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Autore: _Hale_    10/10/2011    6 recensioni
In questa storia narrerò di due personaggi della serie più magica che sia mai stata scritta (secondo il mio modesto parere), Harry Potter. Come nacque tutto? Da un incontro un pò turbolento, brutte prime impressioni, pregiudizi e fraintendimenti... Sì, perchè non mi piace pensare che furono tutte rose e fiori sin dal principio, non mi piace pensare ad un James innamorato e ad una Lily riluttante fin dal primo anno... Questi sono James e Lily, senza dubbio la coppia che più amo, dopo Ron e Hermione naturalmente, all'interno di questa saga che per anni mi ha fatto sognare, attraverso pagine e schermi. Tramite questa fanfiction spero di trasmettere a tutti voi come, secondo me, è nata e si è sviluppata la storia dei due personaggi grazie ai quali tutto ebbe inizio, il ragazzo dai capelli scuri e ribelli che amava pavoneggiarsi davanti a tutta Hogwarts, e la ragazza dagli occhi verdi che fu in grado di catturare il cuore del bel cercatore.
Così è come li immagino, Lily e James Potter, due grandi personaggi che, come tutti gli altri della saga, hanno e avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.
Spero vi piaccia! un bacio a tutti!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Più di una volta mi è capitato di sentirmi rivolgere questa domanda: Credi nella magia?
E più di una volta la mia risposta è stata la più ovvia: Assolutamente sì.

La magia esiste; "essa è intorno a noi, è dentro di noi", questo mi sono ripetuta anno dopo anno, giorno dopo giorno, ed è con questa convinzione che sono cresciuta fino a quando ho compiuto undici anni.
A quell'età non sapevo a cosa la vita mi avrebbe portato, non ero a conoscenza di tutte le battaglia, metaforiche e non, che avrei dovuto affrontare, non potevo sapere di dover dire addio a una sorella, di diventare nemica del mio miglire amico e di dovermi innamorare del ragazzo che più odiavo sulla faccia della terra. Non potevo sapere tutte queste cose... d'altra parte avevo solo undici anni.
L'estate dei miei undici anni fu l'estate in cui cambiò tutta la mia vita, l'estate da cui cominciarono tutti i miei ricordi più belli, l'estate in cui capii davvero chi fossi e da dove provenissi, l'estate in cui trovai il mio posto nel mondo.
Ed è da quell'estete che inizia la mia storia...
Ah, dimenticavo, il mio nome è Lily, Lily Evans.
 

Era una calda giornata d'estate, lo ricordo bene, sull'estinguersi del settimo mese dell'anno. io e mia sorella maggiore, da sempre molto legate, stavamo aiutando la mamma a preparare la colazione, mentre il babbo, come ogni domenica, se ne stava comodamente seduto a capotavola, leggendo il suo giornale.
<< Pazzesco... è assurdo...>> borbottava di tanto in tanto, come a voler farci notare la sua presenza
<< Papà, la colazione è pronta >> mia sorella posò delicatamente il piatto stracolmo di frittelle sul tavolo e, finalmente, mio padre ci degnò della sua attenzione.
<< Piccole mie, farete megli a laurearvi e trovarvi un bel posto di lavoro, e in fretta anche! Non ci sono più i giovani di una volta... tutti questi strampalati che...>>
<< Caro, non ti sembra un pò prematuro parlare di queste cose alle bambine? Hanno appena undici e tredici...>>
<< Quattordici!>>
<< ...Unidici e quattordici anni, scusa Tunia, tesoro >> beh, era vero, mia sorella da lì a una settimana avrebbe compiuto quattordici anni e non perdeva occasione per ricordarlo ai nostri genitori.
<< Ti prometto papà che, una volta laureata, troverò il miglior lavoro che esista, diventerò una donna seria e farò tanti soldi, così tu e la mamma potrete fare quel viaggio che desiderate da anni.>>
Mio padre e mia madre distolsero l'attenzione dalle frittele, ponendo il loro dolce sguardo su di me
<< La mia piccola Lily...>>
Mio padre mi guardava con occhi adoranti, ero il suo tesoro più grande e questo mia sorella lo sapeva bene, ecco perchè spesso e volentieri coglieva ogni ottima scusa per litigare con me, ma quella mattina proprio non gliene fu data occasione.
<< Papà, lo sai che la mamma di Eleonore ha detto che sono la più brava del corso di...>>
Lo sproloquio di mia sorella fu interrotto da uno strano rumore proveniente dalla finestra del piccolo salottino.
<< Che cos'è stato?>>
Non fecero in tempo a rispondermi che il rumore si sentì nuovamente; somigliava tanto a un...
<< Un gufo!>>

L'urlo di Petunia fece voltare di scatto me e i miei genitori e tutti e tre raggiungemmo mia sorella in salotto, trovandola impietrita davanti alla finestra.
<< Che diavolo ci fa un gufo appollaiato sul davanzale della nostra finestra?!>>
Mio padre sembrava irritato quanto sbigottito, ma io non gli prestai molta attenzione. Il mio sguardo fu catturato da quel rapace che se ne stava immobile di fronte a noi.
<< Papà... ch-chiudi la finestra prima che entri...>>
Mio padre si riscosse e fece per avvicinarsi all'animale, quando questi fece scivolare un oggetto rettangolare e sottile sul pavimento, per poi spiccare il volo lontano dalla nostra piccola casa.
<< Gufi... di domenica mattina... solo questa ci mancava!>>
Mio padre tornò borbottando in cucina insieme alla mamma e Petunia, io invece rimasi concentrata su quello strano oggetto scivolato dalla bocca del gufo. mi avvicinai e lo raccolsi; era una busta.
Ne ricordo perfettamente ogni dettaglio, dal colore della pergamena, all'eleganza di uno strano sigillo posto al centro della stessa.
<< Ma che cosa...>>
Quello stemma, molto particolare, era diviso in quattro sezioni, ognuna raffigurante un animale e un colore diverso: un leone dorato su sfondo rosso, un tasso nero su sfondo giallo, un corvo dorato su sfondo blu e per ultimo, ma non meno imponente, un serpente argentato su sfondo verde. Il tutto completato da una sottile H tracciata al di sopra dei quattro animali.
Voltai la lettera e il mio cuore prese a battere all'impazzata; lì, sull'elegante busta proveniente da chissà quale luogo, vi era scritto il mio nome. Io ero la destinataria di quella busta.
<< Lily? Tesoro, vieni a finire la colazione!>>
<< Arrivo mamma!>>
Si, stavo davvero tornando in cucina, quando la curiosità prese il sopravvento. Senza pensarci due volte voltai la busta e la aprii, estraendo la lettera.

Cara sig.na Evans,
siamo lieti di informarLa che Lei è stata ammessa alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Qui di seguito troverà allegata la lista dei libri e di tutto l'occorrente necessario a...

I miei occhi continuavano a scorrere quelle parole, ma la mia mente si era fermata qualche attimo prima... scuola di Magia? Magia?
Non ricordo bene cosa accadde dopo quel momento; so che mi fiondai in cucina, mostrando la lettera ai miei genitori e a mia sorella, tutti e tre abbastanza scettici e sicuri che si trattasse di un qualche scherzo da parte dei ragazzini del vicinato.
<< Ma papà, il gufo, il gufo!>>
Continuavo a cercare di far capire loro che non poteva essere uno scherzo, quella scuola doveva esistere, doveva per forza, me lo sentivo.
Proprio quando stavo per perdere le speranze, uno strano uomo, con una lunga veste dorata e un'altrettanto lunga barba, comparve nel nostro salotto. Sì, avete capito bene, letteralmente comparve.
Non sto a descrivervi lo stupore e lo spavento della mia famiglia; mio padre, mia madre e Petunia, dopo un attimo di esitazione, cominciarono ad urlare e a dimenarsi per tutta la stanza, dicendo di dover chiamare la polizia, che quella era una proprietà privata, che era domenica mattina e la posta non arriva la domenica mattina, e quant'altro.
Dopo una buona ora e mezza in cui cercò di spiegare la situazione alla mia famiglia, il vecchio signore mi diede una leggera pacca sulla spalla e mi disse
<< Ci vediamo a Hogwarts, signorina Evans.>>
E con un semplice pop scomparve così com'era arrivato.
Ci vollero giorni perchè i miei si riprendessero dallo shock, ma, a poco a poco, anche loro capirono che non si trattava di uno scherzo, io ero davvero stata scelta per entrare a far parte di quel mondo che fin da bambina non avevo fatto altro che sognare, solo sognare e immaginare.

Il primo Settembre arrivò prima di quanto pensassi e mi ritrovai alle dieci e mezza del mattino alla stazione di King's Cross, a Londra, in attesa di salire sul treno che mi avrebbe condotta ad Hogwarts.
<< Allora? Dov'è questo treno?>>
Io e i miei genitori ci guardammo in giro, senza però riuscire ad individuare il treno che sarebbe partito da un binario di cui non avevo mai sentito parlare.
<< Sicura che non abbiano sbagliato? Insomma... il binario 9 e 3/4? Mai sentito. >>
Mio padre non fu certo di grande aiuto. Così, lasciando i bagagli ai miei genitori, mi avviai verso uno dei controllori
<< Mi... mi scusi?>>
L'uomo si voltò verso di me con aria gentile e si avvicinò.
<< Si, piccola?>>
<< Ehm... mi perdoni ma... non è che potrebbe dirmi dove si trova il binario 9 e 3/4?>>
Feci per mostrargli la lettera, così che potesse verificare lui stesso il numero del binario, ma l'espressione infastidita sul suo volto precedette il mio gesto
<< 9... 9 e 3/4?! Ma che diavolo vi è preso oggi? Sei già la terza ragazzina che mi chiede di questo binario! Se questo è uno scherzo di George giuro che...>>
Il controllore continuò a parlare e inveire tra sè mentre si allontanava a grandi passi e, proprio quando feci per tornare indietro dai miei genitori, mi sentii afferrare per la spalla destra.
<< Chi... oh mio Dio, Severus!>>
Di colpo mi gettai tra le braccia del mio amico, il mio migliore amico.
Severus Piton era un ragazzino alto, con la pelle olivastra e i capelli neri che gli ricadevano spesso e volentieri sul viso; era molto timido e poco socievole, ma, chissà perchè, con me non gli fu affatto difficile fare amicizia.
In realtà lo conoscevo da anni, ma, nell'ultimo mese, da quando avevo scoperto di essere una strega, lui mi era stato molto vicino. Sì perchè anche lui, come me, era stato ammesso a Hogwarts; anche lui, come me, era "diverso", come mi definiva Petunia... già, Petunia... da quando aveva scoperto che me ne sarei andata per sette anni in una scuola la cui collocazione era sconosciuta alla maggiorparte del mondo, a fare quelle magie che lei riteneva tanto strane e altrettanto anormali, non mi aveva più rivolto la parola. Quando la mamma, quelle poche volte, aveva cercato di farla ragionare, l'avevo sentita urlare cose come: " non voglio avere niente a che fare con quel piccolo mostro! Io non ho più una sorella!". Avevo sofferto tanto, troppo. Ero stata trattata ingiustamente da una di quelle poche persone che avrei voluto avere vicino in quel momento; invece lei non c'era. Non ho mai serbato rancore nei suoi confronti, sapevo che in fondo non voleva che ci separassimo e sapevo che avrebbe voluto venire ad Hogwarts con me, tanto che le dissi più di una volta che avrei parlato col preside e avrei fatto di tutto affinchè anche lei venisse ammessa, ma senza risultati; a lei non importava più nulla di me.
E poi arrivò Severus. Lui mi fu di grande aiuto, in tutto. Accettare la situazione, abbandonare la mia famiglia per poterla rivederla solo a Natale e tre mesi in estate, fu davvero dura, ma con lui riuscivo a non pensare ai lati negativi della mia partenza, solo a quelli positivi. Mi aiutò a comperare tutto l'occorrente, dai calderoni alla bacchetta (la mia era dieci pollici e mezzo, rigida, con crine di unicorno, secondo Olivander, il miglior venditore di bacchette al mondo).
<< Allora, sei pronta? Dobbiamo andare, il treno sta per partire. >>
<< Ma... il treno...>>
<< So io come arrivarci, ora va a salutare i tuoi. >>
Feci come mi disse e lasciai che il mio amico salutasse la madre, una donna magra dai lunghi capelli neri, che gli somigliava davvero molto.
Arrivai dai miei e dopo un attimo di esitazione li strinsi forte, mentre mia madre piangeva e mio padre faticava a trattenere le lacrime.
Petunia, invece, si comportava come se io non stessi per partire per un intero anno.
<< Fai la brava, mangia, non affaticarti troppo e...>>
<< E se dovessi voler tornare a casa non esitare a chiamarci...>>
<< A scrivervi vorrai dire...>>
<< Come? >>
Mio padre rimase un attimo a riflettere sulla mia affermazione, d'altra parte non si era ancora abituato all'idea di dover sentire la figlia solo tramite lettere scritte a mano, senza telefoni o quant'altro.
<< Ciao papà, ciao mamma e... Tunia...>>
<< Addio >>
Disse mia sorella con voce fredda e distaccata.
<< Mi dispiace Tunia, davvero... forse quando sarò là riuscirò a convincere il professor Silente a cambiare idea! >>
Temevo che mia sorella soffrisse per il fatto che lei non fosse stata ammessa a Hogwarts, così tantai in tutti i modi di convincerla che ci avrei provato, avrei provato davvero a farla ammettere, a qualunque costo.
<< Io non voglio venirci! Credi che io voglia essere un... un mostro? >>
Le sue parole mi ferirono, mi ferirono più di quanto potessi immaginare. Quella che stava parlando era mia sorella, la persona che più amavo al mondo, oltre a mamma e papà, e proprio da lei dovevo sentirmi dire di essere un mostro solo per l'opportunità che mi era stata data?
<< Io non sono un mostro. E' una cosa orribile da dire.>>
<< Bè, è lì che state andando, tu e quel Piton... è giusto separavi dalla gente normale, per la nostra sicurezza. >>
I miei genitori stavano guardandosi attorno, ignari della lite che si stava svolgendo tra me e mia sorella.
A quel punto, dopo aver asciugato le lacrime che, senza volerlo, cominciarono a sgorgarmi dagli occhi, mi rivolsi a Petunia dicendole che non pensava fosse una scuola per mostri quando aveva scritto al preside pregandolo affinchè ammettesse anche lei.
Petunia fu colta sul fatto e tutto ciò non fece altro che peggiorare la situazione. Incolpò me e Severus di aver ficcato il naso in cose che non ci riguardavano e, dopo avermi definito un mostro, per la seconda volta, si precipitò dai nostri genitori.
Senza indugiare oltre presi il carrello con tutte le mie cose e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla mia famiglia, mi voltai e mi diressi verso Severus che mi aspettava davanti ad una colonna posizionata tra i binari 9 e 10.
<< Severus... dov'è il...>>
<< Ora ascoltami bene. >>
Mi interruppe lui. Lo vidi indizare con l'indice della mano sinistra la colonna di fronte a noi e poi guardare me
<< Afferra saldamente il carrello e corri contro il muro. Attenta a non andare troppo veloce o sarà difficile riuscire a fermarsi una volta giunta dall'altra parte.>>
Ovviamente severus notò lo stupore dipinto sul mio vlto, ma fece finta di non farci troppo caso.
<< Lo so, sembra impossibile, ma è così che funziona... facciamo così, vado prima io. >>
Prima che potessi fermarlo, Severus si lanciò contro la parete e l'urlo che stavo per lanciare mi morì in gola, notando che il mio amico era scomparso dentro la colonna.
D'altra parte di che mi stupivo? Avrei trascorso i miei futuri sette anni, e probabilmente tutto il resto della mia vita, in un mondo dominato dalla magia!
Mi feci coraggio, afferrai saldamente il carrello e imitai Severus.
Cominciai ad accelerare, a correre, chiusi gli occhi e, prima che potessi rendermene conto, senza sentire lo schianto a cui mi stavo preparando, riaprii gli occhi e lo vidi, vidi il treno e, sopra quello, il cartello che indicava il tanto agognato binario 9 e 3/4.
<< Sei arrivata! Pensavo non avresti avuto il coraggio di seguirmi. >>
Sev mi sorrise flebilmente e mi fece cenno di seguirlo.
Finalmente salimmo sul treno e, mentre lui andava ad indossare la divisa, io cercai uno scompartimento libero.

L'unico che trovai era già occupato da due ragazzi a cui non feci troppo caso e presi posto. Poco dopo arrivò anche Severus, che si sedette di fronte a me
<< Non voglio parlare con te...>>
Dissi debolmente. Severus non sembrò troppo sorpreso dal mio repentino cambio d'umore e si rivolse a me
<< Perchè? >>
<< Tunia mi odia, perchè abbiamo letto la lettere di Silente... Insomma, è mia sorella! >>
<< Lo so Lily... ma pensa, ci stiamo andando! stiamo andando a Hogwarts! >>
Per quanto mi dispiacesse per Petunia, l'emozione di conoscere quel mondo, totalmente nuovo per me, era troppo grande.
Presi così a chiacchierare con Severus riguardo le quattro Case e lui disse che sperava che entrambi fossimo assegnati a Serpeverde.
<< Serpeverde? Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo lascerei la scuola, e tu? >>
Il ragazzino con gli occhiali, presente nello scompartimento, si rivolse all'altro, il quale rispose che tutta la sua famiglia era stata a Serpeverde.
<< Cavolo! E dire che mi sembravi un tipo apposto!>>
<< Bè, magari andrò contro la tradizione. Tu dove vorresti finire?>>
<< Io voglio diventare un Grifondoro, come mio padre! >>
Severus sbuffò sonoramente e disse
<< Bè, se preferisci i muscoli al cervello... >>
<< E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due? >>
Intervenne l'altro ragazzo. I due scoppiarono a ridere e a quel punto mi alzai, recuperando le mie cose e dissi a Severus di andare a cercare un altro posto.
Fu così che ci avviammo verso il penultimo scompartimento e aprimmo la porta. Dentro vi era una ragazza con grandi occhi neri e corti capelli dello stesso colore.
<< Ciao, possiamo sederci? Gli altri scompartimenti sono tutti occupati...>>
La ragazza mi guardò con quei grandi occhi e di colpo scattò in piedi facendo indietreggiare me e severus.
<< Certo! Benvenuti! Io mi chiamo Alice, voi chi siete? Anche voi del primo anno? Oh io sono così eccitata!>>
Ricordo perfettamente che non la smetteva più di parlare, anzi, in realtà non avrebbe smesso se Severus non l'avesse interrotta presentandoci.
Ci sedemmo nello scompartimento con quella ragazza di corporatura minuta, ancor più della mia, e cominciammo a stringere amicizia.
Allora non sapevo che quella sarebbe diventata da lì a breve la mia compagna di stanza, la mia confidente, la mia più grande amica.


Il viaggio fu lungo, probabilmente anche a causa dell'attesa che mi logorava. Non vedevo l'ora di arrivare e, quando ci annunciarono di indossare le nostre divise, il mio cuore prese a battere all'impazzata.
Una volta giù dal treno, io, Severus e Alice ci avviammo insieme verso il punto in cui tanti altri studenti, tutti abbastanza piccoli e spaventati come noi da essere del primo anno, si stavano radunando. Fu a quel punto che sentii una voce, anzi, più che a una voce pensai a un tuono.
<< Primo anno! Primo anno! Qui!>>
Alzai lo sguardo e, nonostante la folla, riuscii chiaramente a vedere l'uomo più grande e tozzo che avessi mai visto: Rubeus Hagrid.
<< Bene ehm ecco, ora che ho la vostra attenzione ehm... io sono Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts. Bene, non dovete essere spaventati, tra poco sarete nel castello e presto vi sentirete tutti meglio... ora, tutti voi bambini del primo anno, arriverete al castello attraversando il lago nero. >>
E così dicendo ci indicò una distesa nera che ci separava da un enorme e meraviglioso, oltre che magico, castello. Solo allora me ne resi conto: ero finalmente ad Hogwarts, quella era Hogwarts, ed era la cosa più bella che avessi mai visto.
<< Bella, vero?>>
Mi chiese Alice, anche lei incantata da quello scenario da favola
<< Magnifica...>>
Salimmo sulle piccole barchette e, dopo la traversata del lago, arrivammo finalmente alle porte del castello.
Una volta dentro, ci dirigemmo verso un enorme portone sul lato sinistro dell'edificio e lì ci fecero attendere.
Inutile dire che l'interno del castello era ancora più bello di ciò a cui avevo assistito fino a quel momento.
<< Benvenuti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. >>
Una voce fredda e decisa interruppe le chiacchiere che si erano venute a creare tra noi studenti e tutti rivolgemmo l'attenzione ad una giovane donna alta, magra, con una lunga veste verde smeraldo e un cappello a punta. La sua espressione era severa e la faceva apparire più vecchia di quanto in realtà non fosse, ma, non sapevo per quale motivo, qualcosa dentro di me mi spingeva a fidarmi di quella donna, a non averne timore, tutt'altro.<< Dunque, vi chiedo di attendere ancora per un attimo fuori dalla Sala Grande, in modo da preparare il tutto per la cerimonia
dello Smistamento...>>

<< Smistamento? >>
Non fui l'unica a pormi quella domanda, ma tutte le chiacchiere trovarono vita breve, stroncate da una pausa forzata della donna e dal suo sguardo truce su di noi,
<< Dicevo...tramite la cerimonia dello Smistamento, voi, giovani maghi e streghe, verrete appunto smistati nelle vostre Case. Durante i sette anni che trascorrerete ad Hogwarts, la vostra Casa sarà la vostra famiglia; ogni trionfo che otterrete le farà acquistare punti, in caso contrario tali punti le verranno sottratti. Alla fine dell'anno, alla Casa con più punti verrà assegnata la coppa delle Case, un grande onore per gli studenti della Casa prescelta. Le Case sono quattro; Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. A seguito della cerimonia, prima che inizi il banchetto, il preside farà un breve discorso che tutti sarete tenuti ad ascoltare con il massimo silenzio e la massima attenzione. Sono stata chiara? >>
Vari mormorii si sollevarono dal gruppo dei ragazzi del primo anno, compresa me, e la donna sparì oltre le porte della grande sala in cui ci avrebbe atteso lo smistamento.
<< Però, che donna arcigna...>>
<< Oh non dire così Sev, a me non dispiace affatto. >>
<< Quella è Minerva McGranitt; da quel che dice mia madre è la professoressa a capo della casa di Grifondoro>>
Minerva McGranitt. Sì, decisamente mi aveva fatto un'ottima (quanto inquietante, dovevo ammetterlo) impressione.
Pochi minuti dopo ci permisero di entrare nella sala e, ancora una vlta, rimasi affascinata da ciò che vidi.
La sala era enorme, arricchita da quattro lunghi tavoli, dove sedevano gli studenti più grandi, alla cui estremità si trovava un altro tavolo occupato dagli insegnanti. Ma quello che più mi colpì fu il soffitto della sala. In realtà era come se non ci fosse alcun soffitto, si poteva vedere l'immenso cielo blu scuro della sera, arricchito da stelle... No, quelle non erano stelle, erano candele, candele sospese in aria, come per magia... o meglio, per magia, vera magia...
Arrivati davanti al tavolo dei professori, notai un piccolo sgabello con su un cappello vecchio e consunto e a quel punto la mia attenzione venne attirata nuovamente dalla McGranitt.
<< Bene. Ora chiamerò uno per uno voi del primo anno e, una volta sentito il vostro nome, verrete a sedere qui, di fianco a me, mentre io poserò su di voi il Cappello Parlante, affinchè possiate essere smistati nelle vostre Case. Cominciamo.>>
Il mio cuore non poteva reggere tutte quelle emozioni in un giorno solo, stavo letteralmente impazzendo.
Pochi istanti dopo Alice fu chiamata a sedersi sullo sgabello e il cappello, senza troppe esitazioni, la assegnò a Grifondoro, al cui tavolo la mia nuova amica si avviò tra gli applausi dei presenti.
Solo quando sentii il mio nome pronunciato dalla professoressa tornai in me.
<< Lily Evans?>>
Mi voltai terrorizzata verso Severus che mi diede una leggera spinta in avanti
<< Sev, Sev... e se non capitassimo nella stessa casa? Io non...>>
<< Sta tranquilla, in qualunque caso ci vedremo, sempre, non ti lascio... promesso...>>
<< Lily Evans?>>
La voce, leggermente più spazientita, della McGranitt mi convinse a lasciare l'orlo della veste di Severus e a sedermi sullo sgabello.
Sentivo tutti gli occhi in quella sala puntati su di me e un attimo dopo sentii il cappello, troppo grande per me, posarmisi sulla testa e scendere piano fino a coprirmi buona parte degli occhi.
Improvvisamente i flebili mormorii provenienti dagli altri studenti svanirono, lasciando posto a una voce roca e bassa che, a quanto pareva, potevo sentire solo io.
<< Dunque dunque, vediamo cosa abbiamo qui...c'è talento, oh si, parecchia intelligenza e qualcosa di simile a... hai paura forse? Perchè sei così terrorizzata?>>
Non sapevo se rispondere o meno, quella domanda mi aveva colta letteralmente impreparata.
<< Ehm... io... non ho paura...>>
Troppo poco convincente.
<< Oh sì che ne hai, lo vedo, è tutto qui nella tua testa... c'è forse una Casa in cui non vorresti andare? >>
Una Casa in cui non avrei voluto andare? No, tutt'altro! Sapevo perfettamente dove voler andare. Il mio cuore urlava Grifondoro, non sapevo se per Alice o per la professressa McGranitt o per chissà quale altro motivo, ma era Grifondoro la Casa a cui volevo appartenere.
<< Vedo... sai già a quale posto appartieni... ma sai anche che spetta a me stabilire dove capiterai...>>
<< Mi scusi signor... cappello...>>
"Brava, ottima uscita!" pensai.
<< Ehm... ma credo che non sia solo una sua scelta... insomma... sarà la mia casa, la mia famiglia, i miei amici... E’ una scelta che riguarda me, non potrebbe tener conto della mia volontà? Almeno... un pochino?>>
Era inutile, tentavo di essere coraggiosa ma non è che mi venisse proprio naturale.
<< Interessante. Molto, molto interessante. Io ti avrei smistato a Corvonero cara ragazza ma, come dice sempre un preside molto saggio, non sono le nostre capacità a stabilire chi siamo, ma le nostre scelte... molto bene. Ma ricorda, Grifondoro è la culla degli eroi, dimostrati degna di questo onore...Grifondoro!>>
E un grande applauso arrivò dal tavolo verso cui avrei dovuto avviarmi. Prima di andare non potei fare a meno di incrociare lo sguardo della McGranitt e mi parve di intravedere l'ombra di un sorriso sul suo volto; possibile che avesse ascoltato la mia conversazione con il Cappello Parlante?
Non rimasi troppo ad indugiare sulla questione perchè la professoressa prese a chiamare nuovamente gli alunni del primo anno, perchè sentii Alice chiamarmi dal tavolo dei Grifondoro e perchè notai lo sguardo triste di Severus.
Capii il motivo di quello sguardo solo qualche minuto più tardi, quando il mio amico venne smistato nella Casa di Serpeverde. Non che ci fosse qualcosa di male nell'essere smistati in due Case diverse, ma, da quel poco che mi aveva raccontato Alice, avevo capito che le Case di Grifondoro e Serpeverde erano rivali da sempre e tra i membri di quest'ultima e quelli delle altre tre Case, soprattutto della mia, non correva buon sangue.
Ciò nonostante non avrei mai permesso che una cosa così sciocca mi allontanasse dal mio migliore amico. O almeno, così credevo...


Alla fine dello smistamento, il preside, un uomo alto, smilzo, con una lunga barba argentata, una veste blu notte e un paio di occhiali con le lenti a forma di mezza luna che gli ricadevano sul naso adunco, fece un breve discorso, augurandoci una buona permanenza nel castello, avvisandoci che era assolutamente vietato entrare, soprattutto di notte, nella foresta alle spalle del castello, la Foresta Proibita, e altre informazioni utili per il nostro imminente anno scolastico.
Il banchetto, subito dopo, fu magnifico, c'erano così tante cose da mangiare e tutte apparivano e sparivano per magia.
In quell'oretta feci amicizia con qualche altro ragazzo della mia Casa e notai che Alice si era già presa una mezza cotta per un ragazzo del primo anno seduto poco distante da noi.
Terminata la cena non feci neanche in tempo a dare la buonanotte a Severus che il prefetto della mia Casa ci condusse, lungo una serie di corridoi e scale, ad un ampio quadro su cui era ritratta una signora piuttosto imponente e ben vestita.
<< Dunque, come avete appena potuto notare le scale si muovono, quindi state attenti a dove mettete i piedi; secondo, l'entrata del nostro dormitorio generalmente non è conosciuta dagli studenti delle altre Case e mai, dico mai, dovrà essere svelata la nostra parola d'ordine. Una volta giunti davanti alla Signora Grassa...>>
e fece per indicare la donna dell'enorme quadro.
<< ...Pronunciate la parola d'ordine e lei vi lascerà entrare. La parola d'ordine di questo mese è: Avvincino.>>
Pronunciata la parola d'ordine accadde qualcosa di straordinario, la signora del quadro aprì gli occhi e dopo aver detto qualche parola di benvenuto ci lasciò entrare, svogliatamente, tramite un buco nella parete, nel dormitorio di Grifondro, o meglio, nella Sala Comune.
<< Qui è dove vi sarà consentito studiare, parlare, divertirvi e quant'altro, pur sempre nel rispetto delle regole della scuola. Non vi è concesso inoltre girovagare per il castello di notte. Chiunque verrà scovato fuori dal dormitorio dopo l'orario stabilito farà perdere un totale di punti alla Casa, e noi non vogliamo che ciò accada. Detto ciò, tutti a letto!>>


<< Cavolo, quel tipo è peggio di mia madre e la McGranitt messe insieme!>>
Io ed Alice alla fine eravamo capitate nella stessa camera insieme ad altre tre ragazze: Agata Finnegan, Samantha Paciock e Ginevra Weasley.
Trascorremmo la prima serata a fare amicizia, parlando dei nostri interessi, delle nostre vite, delle nostre famiglie.
<< Io ho un fratello gemello, si chiama Franck, anche lui un Grifondoro... forse lo avete notato, è piuttosto rotondetto, più di me ovviamente, capelli ricci scuri, occhi da babbeo...>>
<< Samantha! Come puoi parlare così di tuo fratello! Io l'ho visto e sembra un tipo apposto, al contrario dei miei fratelli. Io sono l'unica figlia femmina in casa e ho quattro fratelli, non vi dico che tristezza... praticamente sono cresciuta come un maschiaccio dato che sono la più piccola. Purtroppo nella famiglia Weasley sono quasi tutti uomini...>>
<< Io invece ho una sorella, siamo molto unite e... o meglio... lo eravamo... diciamo che da quando ha scoperto che sono una maga non mi rivolge più la parola...>>
<< Aspetta... ha scoperto? Non sarai mica figlia di Babbani?>>
La mia espressione confusa e leggermente offesa fece sì che Alice intervenisse nella discussione.
<< Oh Lily tranquilla, Babbano è uno senza poteri magici. >>
<< Oh... scusate, non sono molto pratica di queste cose... nè di termini, nè di personaggi che si muovono all'interno dei quadri...>>
Ero molto imbarazzata ma non c'era molto che potessi fare, io non provenivo da quel mondo.
<< Sta tranquilla, vedrai che capirai tutto molto presto. E poi non sei mica l'unica figlia di Babbani qui ad Hogwarts!>>
<< Già! E soprattutto non è un problema esserlo! Non per noi almeno...>>
<< Che vuoi dire?>>
Samantha guardò le altre che le fecero cenno di andare avanti.
<< Non devi preoccuparti, sono quelli di Serpeverde ad avere dei problemi, non tu, nè il resto dei figli di Babbani... vedi, loro hanno la convinzione che gli unici maghi degni di essere definiti tali siano quelli di sangue puro, ovvero discendenti da una lunga stirpe magica... per loro i Mezzosangue sono feccia... che schifo. >>
<< Mezzosangue è un termine volgare che si usa per definire chi non è un Purosangue, ovvero uno col sangue sporco o, come preferiamo definirlo noi gente civile, uno col sangue misto. Non preoccuparti, non ti daranno fastidio se non ti avvicinerai a loro. >>
Già, non mi avrebbero dato fastidio se non mi fossi avvicinata a loro, ma come avrei fatto con Severus?
Continuammo a chiacchierare fino a quando la stanchezza non prese il sopravvento e ci infilammo sotto le coperte.
Non potevo non pensare alla splendida giornata appena trascorsa, dato che era stata la giornata più magica di tutta la mia vita.
Mi rigirai tra le coperte, osservando quei letti a baldacchino con i tendaggi rossi che lanciavano strani riflessi dello stesso colore sulle pareti, guardavo le mie nuove amiche addormentarsi l'una dopo l'altra e infine decisi di arrendermi a quel nuovo e fantastico mondo.
<< Buonanotte Hogwarts, la mia nuova casa...>> 

   
 
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