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Autore: pizia    10/10/2011    1 recensioni
Buffy è morta. I suoi amici la piangono, ma qualcuno non vuole e non può accettarlo ed è disposto a tutto pur di riportarla indietro.
La storia prende inizio dalla fine della quinta stagione di Buffy e la seconda di Angel, e presume che tutto fino ad allora si sia svolto come Wedhon ce l'ha raccontato; da lì in avanti tuttavia, la storia se ne andrà per la sua strada, senza far più alcun riferimento a tutto quello che nei due telefilm è accaduto dopo.
Questa non è la prima fanfiction che pubblico su questo sito, ma è in assoluto la primissima fanfiction che, tanti anni fa, ho scritto (non solo su Buffy, in assoluto). E' un po' "acerba" e fin ora era rimasta nel mio pc. Ora, non so perché, ho deciso di pubblicarla nonostante non sia un capolavoro. Spero che possa piacervi lo stesso. Fatemi sapere se vi interessa che continui a pubblicarla.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VII

 
Nell’attesa del nuovo istruttore Buffy continuò a fare semplici esercizi, per evitare che i suoi muscoli si raffreddassero.
Ma perché diavolo sono stata scelta io per essere la Cacciatrice!!!”.
Erano ormai più di otto anni che ricopriva quel ruolo, ma ancora adesso, ogni tanto, si chiedeva perché fosse capitato proprio a lei.
Non avevo nulla di diverso rispetto alle mie amiche del liceo di Los Angeles: avevo quindici anni come loro, e, come loro, le mie uniche preoccupazioni riguardavano le interrogazioni di trigonometria e geometria, la lunghezza della mia gonna, il colore di ombretto e rossetto e il nome del ragazzo che mi avrebbe accompagnata al ballo scolastico. E allora perché hanno scelto me e non quella odiosa di Marissa Brown? Perché io?”.
A questi pensieri la violenza e l’intensità dei colpi scagliati contro l’aria crebbe. Poi però a Buffy vennero in mente tutte le persone che non avrebbe mai conosciuto se non fosse stata la Cacciatrice e che invece ora erano i cardini della sua vita: il signor Giles, Willow, Xander, la stessa Dawn che non sarebbe mai apparsa nella sua vita se lei non avesse avuto la facoltà di difenderla. E poi, ovviamente, Angel…
Angel non si sarebbe mai accorto della mia esistenza se non fossi stata la Cacciatrice”, ma qualcosa nel suo cuore le diceva che quell’ultimo pensiero non era vero. Una volta Angel le aveva detto che si era innamorato di lei fin dalla prima volta che l’aveva vista, quando lei era ancora semplicemente Buffy Summers, studentessa del liceo di Los Angeles. “Certo, mi avevano mostrato a lui dicendogli che ero la prescelta, ma lui si innamorò di me subito… Angel amava me, non la Cacciatrice” e quel pensiero la calmò notevolmente.
“Adesso si spiega tutto!!!” disse, ridendo, una voce alle sue spalle.
Buffy si girò con il cuore in gola, dato che aveva già riconosciuto quella voce, e quando il suo sguardo incontrò Brian lui continuò: “Sai, credo che un giorno dovrò spiegare a Connor che non sei esattamente quello che sembri, altrimenti il suo orgoglio scozzese rimarrà ferito per anni. Temo che dovrò dirgli che sei la Cacciatrice: lui tanto non ci crederà, dato che non crede a demoni e vampiri, ma almeno avrà una scusa da propinare agli amici che inevitabilmente lo prenderanno in giro”.
Brian rideva ancora e Buffy, contagiata, rise di gusto insieme a lui.
“Quando lo rivedi, digli che mi dispiace moltissimo” disse.
Pian piano la risata andò morendo e Brian, pur continuando a sorridere, si fece serio: “Bene signorina Summers abbiamo già perso abbastanza tempo in chiacchiere. E’ tempo di cominciare: attacca”.
Buffy fu presa dal terrore: “Non voglio combattere con lui. Non è più un vampiro. Non voglio fargli del male”.
“Coraggio attacca, signorina. So cosa aspettarmi e ti ho vista combattere: non riuscirai a sbattermi da una parte all’altra della sala come hai fatto con il povero Connor. Quindi niente indugi e attacca. E fallo sul serio, altrimenti nelle prossime due ore mi spezzerai le ossa senza trarne alcun giovamento. Forza” la spronò Brian che sembrava averle letto nel pensiero. Notando che Buffy ancora esitava, decise di provocarla: “Hai forse paura di me, Cacciatrice?”.
Era lì, che la invitava ad attaccarlo. Indossava dei pantaloni neri e una canottiera bianca che metteva in evidenza la muscolatura ben proporzionata del torace, della schiena e delle braccia. Vestito così era veramente come Angel: anche lui si vestiva sempre in quella identica maniera quando si allenava, salvo poi liberarsi della canottiera dopo pochi minuti.
Sì Buffy, sembra Angel, ma non lo è… Cioè sì, è Angel, ma non è più un vampiro e non ne ha più la forza… Ma se non lo attacco, o se faccio finta lui se ne accorgerà e deciderà di interrompere l’allenamento, e allora addio due ore da sogno…”.
Quell’ultimo pensiero la terrorizzò ancora di più del timore di fargli male. Voleva disperatamente che quell’allenamento avesse luogo, dato che, più o meno inconsciamente, sperava che il riproporsi di una situazione famigliare l’avrebbe aiutato a ricordare qualcosa. Cominciò dunque a muoversi lentamente, studiando l’avversario e menando alcuni leggeri colpi per saggiarne la resistenza e i riflessi.
Al primo affondo di una certa intensità Buffy rimase a bocca aperta: non solo Brian parò il suo attacco senza colpo ferire, ma gli rispose e la stese a terra. Certo, non si era trattato di un colpo definitivo (non sarebbe bastato per uccidere un vampiro), ma colpi molto meno intensi erano bastati per mettere k.o. Connor o Riley, che pure erano entrambi soggetti forti e allenati. Invece Brian lo aveva schivato con la stessa facilità con cui avrebbe schivato una mosca, e ora la guardava con aria severa.
“Buffy o fai sul serio oppure la piantiamo qui: mi sembra di averti già detto che è stupido rischiare di farsi male per niente!” esclamò, e questa volta senza sorridere. Quindi le tese la mano e la rimise in piedi. “Forza. Fa finta che io sia un vampiro…e lotta per salvarti la pelle… Coraggio”. Questa volta fu lui ad attaccarla e ancora una volta Buffy si trovò stesa prima ancora che potesse rendersene conto.
Ormai era senza parole: quel ragazzo picchiava come un vampiro. Brian non era più un vampiro, ma aveva inequivocabilmente mantenuto la forza e la destrezza di Angel.
Ma certo, avrei dovuto aspettarmelo: ieri sera ha fatto fuori quattro vampiri più Darla usando solo delle semplici matite da disegno!!!”.
Nel momento stesso in cui quella consapevolezza pervase la sua mente, il corpo di Buffy si trasformò in una perfetta macchina da combattimento: non temendo più di fargli male, lasciava che i suoi colpi fluissero con forza e precisione e, nonostante tutto, Brian incassava bene e rispondeva anche meglio.
A Buffy parve di essere tornata indietro nel tempo, a quando si allenava praticamente tutti i giorni con Angel, nella sua spaziosa abitazione. Era l’unico con cui avesse mai potuto allenarsi seriamente. Più recentemente aveva provato ad allenarsi con Spike, ma non era mai stata la stessa cosa: d’altronde se in cento e rotti anni il vampiro ossigenato aveva sempre temuto il sire del suo sire ed aveva evitato di affrontarlo direttamente, un motivo doveva pur esserci!!!
Immagini di quel passato felice, quando lui ancora viveva a Sunnydale e loro stavano insieme, riempirono la mente di Buffy, ma non la distrassero minimamente, anzi, le diedero ancora maggior carica. Solo in un’occasione la sua concentrazione si ruppe per un istante, e Brian  ne approfittò immediatamente per stenderla per la terza volta: ricordò di una volta che Angel l’aveva stesa e l’aveva poi immobilizzata con il peso del suo corpo…quella volta era finita con un dolce ma appassionatissimo bacio…
 

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Ormai combattevano senza interruzioni da quasi un’ora e mezza. Entrambi cominciavano ad essere stanchi, ma nessuno dei due aveva intenzione di alzare bandiera bianca per primo.
Brian si meravigliava di se stesso: aveva fatto lo sbruffone, l’aveva istigata ad attaccarlo, ma non aveva certo creduto di riuscire, in un modo o nell’altro, a tenerle testa. Certo sapeva che il suo fisico era ben allenato, ma non credeva che avrebbe retto così bene ai colpi della Cacciatrice…non così a lungo. Eppure qualcosa gli diceva che era normale e giusto così, che allenamenti di quel genere, con quella stessa ragazza, ne aveva già sostenuti parecchi in passato… Cordelia aveva escluso che i due potessero già conoscersi… Eppure…
Con il sopraggiungere della stanchezza e i primi cedimenti nella concentrazione, Brian cominciò lentamente a soccombere alle sensazioni che il suo corpo gli trasmetteva: cominciava ad avvertire distintamente il dolore dei lividi che quella lotta gli stava procurando un po’ dappertutto; sentiva l’indolenzimento delle braccia e delle gambe; sentiva i rivoli di sudore che gli scendevano sulle tempie e sulla schiena; e soprattutto cominciava ad avvertire, con ogni cellula del suo corpo, la presenza di Buffy.
Sentiva l’odore del suo sudore che si mescolava al suo e sentì il sapore della sua pelle quando, per convincerla a crederlo un vampiro, l’aveva morsicata su un braccio: era salata, proprio come aveva sentito nel suo sogno; era consapevole della morbida sericità dei suoi capelli ogni volta che sfioravano la pelle; sentiva la pienezza e la solidità del suo giovane corpo ogni volta che la colpiva o che ne veniva colpito; sentiva la sua tenacia, la sua forza di volontà e la sua determinazione, ma era perfettamente conscio, anche se magari non poteva vederlo, del suo sorriso trionfante ogni volta che riusciva ad atterrarlo oppure delle sue smorfie quando era invece lui a metterla k.o.; si sentiva i suoi occhi addosso, e gli pareva di venir delicatamente e deliziosamente bruciato da quello sguardo…
Sentiva che l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era stringerla fra le braccia e baciarla…baciarla prima appassionatamente, poi con dolcezza fino a perdersi in lei… Sentiva chiaramente che quella ragazza possedeva l’altra metà della sua anima…
Brian si scosse bruscamente da quei pensieri: non doveva neanche pensarle certe cose. “Io voglio bene a Linda, e Buffy è solo un’amica, anzi una cliente, che per di più domani sera prenderà un aereo che la riporterà in America, dall’altra parte del mondo. E’ assurdo che io possa anche solo pensarle certe cose!!!” si urlò nella testa e, dando fondo alle ultimissime riserve di energia che possedeva, aumentò l’intensità e la forza dei suoi colpi, come se l’aumento dell’attività fisica  potesse cancellare certi pensieri dalla sua testa, o almeno distogliere da essi la sua attenzione.
Fu proprio all’apice di questo nuovo assalto che Brian riuscì a stendere nuovamente Buffy, ma a causa della stanchezza e di una repentina ed astuta mossa della Cacciatrice, venne atterrato anche lui e cadde letteralmente addosso alla ragazza.
Restarono l’uno sopra l’altra per qualche istante: sapevano entrambi che se quella situazione si fosse prolungata anche solo per un attimo ancora avrebbero rischiato di non essere più padroni dei loro corpi, ma Brian non aveva la forza di ordinare al suo corpo di alzarsi immediatamente e Buffy non voleva assolutamente che lui si muovesse.
La ragazza sentiva il fiato caldo di Brian sul suo collo e sentì il suo cuore battere; le sembrò assolutamente strano, ma anche a lei sembrò di aver già vissuto una scena molto simile: si vide per un istante nella camera da letto dell’appartamento di Angel a Los Angeles; lei ed Angel erano a letto insieme e gli teneva la testa appoggiata sul petto, mentre con una mano batteva colpi leggeri sul suo braccio al ritmo del cuore che sentiva battere in lui; sparsi intorno a loro, insieme ai loro abiti erano due barattoli di gelato al cioccolato, mentre sembrava che sul tavolo della cucina fosse passato un tornado. Buffy si chiese per un attimo il perché di quella immagine che certo non poteva aver vissuto, ma era un pensiero che si perse immediatamente nelle profondità della sua mente: in superficie, che catturava totalmente la sua attenzione, c’era solo Brian.
Brian dal canto suo era quasi tramortito dal groviglio di emozioni, sensazioni e desideri che sentiva agitarsi in lui: non gli sembrava di aver mai provato nulla di simile, ma sentiva che in realtà non era così.
Poi un piccolo particolare attirò la sua attenzione sul petto di Buffy: il piccolo Claddagh che portava appeso al collo accanto ad una piccola croce. Che quell’anello gli fosse famigliare era comprensibile, in fondo si trattava di artigianato irlandese e lui stesso ne portava alla mano sinistra uno identico, ma anche quella piccola ed anonima croce gli dava sensazioni strane. Si ritrovò per un istante in un piccolo vicolo chissà dove e Buffy lo aveva appena atterrato e gli chiedeva cosa volesse da lei… Poi, così come era venuta, quella visione sparì e lui si ritrovò a fissare i due piccoli oggetti appesi al collo della ragazza.
Con un enorme sforzo si staccò da lei e le si sedette vicino, mentre Buffy, maledicendo silenziosamente quel distacco, si mise a sedere anche lei.
“Vedo che hai comprato un anello Claddagh. Mi chiedo se tu sappia cosa significhi” disse Brian.
Buffy, rispondendo automaticamente più a se stessa che a Brian cominciò a ripetere le parole che Angel le aveva detto quella notte al porto, quando le aveva donato l’anello, segno di una promessa eterna: “Le mani rappresentano l’amicizia, la corona rappresenta la fedeltà e il cuore rappresenta l’amore eterno. Se indossi l’anello con la punta del cuore rivolta verso di te significa che la tua anima appartiene a qualcuno”.
“Beh, non avrei saputo dirlo meglio io. Evidentemente chi te l’ha venduto sapeva il fatto suo” disse Brian.
“Non l’ho comprato. E’ un dono: un dono di una persona molto speciale” rispose Buffy che, avendo intuito che il ragazzo aveva frainteso le sue parole, si affrettò ad aggiungere: “Una persona molto speciale che, in un certo senso, non esiste più. Ma vedo che anche tu ne porti uno identico: Linda?”.
“No” rispose si getto Brian e con molta più foga di quella che avrebbe voluto metterci. “Quando mi sono risvegliato portavo già questo anello al dito. Linda non c’entra nulla” aggiunse come a giustificarsi. Poi, come se gli fosse balenata un’idea in testa, disse: “Sai, una volta questi anelli erano creati in coppia, ed ogni coppia era diversa dall’altra, in modo che riunendoli si incastrassero alla perfezione solo ed esclusivamente con il loro ‘compagno’. Non so se oggi, che sono ormai venduti anche sulle bancarelle di tutta l’Irlanda come souvenir per turisti innamorati li facciano ancora così…anzi, ne dubito proprio…ma adesso che lo guardo meglio, il tuo mi sembra piuttosto ben fatto”.
Buffy decise allora di prendere la palla al balzo e di rischiare: se quella storia degli anelli gemelli era vera, probabilmente l’anello gemello del suo era quello che portava al dito Angel e quindi quello di Brian. Si rese conto che quello che voleva fare significava forzare la mano al ragazzo, ma decise di provare ugualmente e disse: “Non ci credo a questa storia degli anelli che combaciano: scommetto che il mio si incastra alla perfezione nel tuo”.
“Buffy, anche il mio anello è piuttosto antico e quindi sicuramente ben fatto: se i nostri due anelli dovessero completarsi a vicenda potrebbe solo voler dire che sono stato io a donarti quell’anello oppure che uno di noi due lo ha ‘rubato’ a qualcun altro. Entrambe le ipotesi mi sembrano da scartare” mentì spudoratamente dato che non era affatto propenso a scartare la prima. Anzi, nonostante le parole che quella mattina le aveva detto Cordelia, era sempre più convinto che tra loro ci fosse un legame di cui non ricordava nulla, ma che sentiva ancora molto forte.
“Beh, allora non ci resta che provare ad incastrarli: se non combaciano vuol dire che hai ragione tu, mentre se combaciano…” disse, fingendo un’allegria che in realtà non provava e togliendosi la catenina dal collo per poter porre a Brian il piccolo anello.
Con fare riluttante Brian prese l’anello dalla mano di Buffy e si sfilò il suo: li tenne entrambi per un attimo sul palmo della mano e quindi provò ad unirli…
Perfetti: quei due anelli erano inequivocabilmente le due metà di un unico, splendido, gioiello, e quello che rappresentavano erano le due metà di un’unica anima.
Brian era sconvolto: quella era la conferma più evidente di tutte le sue teorie. Lui conosceva quegli americani e soprattutto conosceva Buffy…la conosceva talmente bene che le aveva donato il più grande simbolo d’amore irlandese. E adesso Buffy era lì, con il volto a pochi centimetri dal suo: era sudata e spettinata, ma lui sentì che quelle sensazioni che aveva tenute imprigionate nel suo cuore fino a quel momento ora si liberavano impetuosamente ed assumevano una fisionomia via via più distinta: non erano più vaghe emozioni, erano amore, amore puro, incontrastato e devastante…
In quel momento nulla più interessava a Brian: non ricordava ancora nulla, ma sapeva con tutto se stesso di amare quella ragazza: le prese il viso fra le mani e la baciò con tutta la dolcezza e la passione di cui era capace, assaporando ogni istante di quel tenero bacio a cui Buffy rispondeva con non meno amore. Sentiva che si stava completamente perdendo in lei, ma la cosa non gli interessava, anzi voleva che accadesse: perdeva se stesso, ma trovava qualcosa di più prezioso e completo.
Buffy, dal canto suo, non era mai stata così completamente felice da quella sera del suo diciassettesimo compleanno. Ma allora era finita in tragedia, questa volta sarebbe stato diverso: questa volta non c’era nessuna maledizione da non rompere, e nessuna spada di Damocle pendeva sulle loro teste. Non c’era nessun Giudice, nessun Sindaco, nessun Maestro, nessun Riley e nessuna Linda a minacciarli: c’erano solo lei e Brian…lei ed Angel…e nessun altro.
Sentì le lacrime rigarle le guance mentre Brian ancora la baciava, ed evidentemente se ne accorse anche lui perché si staccò da lei e con una dolcezza infinita gliele asciugò con le sue dita.
“Perché piangi, Buffy?” chiese in un sussurro.
“Perché finalmente ti ho ritrovato. Perché finalmente sono felice…e completa” rispose la ragazza, senza neanche cercare più di trattenere quelle lacrime.
“Questo vuol dire che mi conoscevi già, vero?” chiese ancora Brian.
Buffy si limitò ad annuire perché sapeva che la sua voce avrebbe tremato.
“Allora puoi dirmi qual era il mio vero nome?” domandò, senza riuscire a trattenere quella domanda per la quale cercava una risposta da anni.
“Angel. Il tuo nome era Angel” rispose Buffy.
Quella rivelazione fu per Brian peggio di un pugno a tradimento in pieno stomaco: spalancò gli occhi per la sorpresa e il terrore, guardò Buffy quasi con odio, sentì il suo respiro accelerato, così come i battiti del suo cuore.
Prima ancora che Buffy potesse rendersi conto della sua reazione, Brian si era già alzato e se ne stava andando come se di colpo si fosse trovato di fronte ad un mostro.
“Cosa ho detto di male. Ti prego, amore mio dove vai? Perché reagisci così? Angel…!!!” gridò disperata Buffy che non riusciva proprio a spiegarsi la reazione del ragazzo.
“No, non chiamarmi in quel modo!!!” urlò Brian sempre più sconvolto, quindi uscì dalla sala, lasciando Buffy allibita.
 

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Angel!!! Ma Cordelia aveva detto che Angel era un… NO, non è possibile, non può essere vero: io non sono un vampiro!!! Cordelia mi ha mentito: in fondo mi ha anche detto che non ci conoscevamo… Ma quando ho insultato quell’essere si è arrabbiata troppo perché potesse essersi inventata tutto. Che mi abbia mentito Buffy? Ma perché dovrebbe farlo? Io la amo e lei mi ama: perché dovrebbe mentirmi? Aspetta Brian, lei amava Angel…forse è disposta a tutto pur di conservare almeno l’illusione che lui sia ancora vivo… Già, è certamente così: Cordelia mi ha detto che Angel è morto per salvarla…e quindi non posso essere io Angel… Oppure è solo un caso di omonimia…”, la mente del ragazzo era in subbuglio, nel più totale caos, mentre correva fuori dalla palestra senza neanche essersi fatto una doccia e cambiato. L’aria fresca della sera sulla pelle accaldata lo fece rabbrividire, ma contribuì a schiarirgli le idee, e con quello schiarimento venne anche la consapevolezza che nessuno gli aveva mentito, o per lo meno, nessuno gli aveva mentito del tutto. Non sapeva spiegarsi da dove veniva quella consapevolezza, ma sapeva che non si trattava né di bugie né di semplice omonimia. L’Angel di cui gli aveva parlato Cordelia, il mostro, il vampiro, era lo stesso Angel di cui gli aveva parlato Buffy: quel mostro, per quanto assurdo ed inaccettabile potesse sembrare, era proprio lui…o per lo meno lo era stato…
Quando arrivò alla locanda al rifiuto si era sostituita la disperazione; quando Linda, ignara di tutto, gli si fece incontro lui evitò il suo sguardo e il suo abbraccio: si vergognava troppo per quello che aveva appena fatto, l’aveva tradita, e soprattutto per quello che era. Salì al piano di sopra e si chiuse nella sua stanza, si spogliò, si fece una doccia nella speranza che sotto l’acqua, insieme al sudore e alla stanchezza, potesse scivolare via anche quell’odiosa idea che ormai gli frullava e martoriava il cervello. Fu ovviamente tutto inutile, e alla fine, distrutto, si gettò sul suo letto e rimase lì, immobile, incapace di qualsiasi reazione. Non rispose alle suppliche di Linda che gli chiedeva cosa fosse successo e di aprire quella dannata porta. Alla fine si addormentò del sonno più orribile che avesse mai fatto.
 

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Buffy era ancora lì, seduta al centro della sala, dove fino a pochi minuti prima c’era stato anche Brian. Si erano ritrovati, si erano baciati e Buffy, dopo tanti anni si era sentita nuovamente viva. Poi lui le aveva chiesto di rivelargli il suo vero nome e lei aveva esaudito il suo desiderio. Tutto quello che era successo dopo sfuggiva ad ogni logica.
Perché ha reagito così? Perché mi ha guardata come se lo avessi pugnalato alle spalle? Perché?”: erano tutte domande che frullavano nella testa della ragazza e alle quali, per quanto si sforzasse non riusciva a dare una spiegazione logica…e neanche una irrazionale…
Guardò l’orologio e si meravigliò nel vedere che le lancette puntavano quasi sulle otto: avrebbe dovuto terminare l’allenamento verso le sei e mezza, ma evidentemente il tempo che aveva passato insieme a Brian era volato molto più velocemente di quanto non si aspettasse…proprio come quando stavo con Angel: le giornate sembravano non passare mai, mentre le notti finivano in un batter di ciglio.
Ancora stanca e frastornata si tirò in piedi. “Il signor Giles sarà in pensiero per il mio ritardo”.
Non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero nella sua testa che l’Osservatore apparse sulla porta della sala.
“Buffy, sei qui!!!” sospirò di sollievo, ma avendo notato la totale confusione sul volto della ragazza, la preoccupazione si ripresentò nel suo sguardo. “Ma cosa è successo? Ti senti male? Buffy!!!”.
La ragazza lo guardò per un istante, poi si buttò fra le sue braccia e incominciò a piangere.
Era incredibile come si sentisse al sicuro fra le braccia di quell’uomo: il signor Giles era ormai molto di più di un padre per lei.
Il signor Giles, dal canto suo, smise di parlare e di fare domande e si limitò a stringerla forte, sperando, con quel solo contatto fisico, di riuscire a calmarla e consolarla.
Dopo qualche minuto tuttavia le sussurrò ad un orecchio: “Adesso è meglio che tu ti faccia una bella doccia calda e ti cambi, altrimenti, così sudata, ti prenderai un accidente. Poi se ne hai voglia mi racconti quello che è successo”.
Buffy annuì e seguì i consigli del suo migliore amico (fu quella la prima volta che Buffy pensò a Giles in quei termini), mentre lui aspettava pazientemente che lei fosse pronta. Quindi si incamminarono verso l’albergo. Buffy non aveva ancora voglia di parlare, non era ancora riuscita a schiarirsi le idee, e Giles non le forzò la mano: sapeva benissimo che quando la ragazza fosse stata pronta, l’avrebbe cercato lei stessa…o almeno avrebbe cercato Willow.
 

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Cordelia era ancora in giro con Dawn e, esattamente come Buffy aveva previsto, non avevano trovato nulla per Spike, ma erano riuscite ugualmente a dar fondo ai risparmi della ragazzina.
Erano ancora in un negozio, più o meno all’ora di chiusura, quando Cordelia sentì nascere in lei sorpresa, incredulità, rabbia, rifiuto, dolore e disperazione, tutto nell’arco di poco tempo. Lei non aveva nessun motivo di provare quel groviglio disordinato di sentimenti e quindi concluse che quei sentimenti erano di Angel. Era successo qualcosa… Qualcosa che aveva letteralmente stravolto quel ragazzo…
Tutto d’un tratto decise quindi che era tempo di rientrare in albergo: era sicura che Buffy c’entrasse qualcosa con tutto quel trambusto. Pagò quindi in fretta e furia quello che già avevano deciso di acquistare e poi trascinò fuori dal negozio Dawn che protestò malamente per quel brusco cambiamento di programma. Maledisse tutti i taxi di Galway, dato che non ne passò neanche uno, e quindi decise di tornare a piedi: camminava talmente velocemente che un paio di volte Dawn dovette fermarla perché era rimasta indietro. Cordelia sembrava un’autentica furia.
 

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Cordelia e Dawn arrivarono in albergo proprio mentre Buffy, ancora evidentemente frastornata, stava finendo di raccontare a tutti quanti quello che era successo quel pomeriggio.
“…poi lui mi ha chiesto se ci conoscevamo e io, felice come mai negli ultimi anni, gli ho risposto di sì…” stava dicendo la Cacciatrice.
“Cosa hai fatto?” chiese Cordelia con il volto stravolto dall’ansia. “Gli hai detto che noi lo conoscevamo? Ma sei impazzita? Complimenti Buffy: sei un vero fenomeno di egoismo e menefreghismo!!!”.
“Cordelia adesso calmati: Buffy è già abbastanza sconvolta, senza bisogno che tu la attacchi ulteriormente e senza motivo” intervenne Willow in difesa della sua migliore amica.
“Senza motivo!?! Io la starei attaccando senza motivo!?! Ha probabilmente appena distrutto la vita di una persona e tu mi vieni a dire che la sto attaccando senza alcun motivo!?!”. Nella voce, nel tono e nell’espressione di Cordelia c’era qualcosa di spaventoso: nessuno l’aveva mai vista così, nemmeno Wesley.
“Vuoi riprendertelo? Vuoi averlo di nuovo tutto per te? Benissimo, non ho nulla in contrario, ma fallo usando le tue doti femminili. Vuoi riconquistarlo? E allora seducilo, ma non cercare di fargli ricordare!!! Non puoi essere tanto egoista da condannarlo alla sofferenza solo perché così potrai avere di nuovo il suo amore!!!”.
“Non ti capisco Cordelia: perché se si ricordasse di noi sarebbe condannato?” chiese Buffy.
“Ma come fai a non  capire, Buffy: non sei una stupida!!! Ragiona un attimo: è evidente che la stessa forza che lo ha reso nuovamente umano ha provveduto anche a cancellare i suoi ricordi: se non lo avesse fatto questa non sarebbe stata una ricompensa, ma una nuova, tremenda, maledizione”.
“Ma perché dici così, Cordy?” chiese ancora Buffy, la cui mente era ancora troppo sottosopra per comprendere quello che l’amica voleva dirle.
“Perché se Angel ricordasse non ricorderebbe solo di quanto ti amava…RICORDEREBBE TUTTO. Tutto Buffy: ti rendi conto di cosa questo voglia dire? TUTTO. Rispondi alla mia domanda: in cosa consisteva la maledizione di Angel?” le domandò quasi con sarcasmo Cordelia.
Buffy rifletté un attimo, poi, tutto d’un tratto, sembrò capire quello che Cordelia voleva dire: “Angel fu maledetto a riavere la sua anima perché questa potesse tormentarlo a causa delle atrocità commesse quando era Angelus…”.
“Centro!!! Se quel povero disgraziato ritrovasse i suoi ricordi ricorderebbe anche di essere stato un vampiro e il ricordo di tutte le atrocità che ha commesso tornerebbe a farlo soffrire. Certo, questa volta la sua sofferenza non sarebbe eterna, ma cinquanta sessant’anni di rimorso sarebbero comunque una tortura allucinante, soprattutto visto che Angel ha già ampiamente pagato per i suoi crimini. E inoltre non c’è essere sulla terra che Brian detesti di più dei vampiri. Se Brian ricordasse di essere stato un vampiro quella consapevolezza lo ucciderebbe, Buffy: è questo quello che vuoi?”.
“No, certo che non è questo quello che voglio!” rispose Buffy fra le lacrime.
Cordelia sembrò calmarsi un attimo. Nessuno degli altri sembrava in grado di dire una sola parola.
“Coraggio, Buffy: non piangere… Mi dispiace di averti attaccata così duramente, ma… Forse non è ancora tutto perduto: forse non c’è nulla di compromesso”, ma nel momento stesso in cui pronunciava quelle parole Cordelia si rese conto che non poteva essere così: la semplice rivelazione del fatto che già si conoscevano non avrebbe causato in Brian tutte quelle terribili sensazioni. Buffy doveva avergli detto qualcos’altro. “Cosa gli hai detto oltre al fatto che facevamo parte del suo passato?” chiese il più gentilmente possibile, ma temendo la risposta di Buffy.
“Solo il suo nome. Lui mi ha chiesto quale fosse il suo vero nome e io gliel’ho detto” rispose tra un singhiozzo e l’altro la Cacciatrice.
“Liam o Angel?” chiese Cordelia, anche lei con le lacrime agli occhi.
“Angel… Per noi lui è sempre stato Angel…” rispose Buffy, sperando di aver fatto la scelta giusta.
Cordelia impallidì e si lasciò sprofondare sulla poltrona dietro di lei: non aveva neanche più la forza di parlare. Fu Xander allora a raccontare del colloquio che la ragazza e Brian avevano avuto quel giorno a pranzo. Una volta che ebbe terminato il suo racconto nessuno osò parlare. Buffy si teneva la testa fra le mani, realizzando poco a poco la situazione che si era venuta a creare.
Ma perché diavolo non ci ho pensato prima? Perché sono stata così egoista? Cordelia ha ragione: volevo che Brian ricordasse solo perché sapesse di noi e della nostra storia…non ho pensato alle conseguenze di quello che stavo facendo…e adesso gli ho fatto del male, l’ho maledetto un’altra volta e probabilmente l’ho perso di nuovo… Perché sono così stupida? Ecco il perché di quella sua reazione: gli ho praticamente detto che era un vampiro… Ecco il perché dell’odio in quell’ultimo sguardo…”.
Vedendo la sua disperazione, Willow le si avvicinò, le mise un braccio intorno alle spalle e quindi la strinse in un abbraccio forte forte.
A quel punto fu Wesley che ruppe il silenzio: “Aspettate ragazzi, magari la situazione non è così drammatica come sembra: magari, nonostante la prima reazione, avrà pensato ad uno scherzo. In fondo se qualcuno mi venisse a dire, di punto in bianco, che sono un vampiro non gli crederei ciecamente… Oppure magari ha preso la cosa meglio di quanto pensiamo…” cercò di sdrammatizzare.
“No, Wesley: purtroppo non è così. Ho SENTITO chiaramente la sua disperazione…il suo dolore” disse Cordelia, sicura che il suo collega avrebbe capito quello che intendeva dire.
“Beh, se è davvero così non ci resta che andare da lui e spiegargli tutto con calma: glielo dobbiamo” disse Wesley, e tutti quanti decisero di andare con lui alla locanda dove viveva Brian Keane.

  
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