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Autore: Epicuro    10/10/2011    7 recensioni
Seiya, tanto per cambiare, è finito in coma per parare il deretano della dolce Saori, da uno dei divini parenti della dea. Però, grazie ad una vecchia debolezza del fu Sion (incredibile, ma vero: anche lui qualcosa di utile l’ha fatto!) non tutte le speranze sono perdute! Quindi Atena e il G.S. decidono di mandare in missione Saga e Aiolos... sperando di levarseli entrambi definitivamente dalle scatole!
Ce la faranno i nostri due eroi a non uccidersi a vicenda e, già che ci sono, salvare anche la vita a Seiya?
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Sagittarius Aiolos, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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MORIREMO TUTTI!!!

 

«Moriremo tutti!!!»

Ade, il temuto e spietato dio degli inferi, correva urlando disperato da una parte all’altra della sala del trono del Tredicesimo Tempio del Santuario di Atena.

Poseidone stanco del fracasso, fece lo sgambetto al fratello:

«Abbassa il volume! Non vedi che sono al telefono con il mio commercialista?»

Ade quindi piantò una tremenda facciata sul pavimento in marmo, proprio davanti alla moglie:

«Ho sposato un cretino! Mia madre me lo diceva sempre!» sospirò Persefone che poi si girò in richiesta d’aiuto verso il Grande Sacerdote di Atena.

Epicuro era da un settimana che non chiudeva occhio (cosa che certo non si poteva dire di Atena, che ronfava beatamente sul trono da quando era iniziata la riunione) e osservando le divinità riunite nella sala pensò: “Siamo nella melma più totale! Zeus se li mangerà in un boccone questi qui! Ma la cosa più assurda e che li farà fuori con ragione!”

 

E pensare che tutto era iniziato con uno STUMP!

«Ehi! Cosa è stato?» aveva chiesto Camus, mentre controllava il bilancio annuale del Grande Tempio insieme al G.S, nello studio di quest’ultimo.

«Sarà stato un piccione. Quei dannati non risparmiano nemmeno la statua di Atena! Milo l’ha già ripulita quattro volte dall’inizio dell’anno!» aveva risposto Epicuro.

«Uhm... e da quando i piccioni hanno un cosmo elevato quanto quello di un dio?»

Epicuro alzò lo sguardo su un cavaliere dell’Acquario serissimo ed entrambi andarono quindi a vedere da cosa era stato provocato il rumore.

Quando però si ritrovarono davanti alla porta finestra che dava su un terrazino del Tredicesimo Tempio, Camus rimase spiazzato:

«Peter Pan? Non ci posso credere, allora esiste veramente!»

«Mi spiace deluderti Cam, ma quello è Hermes che ha avuto la pessima idea di vestirsi di verde!» ed Epicuro aprì la porta finestra ad un incazzato dio dei Mercanti/Ladri/Postini.

«Ma che diavolo! Avete alzato altre barriere all’insaputa del sommo Zeus?» aveva quindi brontolato il dio.

«No, sono vetri infrangibili a prova di Aiolos. Il cavaliere del Sagittario ogni tanto, facendo finta di sbagliare mira, cerca di accopparmi. Piacere, io sono il Grande Sacerdote di Atena. Lei deve essere il sommo Hermes se non erro...»

«Come avete fatto a riconoscermi?» aveva chiesto stupito il dio.

Il G.S. osservò il dio: «Sandali alati e caduceo?»

«Ah, ehm, già! Comunque questa è da parte di Zeus. Buona fortuna» disse quindi Hermes, per poi levare le tende.

Epicuro aveva quindi aperto la lettera che riportava scritto:

Mi sono stancato del tuo comportamento da principessina viziata, Atena! In questi secoli non hai fatto altro che giocare alla guerra con quei deficienti dei miei fratelli e ora hai perso, insieme a loro, ogni dignità mettendoti al livello degli umani realizzando una linea di intimo! Sei una vergogna come Ade e Poseidone che hanno offeso l’onore della famiglia olimpica trasformando il regno sottomarino in un parco divertimenti e l’Ade in un’agenzia di pompe funebri, in cu è possibile decidere in che girone spedire la suocera su lauto compenso! Nemmeno più gli umani vi prendono sul serio! Ma le vostre cattive abitudini finiranno presto, perché invierò delle vere divinità olimpiche degne di questo nome a rifarvi i connotati! Firmato: Zeus.

«Cosa dice la lettera?» aveva chiesto curioso Camus.

«Che Atena ha un piede nella fossa!»

Fu così che nel giro di tre giorni il G.S. si era ritrovato al Grande Tempio sia Ade che Poseidone in cerca di aiuto. Entrambi con il loro seguito: Poseidone era infatti arrivato con i suoi Generali, mentre Ade era arrivato con Persefone, Pandora, i tre Giganti infernali e pure Ipnos e Tanatos, cosa che fece vedere i sorci verdi ad Epicuro per trovare una sistemazione più o meno pacifica per tutti o quasi..

Camus aveva infatti accolto senza problemi Isaac nella sua casa, così come Shura aveva ospitato volentieri Pandora, Eaco e Minosse, mentre Radamante era finito negli alloggi di Natalia, di cui era diventato amante, dopo averla incontrata durante una sfilata di intimo, realizzata dalla modella per promuovere i capi di Atena agli inferi. Le divinità avevano invece trovato alloggio nel Tredicesimo Tempio, mentre per gli altri era stato più complicato. Saga si era tassativamente rifiutato di ospitare Kanon, che aveva quindi accettato di buon grado l’ospitalità di Libra, per via di Leda, cosa che fece incazzare Saga, geloso nero della bella bionda arrivista: le risse erano quindi all’ordine del giorno. Baian aveva invece trovato alloggio presso la casa dell’Ariete a patto di iscriversi al fun club del Signore degli Anelli, ma i veri problemi erano sorti con Misty con il quale il Generale litigava in continuazione per chi avesse copiato l’altro nella creazione del proprio colpo. Sorrento era finito a casa di Milo, il quale, per la prima volta in vita sua, fu concorde con Nestore nel far sparire il flauto del Generale prima di farlo ingoiare al suddetto guerriero, stufi delle sue serenate non richieste. La convivenza forzata tra Krishna e Shaka alla Casa della Vergine si svolgeva invece nell’indifferenza reciproca dei due. Uno meditava a destra, l’altro a sinistra. Era solo un casino attraversare la sesta, perché se qualcuno malauguratamente faceva rumore e disturbava la meditazione dei due santoni si beccava due caziatoni al posto di uno. Io di Scilla era invece finito con Afrodite con il quale aveva trovato un argomento comune nella passione per i massaggi: Riccardo li avrebbe volentieri stozzati entrambi. Infine lo sfigato di Kasa era finito in una tenda perché faceva schifo al mondo.

 

Epicuro sospirò rassegnato. Non che non ci avesse pensato a lavarsene le mani e lasciare quegli impiastri di dei al loro destino, ma troppi posti di lavoro e il suo stesso stipendio dipendevano dalle vite di quei tre buoni a nulla. Aveva infatti appurato, tramite un’abile ricerca su internet, che il sommo padre degli dei vedeva di buon occhio la modernità, soprattutto perché tramite la rete si scaricava i filmini hot e poteva tenere i contatti con le amanti, e che avrebbe quindi mirato solo alle tre divinità, visto che avevano più volte messo a rischio la sua riserva preferita di caccia: le giovani fanciulle umane con cui cornificava Era di continuo. Il G. S. si diede quindi animo e, evitando di ricordare ulteriormente i giorni passati a chattare con Zeus sotto il falso nome di Pamela, cercò di concentrasi per trovare una soluzione il più possibile indolore per risolvere la questione.

«Ehmbé, non hai nulla da suggerire Grande Sacerdote?» lo rimbeccò Poseidone, per poi rivolgersi ad Ade: «Tsk, sei il solito idiota! Questo umano no sa nemmeno lui che pesci pigliare! Ascolta me, mettiamo su un esercito e spodestiamo Zeus!»

«Certo, con i guerrieri che ci troviamo il sommo Zeus creperà di sicuro... dal ridere però!» sbottò Persefone.

«Non è colpa mia se tuo marito ha convertito i suoi Giganti in uomini d’affari in giacca e cravatta!» la rimbeccò Poseidone.

«Ha parlato il dio che comanda i terribili Generals Dream Men! Il Gruppo di spogliarellisti più temuto dei sette mari! Con quelli riusciresti solo a far felice Afrodite!» rispose acido Ade.

«Giusto, ma perché non ci ho pensato prima! Gli spogliarellisti! Sommo Ade siete un genio!» esclamò Epicuro.

Le tre divinità in contesa si bloccarono e si voltarono stupiti verso Epicuro:«Che centrano gli spogliarellisti adesso?»

«Chi si spoglia, Seiya?»

Epicuro si passò una mano sulla faccia. «No, somma Atena, non si spoglia nessuno, tanto meno Seiya. Ritorni pure a dormire!»

«Ah, che peccato. Comunque mi andava bene anche Kanon... Ronf!» la dolce dea della Giustizia ritornò nel mondo dei sogni mentre il G.S. pensò “Che fatica gestire una dea adolescente in piena crisi ormonale!” per poi tornare a cose più serie e fare quindi cenno alle altre divinità presenti di avvicinarsi a lui:

«Diciamo che il talento dei generali di Poseidone potrebbe tornarci utile. Ecco il piano...»

 

Mentre l’infido G.S. confabulava con Poseidone, Ade e Persefone su come gabbare gli inviati di Zeus...

 

Alla Casa di Libra...

 

«Brutto bagarozzo!»

«Cof, cof!»

«Mollalo, non mi ha ancora intestato la Ducati!!!»

 

Doko e Lucio, con i popcorn in mano, stavano assistendo allo strangolamento di Kanon per mano di Saga, mentre Leda cercava di separare i due fratelli.

«Non ti ricorda la scena di un cartone animato?» chiese Doko a Lucio.

«Si, i Simpson, quando Homer strozza Bart. Sono proprio uguali!»

«Che dici, li divido?»

«Naaa!!! É troppo divertente»

«Ma cos’ha in più di me Kanon?» disse Saga rivolgendosi a Leda.

«Vuoi il disegno?»

«Ma se fisicamente siamo due gocce d’acqua!»

«Ma cosa hai capito! Parlavo del portafoglio, fattene una ragione e lasciaci in pace!»

Saga basito mollò la presa, mentre Kanon riprendeva a respirare normalmente.

«Grazie Leda!» disse il Dragone del Mare.

«Di nulla, mi servi vivo, altrimenti chi mi compra la villa al mare?» e così dicendo Leda prese sottobraccio Kanon per avviarsi fuori dalla casa di Libra.

«Non prendertela Saga. Non è una gran perdita. Leda ci proverebbe pure con me, se non avessi già intestato la casa ai Cinque Picchi a Shiryu e Shunrei. Quella è solo un’arrivista assetata di denaro facile!» disse Doko dando una manata sulla spalla ad un Saga depresso.

«Parole sante Doko! Quella è solo un sanguisuga. Un giorno ringrazierai tuo fratello, Saga. Eccome se lo ringrazierai!» commentò Lucio finendo l’ultima manciata di popcorn.

 

... e alla Casa dello Scorpione...

 

«Milo, mi ami?»

«Si, ti amo!»

«Ma quanto mi ami?»

«Tanto, tanto!» rispose Milo a Cassandra, baciandola con passione. Finalmente, dopo una settimana, erano riusciti ad avere la casa dello Scorpione tutta per loro e ne avevano quindi approfittato per pomiciare in santa pace nella camera del suddetto saint. Avevano infatti convinto Sorrento a esibire le sue doti musicali al concorso di musica antica, che si teneva ogni anno a Rodorio, mentre Nestore si era preso una giornata di permesso per andare al centro commerciale.

Il saint infilò le mani sotto la maglietta della sua fidanzata, per sganciarle il gancetto del reggiseno, ingaggiando con esso una lotta serrata, quando venne bruscamente interrotto da una voce indesiderata:

«Disturbo?» Camus, con la sua solita espressione impassibile, aveva infatti fatto il suo ingresso nella camera dell’amico e si era accomodato su una poltrona senza nemmeno aspettare la risposta.

«No guarda! Aspettavamo solo te!» rispose leggermente incazzato Milo. Già non era facile trovare momenti di intimità con la sua donna, per i suoi impegni di saint, e per una volta che ci erano riusciti e stava andando tutto alla grande, Camus doveva arrivare a rompere le palle!

“Se tornassi indietro non insisterei più per diventare suo amico!” sospirò pentito Milo rimettendosi la maglia, mentre Cassandra si mise a sedere a gambe incrociate sul letto:

«Ehi, ghiacciolo, un minimo di tatto quando si entra in casa d’altri?»

«Quindi se entri ancora una volta in camera mia senza bussare, potresti prendertele! Se avessi fatto una cosa del genere quando filavi con Natalia, mi sarei procurato una bara di ghiaccio!» sbottò Milo

«Appunto, Natalia! E di lei che volevo parlarvi... insomma non riesco a crederci che...»

«Si sia messa con un altro?» chiese Milo calmandosi, intuendo lo stato depressivo dell’amico, nonostante la consueta espressione atona.

«Scusa la franchezza, ma che ti aspettavi? È una splendida ragazza e tu non hai mai mosso un dito per fare in modo che i vostri rapporti tornassero come prima, dopo la falsa notizia del tuo tradimento con spogliarelliste dell’est, messo in circolo da Salvatore!» replicò Cassandra.

«Quel che è stato è stano. Morto un papa se ne fa un altro, non è quello il problema...»

«Effettivamente posso capire che per un saint sia un forte oltraggio, che la propria ex abbia una tresca con uno dei Giganti degli Inferi, ma fattene una ragione. In più ormai siamo alleati!» disse Milo.

«Non è nemmeno quello il problema...»

«E allora cosa?» chiese Cassandra esasperata.

«Insomma, ma come fa a stare con uno che va in giro con la maglia di Dylan Dog! O Martin Mystère o nulla!» sbottò infervorato il saint dell’Acquario togliendosi la camicia ed esibendo così la sua canottiera della salute con sopra l’effige del personaggio Bonelliano: «Lui si che è un figo!»

«Camus...»

«Ditemi!»

«Ma vaf@@@@@lo!»

 

Nel frattempo all’M&M (il bar dato in gestione a Mario e Mu)...

 

«E che p@@le! Basta con gli scacchi, Ipnos. Non ne posso più, facciamo qualcos’altro!» sbottò Tanatos dopo aver perso l’ennesima partita. Le due divinità minori avevano scaltramente saltato la riunione fingendosi affetti da colite e si erano quindi rifugiati nel suddetto bar.

«Tipo?» chiese con poco entusiasmo Ipnos.

«Partitina alla play? Ho visto che qui hanno dei giochi di guerra niente male!»

«Per usare la Play sono 3 euro l’ora e sono a carico vostro, in quanto l’uso della sala giochi non è compreso nel buono bar fornitovi dal Grande Tempio.» disse Mario servendo a Ipnos il suo tè verde al gelsomino e una rossa media a Tanatos.

«Noi siamo dei! Come vi permettete di chiederci i soldi! E già tanto che vi permettiamo di vivere!» sbraitò Tanatos in direzione di Mario.

«Chi non paga, fuori dal locale. Qui non si fanno favoritismi. Mu sbattili fuori.»

«Eh? Perché io!» esclamò Mu da dietro il bancone mentre serviva due caffè macchiati a due graziose ancelle.

«Perché fra noi due sei tu il cavaliere!»

«Due contro uno per 3 euro. Tu sei scemo!» commentò il saint, mentre la porta del locale venne aperta da un bel giovanetto alato, vestito griffato e munito di arco e frecce con punta a cuoricino. Alla vista del nuovo arrivato, le donne presenti andarono in visibilio:

«O per la dea, ma quello è Eros! Il dio dell’amore!» e il ragazzo venne assalito dalle donne presenti nel locale, che si gettarono ai suoi piedi in adorazione, mentre le cameriere del bar si affrettarono a rimediare un posto al dio, facendo sloggiare due soldati semplici dai loro posti. Eros quindi passò con disinvoltura e aria di sfida davanti a Ipnos e Tanatos, per poi sedersi al tavolo preparato apposta per lui e ordinare un aperitivo della casa.

«Ma chi si crede di essere! È una divinità minore tanto quanto noi!» sbottò Tanatos infastidito.

«Ma a quanto pare è molto più popolare e oggetto di profonda venerazione delle femmine umane» commentò Ipnos impassibile, sorseggiando il suo tè, mentre le fanciulle presenti si prendevano per i capelli per riuscire anche solo ad ottenere uno sguardo del dio.

Fanciulla 1: «Vi prego sommo Eros, il mio fidanzato Renato mi ha lasciato. Cosa posso fare per riconquistarlo?»

Eros sfilò una delle sue frecce rosa dalla faretra e la mise in bella mostra di fronte alle giovani in estasi: «Con una di queste il gioco è fatto. Lascia fare a me!»

Fanciulla 2 (non prettamente avvenente): «Mi scusi divino Eros, funzionano anche sui cavalieri d’Oro?»

«Certo, anche sugli dei! C’è qualcuno in particolare che ti piace?»

La cameriera si voltò con un sorriso sognante verso Mu: «Lui!»

«Ehm, scusate, mi sono ricordato di aver lasciato l’arrosto nel forno!» ribatté il suddetto saint, per poi darsi alla macchia.

«Ma se sei vegetariano!» ribatté la giovane per poi iniziare a rincorrerlo.

«Ah! L’amore!» sopirò con fare da divo, Eros.

«Ehi, pennuto, ti ha inviato Zeus?» Tanatos si diresse con fare minaccioso verso Eros.

«Ma guarda, un prete al Grande Tempio!»

«Non fare l’idiota Eros, sono Tanatos!»

«L’avevo intuito. Il tuo pessimo gusto nel vestirsi è inconfondibile!»

«Come osi! Io ti disintegro!» disse il dio prendendo Eros per il colletto della camicia griffata.

«Come se ne fossi capace, tu piuttosto, stai attento a non farmi arrabbiare... o per te saranno guai seri!» e il dio dell’amore si svincolò dalla presa del parigrado.

«Uhhh, che paura che mi fanno le tue frecce rosa confetto!» lo derise Tanatos.

«Puoi anche non avere paura di me, ma di Zeus ti conviene. Sono infatti stato inviato a fare un sopralluogo nelle basi di Ade, Atena e Poseidone e quello che ho visto non piacerà al capo, così come il tuo comportamento. Comunque, fossi in te, non sottovaluterei nemmeno le mie frecce, perché me ne basta una ben piazzata per rovinarti l’esistenza!» Sorrise maligno il dio, per poi alzarsi ,tra la delusione delle sue devote:

«Quanto ti devo?»chiese il dio a Mario.

«Offre la casa!»

E il dio, in posa da figo, salutò i presenti per poi lasciare il locale e recarsi in rapporto da Zeus.

«Ehi! Ma non avevi detto che non facevi favoritismi?» sbottò incazzato Tanatos a Mario.

«Ma lui è Eros, la cosa cambia! Non hai visto quanti clienti ha attirato nel locale solo con la sua presenza? Voi in vece, da quando siete qui, non fate altro che spaventare le persone e non entra più quasi nessuno! E poi non c’è storia, quello si che è un vero dio che sa il fatto suo! Voi...» Mario guardò dall’alto al basso i due gemelli «No comment, che è meglio» e l’assistente di Mu ritornò al bancone.

«Ipons, di qualcosa anche tu!» sbottò a quel punto Tanatos, ferito nel suo orgoglio di dio, al fratello.

«Che vuoi che dica! L’umano ha ragione. Sei il solito pirla, Tanatos. Hai fatto infuriare Eros, che sicuramente riporterà una versione gonfiata dei fatti a Zeus. Bravo, se già prima non avevamo una bella nomina sull’Olimpo, per via del nostro gruppo metal, che riscuote più pomodori che successi, ora saremo sfottuti a vita per opera di quel marmocchio alato!»

  
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