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Autore: kumiko095    11/10/2011    4 recensioni
Ti amo, ti amo, futili parole al vento se sussurrate a nessuno.
Ti amo Lovino, ti amo, ma ti lascerò a lui, Antonio.
Ti amo Feliciano, ti amo, ma ti lascerò andare da lui, Ludwig (anche se crucco mangiapatate mi piace di più...)
E se un incomprensione separasse due persone che si amano?
E se la riflessione li ricongiungesse?
E sue due lettere, chiuse in un cassetto fossero viste solo all'ultimo momento?
Lovino e Feliciano, due corpi, un cuore.
Due Italie, ma una.
"Non è vero, non mi ami. Non puoi amare me e non amare lui" si voltò e sorrise "Siamo in due ma siamo la stessa persona"
"Tu lo ami?"
"Non puoi neanche immaginare quanto"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 capitolo- Buono tomato, buono tomato...
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Feliciano, contrariamente ai suoi standart, si era alzato di buona lena quel giorno anche se erano solo le 6.00 del mattino.
Dopotutto avevano il volo per Roma alle 7.00 e doveva ancora ripassare “Let's Boil Hot Water!”, la canzone che avrebbero dovuto registrare per Kiku.
-Pasta, pasta, pasta…~- cantilenò scendendo le scale.
Ludwig si affacciò dalla cucina –Sei pronto Feliciano?-
L’italiano annuì ed entrò nella stanza e dirigendosi verso la credenza dalla quale prese la sua tazza “Sono un italiano medio”, come la canzone degli Articolo 31 che gli era da subito piaciuta da subito.
Versò il latte, i cereali al cioccolato e iniziò a fare un’allegra colazione.
Il tedesco lo guardò stranito, non aveva mai capito perchè quel giorno era stranamente felice di tornare in Italia.
Certo, amava l’Italia e questo era chiaro, ma quella volta era stranamente più eccitato del solito.
Forse perchè in Italia la pasta era più buona?
No, la sapeva cucinare buonissima lui stesso.
Dopo aver riflettuto capì.
Certo, Feliciano non voleva tornare a casa sua per qualcosa, ma per qualcuno.
Per Lovino, più precisamente.
Ludwig sapeva che l’italiano adorava il fratello e che ogni volta che si presentava l’occasione di poter rivederlo non si tirava mai indietro.
Quanto tempo era che quei due fratelli non si vedevano?
Due anni, forse di più.
Due anni senza vedere il proprio fratello…ah, fosse toccata a lui una tale fortuna!
Quel magnifico idiota di suo fratello Gilbert non l’avrebbe più disturbato mentre lavorava e si sarebbe potuto rilassare nella più completa calma.
Capiva bene però, che per Feliciano non era la stessa cosa, fosse stato per lui avrebbe portato anche il fratello lì in Germania, pur di stargli accanto.
Ma Lovino odiava la Germania, o meglio odiava Ludwig proprio perchè stava con il suo fratellino e quindi si era rifiutato categoricamente di andare anche solo a trovarli.
- Feliciano, se hai finito possiamo andare in aeroporto- Ludwig trascinò i trolley di entrambi fino all’ingresso.
L’italiano lo raggiunse poco dopo, mentre infilava il cappotto –Eccomi, eccomi- si affrettò, si fermò davanti a Ludwig facendo il saluto militare mentre sorrideva –Il soldato è pronto signor comandante!- disse allegro.
-Andiamo- Ludwig non diede troppo peso alla cosa, anche
se veder Feliciano compiere quel gesto gli riportava alla mente che in guerra i tedeschi non si erano comportati proprio “esattamente” bene.
-DOVE CREDETE DI ANDARE SENZA IL MAGNIFICO ME?!-
la porta venne sbattuta sulla faccia del tedesco con una tale violenza da farlo urlare.
-Girbert, che cazzo fai!!!- urlò Ludwig al fratello, che stava comodamente appoggiato al suo trolley con la bandiera prussiana.
-Ma la mia magnifica entrata naturalmente!-
Il tedesco stava per tirare un pugno dritto sul naso del fratello,  quando sentì la risata cristallina di Feliciano.
Si fermò con il braccio a mezz’aria, mentre il prussiano si premuniva a pararsi il volto con le mani.
L’italiano aveva una risata splendida.
Una di quelle risate che ti fanno passare l’incazzatura, di quelle che ti rendono allegro, che ti fanno sorridere a tua volta.
Si, Ludwig ne era convinto, quella risata gli piaceva veramente tanto.
 
 
 
Lovino era arrivato agli studi verso le 10.00 e aiutato dai tecnici aveva iniziato a sistemare l’attrezzatura nel frattempo che arrivassero gli altri.
I primi a fare a loro comparsa furono Francis e Antonio.
-Lovinitooooooo!!!- lo spagnolo gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo calorosamente.
-E staccati, bastardo!- l’italiano riuscì a toglierselo di dosso poco dopo, vedendolo come al solito sorridere.
Ma non quel solito sorriso scemo di sempre, un sorriso più triste, più malinconico.
Un sorriso che lo faceva sentire in colpa.
A distrarlo dai suoi pensieri fu Francis, che presagli la mano compì un perfetto baciamano degno del francese che era.
-Mais, bounjour Lovino- disse, iniziando già squadrarlo e leccarsi le labbra.
Quel maniaco riusciva a fare pensieri perversi anche di prima mattina.
Mentre stava per dirgliene quattro, fu bloccato dagli schiamazzi e parolacce inglesi fuori dall’edificio.
- Perchè sei arrivato anche tu in orario?Che cavolo, il mio volo partiva prima!
-Ti ricordo, megalomane che non sei altro che io sono sempre in orario come le lancette del Big Bang!-
-Megalomane? Io non sono un megalomane, io sono l’eroe!-
-Smettila con queste cretinate! Stupido mangiatore di hamburger!I tuoi Mc’Donals fanno schifo!-
-Parla quello che non sa farsi neanche un panino come si deve! Sono i tuoi scones a far schifo!-
-CHE?! I miei scones sono buonissimi!!!E poi so cucinare,e il mio tea è buonissimo!!!
-BLEAAAAH!!!-
-Ahaaaaaa!Fuck you american bastard!-
-What?Shut up asshole!!!-
L’inglese e l’americano fecero la loro che la serie di parolacce a raffica non era ancor finita.
Lovino si sentì quasi togliere il primato.
A quella mischia si unì anche il francese che proprio non riusciva a trattenersi alla tentazione di irritare l’inglese e ci si metteva anche lo spagnolo a far saltare i nervi all’italiano sopra citato.
-BAAAAAASTAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!- urlò Lovino, più forte che poté per sovrastare quel mormorio (che proprio mormorio non era) confuso di voci che gli stava facendo venire il malditesta.
Tutti si zittirono e fu allora che Lovino lo vide.
-Veh Lud, questo trolley è troppo pesante, non riesco a sollevarlo!- si stava lamentando con il tedesco, che in quel momento aveva sollevato la valigia tricolore e l’aveva portata fin in cima alle scale.
Lovino corse fino all’entrata.
-FELICIANO!- urlò, fuori di se dalla gioia.
L’italiano alzò la testa e sorrise del più dolce sorriso che aveva –Lovi!-
Salì di corsa le scale, mentre l’altro gli correva incontro.
Anche gli altri si affacciarono per vedere chi fosse arrivato.
Ludwig, ormai accanto a loro, poggiato su due trolley, uno con il tricolore italiano (quello di Feliciano) e l’altro tedesco.
L’albino che ancora le saliva era Gilbert che salutò tutti con un “Ragazzi, il magnifico me è finalmente arrivato!”.
Francis e Antonio lo abbracciarono calorosamente, quasi facendolo ruzzolare giù dalle scale.
Sulla strada invece, si intravedevano già le figure del cinese e del giapponese, seguite dall’aura vagamente malefica del russo.
Tutti però, che fino ad allora non avevano minimamente prestato attenzione agli italiani non poterono far altro che voltarsi a guardarli.
Conoscevano la situazione di quei due ragazzi, che anche se finalmente uniti non si vedevano da un’infinità di tempo, neanche il compleanno tanto atteso festeggiato insieme.
Ora si abbracciavano calorosamente, inginocchiati sull’ultimo gradino della scalinata.
Uno cingeva le spalle dell’altro facendogli affondare il viso sulla propria spalla e continuava a ripetere qualcosa tipo “Il mio fratellino!Il mio stupido fratellino!” mentre piangeva lacrime di felicità e l’altro si aggrappava con forza alla schiena dell’altro, stringendo il tessuto della felpa del fratello.
“Veh, sono qui Lovi, sono qui” diceva questo, piangendo a sua volta.
Feliciano aveva subito abbracciato il fratello, facendolo arrivare a terra e l’altro dopo un attimo di smarrimento aveva ricambiato.
Avrebbero voluto entrambi che quell’attimo non finisse mai, avrebbero voluto potersi crogiolare in quell’abbraccio caldo ancora per un po’ , per sempre forse.
Fu la voce atona e rispettosa di Kiku a riportarli alla realtà –Lovino-san, in sala prove, lei sarà il primo a cantare-
 
 
L’italiano non sapeva che avrebbe dato per tirare una scarpa in testa a quel giapponese o magari infilargli un kimono giù per….beh, meglio non saperlo.
Fatto sta che ora aveva iniziato a cantare e suo fratello lo guardava con ammirazione.
Sapeva però Lovino, che quella canzone avrebbe creato non poco scompiglio…
-Buono tomato, buono tomato, buono, buono, buono, uh, tomato!-

*******************
 

Quinto capitolo!!!
Grazie mille per le recensioni e per chi legge questa storia in silenzio!
In questo chap vediamo finalmente Feli, un Ludwig (vagamente) innamorato e un Gilbert abbastanza megalomane.
Ma anche Arthur e Alfred che si punzecchiano, Antonio che riparte all'attacco, un Francis un pò meno maniaco del solito, un Kiku guastafeste, la comparsa di Yao e l'aura inquietante di Ivan...
che dire? La parte puccevole dei due fratelli mi è piaciuta un sacco da scrivere, forse Lovi è un po' OOC, non so, giudicate voi.
Spero comunque che fino a questo punto i pg siano abbastanza IC, o mi amazzo...
nel prossimo chap che farà tanto "BUONO TOMATO!" (finalmente) vedremo tanto altro... siete curiosi?!
continuate a seguirmi e RECENSIRMi!!!Arigatou!

Ci si vede,
Kissuuuuuuuuuuuuuu
Kumiko05


 

  
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