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Autore: TheGhostOfYou    10/10/2011    4 recensioni
Stupida, stupida, stupida.
La sigaretta tra le mani di Giddy si stava consumando velocemente, come velocemente si era consumato il suo cuore. Era patetica, seduta sulle scale davanti alla porta della casa di Gerard, in attesa che lui uscisse, anche solo per un secondo, cercandola, magari per dirle che con quell’altra era finita.
Sei solo una stupida, ecco!
Cosa si immaginava? Che Gerard lasciasse la sua storica fidanzata per un paio di baci ed una notte passata insieme?
Non sapeva nemmeno che cosa ci faceva lì, in piena notte, ad aspettare il nulla, a parlare al vento, in attesa di qualcosa che non sarebbe mai accaduta.
Diede un tiro alla sigaretta, ormai quasi del tutto consumata, e si sentì bruciare il cuore. Fece cadere il mozzicone e lo pestò, come lui aveva schiacciato il suo cuore, sbriciolandolo senza pietà.
***
Frank aveva prenotato un tavolino appartato, che dava proprio sul mare. Bre guardò incantata le onde infrangersi sulla sabbia, desiderando essere, per una volta, come quella sabbia che si lasciava trasportare via dal mare e si fondeva con esso. Frank era il mare, spontaneo e forte, e lei era la sabbia, sfuggente ed ingannevole.
Sorrise, al pensiero di respirare quella brezza marina e di essere in quel posto meraviglioso con lui.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Las Vegas.-
Frank agitava due biglietti di prima classe tra le sue mani tatuate, ed aveva un sorriso che gli illuminava la faccia. Sembrava pronto a saltellare in mezzo alla strada da un momento all'altro. Gerard lo osservava, ma la sua espressione era impenetrabile, nascosta dagli occhiali scuri che creavano un contrasto con quel rosso particolare di capelli.
Erano passati tre giorni da quella sera, quella bellissima sera che aveva unito le loro vite. Frank e Bre si erano dimostrati affiatati, esattamente fatti l’uno per l’altra.
Gerard era semplicemente sparito, spegnendo il cellulare ed ignorando quindi le chiamate ed i messaggi di Giddy, che ora lo guardava incredula.
Era entrato in quel posto e non aveva salutato nessuno. L’aveva semplicemente ignorata.
 Si erano ritrovati tutti quattro a fare colazione allo Starbuck’s più vicino, sotto insistenza di Frank, che sembrava più iperattivo del solito, ed era tutto dire.
- E quindi?- chiese Bre, alzando gli occhi al cielo.
 
Mi sono messa con un bambino.
 
- Hai presente Las Vegas? Luci, alcool, musica...-
- Non sono cretina, Frank, va avanti.-
Giddy sbuffò, e si concentrò sull'espressione di Gerard. Non capiva come mai fosse così distratto; non stava partecipando alla conversazione e non era nemmeno lontanamente felice come Frank. Rimase semplicemente in silenzio,come se si conoscessero appena, come se tra di loro non ci fosse stato nulla. Poteva percepire lo sguardo di odio profondo che stava rivolgendo al suo migliore amico, nonostante avesse gli occhiali. Lei poteva vederlo, e poteva percepire la tensione tra di loro.
 
Forse odia Las Vegas.
 
- Bre dai, lascialo parlare.- continuò la ragazza, sorridendo a Frank, che si sedette sulla panchina e si accese una sigaretta.
- So che dovete lavorare, ma io e Gerard.- il ragazzo con i capelli rossi tossì fortemente, così da farsi notare dal suo migliore amico. - Oh, e va bene, io ho pensato che vi avrebbe fatto piacere assistere ad un nostro concerto stasera, a Las Vegas!-
Ci mancava solo che agitasse le mani e sarebbe sembrato una foca monaca, in tutto e per tutto.
Bre sorrise; non era mai stata a Las Vegas. Sembrava un posto magico, e soprattutto, un posto dove fare baldoria senza rischiare di venire arrestati. Era il posto giusto per darsi alla pazza gioia.
- Ci sto.-
- Anche io.- aggiunse Giddy, che si avvicinò maliziosa a Gerard. - Ma se a te non sta bene, posso sempre stare a casa. Ho di meglio da fare.-
Si voltò, lasciando che lui la seguisse con gli occhi verdi, mentre sorrideva e desiderava solamente punirla, a suo modo.
 
Maledetta donna, sarai la mia rovina.
 
****
 
Il sole era già tramontato quando i quattro ragazzi avevano lasciato l’aereoporto di Las Vegas, in una limousine, diretti all’Hard Rock Hotel. Gerard aveva insistito perché avessero stanze separate, maschi e femmine, come all’asilo.
Era stato in silenzio per tutto il viaggio, facendo finta che il posto occupato da Giddy fosse vuoto.
Lei si era sentita un fantasma, e si era sentita inutile.
Era una strana sensazione, inafferrabile, come tutta quella storia, cominciata appena un mese prima.
C’era decisamente qualcosa che non andava, ma lui ignorava il suo sguardo, era sfuggente, non lasciava nemmeno che lei gli rivolgesse la parola. Non era una ragazza che implorava le persone; se Gerard voleva essere lasciato in pace, beh, così sarebbe stato. Non sarebbe sicuramente morta per due volte che erano andati a letto insieme, e per un mese passato a litigare praticamente sempre.
 
Il suo stomaco fece una capriola, ma lei voleva ignorarlo. Non poteva, non doveva essere così. Forse aveva fame, forse quel dolore di stomaco non c’entrava niente con gli occhi verdi di Gerard e quel suo modo buffo di sorridere.
 
Ma chi vuoi prendere in giro?
 
Lanciò un’occhiata verso il ragazzo, che continuava a guardare fuori dal finestrino e a stringere le nocche contro le sue ginocchia. Erano vicini, ma lui aveva fatto in modo che non si sfiorassero nemmeno una volta.
 
Era innamorata, non c’era altra spiegazione.
 
Si maledì, perché si era promessa che non ci sarebbe mai ricascata, che non avrebbe mai ceduto ai richiami del suo cuore. Gerard aveva spezzato ogni sua convinzione, ma non c’era niente di romantico, niente di poetico in quel modo di amare. Era solo un modo per autodistruggersi, lasciando che quegli occhi verdi la facessero tremare.
E lui la ignorava, come se non fosse mai esistita.
 
Decisamente, era meglio bere del cianuro, piuttosto che amare così.
 
****
Le luci intorno all’Hard Rock Hotel brillavano nella notte, ormai scura. Migliaia di persone camminavano sul marciapiede, prestando pochissima attenzione a dove mettevano i piedi. L’autista della limousine scaricò i bagagli dei ragazzi e li consegnò al fattorino, che li avrebbe spediti nelle loro rispettive camere.
Bre prese per un braccio Frank, facendolo voltare verso di lei. Il ragazzo sorrise, a quello slancio “d’affetto”, come lo chiamava lui, e la strinse a se, posando le sue labbra su quelle della ragazza. Lottarono un po’, poi lei si arrese, lasciandosi andare tra le sue braccia.
- Che diavolo succede a Gerard?-
Frank si sentì sotto interrogatorio; lo sguardo penetrante di Bre, nonostante fosse ancora arrossata dal bacio, non lasciava diritto di replica.
 
Eppure lui non poteva farlo, non poteva lasciare che lo sapesse così.
 
- Non… Niente.- ma arrossì, tradendosi.
Bre si allontanò da lui e lo guardò, incrociando le braccia sul petto.
- Frank Iero, voglio saperlo subito.-
- Ecco…- il ragazzo arrossì di nuovo, e si maledì di essere così maledettamente simile ad un libro aperto per Bre. Stavano insieme da tipo tre giorni, e già non riusciva a mentirle. – Gerard è… Ha deciso di sposarsi!-
Bre sgranò gli occhi.
- Vuole chiedere a Giddy di sposarlo?- si aggrappava a quella convinzione, perché qualsiasi altra risposta non sarebbe stata accettata, lei lo avrebbe preso a calci nel culo fino al maledetto palco dove dovevano suonare.
Frank scoppiò a ridere.
- Stai scherzando, vero? Lei è stata solo un passatempo. No, sposerà Linz dopo il concerto.-
Bre sbiancò. Doveva proprio prenderlo a calci nel culo.
- Che bastardo.-
Tremava, perché lei ci era già passata. Giddy non le aveva detto nulla, ma si vedeva chiaramente che cominciava ad avere interessi per quella rockstar da quattro soldi.
Frank la prese per mano, accarezzandole dolcemente il dorso con il suo pollice. Anche lui non sopportava l’idea che il suo migliore amico si comportasse da bastardo. Per questo le aveva portate a Las Vegas; non voleva fare del male a Giddy, ma Gerard avrebbe continuato a tenere il piede in due staffe se lei non avesse visto con i suoi occhi quello che sarebbe successo dopo quel concerto.
 
- Ma sei cretino?- gli aveva detto, prendendolo da parte dopo la colazione di quella mattina. – Mi lincerà.-
- Tu sei un cretino, Gerard. Come tuo migliore amico, ti dico di smetterla di giocare in quel modo. Lei non è Lynz, se non l’hai capito.-
Il ragazzo aveva preso una sigaretta, accendendosela nervoso.
- Lo so benissimo chi è, grazie.-
- E allora scegli una delle due. Non puoi sposare Lynz e continuare a fare i giochini con Giddy.-
Aveva dato un tiro alla sigaretta, con lo sguardo corrucciato.
- Io faccio quel cazzo che mi pare. Non posso stare dietro ad una ragazzina di vent’anni. Lynz mi da sicurezza.-
Frank si era trattenuto dal mandarlo a quel paese, aveva girato i tacchi e se n’era andato da Bre, lasciandolo marcire nei suoi fottuti pensieri.
 
La ragazza passò in quel momento, con lo sguardo incollato al marciapiede. Bre guardò Frank, che la lasciò correre dalla sua migliore amica.
- Giddy!-
Lei si voltò, i lunghi capelli arruffati dal venticello che si era alzato. Bre la raggiunse, abbracciandola. Non poteva dirle del matrimonio, quello spettava a Gerard, ma poteva metterla in guardia.
- Da dove viene tutta questa dolcezza?-
- Non lasciarti coinvolgere, ti prego.- aveva la voce spezzata, sembrava stesse per piangere. – Gerard è un bastardo.-
Giddy alzò le spalle.
- Lo so.- mormorò.- L’ho capito nel momento in cui mi ha ignorata, dopo quella sera. Essere innamorati non significa essere stupidi. Non mi lascerò trattare come… hai capito insomma.-
Bre annuì. Giddy era davvero forte, in fondo. Non aveva bisogno di essere rassicurata; le leggeva negli occhi che aveva un piano, e di solito, i suoi piani erano infallibili.
- Ora torna da Frank. Almeno tu datti la possibilità di essere felice!-
 
****
 
- GERARD WAY!-
Il ragazzo si voltò, e la vide. Gli correva incontro, con i capelli lunghi sciolti e un vestitino di pelle nera e l’espressione dura ed incazzata.
Era bellissima.
- Che vuoi?-
L’espressione sul volto di Giddy si rabbuiò, ulteriormente. Lo spinse contro il muro, cercando di fargli tutto il male possibile. Voleva vederlo soffrire, sputare sangue. Era quello che si meritava.
- Che voglio? Dimmelo tu! Sei sparito, ignorandomi. Lo so che è solo sesso, ma non puoi fare finta di non conoscermi!-
Gerard non rispose; con tutta la forza che aveva in corpo ribaltò la situazione, lasciando che Giddy si appoggiasse contro il muro. Le mise una mano sui capelli e l’altra dietro alla schiena, e la baciò. La mano dietro alla schiena scese a stringerle un gluteo, mentre le loro labbra si rincorrevano fameliche. La sua mano si muoveva sotto il suo vestito, in quel momento, e quasi le strappò le mutande.
Giddy ansimò.
- Potrebbero vederci.-
- Non me ne frega un cazzo.-
La sollevò, tenendola con entrambe le mani mentre lei allacciava le gambe intorno al suo bacino e con un colpo secco entrò dentro di lei. Fu tutto molto, molto veloce. Non ci fu nulla di dolce, di delicato, di sussurrato. Era tutto dettato dalla velocità, dalla paura di essere scoperti, dalla passione.
C’era passione, ma non c’era amore.
Lui sciolse l’abbraccio presto, baciandola ancora, per un’ultima volta. Poi si allontanò, dandole le spalle. Sembrava tremare, sembrava non voler dire quello che stava per dire. Poi si voltò, guardandola negli occhi.
- Mi sposo con Lynz. Stasera, dopo il concerto.-
 
****
Il concerto era stato fantastico; Giddy e Bre non li avevano mai visti live, e avevano ammesso che avevano una grandissima energia. Frank era un mostro con la chitarra, e la voce di Gerard era pazzesca. Nonostante lo odiasse, Giddy non aveva potuto non ammirarlo per l’artista che era. Almeno quello glielo doveva.
Ed ora erano dietro il palco, con il batterista battezzato a prete, Bre e Frank mano nella mano e Giddy che osservava la scenetta del suo ex e di Lynz che si stavano sposando. Trattenne a stento una risata.
- Come fa a stare così calma?- chiese Frank, togliendo lo sguardo da Gerard che infilava la fede alla donnaccia, come l’aveva ormai ribattezzata. – Se succedesse a me, se ti stessi sposando tu con un altro, lo ucciderei.-
Bre sorrise, appoggiando la testa sulla spalla del suo ragazzo; il suo cuore batteva ancora furiosamente quando lui la sfiorava, eppure era felice.
 
Sentiva di poterlo essere davvero.
 
- E’ semplicemente forte. Ha capito che per lui non vale la pena star male.- il batterista stava dando la benedizione ai due novelli sposi in quel preciso istante. Lynz sorrise, Gerard non mostrava alcun segno di vita.
I due neo sposi si avvicinarono ai loro amici, a quelli che consideravano un po’ la loro famiglia, che faceva loro i complimenti. Solo in quell’istante, Giddy si rabbuiò, e si avvicinò alla sua migliore amica, che istintivamente le prese la mano.
Poco dopo, Lynx si avvicinò a lei, porgendole la mano.
- Ti ho giudicata male. So che non è colpa tua, che Gerard ha avuto un momento di sbandamento. Sono felice che tu sia qui.-
Giddy osservò la mano tatuata, poi alzò lo sguardo sorridendo.
- Anche io ero felice mentre tuo marito aveva un altro momento di sbandamento, appena mezz’ora fa, e mi scopava sul muro del backstage.-
Gerard sbiancò e Lynz ritrasse subito la mano, rivolgendo lo sguardo antipatico verso suo marito. Se ancora lo sarebbe stato dopo quella rivelazione.
- Sei una stronza!- gli urlò dietro Gerard, mentre trascinava via la donna, parecchio infuriata.
Giddy scoppiò a ridere.
- Dente per dente, mio caro!-
Era di nuovo libera, libera di essere se stessa, senza dover cercare ovunque di farsi volere da lui, che in un mese aveva sconvolto abbastanza la sua vita tranquilla, trasportandola in un turbinio di passione e sentimenti malsani.
Era stata una stronza, era vero, ma Gerard se lo meritava, e serviva anche a lei per stare meglio.
Si unì a Frank e a Bre e alle loro risate e li guardò con gli occhi di una migliore amica: erano stupendi, perfetti insieme.
 
Si meritavano quella felicità.
 
****
Tre mesi dopo – New York City.
 
La prima neve era caduta qualche giorno prima, cogliendo tutti di sorpresa, mentre facevano le loro compere natalizie da Bloomsday o in qualche centro commerciale alla moda dell’Upper East Side.
Il bar dove Giddy stava seduta aveva aperto da pochissimo, e aveva già tantissimi clienti. Bevve in un sorso il suo cappuccino all’italiana, mentre la sua mano era intrecciata con un’altra, fasciata da un guanto di pelle nera.
Sorrise, mentre si allungava verso il ragazzo e gli dava un bacio. Il freddo intenso di quella giornata sparì per un attimo; le labbra del ragazzo si dischiusero e l’accolsero, come una calda coperta in una mattina di neve come quella.
- New York è stupenda, con te.-
Lei arrossì; non era abituata a quelle parole. Stare con lui era così diverso. Non aveva mai provato cose simili.
- Sono felice di esserci venuta con te, allora.-
Quelle parole morirono sulle labbra di entrambi, impegnate in un nuovo bacio, più lento del precedente.
Il cuore di Giddy accelerò, galoppando veloce.
Era Natale, era inverno, c’era la neve.
 
E c’era lui.
 
- Disturbiamo?-
Bre e Frank si sedettero accanto ai due ragazzi, entrambi con due sorrisi che illuminavano anche la più grigia delle giornate. Giddy sorrise; era una vita che non vedeva la sua migliore amica, e New York era stata l’occasione per rivedersi. Giddy aveva portato lui a conoscere i suoi genitori, e Bre e Frank volevano passare qualche giorno in famiglia da lei.
- Com’è andata a Berlino?-
- Benissimo!- Bre addentò il cupcake alla fragola, tenendo ancora la mano del suo ragazzo. – Stupenda! Ma tu lo sai già, non è vero!-
- E tu che mi dici, Tom? Hai finito gli esami?-
Il ragazzo accanto a Giddy sorrise, amichevolmente. Lui e Frank si erano trovati subito benissimo, e Bre lo adorava. Si erano conosciuti per caso, su una spiaggia di Santa Barbara, tre mesi prima. Tom aveva guarito le ferite di Giddy senza fare una piega e l’aveva fatta innamorare di lui con la semplicità e l’allegria che lo contraddistingueva.
- Si, tra poco mi laureo!-
- A proposito di laurea.- Giddy arrossì, stringendo la mano di Tom. – Bre temo che dovrai comprarti un vestito da damigella.-
Per un attimo, tra i quattro cadde il silenzio. Bre aprì la bocca, poi lo sguardo cadde sull’anulare di Giddy.
- Vi sposate?-
Tom annuì velocemente, abbracciando la sua ragazza con calore- Gliel’ho chiesto ieri sera. Credi sia presto?-
Sapeva benissimo che l’approvazione di Bre era fondamentale. La ragazza, per tutta risposta, scoppiò a ridere e si alzò per abbracciare la sua migliore amica.
 
- Che cosa significa che ti sposi?-
 
Giddy alzò gli occhi; si aspettava che fosse stato Frank a parlare, ma con sua sorpresa vide Gerard in piedi davanti alla sedia del suo migliore amico.
Che cosa ci faceva lui a New York?
Le facce confuse di Bre e Frank le fecero capire che erano all’oscuro della presenza del ragazzo.
- Scusa, ero di passaggio e vi ho visti… volevo solo salutare.-
Giddy si alzò, avvicinandosi a lui.
- Ora hai salutato. Puoi andare.-
Lui la prese per un polso, stringendo fino a farle male, ma lei non si lamentò.
- Cosa significa che ti sposi? Con chi?- il suo sguardo cadde su Tom, che cercava di capire la situazione. Era alto, biondo e con gli occhi chiari. Si sentì una merda, in quel momento. – Ti sposi con quello?-
Giddy si liberò con una mossa veloce dalla morsa del ragazzo. I suoi occhi si riempirono di lacrime. La umiliava anche in quel momento.
- Quello, come dici tu, è il ragazzo che mi ha ridato voglia di sorridere. E si, mi sposo con lui. Se vuoi, puoi sempre fare la damigella d’onore, ammesso e non concesso che Bre ti lasci il posto!-
Si voltò e tornò a sedersi verso il suo ragazzo e verso quella che considerava la sua famiglia. Frank salutò Gerard; in fondo, era il suo migliore amico da sempre, anche se era una testa di cazzo.
Giddy lo seguì con lo sguardo, lasciandolo andare, lasciandolo uscire una volta per tutte dalla sua vita.
- Andiamo.- Bre le prese una mano. – Abbiamo un matrimonio da organizzare, questa volta il più importante di tutti.-
Baciò Frank sulla bocca, sussurrandogli che sarebbe tornata preso, e lo lasciò con Tom. Insieme, si diressero verso la strada innevata.
Giddy avrebbe ricordato per sempre la storia con Gerard, era stato importante per lei, ma ora aveva il diritto di vivere felice con Bre, Tom e Frank.
 
Con la sua famiglia.
 
Era inutile correre dietro a qualcosa di sfuggente, di insicuro, di volubile e passeggero. Era inutile far funzionare una storia così tremendamente fragile.
 
E lei si sarebbe ricordata di Gerard, come un pugno di sabbia che sfugge dal controllo della mano.
 
Come qualcosa di inafferrabile.
 
****
 
FINE.
Ce l’ho fatta. È stata una tortura scrivere questa storia, non ne sono tutt’ora convinta e per questo mi sono riservata questa fine dolce/amara. Vi ringrazio, se l’avete seguita, anche se è stata abbastanza corta. Non penso scriverò un seguito, ho fatto davvero fatica e non la sento totalmente mia.
Grazie comunque.
Un bacio.
Ghost.

   
 
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