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Autore: Francesco_Finucci    10/10/2011    1 recensioni
L'esistenza umana è una infinita lotta col caos. Gli esseri umani tremano, sono terrorizzati dall'idea che una briciola di caos possa comparire nelle loro abitazioni. Mettono a posto, ma dove si è sentito mai di una specie che metta in ordine. Sì, in ordine! Immagini! E' il pensiero, la necessità che qualcosa permanga di noi, fosse anche una forchetta sciacquata e messa nel cassetto. Ma c'è dell'altro, quella forchetta è degna, sì, una forchetta, del nostro tempo, capisce, un giorno non ci saremo, e siamo lì, a insaponare, pulire, sciacquare e posare, un pezzetto di noi, un pezzetto del nostro tempo in una stupida forchetta, capisce, che quando non ci saremo più continuerà ad esistere, uno stupidissimo pezzo di metallo! E se non lo rimettiamo a posto, si ostina a rimanere lì, un segnale, un grido, un sussurro di passato, un tassello del puzzle che reclama il suo diritto di tornare a comporre il nostro ordinato cosmo, la nostra matrice originale, la vita residua di quell'oggetto batte il tempo come un vecchio orologio che non accetta la relatività e continua a scandire i secondi, tutti uguali, l'uno dopo l'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La forchetta era sul tavolo. Abbandonata. Izanagi

No, precisiamo. Senza tempo”. Il creatore.

“Senza tempo?” Domandò, perplesso, lo psichiatra.

“Ma certo... Le spiego.

Casa nostra era una casa...”

“Immagino...”

“Mi lasci finire, era una casa. Ecco, noi la abitavamo, quindi era una casa. Ora...
cosa le stavo dicendo?”

“Che casa sua era una casa, e che lei e sua moglie l'abitavate...”. Lo psichiatra scosse la testa,
domandandosi se e quando quella seduta avrebbe mai avuto fine.

“Mi ascolti... ecco, sciolga per un solo momento l'espressione simbolica consorte.
Con-sorte. Condividere le caotiche congiunzioni del tempo, non crede sia ciò che di più poetico
siano capaci gli esseri umani?”

“Vada avanti”, rispose lo psichiatra, lasciando intravedere un bagliore di interesse, dietro la cortina di fumo della noia.

“Ecco, ora... dottore, legami, ricordi, esistenze pregresse che rendono il passato un essere un tutt'uno nel tempo.
Mi segue? Dicevo, ecco, no, lei ha una casa?”

“Sssì. E non è questa. Quindi, se vuole proseguire...”

“Certo. Ecco, vede, immagini casa sua, no. Ecco. Lei cena, no?”

“Qualche volta”. Lo psichiatra si mise una mano sul volto, fantasticando di amenità quali lo strangolamento
del proprio paziente.

“Ecco. Immagino che dopo metterà a posto.”

“No, bombardo col napalm, così ne approfitto per rinnovare la mobilia.”

“Spiritoso! Sssì, dicevo, ecco... L'esistenza umana è una infinita lotta col caos. Gli esseri umani tremano, sono
terrorizzati dall'idea che una briciola di caos possa comparire nelle loro abitazioni. Mettono a posto, ma dove si
è sentito mai di una specie che metta in ordine. Sì, in ordine! Immagini! E' il pensiero, la necessità che qualcosa
permanga di noi, fosse anche una forchetta sciacquata e messa nel cassetto. Ma c'è dell'altro, quella forchetta è
degna, sì, una forchetta, del nostro tempo, capisce, un giorno non ci saremo, e siamo lì, a insaponare, pulire,
sciacquare e posare, un pezzetto di noi, un pezzetto del nostro tempo in una stupida forchetta, capisce, che quando
non ci saremo più continuerà ad esistere, uno stupidissimo pezzo di metallo! E se non lo rimettiamo a posto, si
ostina a rimanere lì, un segnale, un grido, un sussurro di passato, un tassello del puzzle che reclama il suo diritto
di tornare a comporre il nostro ordinato cosmo, la nostra matrice originale, la vita residua di quell'oggetto batte il
tempo come un vecchio orologio che non accetta la relatività e continua a scandire i secondi, tutti uguali, l'uno dopo
l'altro. Mi diceva che una parte di lei era lì, capisce! La forchetta era abbandonata, senza tempo. Il NULLA vegliava il
Silenzio perché non c'era più tempo. Dov'è il nostro tempo, dottore? La campana suona, dottore. Tutti chiedono per
chi suona la campana perché è il rumore prima del silenzio, ma di quel silenzio eterno e senza tempo chi è che suona
la campana, se può decidere di toglierci il nostro tempo?

   
 
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