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Autore: Prue786    09/10/2011    3 recensioni
Artemis si lasciò sfuggire un’occhiata alla cravatta nera che spiccava sulla camicia candida “È mia abitudine vestire così!... Ah, posso chiedere dove sono?” “Questa è villa Phantomhive!” “Quindi, vostro padre sarebbe…” “Io… sono il conte Ciel Phantomhive e questa casa è di mia proprietà!” Esclamò l’altro con una nota di irritazione nella voce.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5  

 

Ciel fissò l’alta cancellata davanti a sé, incrociando le braccia al petto “Quel Fowl deve appartenere alla nobiltà di questa città per potersi permettere un’abitazione come questa.” Oltre l’inferriata scorse il grande viale che portava alla residenza costeggiato per ambo i lati da un prato rigoglioso.

Alla fine della strada in pietra, in lontananza, vide villa Fowl e, anche a quella distanza, il giovane notò l’imponenza della costruzione ma ciò non sortì effetto sull’espressione impaziente “Non basterà questo a far cambiare la pessima idea che ho di lui!” Pensò spostando lo sguardo su Sebastian e senza che fosse pronunciata parola quest’ultimo afferrò il conte e con agilità oltrepassò il cancello, introducendosi nella dimora dei Fowl.

 

Il portone si aprì senza alcun rumore davanti al giovane e al suo maggiordomo.

“I signori desiderano?” Chiese un uomo in tight nero, scrutando i due sconosciuti.

Phantomhive si schiarì la voce “Sto cercando il signor Fowl!”

Il sopracciglio dell’altro si mosse impercettibilmente verso l’alto “I signori hanno un appuntamento?”

“Temo di no. È possibile incontrarlo ugualmente?” L’espressione di Ciel rimase impassibile.

“Solo un attimo!” L’uomo si allontanò e il conte guardò all’interno, avvertendo subito dopo delle voci.

“Signora, c’è un bambino che chiede di vostro marito!”

Ciel si irrigidì istintivamente “Non hanno ancora capito chi si trovano davanti…” Girò nervosamente l’anello al pollice prima di scuotere leggermente la testa “Quel ragazzo è sposato: è lui, allora, che gestisce tutto qui…” rifletté fra sé tornando a concentrarsi sullo scorcio all’interno dell’abitazione. Venne nuovamente distratto dall’arrivo di una donna dall’aria distinta che si avvicinò all’ingresso con un gran sorriso in viso.

“Salve! Voi siete gli amici cosplayer di Artemis, giusto?” Gli occhi azzurri si posarono prima su Ciel e in seguito su Sebastian: l’espressione della signora Fowl si fece perplessa e per un attimo rimase immobile “Oh… oh, ma non state sull’uscio! Entrate! Arty dovrebbe ritornare presto!”

Ciel attese qualche istante prima di varcare la soglia fissando sulla donna uno sguardo sospettoso “In fondo sembra innocua!” Pensò subito dopo e, con Sebastian, la seguì nel salotto.

“Fate come se foste a casa vostra. Mi dispiace allontanarmi, ma ho una telefonata urgente da effettuare.” Con un nuovo sorriso Angeline si congedò dai suoi ospiti, lasciandoli soli nel grande salone.

“Donna singolare.” Si lasciò sfuggire il conte osservando attentamente la stanza. “L’arredamento è piuttosto insolito, come tutto, in questa città, ma non sgradevole.” Lo sguardo di Ciel scorse rapidamente l’ambiente circostante.

”Signorino, quella donna deve essere la madre del vostro ospite!”

La voce di Sebastian attirò l’attenzione di Phantomhive che raggiunse il suo maggiordomo intento ad osservare la fotografia su un ripiano.

“Credo tu abbia ragione, Sebastian.” La voce risuonò atona nel silenzio del salone e lo sguardo del giovane si incupì. Avvicinò una mano al portafoto e sfiorò la superficie fredda del vetro che proteggeva l’istantanea: i volti di Artemis e dei suoi genitori sorridevano seduti sul divano. Le dita sottili si ritrassero, come scottate, e con un respiro affrettato il conte si allontanò.

Il suono ritmico dei suoi passi venne interrotto dalla voce del demone “Sta bene, signorino?”

Phantomhive sospirò lievemente “Certo che sto bene! Ci vuole ben altro per turbarmi!” Sbottò con una nota di irritazione nella voce riuscendo a provocare il sorriso beffardo del maggiordomo.

“Naturalmente, signorino, perdonate l’impertinenza!”

“Sarà meglio che quel Fowl si sbrighi a tornare!” Disse fra sé Ciel, rigirando l’anello di famiglia al pollice della mano sinistra “Questa situazione sta diventando irritante!”

 

 

Il cancello si aprì per permettere alla limousine di entrare senza problemi ma, prima che Artemis potesse varcare la soglia di casa, Angeline gli corse incontro abbracciandolo calorosamente per qualche istante “Stai bene tesoro?” Il maglione colorato indossato dal figlio le fece aggiungere “Sei riuscito a fare quello che dovevi?”

“Certo, madre!” sospirò il giovane Fowl muovendo un passo indietro mentre Leale gli si affiancava.

“Il tuo amico è ancora qui.” La donna inarcò un sopracciglio a quella constatazione “Ed ha già la patente…” Fissò l’uomo con aria incerta prima di scuotere leggermente la testa “Arty caro, in salotto ci sono i tuoi amici. Non farli aspettare troppo!” Angeline accennò un sorriso “Questi adolescenti…” Sussurrò con un sospiro mentre Artemis scambiò un’occhiata con la guardia del corpo. 

“Spero non mi costringano nuovamente ad utilizzare qualche stupido gioco per console!” Rifletté fra sé Fowl scrutando il sentiero di pietra che portava all’ingresso. “Devo mandarli via il prima possibile: se dovesse arrivare qualche rappresentante del Popolo non riuscirei a discutere in maniera appropriata!” Con la mente ancora altrove, Artemis entrò nel salone e gli occhi azzurri incrociarono subito lo sguardo accigliato del conte Phantomhive.

Il movimento istintivo di Leale, alle sue spalle, gli fece allungare un braccio per frenare sul nascere le intenzioni dell’uomo che già stringeva il calcio della Sig Sauer, sotto la giacca.

“Fermo Leale!” sussurrò in fretta “So chi sono e come sono arrivati qui!” Artemis spostò la sua attenzione sul maggiordomo che, alla reazione di Leale si era frapposto fra loro e il suo signore, fissandoli con aria placida.

“Non mi piace quel tipo, Artemis, non è una buona idea farli rimanere qui!”

“So cosa intendi, ma per il momento lascia che me ne occupi io!” Avanzò deciso “Conte Phantomhive, è un piacere rivederla. A cosa devo l’onore della sua visita?”

Quelle parole riuscirono a far accigliare maggiormente Ciel che superò Sebastian “Il piacere non è ricambiato, temo. Suppongo lei sappia perfettamente il motivo della mia visita quindi la inviterei a non farmi aspettare ulteriormente, signor Fowl!”

Le labbra di Artemis si incresparono in modo impercettibile “Sarebbe più opportuno accomodarsi nella mia stanza. Lì potremo parlare senza essere disturbati!” Il giovane fissò il conte che si limitò ad un cenno del capo prima di seguirlo fuori dal salone.

 

Artemis represse un gemito entrando nel tripudio di colori che era diventata la sua stanza “Prego, accomodatevi!” Fece cenno alla poltrona addossata alla parete destra “Qui è tutto da rifare…” Una rapida occhiata alla maglia che indossava gli fece roteare gli occhi “La mia credibilità sta toccando il fondo… ”  

Ciel si guardò intorno, la sua espressione era contrariata, ma andò lentamente a sedersi mentre Sebastian rimase in piedi, accanto a lui “Cerchiamo di sbrigarci, ho degli affari che non possono aspettare!” Phantomhive sfiorò il dorso della mano con le dita tornando a fissare Artemis con espressione dura.

“Sono ben consapevole di ciò, conte, sono nella medesima situazione ed è per questo che mi rincresce doverla informare che il ritorno nella vostra dimora non potrà essere immediato come entrambi speravamo, ma le assicuro che sto facendo il possibile affinché non debba aspettare più del necessario!” Fowl si diresse verso la scrivania prima di ritornare a guardare Ciel “Mi dica, conte Phantomhive, posso in qualche modo alleviare la fatica di questa attesa? Dopotutto è mio ospite, al momento, è mio dovere rendere la sua permanenza qui se non piacevole, quanto meno sopportabile.” concluse accennando un sorriso di circostanza.

“Gradirei del tè!” Fu la secca richiesta di Ciel che incrociò le braccia al petto voltando subito lo sguardo verso il suo maggiordomo.  

“Se permette, signorino.” Sebastian si inchinò compostamente.

Il conte spostò la sua attenzione oltre l’uomo “Puoi andare, Sebastian!” le parole uscirono dalla sua bocca meccanicamente.

“Chiedo scusa, signori, mi indichereste la cucina?”

Leale scoccò un’occhiata al suo protetto che non mutò espressione.

“Leale, mostra al nostro ospite la strada!”

“Ma…” l’euroasiatico si avvicinò al giovane, poggiandogli una mano sulla spalla.

Le labbra di Artemis si mossero appena “È tutto sotto controllo!” Gli occhi azzurri incrociarono quelli rossi del maggiordomo a pochi metri di distanza e la sensazione di disagio provata nella villa del conte si riappropriò per qualche istante della sua mente “È un essere umano fuori dal comune!”  quella constatazione fece crescere la sua curiosità e il forte desiderio di saperne di più, ma non potè far nulla che i due uomini si allontanarono in silenzio.

Quando Fowl j. ritornò a prestare attenzione al conte, lo vide assorto a fissare un punto nella stanza. Socchiuse le labbra prima di spostare lo sguardo, domandando “Le andrebbe una partita a scacchi?”

 

“Durante il nostro primo incontro mi diceva di essere a capo della famiglia, se non erro!” Artemis mosse una pedina dopo aver riflettuto pochi istanti.

“Esattamente, sono io che gestisco la società dei Phantomhive!”

“Se non sono troppo indiscreto posso chiederle di cosa si occupa?”

Ciel alzò per un attimo l’occhio azzurro sul suo interlocutore “La Funtom produce giocattoli e dolci…”

Il giovane Fowl rimase a scrutare il conte, osservandolo riflettere sulla prossima mossa da effettuare. “Una società che vende dolci e giocattoli nel XVII secolo. Singolare per una persona che dà l’impressione di fare tutt’altro. Come il suo maggiordomo, è circondato da… un’aura particolare.”

Il lieve rumore sulla scacchiera allontanò Artemis dai suoi pensieri solo il tempo necessario a fargli continuare la partita.

“E lei, signor Fowl, a quale scopo costruisce macchinari dalla dubbia utilità?”

“Ho diversi affari da portare a termine ma non vorrei tediarla con le miei chiacchiere!”

Ciel inarcò un sopracciglio ma non disse nulla.

La porta della camera si aprì con un lieve rumore e Sebastian entrò con aria sicura reggendo un vassoio ricolmo di tazze.

“Mi scuso per l’attesa, signorino!” Esclamò e, senza che gli venisse detto alcunché, versò il tè, con Leale alle calcagna che continuava a tenerlo d’occhio con aria vigile.

“È Earl Grey!” disse il maggiordomo porgendo la porcellana al giovane che la prese senza guardarlo e sorseggiò lentamente il tè, fissando la scacchiera.

“Prego!”

Artemis guardò il demone che gli tendeva una tazza fumante e scambiò una rapida occhiata con Leale prima di fissare gli occhi vermigli di Sebastian ed alzare una mano, pronto a prendere l’oggetto.

La finestra si spalancò all’improvviso, come colpita da una folata di vento, attirando su di sé l’attenzione generale; una creatura appoggiò placidamente i piedi sul parapetto per entrare subito dopo nella stanza.    

“Un elfo!” pensò trionfante Artemis, notando che l’essere portava un casco integrale che impediva loro di guardarlo in viso e sulla divisa che indossava spiccava una ghianda, simbolo della LEP.

“Pregherei il responsabile della telefonata di farsi avanti in fretta. Non ho tempo da perdere!” Esordì una voce femminile e Fowl si lasciò sfuggire un mezzo ghigno “Benvenuta capitano Tappo, la stavamo aspettando!”

Dopo qualche istante di silenzio l’elfo sfilò il casco e due occhi nocciola presero a fissare con sospetto Artemis “Come fai a sapere il mio nome, fangosetto?” Avanzò di poco “Sei stato tu a fare quella chiamata e a mettere in allarme il centauro paranoico?”

“Ho paura di sì, ma c’è una ragione ben precisa, ovviamente.” Un lieve sospiro “Mi scuso se precipito in questo modo le cose ma, credimi, è meglio così per tutti. Alla fine di questa storia non ricorderai neppure di aver vissuto questo momento!” Il giovane si alzò e mosse un passo verso la finestra.

Spinella, di rimando, poggiò una mano sulla Neutrino “Sei troppo enigmatico per i miei gusti! Ti consiglio di spiegarmi cosa sta succedendo e di farlo in fretta se non vuoi ritrovarti il cervello fritto!”

“Capitano Tappo, si calmi!” Esclamò Leale, pronto ad intervenire.

“L’unico che deve calmarsi sei tu, gigante!” l’elfo lanciò un’occhiataccia all’uomo, aggrottando la fronte.

“Leale, me ne occupo io!” Artemis alzò una mano verso la guardia del corpo e si avvicinò ancora di più all’agente della LEP “Capitano Tappo… Spinella, se avessi più tempo, ti assicuro che riuscirei a risolvere questo incidente di percorso da solo. Sfortunatamente al momento la priorità è quella di rimediare a questa situazione il più in fretta possibile.” Fowl guardò brevemente i suoi ospiti “È per questo motivo che ho bisogno di alcuni oggetti non in mio possesso e che solo qualcuno del Piccolo Popolo può darmi!”

“Chi ti assicura che sia disposta a consegnarti quello che ti serve? La coesistenza pacifica fra umani e Popolo non implica la collaborazioni fra le due razze! Hai interrotto il lavoro di un’agente della Libera Eroica Polizia per un’inutile richiesta: rifletti sul tuo modo egoistico di percepire la situazione.” Le labbra dell’elfo si strinsero in modo severo “Inoltre non ho ancora capito il perché di tutta questa confidenza; non mi sembra di aver mai avuto a che fare con te!” 

“No, suppongo di no!” sussurrò Fowl junior senza smettere di fissare l’altra.

Spinella inarcò un sopracciglio e portò un dito all’auricolare “Spiegami dove mi hai mandato, Polledro! Sembra una gabbia di fangosi fuori di testa. La prossima volta che mi chiederai un favore del genere, ricordami di rifiutare!” Restò in ascolto della risposta e scosse la testa, girando lo sguardo sulle persone davanti a sé “Spiegami che pericolo potrebbero rappresentare due bambini con i loro baby-sitter.”

Ad Artemis non sfuggì l’espressione decisamente contrariata del conte.

“Sto ritornando alla centrale… non mi interessa perché questo fangosetto sappia i nostri nomi, è irritante quanto basta. Manda qualcun altro prima che…”

“Signor Fowl, gradirei sapere cosa faccia qui questa signora, oltre ad insultare i presenti!” Ciel si alzò di scatto, in volto un’espressione indecifrabile che alla risata di scherno di Spinella si incupì.

“Ma da dove venite fuori?” 

Artemis sospirò “È quello che ti avrei spiegato se mi avessi lasciato parlare.” Il giovane si avvicinò ulteriormente all’altra abbassando la voce. “Non sono di questo secolo e ho bisogno del Popolo per far in modo che possano tornare a casa.”

L’elfo ritornò serio, scrutando il giovane con attenzione “Non stai scherzando, vero?”

Fowl strinse le labbra “Non avrei messo in allarme Polledro senza un motivo valido. Sapevo che avrebbe mandato un agente a controllare la situazione e quindi mi è sembrato il modo più rapido per risolvere il problema.”

“Problema che rimane tuo, giusto?!” il capitano Tappo incrociò le braccia al petto “Spiegami per quale motivo sei certo che il Popolo accetterà di aiutarti.” Scandì lentamente le parole puntando gli occhi nocciola in quelli del suo interlocutore.

Artemis rimase in silenzio, sostenendo lo sguardo dell’elfo prima di trarre un respiro profondo “Non ho una motivazione che potresti reputare idonea, mi dispiace. A questo punto puoi considerare la mia richiesta un favore.”

Il ghigno che comparve sul viso di Spinella non sorprese il giovane “Sei un fangosetto davvero arrogante, o terribilmente ingenuo, se credi di convincermi a consegnare qualcosa del Popolo ad un umano qualunque per fargli un semplice favore. Con questo possiamo considerare chiusa la conversazione.” Fece per voltarsi ma si fermò con un sospiro “Solo un’ultima cosa: qual è il tuo nome? Così anche il mio amico paranoico sarà soddisfatto!”

“Polledro è in grado di risalire alla mia identità con grande facilità e mi sorprenderebbe se non l’avesse già fatto; non c’è alcun bisogno che dica nulla!” Fowl si guadagnò un’occhiataccia dal capitano “Come vuoi.” Spinella alzò il casco per rimetterlo ma si fermò quando la voce di Ciel risuonò nella stanza.

“Sebastian, non farla scappare!”

 

 

 

 

   
 
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