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Autore: Meme06    11/10/2011    7 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Scusate se ci ho messo tanto per aggiornare, ero partita per una vacanza di tre giorni in Svizzera, ma ora sono tornata e sono di nuovo pronta a trascinarvi nel Black Shugo Chara. XD Spero che mi scuserete per la lunghezza del capitolo. U.U

Vi informo subito che questo capitolo è diviso in tre parti. Tutte le tre parti si svolgono in luoghi diversi alla stessa ora.


L'acqua bruciava sulla sua pelle come fuoco. Ogni volta che uno schizzo la colpiva le sembrava di morire.

- Hinamori, noi non vogliamo farle del male… - tentò di dire Williams, ma una risata di disprezzo da parte della ragazza gli impedì di continuare.

- Risparmiamelo ti prego… - disse. - L'unica ragione per cui mi tenete in vita è perché quell'idiota del signor Hotori non capisce chi sono… altrimenti mi avreste già uccisa…

Williams tacque, non sapeva più che dire. Le parole erano morte nella sua bocca. Non riusciva neanche a ribattere, sapeva che aveva ragione quella ragazza e che quello che stavano facendo era tutto inutile. Hotori voleva vendetta e voleva qualcuno che rimpiazzasse suo figlio.

- Eiji… - mormorò l'uomo al ragazzo accanto a lui, il quale non riusciva più muoversi. Era come paralizzato. Il signor John Williams aveva ragione, quella non era più la sua amica. Ma allora chi era? - Eiji!

Esclamò l'uomo facendo sobbalzare il ragazzo.

- S-si signore, mi dica. - rispose.

- Andiamocene. - disse l'uomo per poi uscire dalla stanza seguito dal moro.

Tornarono nuovamente in salotto. Ormai era una routine. Andavano dal salotto alla stanza e dalla danza al salotto. Williams non faceva altro che bere e leggere nel tempo libero, mentre Eiji si girava i pollici e meditava su quanto era accaduto negli ultimi giorni.

Com'era possibile che la quiete di un villaggio così tranquillo e sereno possa essere rovinato da una osa creatura. Un vampiro. Quel ragazzo che sempre di più odiava. Lo odiava per aver distrutto l'equilibrio nel suo amato paesino, lo odiava per aver sconvolto l'intera popolazione, lo odiava per aver ucciso tutte quelle persone, per aver ucciso Mary, lo odiava perché aveva preso di mira proprio quel posto e infine lo odiava per avergli portato via l'unica persona che gli fosse rimasta da amare. Amu.

Posò lo sguardo sul cacciatore di vampiri. Apparentemente sembrava tranquillo mentre i suoi occhi scorrevano sulle pagine del libro e il suo indice veniva regolarmente bagnato per voltate pagina. Ma in realtà, dentro, era più agitato, più arrabbiato, più nervoso di chiunque altro. Perfino di quel debole ragazzo dall'aria stanca e depressa. Anche lui non sapeva che cosa fare. La sera prima avevano discusso con Hotori. Quell'uomo era più cocciuto ed egoista di altri. Non voleva credere nella trasformazione della ragazza pur di poter avere un rimpiazzo, un ripiego. Cosa ignobile anche da parte di un disperato che è solo da pochi giorni che ha perso suo figlio.

Sospirò. Erano dieci volte che leggeva la stessa riga e il libro aveva ormai perso significato per lui. La sua mente non riusciva più a concentrarsi su altro. Non riusciva più a perdersi nei meandri dell'oblio e della fantasia che i libri e la lettura ti offrono.

Ora, l'unica cosa che occupasse la sua mente era quel dannata situazione. Il vampiro prima o poi sarebbe ritornato per riprendere la ragazza. Dopo tutto se un vampiro ne crea un altro è perché si è formato un legame particolare e talmente profondo che non si deve dissolvere neanche con la morte.

Quando sarebbe arrivato quel momento che cosa avrebbero fatto? Che cosa avrebbero potuto fare, questa era la domanda giusta da porsi. Era pur sempre un vampiro e per quanto gli costasse ammetterlo, John non aveva mai incontrato un vampiro così forte. Possedeva un potere di concentrazione impressionante e la sua forza era superiore a qualunque altro vampiro che il cacciatore avesse mai affrontato.

Sospirò nuovamente, stressato da quella situazione. Chiuse il libro e lo poggiò sulle ginocchia. Chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie. Si tolse gli occhiali e li ripulì con cura maniacale. Non aveva niente di meglio da fare dopo tutto.

Aveva provato a far parlare la ragazza prima con le buone, poi era passato alle torture. Frusta, botte, ostie e schizzi di Acqua Santa. Ma niente, era stata tutta una perdita di tempo. La ragazza non faceva altro che ridere loro in faccia. Rideva, eccome se rideva, rideva di loro. Rideva dell'umanità intera.

Dovette ammettere che molte volte anche lui aveva l'impressione che questa vita fosse tutta una presa in giro, che la vita stessa ridesse di noi fino a che non siamo morti. Non ics ava capendo niente, dannazione!

- Signore, si sente bene? - la voce del ragazzo lo riportò alla realtà.

- Come, scusa? - chiese confuso.

- Le ho chiesto se sta bene… - domandò di nuovo Eiji.

L'uomo lo guardò un istante, poi annuì.

- C'è qualcosa che la turba? - chiese il ragazzo preoccupato.

- Mmm… - rispose l'uomo. - Stavo solo pensando che la vita è tutta un'inculata.

Il moro sgranò gli occhi alle parole di Williams.

- Prego? - chiese sempre con gli occhi sgranati.

- Lascia perdere… - tagliò corto l'uomo.

In quel momento fece il suo ingresso il biondo. Aveva un'aria tutt'altro che allegra. Si vedeva quanto fosse preoccupato anche lui, ma era ovvio che cercasse di non darlo a vedere.

- Allora? - chiese impaziente.

- Allora cosa? - domandò a sua volta John.

- Amu. - una parola. Chi l'avrebbe detto che una sola parola bastasse a far comprendere tutto? Una sola parola, può bastare a sconvolgere la vita di chiunque. - Ha parlato?

- Come ci pensa che ha parlato? - domandò scocciato il cacciatore di vampiri. - Quella ragazza non parlerà mai e noi saremo tutti fottuti quando il vampiro verrà a prenderla e a portarsela via.

- C-crede che lo farà? - chiese allora Eiji.

- Ovvio che lo farà. - rispose sicuro, ma con voce assonnata, Williams. - E non solo. Ci ucciderà tutti per quello che le abbiamo fatto.

Il moro deglutì. Morire. Lui non voleva morire, era giovane, poteva vivere altri cinquant'anni, perché doveva morire? Aveva paura, non voleva assolutamente raggiungere Mary, non così presto almeno. E poi non in quel modo, per mano di un vampiro pluriomicida che l'aveva uccisa a quella bella ragazza dai capelli color sole e gli occhi color mandorla.

Ma ora basta pensare a questo, doveva concentrarsi, doveva pensare a una soluzione, a qualcosa per farla parlare.

- E se catturassimo il vampiro? - chiese senza pensare, facendo ricadere su di lui sguardi perplessi. Arrossì.

- E come credi di poterlo catturare? - domandò quasi con scherno il signor Williams.

- Non so, credevo che la risposta me l'avreste data voi…

John sogghignò esausto.

- E cosa credi che ti dica io? Ci sono dentro fino al collo, proprio come te e il signor Io. - rispose abbandonandosi alla morbida poltrona del salotto.

Eiji abbassò lo sguardo. Aveva detto una sciocchezza come sempre. Ma lui dopo tutto faceva tutto quello per la sopravvivenza, voleva vivere e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, voleva che Amu tornasse quella di prima. Una volta aveva letto che se uccidi il vampiro che ha generato l'altro, esso tornerà normale. Non che lui fosse un fanatico di queste cose, non era neanche troppo incuriosito da certi argomenti. Ma dopo alcuni avvenimenti aveva deciso di tenersi informato in caso di pericolo. Per questo quando aveva tempo libero leggeva e appuntiva paletti. Faceva le collane d'aglio, pregava con il rosario. Faceva di tutto pur di essere pronto, di essere preparato a qualunque evenienza. Anche se la verità più profonda era che a smuoverlo era la paura. Lui aveva paura, si preparava, ma voleva che quel momento non arrivasse mai. Si ripeteva più volte che era pronto, ma in realtà non ci si sentiva per niente.

Non era mai stato un ragazzo deciso. Neanche con i fagioli. Sua madre era sempre indecisa e quando gli chiedeva che fagioli volesse lui rispondeva sempre 'uguale', poiché non riusciva a prendere una decisione e aveva paura di prenderla. Aveva davvero paura.

- Hotori… - la voce del signor Williams richiamò sulla terra sia il moro che il biondo.

Tutti e due volsero lo sguardo di lato, dando l'attenzione al cacciatore di vampiri.

John bevve un lungo sorso di whisky prima di parlare. I due attesero pazienti.

- Signor Hotori le deve prendere una decisione… - iniziò a dire serio. - Una decisione non molto facile…

- Dica… - disse in un sussurro Hotori, probabilmente se l'aspettava.

- La ragazza è un vampiro ormai… o va uccisa e va lasciata andare con il ragazzo. - disse con voce ferma mentre si apprestava a bere un altro sorso della bevanda.

- U-uccisa? - domandò in un sussurro Eiji, non aveva affatto pensato a quest'evenienza, a questa possibilità, di veder uccidere la propria amica.

- Esatto… - continuò Williams. Sapeva quanto fosse dura per loro due questa faccenda, ma triste o no le cose andavano sempre fatte come si deve. E la decisione spettava ad Hotori. - Lei è ancora convinto che Amu sia umana?

- Perché no… - disse il biondo, con un tono di voce leggermente incerto però. - Quella ragazza è vissuta con me per sei anni, crede che non sappia chi sia?

Lo sbattere forte dei pugni di John risuonò per tutta la stanza.

- Dannazione! - imprecò l'uomo. - Qui non stiamo parlando di quello che è stata per sei anni, qui stiamo parlando di quello che è diventata ora! Ora, stiamo parlando! Signor Hotori apri quei suoi occhi sognanti che vedono tutto il mondo rosa ed inizi a guardare in faccia la dura realtà dei fatti. Nn bastano le speranze, non bastano le preghiere. Ormai Amu è condannata e lo sappiamo tutti e due.

Pronunciò il nome della ragazza per far capire bene al signor Hotori che ormai non era più una persona, era un demone, era un demone quello che risiedeva dentro di lei.

- Però… - disse Hotori. - io capisco, ma…

- No. - lo interruppe Williams. - Se lei avesse davvero capito il 'ma' non ci sarebbe.

- Ma che cosa vuole che faccia? - sbottò il biondo. - Come solo mi può chiedere di decidere di una vita di una persona a me cara poi….

- Le sto chiedendo questo per avvertirla della mia decisione. - rispose John riempiendosi il bicchiere. - Come le ho già detto… Crede che il non morto aspetterà tanto a farsi vivo? Le assicuro che sicuramente sarà già sulle nostre tracce. L'acqua santa può fermare un vampiro due giorni massimo, pecche gli annienta i poteri fino a che la ferita non è guarita. Ma i vampiri guariscono molto in fretta. Anzi, mi chiedo perché ancora non ci abbia attaccati.

Concluse portandosi il bicchiere alle labbra.

- Siete riusciti a sapere almeno perché l'ha trasformata se è come dice lei? - chiese Hotori.

- Le assicuro che è come dico io… - rispose marcando la lettera 'è'. - E comunque… no, non siamo riusciti a sapere niente. Quella ragazza è più tosta dei miei stivali in cuoio.

Sospirò di nuovo, se si fosse fatto pagare per tutti i sospiri che aveva fatto in quell'arco di tempo avrebbe avuto abbastanza soldi per vivere di rendita, senza lavorare più a quei casi maledetti.

Dopo tutto aveva quasi cinquant'anni. Una volta, quando era giovane, gli piaceva e lo emozionava risolvere un caso su un vampiro e portare quiete tra la popolazione, ma di questi tempi si era come afflosciato e il suo entusiasmo era stato tutto sotterrato dalla frase 'è solo un lavoro'. Iniziava a stancarsi subito e aveva bisogno sempre di più riposo.

- Ma se la lasciassimo andare che cosa succederebbe? - chiese poi il biondo.

Williams lo guardò. Ma quell'uomo era stupido oppure aveva il cervello di cavalletta di natura?

- Che cosa pensa che succederà? - chiese ironico l'uomo.

- Beh… non saprei… io…

- Ci uccidono insieme ecco che succederà… - rispose sospirando di nuovo il signor Williams.

Era davvero esausto, tentò di riprendere la lettura, doveva restare sveglio in caso di pericolo. Ma era un impresa più facile a farsi che a dirsi.

Le righe del testo che stava leggendo ogni tanto si sdoppiavano oppure venivano nascoste dalle sue palpebre.

Inutile, non riuscì a resistere e si addormentò sulla poltrona.


Una ragazza su una stanza dall'aria smorta. I polsi legati in grosse catene e le caviglie trattenute da una corda spessa. Sentiva bruciore e dolore dappertutto. L'acqua santa aveva avuto un bruttissimo effetto su di lei, neanche se lo sarebbe immaginato. Inoltre sulle braccia era piena di lune piene e mezze lune. Ostia. Appena le aveva poggiato quella roba sulla chiesa le aveva procurato scottature in tutta la pelle. Figuriamoci, non l'aveva mai presa neanche da viva. Non era credente, non si affidava mai agli altri. Figuriamoci ad un dio che è un'idea del popolo solo per farsi forza, diceva sempre a se stessa ovviamente. Se avesse parlato così la parola eretica sarebbe risuonata per tutto il villaggio. E di scottature poi le erano bastate quelle ricevute quel pomeriggio, senza che ci si mettessero anche il rogo e le candele.

Diede uno strattone alle catene, ma i suoi poteri l'avevano come abbandonata. Anche se non erano la sola cosa da cui si sentiva abbandonata.

Ikuto…

Già, lui. Perché non veniva a salvarla? Perché non arrivava e la liberava? Aveva forse paura? No, era impossibile, in tutta la storia non c'era mai stato un vampiro più coraggioso di lui, che affrontava anche la chiesa per i suoi interessi. Ma allora perché era ancora rinchiusa lì e lui era fuori? L'aveva forse presa in giro? I vampiri non piangono lacrime di acqua, no, piangono lacrime di sangue, ma in quel momento neanche quelle le uscivano dagli occhi. Era troppo delusa da quel ragazzo per piangere, troppo.

Perché l'aveva trasformata se poi se n'era andato? Voleva farla soffrire? L'aveva presa in giro? Che bisogno ne aveva di farla soffrire?

Si rannicchiò su se stessa, anche se a fatica. Le lesioni sul corpo le dolevano terribilmente, ma lei cercò di non curarsi di loro. Quei bastardi l0avevano massacrata e per cosa poi? Per sapere il motivo chiaro ed evidente, per la quale lui avesse generato lei.

- Per me sono solo dei balordi gonfi di orgoglio come i pavoni… - si disse per poi poggiare la testa sul muro di lato e chiudere gli occhi. Non dormiva, non poteva dormire, ma almeno poteva fingere per riposarsi e sentire i loro discorsi quando sarebbero venuti a controllarla. E poi poteva provare a combattere con la voglia di sangue che premeva tantissimo nel suo stomaco.


Ikuto scagliò anche il terzo bicchiere contro il muro, ferendosi con i vetri sulle mani. Sangue, il sangue che lei anche aveva bevuto.

Il sangue scendeva dalle sue mani, ma anche dagli occhi del ragazzo. Come avevano osato portargli via Amu? L'avrebbero pagata cara. Davvero molto cara. Questa volta la pietà non ci sarebbe stata.

Lui non si era mai considerato un vampiro molto cattivo, perch faceva alle sue vittime sempre la grazia di ucciderle dopo una tortura. Ma stavolta non ci sarebbero stati solo morti ma anche giochi da appendere alla parete, con cui giocarci quando si è annoiati. Già vedeva lui ed Amu mentre si divertivano a torturare quel ragazzino, Eiji. Lo vedeva lì davanti a lui, appeso alla parete, tremante e scosso dai singhiozzi causati dal pianto.

Sorrise sadico e si leccò le labbra. Quella visione lo aveva reso affamato. Aveva bisogno di bere quel buon liquido rosso. Ma prima le cose importanti. Si, prima Amu.

Appena le ferite si fossero chiuse del tutto sarebbe partito all'attacco con più forza di prima. Eccome se sarebbe partito all'attacco, aveva anche lui voglia di vendetta.

Prese un altro bicchiere, ma stavolta lo frantumò al suolo. Era uno sfogo, un passatempo, frantumare bicchieri.

Continuò a romperli tutti, finché non si rese conto che se non voleva tagliarsi di più le mani doveva smettere e pulire quel casino.

  
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