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Autore: M e g a m i    09/10/2011    6 recensioni
Che dire, ho deciso di darmi alle fan fiction. E proprio perché mi piace vincere facile, ho deciso di iniziare con una long. Siate clementi, è la prima volta che mi cimento a scrivere qualcosa del genere.
E niente, ho provato ad immaginare come sarebbe la vita dei nostri eroi di DGM se non fossero degli esorcisti in lotta per salvare il mondo, ma dei semplici studenti delle superiori alle prese con problemi di cuore. Quindi li vedremo andare a scuola, uscire, avere appuntamenti, e fare tutte le cose "NORMALI" che farebbero degli adolescenti quali sono, se fossero nati in un contesto AU.
Il tema principale di questa long, quindi, sarà l'amour, l'amour raccontato dal punto di vista di niente popo’ di meno che Tyki-ponzolo . Esatto, sì, lui è il narratore della storia, e ci racconterà dei seguenti pairing: Allen x Road, Lavi x Chomesuke, Kanda x Linalee, Maire x Miranda, Komui x Brigitte, anche se il principale trattato sarà proprio l’Allen x Road, visto che è uno dei miei crack preferiti. Vedremo come il loro rapporto si evolverà pian piano che si conosceranno di più e scopriranno lati del loro carattere che neanche loro sapevano di avere.
Avranno un ruolo fondamentale anche Lavi x Chomesuke e Kanda x Linalee, che all’inizio formeranno un particolare quadrato amoroso in cui Lavi e Kanda sono innamorati pazzamente di Linalee, mentre Chomesuke lo è di Lavi, che ignaro della cosa, cerca invece di appiopparla al suo “grande amicone” Kanda.
Insomma, un numero incredibile di drammi adolescenziali!
Spero che la troverete interessante, nonostante l'ambientazione scolastica un po' trita e ritrita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NDA: Ho voluto aggiungere qualche piccolo mistero, giusto per rendere le cose più interessanti. Infondo non è bello se svelo tutto subito, no? 8’D
Due piccole cose:
- La “conoscenza” di Tyki di cui parla Road, non è femminile. Anzi. Ma tranquilli, presto capirete. Intanto vi basti sapere che anche il nostro bar(b)one ha un cuore d’oro, dietro quella scorza da cinico dongiovanni. ♥
- Hakobune, il nome della pasticceria di Tyki, significa “arca”. Ogni riferimento è puramente casuale, eh! Come no! :’D
 

Bene, questo sarà l’ultimo capitolo con funzione di “introduzione”. Sì, perché fino ad adesso ho cercato di introdurvi i personaggi, i loro caratteri, e il contesto in cui sono inseriti. Dal prossimo capitolo, inizierò a trattare le loro vicende, il vero – chiamiamolo così – “inizio della storia”. Con chi preferireste che iniziassi? Vi lascio libera scelta in proposito, visto che per me è indifferente. Mi annoio in ogni caso, con questi drammi adolescenziali.
Ma adesso basta chiacchierare. Andiamo a parlare del nostro beneamato eroe albino.

 
 
Nel capitolo precedente abbiamo lasciato Allen Walker e Sachiko Aragi sulla via del ritorno verso casa, dopo la scuola. Era una bella giornata per essere autunno, così avevo mandato Road a fare una consegna in bicicletta, e caso vuole che si imbattesse proprio in loro due.
Road sapeva chi fosse la signorina Sachiko, le era già capitato di vederla con Mammoletta-kun, e da brava stalker psicopatica qual’era, si era informata su ogni minimo dettaglio riguardante la sua vita.
Come il suo cavaliere dai candidi capelli, la signorina era orfana di padre e madre, ed era stata adottata in tenera età dal fantomatico signor Marian – che purtroppo, in questo susseguirsi di suggestive vicende, non ho mai avuto il piacere di incontrare.
Road sapeva anche che vivevano insieme, e la cosa non la faceva esattamente saltare di gioia. Perché, nonostante il loro rapporto fraterno, restava il fatto che Allen Walker e Sachiko Aragi non fossero realmente imparentati. E la signorina Sachiko era una bella e prosperosa ragazza di sedici anni. Cosa che, invece, le faceva esattamente venire voglia di trucidarla a sangue freddo. Che tesoro di nipote.
Sta di fatto che, appena Road si accorse di chi aveva davanti, prese a pedalare come una forsennata per raggiungere Allen Walker e quella, ovvero la signorina Sachiko.
   « Aaalleeen! », lo chiamò al settimo cielo, mentre arrivava al suo fianco e faceva una brusca frenata con la bicicletta, lasciando una striscia sull’asfalto. Nello stesso istante in cui si era fermata, si era resa conto che quel suo atteggiamento non rispecchiava affatto il genere di ragazza che si preoccupava di apparire davanti a Mammoletta-kun, quindi cercò di darsi un contegno e se ne uscì con un sorridente: « Buon pomeriggio. », intriso di falsità, mentre scendeva compostamente dalla bicicletta.
   « R-Road! Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo. », replicò il ragazzo, posandosi una mano sul petto. « Come mai da queste parti? »
   « Sto facendo una consegna », rispose, la faccia sempre paralizzata in un sorriso.
   « Da quando fate anche le consegne a domicilio? »
   « Ah, no, questo è un caso particolare. E’ per una conoscenza di Tyki. »
   « Una cono-…? Ah, capisco. Mikk-san deve essere un uomo con parecchie “amicizie”. Beh, ti lascio andar-… »
   « Ma no, tranquillo! Non ho assolutissimamente fretta! E poi guarda, dove devo andare è anche vicino a casa tua! », gongolò lei.
   « E tu come fai a sapere dove abitiamo? », s’intromise a quel punto la signorina Sachiko, guadagnandosi uno sguardo assassino proveniente da quel tesoro di mia nipote, che però cambiò immediatamente espressione, prima che Mammoletta-kun potesse accorgersi di alcunché.
   « Ah, giusto! Tu e Sachiko non vi conoscete, vero? », si rese conto il ragazzo, cambiando provvidenzialmente argomento. Quello era il giorno delle presentazioni catastrofiche per il nostro Allen Walker. Davvero, a volte mi faceva pena, poveretto.
   « Non ci siamo mai presentate, no. Tanto piacere, Sachiko-san, io sono Road. », le strinse, anzi, le stritolò la mano.
   « P-Piacere mio, cho. », replicò la signorina Sachiko, rivolgendole uno sguardo sconcertato, avvertendo l’aura omicida che la circondava.
   « Beh, allora che ne dici se facciamo un pezzo di strada insieme? », chiese Allen Walker.
Con ogni probabilità Road in quel momento avrebbe voluto saltare di gioia. Ma la parte che interpretava, non glielo permetteva, quindi stava per rispondere con un semplice “certo!”, quando venne interrotta dallo squillo del suo cellulare.
Sono convinto di avere una specie di sesto senso. Per questo l’avevo chiamata, perché avevo la sensazione che le cose non stessero andando come dovevano.
   « Road, cosa stai facendo? »
   « Uhm, niente. »
   « Male. E’ tardi, qualsiasi cosa tu stia o non stia facendo, smettila subito e datti una mossa. »
La sentii camminare, e quando mi rispose, aveva abbassato di molto il tono di voce. Si era allontanata per non far sentire a Mammoletta-kun i suoi capricci.
   « Tyki, sei un insensibile! Ho appena incontrato Allen! Non puoi essere un po’ più comprensivo? Ti prego! »
   « No. L’orario di visita finisce tra mezz’ora. »
   « Posso sempre andarci domani! »
   « No. Gli ho detto che gliel’avresti portato oggi, quindi ci vai oggi. »
   « AAARG! Ti odio! », sibilò stizzita, mentre sorrideva candidamente in direzione di Mammoletta-kun.
   « La cosa mi sconvolge, sul serio. Ora muoviti. »
Road mi sbatté il telefono in faccia, poi tornò dal suo Allen.
   « Mi dispiace, ma devo proprio andare. »
   « Sarà per un'altra volta, allora. »
   « Ma certo! Beh, allora ciao, Allen! Sachiko-san, arrivederci. Sono contenta di essere finalmente riuscita a parlare con te, ci tenevo taaanto! ». Proprio tanto, sì. Giusto per marcare il suo territorio, come un cane.
   « … Sì, cho, anche per me è lo stesso. », replicò la signorina, sempre con un’aria sconcertata. Lei, a differenza di Allen Walker non si era lasciata abbindolare dai suoi sorrisi bugiardi. Sarà stato anche per la mano che Road le aveva stretto prima, che aveva quasi perso di sensibilità.
   « Ci vediamo! », esclamò, risalendo sulla bicicletta e iniziando ad allontanarsi, mentre il nostro ragazzo dai capelli bianchi la salutava agitando la mano, imitato dalla signorina Sachiko.
   « Quella ragazza mi guardava malissimo, cho. », disse, appena Road ebbe svoltato l’angolo.
   « Chi, Road? Non me ne sono accorto. », replicò ingenuamente Allen Walker.
   « Certo, perché hai le fette di torta sugli occhi. Mi guardava come se volesse farmi fuori da un momento all’altro, cho. »
   « Ma smettila! Road non farebbe male a una mosca. E’ ancora una bambina. »
   « Una bambina, cho? Scommetto che non ti sei accorto nemmeno di come guardava te. », sbuffò Sachiko Aragi.
   « Perché, come mi guardava? »
La signorina gli prese le mani tra le sue e iniziò a sbattere ripetutamente le ciglia, imitando la voce di Road. « Così, cho: “Oh, Allen, ti prego, fammi diventare la madre dei tuo figli!” »
   « Ma che-…?! ». Mammoletta-kun ritrasse le mani, e scoppiò a ridere.
   « Quella “bambina”, come dici tu, è innamorata persa di te. Che poi, bambina? Non sembra tanto più piccola di te, cho. Quanti anni ha? »
   « Mmh, tredici o quattordici, credo. »
   « Se lei è una bambina tu cosa sei, Al? Un poppante? Avete solo uno, al massimo due anni di differenza, cho. »
   « Ma non è quello che intendevo! E comunque fidati, lei non pensa a me in quel modo. »
   « Mi correggo, cho, non ha delle fette di torta sugli occhi. Tu non ci vedi proprio. »
Allen Walker preferì non insistere oltre, anche perché non sapeva cosa dire. Lui era davvero convinto che Road non provasse niente nei suoi confronti. Insomma, sì, era sempre stata gentile e carina con lui, ma questo non voleva dire niente. Non gli sembrava il tipo che si preoccupasse dell’amore. Gli sembrava una ragazza semplice, tranquilla, a volte anche piuttosto ingenua – scusate, mi viene da ridere.
Per questo non la credeva capace di odiare così, senza un motivo apparente, la signorina Sachiko, né di innamorarsi di lui. E per questo l’aveva definita “bambina”, perché non la credeva ancora abbastanza matura per pensare a determinate cose. Non in senso dispregiativo.
E poi non si erano mai scambiati più dei soliti convenevoli, non avevano mai parlato veramente. Quindi come poteva piacergli, se quasi neanche si conoscevano?
Ma c’era anche da dire che lui non si era mai intrattenuto più del dovuto con lei. Perché sì, non gli interessava più di tanto.
Forse giusto all’inizio, l’aveva un po’ colpito. Si ricordava ancora della prima volta che l’aveva vista, e quando ci ripensava, gli veniva ancora da ridere. La prima volta che era entrato da Hakobune – che è il nome della mia pasticceria, tanto per intenderci –, l’aveva sorpresa a sgridate concitatamente Lulubell, il nostro gatto, perché aveva mangiato un’intera teglia di biscotti che erano appena stati preparati. Quel suo monologo da pazza isterica con un gatto che rispondeva solo con uno sguardo vacuo, l’aveva divertito. Aveva pensato che fosse una ragazza interessante. Ma poi, conoscendola, anche superficialmente com’era il loro rapporto a quei tempi, l’idea che si era fatto di lei era andata lentamente sfumandosi. Si era reso conto che Road era una ragazza normale, come tante altre. E il piccolo barlume di interesse, si era spento tanto in fretta come era nato.
Allen Walker scosse la testa, tornando alla realtà. « Tu, piuttosto, prima cos’avevi? Hai fatto una faccia quanto ti ho presentato Lavi-senpai… »
   « Eh?! C-Che?! Non è assolutamente vero, cho! », esclamò la signorina Sachiko, colta alla sprovvista.
   « Non sai mentire, Sachiko. Cosa c’è? Ti sta antipatico? »
   « A-Antipatico?! No, cho! N-Non l’avevo mai visto prima in vita mia. », ribatté, cercando di suonare il più convincente possibile, con scarsi risultati.
   « Te lo ripeto, non sei capace di bluffare. Per questo ti batto sempre a poker. », sorrise lui.
   « Questo non c’entra niente, cho! Sei tu che sei uno schifoso imbroglione! Come quella volta, che ti ho beccato mentre scambiavi le carte con quelle che avevi nella manica! »
Continuarono a battibeccare e a ridere per tutta la durata del tragitto verso l’appartamento che condividevano. Proprio come fratello e sorella… Non sembra anche a voi?
 
 
Come tutte le giornate che si prospettano soleggiate, appena si dice “che bel tempo!”, ecco che arriva il temporale.
Ma tanto, quella sera, Linalee Lee non sarebbe uscita. Non era il tipo di ragazza a cui piaceva uscire, preferiva starsene tranquilla a casa a guardare un film, o a leggere un libro. La maggior parte delle volte, era la signorina Sachiko a trascinarla fuori, e lei la seguiva di buon grado perché non se la sentiva di rifiutare un invito della sua migliore amica. Linalee Lee era semplicemente la bontà incarnata.
Dicevamo, che quella sera la signorina Linalee non sarebbe uscita. Sì, perché questa volta si era trovata costretta a declinare la proposta della signorina Sachiko di andare al cinema.
La ragione risiedeva nel motivo per cui suo fratello maggiore, il preside dell’Accademia che frequentava, l’aveva mandata a chiamare dopo la scuola.
 
 
   « Posso? », aveva bussato alla porta della presidenza.
   « Linalee! Entra, siediti! Ho una notizia fantastica, non potevo aspettare di dirtela a casa! », l’aveva accolta Komui Lee, con lo sguardo che brillava di commozione dietro gli occhiali.
   « Che succede, Nii-san? »
   « Tieni. », aveva replicato in tutta risposta, porgendole una busta. « Aprila. »
La signorina Linalee era rimasta a fissare la mano tesa del signor Komui, non sapendo bene come reagire. Era troppo, troppo presto. Non era passata neanche una settimana. Come poteva essere? Eppure dall’espressione di suo fratello…
   « È il… il risultato dell’ultimo concorso a cui ho partecipato? », aveva balbettato, prendendo esitante ciò che le veniva porto.
   « Proprio quello. Forza, aprila. »
La signorina aveva aperto con mani tremanti la busta, estraendone un plico di tre fogli. Non poteva negare di essere emozionata. Per quel concorso aveva studiato tanto, e parte del suo futuro poteva dipendere dal risultato.
   « S-Sono… Sono arrivata quinta! », aveva esclamato, dopo aver scorto una lista d una cinquantina di nomi di studenti, tra cui solo i primi dieci sarebbero passati al “round” successivo. Sì, perché quel concorso era letteralmente una lotta all’ultimo sangue per ottenere una borsa di studio per una delle università più prestigiose, se non addirittura la più prestigiosa, di tutto il Giappone.
   « Congratulazioni, Linalee. Sei ufficialmente una delle candidate per la borsa di studio. », le aveva detto il signor Komui, con un sorriso raggiante.
 
 
Quindi quella sera era rimasta a casa a studiare. La sessione successiva si sarebbe tenuta a distanza di tre mesi, ma in quell’arco di tempo avrebbe dovuto scegliere un argomento, preparare una tesina, ed esercitarsi ad esporla a una commissione composta dalle cattedre più brillanti di tutto il Giappone. E la sua testa frullava di idee, che voleva mettere per iscritto, prima di dimenticarsi qualcosa. Che studentessa diligente.
La sua scrivania era coperta di libri, fotocopie e fogli ricoperti di appunti, matite, penne, ed evidenziatori colorati. Avrebbe potuto aprire una cartoleria.
Eppure, nonostante davanti a lei fosse tutto pronto, nonostante stesse impugnando la penna desiderosa di scrivere, non ci riusciva, non le veniva niente. Perché un pensiero più degli altri, oscurava tutto il resto.
   « Dimentica quello che ho detto. Non è importante, non ci pensare più. »
Erano passati quattro anni, ma non aveva dimenticato. Non aveva dimenticato le sue parole di quel giorno. Ci aveva provato, ma non ci era riuscita. Quelle parole ogni volta tornavano, e le facevano battere il cuore, e la facevano arrossire, e le facevano salire le lacrime agli occhi. Esattamente come quel giorno.
Esattamente come adesso.
Perché? Anche se provava a non pensarci, era impossibile. Eppure la sua vita era andata avanti, aveva conosciuto nuove persone. Ultimamente si era quasi rassegnata, con tutto il tempo che era passato.
Non lo vedeva da quattro anni. Quattro anni, e ancora non era riuscita a dimenticare l’espressione dei suoi occhi scuri mentre le aveva detto quelle parole, gli stessi occhi scuri che prima avevano fatto di tutto per evitare il suo sguardo.
   E tu? Hai dimenticato?
Lanciò ancora un’occhiata distratta al foglio del concorso, asciugandosi le guance con la manica.
Chissà, forse se quella sera la sua mente non fosse stata occupata da altro, e quell’occhiata fosse stata più attenta, si sarebbe resa conto del primo nome di quella lista.
Un nome che avrebbe imparato a conoscere bene.
1. Lavi Bookman
 
 
Fine del terzo capitolo. Arrivederci di nuovo, signori, signore, e – specialmente – signorine mie.
E vi rinnovo l’invito a dirmi su quale dei nostri giovani ed impavidi eroi vorreste che verta il prossimo racconto.
  
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