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Autore: dalialio    09/10/2011    4 recensioni
Una ragazza entra a far parte della vita degli agenti dell’NCIS. La sua identità all’inizio li lascerà sconcertati, ma poi si abitueranno alla sua presenza.
La protagonista presto scoprirà di aver creato dello scompiglio nelle loro vite, ma grazie al suo aiuto qualcuno riuscirà a chiarire i propri sentimenti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'She Cαme Into Our Lives And Chαnged Everything'
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Interceding Is Often Hard- Cap 7
Capitolo 7

In cui una lunga riflessione mi porta ad una conclusione poco convincente


Passai il resto della giornata pensando a ciò che era successo quella mattina. Cercai di spiegarmi come mai, dopo l’ostilità che aveva dimostrato nei miei confronti, Anthony mi avesse invitata a quel ricevimento, ma senza immediati buoni risultati.
Era risaputo – persino da me – che DiNozzo aveva un rapporto con le donne... relativamente strano. Cioè, per farla breve, era un vero donnaiolo. Ero convinta che, visto il suo bell’aspetto, il suo fascino e il suo comportamento da adulatore, sarebbero state molte – colleghe dell’NCIS o meno – quelle sarebbero state disposte ad accompagnarlo a quel ballo. Avevo presunto, anche, che lui sarebbe stato felice di andarci assieme ad una bella donna che indossasse un vestito attillato che mostrasse le sue forme.
Invece no. Aveva invitato me, una diciottenne, che conosceva da nemmeno una settimana. Imparentata con il suo capo, per di più!
Non riuscii a trovare una risoluzione al mio dubbio, ma valutai alcune ipotesi.
Primo: gli piacevo. Era un’affermazione azzardata e improbabile, ma ormai con DiNozzo non sapevo più cosa aspettarmi. Avevamo vent’anni di differenza e di certo non ero fisicamente il suo tipo, ma possibile che nel giro di così poco tempo avesse cambiato gusti?
Secondo: mi stava usando per fare bella figura con Jethro. Possibile, anche se non credevo che sarebbe stata una mossa intelligente. Mio zio stravedeva per me e non sapevo come avrebbe reagito se gli avessi detto che andavo al ricevimento con DiNozzo. Probabilmente molto male. Anthony era un uomo intelligente e di sicuro aveva capito che non sarebbe stato furbo da parte sua invitarmi per questo motivo.
Terzo: nessuna donna aveva risposto affermativamente al suo invito e io ero solo un ripiego. Decisamente impossibile: come avevo determinato nelle mie riflessioni, per DiNozzo c’era la coda. Certo qualcuna gli avrebbe risposto di sì.
Quarto: non l’aveva chiesto a nessun’altra. Io ero la prima a cui l’avesse domandato. E questo si ricollegava al primo punto.
No, impossibile.
Scossi la testa, cancellando le riflessioni appena fatte e rendendomi conto che stavo facendo dei ragionamenti troppo complicati e che c’era qualcosa che mi sfuggiva. Forse stavo guardando le cose dalla prospettiva sbagliata.
Ricominciai con le mie riflessioni, rendendole più semplici ed elementari. Dovevo considerarmi la sua ultima spiaggia, chiedermi cosa avesse spinto Tony a costringersi ad invitarmi.
Primo: nessuna donna aveva accettato. Impossibile.
Non riuscii a trovare subito una seconda ipotesi, ma poi, guardandomi attorno in ufficio, la vidi.
Ziva.
Perché Anthony non andava al ballo con lei? Se ciò fosse accaduto, non mi sarei sorpresa. Avevo notato le frecciatine che si lanciavano durante il lavoro, come si prendessero in giro neanche fossero dei bambini delle elementari. Ricordavo benissimo l’episodio della sera di due giorni prima e l’espressione esterrefatta di DiNozzo quando Ziva gli aveva sussurrato all’orecchio. Era chiaro che tra loro ci fosse qualcosa.
Riuscii ad arrivare al secondo punto: Ziva aveva rifiutato il suo invito perché aveva già un accompagnatore. Ero certa che, se fosse stata libera, avrebbe accettato – altrimenti il subirmi i suoi insulti il giorno prima sarebbe stato tutto inutile -, come ero sicura che DiNozzo gliel’avesse chiesto.
Arrivai alla conclusione che le cose erano proprio andate in quel modo. Se Anthony non poteva andare al ballo con Ziva, probabilmente aveva deciso che non ci sarebbe andato con nessun’altra dell’ufficio.
Quindi Anthony mi stava usando come ripiego... tanto meglio! Se si fosse trattato dell’ipotesi che io gli piacessi, non sapevo come avrei reagito.
Eppure, più ci pensavo, meno ero convinta dei miei ragionamenti.
Cos’avrei dovuto fare?




***




“Ziva, posso parlarti un secondo?”, azzardai.
Assorta com’era, la donna si voltò verso di me con un’espressione quasi spaventata, colta di sorpresa, distogliendo l’attenzione dalla macchinetta degli snack della «saletta relax» dietro le stanze  degli interrogatori.
“Dimmi”, disse freddamente.
Avevo preso una decisione assurda. Nonostante l’attrito che c’era stato tra di noi – dopo la sua sfuriata del giorno prima e le occhiate che Ziva mi aveva lanciato ogni tanto in quei giorni, soprattutto quando parlavo di o con Tony, e le avevo giustificate come una conseguenza della gelosia verso DiNozzo – volevo indagare. Ero decisa a scoprire se le cose erano andate come pensavo, se realmente Ziva avesse rifiutato l’invito di Tony.
Così in quel momento mi trovavo in una situazione imbarazzante. Dovevo superare il timore che provavo per quella donna e sfondare il muro della sua freddezza per spillarle le informazioni di cui avevo bisogno. Ma non sapevo come fare.
“Ecco, volevo chiederti...”, farfugliai senza sapere come iniziare il discorso, mentre Ziva digitava il codice di una barretta ai cereali sulla tastiera della macchinetta. La spirale di metallo che manteneva verticale lo snack girò e quest’ultimo cadde nel raccoglitore sottostante.
Mi balenò in mente un’idea per iniziare il discorso. “Tu lo sai che Jethro mi ha chiesto di andare al ricevimento di domani sera con lui”. Ziva annuì, mentre raccoglieva la barretta dallo sportello. “Be’... mi sono resa conto... di non avere un vestito adatto”, conclusi, non contenta della piega che aveva preso il mio discorso. Mi stavo discostando da quello che era il mio obiettivo; d’altronde, non avevo trovato un modo migliore per introdurre la conversazione.
Inoltre, avevo paura di come avrebbe reagito Ziva alla mia domanda. Magari stava pensando a perché diavolo ero andata a chiedere una cosa simile proprio a lei. Probabilmente avrebbe riso di me, pensando che ero una stupida se immaginavo che avrebbe aiutato proprio me, che stavo interferendo tra lei e Tony.
Mamma in che guai mi ero cacciata...
Ziva accennò a un sorriso. “Non ci sono problemi per questo”, rispose. “Te ne posso prestare uno io”.
Rimasi basita dalla sua risposta. Non mi sarei mai aspettata che volesse aiutarmi in questo. Forse mi ero immaginata tutto? Magari la sua freddezza nei miei confronti, le sue occhiate non indicavano ciò che io credevo? Non avevano un significato particolare, ma era nel carattere di Ziva guardare storto ogni nuovo arrivato? La sua furia si era dissolta in meno di un giorno e non provava più rancore nei miei confronti?
Non ne avevo idea.
Stava di fatto che, senza volerlo davvero, avevo trovato la soluzione al problema che più mi preoccupava. Sorrisi apertamente, sorpresa dalla sua risposta. “Be’, grazie”, esclamai contenta. Poi mi bloccai, confusa. “Ma tu non ci vai? Non vorrei rubarti l’abito...”.
La donna fece un gesto con la mano come se stesse scacciando qualcosa davanti a sé, emettendo un leggero sbuffo. “Tranquilla, ne ho più di uno. E, comunque, ci sarò anch’io”. Sorrise.
In quel momento, probabilmente, davo l’impressione a Ziva di aver messo due dita nella spina della corrente. “Ah”, risposi, basita dalla sua disponibilità. Nonostante il mio sbigottimento, riuscii a cogliere l’opportunità al volo. “Sei riuscita a trovare un cavaliere alla fine?”.
“Sì, beh...”, rispose lei con un po’ di imbarazzo. “In realtà è stato lui a trovare me”.
“Davvero!”, esclamai, con forse troppa foga. Aveva per caso cambiato idea e accettato l’invito di Tony?
“Sì... si chiama Bryan, lavora in un’altra unità. Mi ha invitata giusto stamattina”. L’orgoglio di Ziva era visibile.
Lo era anche la mia delusione. “Ah...”, sussurrai, la mia espressione palesemente contrariata.
Ziva si accigliò. “Qualcosa non va?”, mi chiese confusa.
In un secondo mi risollevai, dandomi una parvenza decente. Agitai le mani di fronte a me come se volessi cancellare la domanda che mi aveva rivolto. “No, no, è tutto a posto!”, esclamai. “Solo... pensavo che ci saresti andata con Tony”, dissi.
Alla fine ero riuscita nel mio intento! Dopo tutta la mia fatica, avevo esplicitato a Ziva il mio pensiero; ora la sua risposta sarebbe stata per me determinante.
L’espressione della donna era confusa. “E perché mai!”, esclamò con una smorfia quasi di disgusto. La sua espressione sembrava gridare: Ma come ti è saltato in mente! Il suo tono di voce si alzò. Sembrava nervosa. “Se lui non me l’ha chiesto, di certo non toccava a me invitarlo!”. Concluse con una risatina che sfiorava l’isteria.
Rimasi basita dalla sua risposta. Davvero Anthony non l’aveva invitata?
“E comunque”, continuò Ziva, più calma, “non ci sarei mai andata con lui. Non potrei mai sopportare di passare un’intera serata accanto a Tony”.
“Ah”, fu tutto quello che riuscii a dire. Dopo qualche secondo aggiunsi, con un sorriso falso: “Be’, allora fingi che non ti abbia detto niente”.
Ziva sorrise, poi uscì dalla stanza con la sua barretta.
Sovrappensiero com’ero, con dei gesti automatici infilai una banconota da un dollaro nella macchinetta e digitai il codice relativo a un pacchetto di patatine.
Ripensai all’ultima frase di Ziva, che mi aveva lasciata sconcertata. Davvero non avrebbe accettato l’invito di Tony se solo lui gliel’avesse chiesto? Forse era questo il motivo per cui lui non l’aveva fatto... il difficile carattere di Ziva era stata la causa del comportamento di Tony? O forse la paura di un rifiuto?
E così Anthony mi aveva fatto promettere un ballo con lui... In che guai mi aveva cacciata! Se al ricevimento Ziva ci avesse visto ballare insieme, mi avrebbe di certo incenerita. L’avrebbe fatto sicuramente, se solo avesse potuto lanciare saette dagli occhi, perché, nonostante ciò che lei mi aveva detto, ero sicura che – sotto sotto – le avrebbe fatto piacere andare al ricevimento con Tony. Di conseguenza non avrei mai potuto avere un buon rapporto con lei e mi avrebbe odiata a morte per il resto della mia esistenza.
Guardando la macchinetta, mi accorsi che il pacchetto di patatine non era caduto, ma era rimasto incastrato tra la spirale di metallo e il vetro, in bilico. Come facevo adesso a tirarlo giù?
Avrei dovuto tirare un calcio alla macchinetta.
Ma avrei preferito darlo a Tony.














*Nota dell'autrice*
Sono consapevole del fatto che questo capitolo possa essere noioso, mi dispiace immensamente per ciò... ma questo capitolo è importante perche vengono spiegate un po' di cose, ad esempio salta fuori che Tony non ha affatto invitato Ziva, come ci si sarebbe aspettato! :) perchè Tony ha agito (anzi, non ha agito) così?
Lascio un po' di suspence e ci vediamo la prossima settimana! :) :)
Chiara
   
 
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