra le sbarre; l’uccello cominciò a mordicchiarlo per gioco.

“Sono contento che la mia fenice ti piaccia”. Disse all’improvviso una voce dietro le sue spalle e la ragazza si voltò all’improvviso leggermente spaventata. “E’ una creatura così incantevole e nobile”. Silente se ne stava accanto alla porta con la sua lunga barba bianca, gli occhi azzurri dietro un paio di occhiali a mezzaluna e il lungo vestito verde pallido che gli scendeva fino ai piedi. Non era cambiato per niente, pensò Ariel, e nemmeno la professoressa McGranitt che se ne stava lì accanto a lui e guardava la ragazza con fare severo. Ma Ariel non si fece intimorire da nessuno dei due. Non era una facile da spaventare o intimorire.

“Tu devi essere Ariel”. Continuò Silente avvicinandosi alla ragazza.

“Sì, professore”. Rispose lei aprendo finalmente bocca.

“Mi avevano avvisato che saresti arrivata”. Il professore le fece un sorriso rassicurante e amichevole. Ariel capì che cosa intendesse, sapeva chi era venuto ad avvisare il professore.

“Devo aiutare Harry Potter a salvare il Mondo Magico e a cambiare gli eventi del nost… del mio tempo”. Precisò lei. Era stata mandata lì per aiutare, per sistemare le cose e a tutti era parso saggio che fosse lei la più idonea a venire lì anche se c’erano molte altre persone che avrebbero potuto farlo.

“So già chi sei. Ho avvisato tutti i professori del tuo arrivo e ho detto loro che saresti stata qui per un po’ di tempo e che avresti frequentato Hogwarts”.

“D’accordo professore”.

“Domani ricominciano le lezioni, tu  frequenterai il quarto anno però sarai Smistata lo stesso perché nessuno deve capire da dove vieni”.

“Certo”. La ragazza non sapeva che altro dire, il professore sembrava aver sistemato tutte le cose per bene. Era solo un po’ nervosa, nervosa perché si trovava lì, senza i suoi amici e in un mondo dove le cose erano ben diverse dal suo.

“Come si chiama tua madre di cognome?” le chiese ancora il preside.

“Martinez”.

“Bene, allora tu sarai Ariel Martinez”.

La ragazza capiva bene che doveva prendere il nome di sua madre e non quello di suo padre; nessuno doveva capire chi era.

“Puoi andare, abbiamo già portato i tuoi bagagli nella tua stanza”. E con queste parole Silente la congedò e Ariel cominciò a dirigersi verso la porta.

“Hai gli stessi occhi di tuo padre”. Aggiunse il preside prima che se ne andasse. Lei si girò verso di lui e gli fece un semplice sorriso di ringraziamento. Solo nominare suo padre le veniva una tristezza e una malinconia che non poteva nemmeno descrivere. Le mancava troppo suo padre.

Ariel si trovò davanti alla Signora Grassa e pronunciò la parola d’ordine che le aveva dato la professoressa McGranitt; entrò nella Sala Comune dove c’erano un paio di ragazzi, non tutti erano andati a casa per le vacanze di Natale, che si voltarono verso di lei appena la videro arrivare ma nessuno le chiese niente. Evidentemente nessuno aveva capito che era nuova.

Salì la scale che portavano ai dormitori e si buttò sul letto; domani cominciava la sua avventura, un’avventura che non aveva idea né di come sarebbe andata, né di come si sarebbe conclusa. Avrebbe conosciuto persone nuove, anzi per la verità persone che aveva già conosciuto che però sarebbero state diverse da come se le ricordava lei.

Se almeno ci fossero stati i sui fratelli lì con lei, o la sua migliore amica, sarebbe stato tutto più semplice, tutto più divertente anche… invece, in quel momento si sentiva soltanto triste e preoccupata. Triste perché le mancavano la sua famiglia, i suoi amici, suo padre e preoccupata perché non sapeva niente di come o cosa doveva fare, le avevano solo detto che doveva impedire che certe cose accadessero, ma per il resto doveva improvvisare lei e quindi non sapeva come sarebbe andata e soprattutto non sapeva quando sarebbe tornata a casa né quando avrebbe riabbracciato la sua famiglia.

Le veniva da piangere però non lo voleva fare perché era stanca di piangere, era stanca di soffrire. Non era una persona che piangeva spesso, anzi per lo più era felice, amava ridere e scherzare, fare i dispetti, ma in quell’ultimo periodo questo non le riusciva tanto bene, non ora che era morto suo padre.

E con tutti questi pensieri pian piano si addormentò e si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.

 

Il giorno dopo tutti gli studenti erano tornati dalle vacanze di Natale e ora si trovavano tutti quanti nella Sala Grande per la cena. Le decorazioni natalizie non c’erano più e questo rendeva tutti un po’ tristi perché non si respirava più quell’aria di festa che c’era prima e che faceva pensare subito alle vacanze.

Prima che i tavoli però venissero imbanditi con ogni tipo di pietanza preparata dagli Elfi Domestici, il preside si avvicinò al podio e disse: “Vorrei solo fare un piccolo annuncio prima che tutti cominciate a riempirvi la pancia con le ottime prelibatezze della cucina di Hogwarts. Quest’anno avrete una nuova compagna che frequenterà con voi il quarto anno. Vi prego di dare il benvenuto ad Ariel Martinez”.

Gli studenti videro arrivare una ragazza con i capelli biondi che le scendevano poco sotto le spalle ornati da una meches rosa, gli occhi grigio azzurri in cui si leggevano coraggio e determinazione. Era piuttosto carina tanto che qualcuno fece addirittura un fischio sottovoce. Erano anche tutti stupiti del fatto che cominciasse a frequentare la loro scuola soltanto adesso.

La ragazza si sedette sulla sedia che le aveva messo lì la professoressa McGranitt poco prima e poi le venne calato il Cappello Parlante in testa. Lei non aveva dubbi in quale Casa sarebbe finita, quella in cui era già finita una volta.

Infatti: “Grifondoro!” urlò il Capello Parlante e un applauso si levò dalla tavola rosso e oro.

Lei, felice, cominciò a dirigersi velocemente al tavolo dei suoi nuovi compagni di Casa e si sedette in un posto che aveva trovato vuoto senza neanche guardare. Finalmente le tavole si riempirono di ogni tipo di pietanza e si poté cominciare a mangiare per la gioia di tutti.

“Ciao!” sentì qualcuno che la salutava e quando alzò lo sguardo si trovò davanti una ragazza dai lunghi ricci castani e un sorriso gentile rivolto a lei. “Io sono Hermione Granger”.

Ariel l’aveva capito subito che era lei, quei ricci indomabili non erano cambiati per niente. Però Hermione adesso sembrava ancora una ragazza spensierata e felice.

“Io sono Ariel Martinez, però questo l’ha già detto il preside”. Si presentò anche la bionda non sapendo bene che dire.

“Lui è Harry”. Aggiunse ancora Hermione indicando il ragazzo coi capelli spettinati e scuri e gli occhi verdi che le sedeva accanto. Quando Ariel lo vide rimase quasi a bocca aperta; aveva tanto sentito parlare di lui, ormai lei e i suoi amici lo vedevano quasi come una leggenda, un mito, come una specie di supereroe dei fumetti che leggeva uno dei sui fratelli. E doveva anche ammettere che somigliava molto a suo padre.

“Lo so di essere affascinante, però potresti anche richiudere la bocca”. Le disse lui sorridendo malizioso.

“Oh, scusa. No, non volevo…”. Cercò di scusarsi lei diventando tutta rossa; ecco, certo che si era fatta proprio una bella figura. E non era nemmeno al suo primo giorno.

“Tranquilla”.

“Quello che invece sta mangiando come un maiale è Ron, un altro amico”. Le presentò ancora Hermione indicandole un ragazzo dai capelli rossi che si stava proprio abbuffando. Oh, anche il mitico Ron! Pensò la bionda con un sorriso, certo che nemmeno lui era cambiato tanto.

“Piafere, fono Rofald Feasley”.  Precisò lui parlando con la bocca piena.

“Ronald! Quante volte ti ho detto che non si parla con la bocca piena!” lo rimproverò la riccia e ad Ariel scappò da ridere; i battibecchi di Ron ed Hermione ormai erano diventati famosi e lei e i suoi amici a volte li prendevano in giro per questo.

 

Certo che era proprio strano per lei trovarsi lì, con quei ragazzi che sembravano completamente diversi da come li aveva conosciuti lei; ma d’altronde, nel suo tempo erano avvenute troppe cose per poter rimanere sempre i soliti spensierati e la maggior parte di quegli eventi non erano affatto belli; non era ancora al suo primo giorno e già le sembrava tutto più diverso da come lo aveva conosciuto lei. L’atmosfera che si respirava sembrava molto più leggera da quella che sentiva lei nel suo mondo; i ragazzi lì si preoccupavano soltanto della scuola, dei voti, di trovarsi un fidanzato o una fidanzata, delle partite di Quidditch… chiaramente non si parlava ancora di Voldemort, di guerra, di morte come nel suo mondo, dove c’era sempre la paura e il pericolo di vedersi portare via qualcuno e magari anche davanti agli occhi, come era successo poco tempo fa a lei.

Per carità, non che lei non si divertisse mai e che piangesse sempre per la paura, anzi, lei era una che piangeva pochissimo e che si lanciava nelle battaglie con coraggio e senza mai esitare, così come i suoi amici e i sui fratelli.

E poi, anche se la maggior parte delle persone del suo mondo erano sempre in ansia e preferivano scappare, lei riusciva a trovare sempre un pretesto per divertirsi, di momenti felici ne aveva avuti molti nella sua vita, soprattutto con i sui fratelli, che amavano scherzare e ridere anche loro e questo era un bene, almeno ogni tanto alleggerivano l’aria.

 

Quando si riebbe da tutti i suoi pensieri, alzò lo sguardo e notò che gli occhi verdi di Harry erano posati su di lei e la guardavano con uno sguardo che lei non riusciva a decifrare e per un attimo ebbe il timore che lui sospettasse qualcosa. Ma no, non poteva essere, magari la guardava soltanto perché era curioso.

 

“Ehi, adesso sei tu che mi fissi”. Gli disse lei con un sorriso malizioso.

 

“E’ vero, scusa hai ragione”. Rispose lui distogliendo lo sguardo.

 

“Tranquillo, puoi pure continuare, anche se la mia bellezza non ti infetterà”.

 

“Oh, che modesta”.

 

“Senti chi parla”.

 

I due si sorrisero a vicenda con un misto di dolcezza e maliziosità; la ragazza dovette ammettere che Harry era proprio simpatico e forse anche un po’… carino.

 

 

SPAZIO PER ME

Ciaoooooo!!!!! Ecco, questo era il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto. Ariel è un personaggio inventato da me, quindi non appartiene a Ino Chan, mentre tutti gli altri sono della Rowling, come ovviamente, sapete già.

 

Ora c’è soltanto da scoprire chi è questa Ariel, da dove viene, perché deve aiutare Harry a sconfiggere Voldemort. E forse anche chi è la sua famiglia?? Pensate che sia qualcuno di importante o conosciuto??

Mah, chi lo sa. Non vi resta che andare avanti a leggere e lasciarmi anche qualche recensione, così potrò sapere se è giusto che io continui questa storia oppure è meglio che lasci perdere.

 

Un bacio e a presto.

Kisskiss, Milly

 

  
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