15.
Neve di lacrime
I
giorni a scuola passarono velocemente. E io e mio fratello Edmund ci scrivevamo
spesso.
L’ultima
lettera che mi mandò fu quella su zia Mary.
E
come ho già detto, lui non tornò per le vacanze invernali, inviando a casa un
telegramma in cui brevemente spiegava di dovere rimanere all’università.
Papà
ne era fiero.
Sorrideva
soddisfatto e continuava a ripetere che suo figlio Ed sarebbe diventato un
rispettabile avvocato.
Un
avvocato giusto.
Ma
papà non sapeva quanto era lontano dalla sua affermazione. Io non sapevo quanto
fosse falsa quell’idea.
Natale
comunque era il periodo dell’anno che mi piaceva di più. Era inverno a Narnia
quando ci andai la prima volta.
E
nel mondo in cui vivevo io, era il periodo delle feste.
C’era
la festa più grande del quartiere, dove i bambini ricevevano regali, e i
ragazzi si divertivano.
Papà
decise di lasciarmi andare, anche senza i miei fratelli maggiori.
“Ma
si, ma si, non hai mai fatto nulla di male e nello studio vai bene, per una
volta ti posso anche farti festeggiare senza che qualcuno ti debba
controllare.” Io sorrisi.
Arrivai
alla festa insieme a Susan, che sembrava più eccitata che mai lei per me. “Ti
divertirai vedrai!” e mentre me lo stava dicendo Adam e suo cugino ci
raggiunsero.
Entrambi
avevano in mano un bicchiere di birra.
Entrambi
con gli occhi lucidi.
“Lucy,
sei bellissima stasera!” la sua voce era allegra e dolce come sempre, “Ti va
di venire a fare due passi, è molto che non ci vediamo. Abbiamo tanto di cui
parlare.” Annuì salutando mia sorella con un grandissimo sorriso.
La
passeggiata portò nel posto in cui ricevetti il suo bacio, il mio primo bacio,
e dove Edmund era stato male.
E
qualcosa, come una specie di lampo, mi fece spaventare.
Gli
occhi sbarrati, mentre Christopher mi baciava con avidità le labbra, e mi
spingeva verso il terreno.
Cascai,
sotto il suo corpo.
“Basta!
Smettila!” ma lui non si fermò.
Le
sue mani mi strapparono l’abito, e l’intimo.
Piansi,
e urlai.
E
lentamente iniziò a nevicare.
Christopher
mi fece male nel momento in cui il primo fiocca di neve si depositò su una mia
gamba nuda.
Ma
il male che provavo non era solo fisico, ma lui, la persona che pensavo di
amare, mi stava divorando l’anima.
Chiusi
gli occhi.
“Lucy...”
una voce triste e saggia mi giunse alle orecchie, “Figlia di Eva, cosa ti
hanno fatto?” aprii lentamente gli occhi, voltando il mio sguardo alla mia
destra. “Aslan” mormorai.
Un
grandissimo e splendente leone stava sdraiato accanto a me, il suo viso da gatto
dolce sul mio.
“Portami
a Narnia...” lo pregai, con la voce incrinata dalle lacrime. Lui mi guardò
con immensa tristezza.
“Lucy,
stasera ti hanno ferita. E qualcosa in te non sarà più lo stesso. Ma tu non
puoi ritornare a Narnia, non ora. Sei nata per essere regina. Sei nata per
aiutare i tuoi fratelli.”
M’accarezzò
la guancia con la sua lingua ruvida.
“Portami
via da qui...” mormorai ancora, provando terrore nel restare ancora accanto a
lui.
“Oggi
con me verrà un altro figlio di Adamo.”
Vidi
in lontananza la magra figura di mio cugino, un capello che gli copriva i corti
capelli e le mani in tasca.
Aslan
sparì, ed Eustacchio mi salutò velocemente con la mano sinistra. Poi scomparve
anche lui.
Quando
tornai alla realtà, mia sorella mi cullava tra le sue esili braccia.
“Lucy!
Lucy!” mi baciava su tutto il volto, “Non succederà più Lucy! Nessuno oserà
farti del male...” mi strinse con più forza, “Non glielo permetterò!”
E
le sue lacrime si unirono con le mie.