Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: MorgueHanami    11/10/2011    3 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Is this War? No, this isn't. This is Love.

A chi avrebbe il coraggio di dare la propria vita

per la Musica.

Capitolo 7 - Starlight: Evey.

'Starlight
I will be chasing your starlight
Until the end of my life
I dont know if
it’s worth it anymore'

(Muse)

 

I MUSEcology continuavano il loro 'concerto' al St Patrick, mentre un gruppo di ragazzuoli fuoriosi - ecchissà chi erano, quei ragazzi - urlava le parole di Starlight, quasi come se dinnanzi a loro ci fosse seriamente Matt Bellamy assieme a Dom e Chris. Ma Evey mi teneva la mano, mentre in quel miscuglio chimico di sillabe e note mi sentivo nuova, nata e libera. Newborn,se proprio vogliamo rimanere in tema Muse.

La serata si era conclusa con i miei piedi doloranti a causa dei salti fatti con i trampoli, un goccetto di troppo che ha lievemente guastato i pochi neuroni rimasti nel mio cervello e la bella faccia del batterista figo a suggellare un bel patto con l'incoerenza. Nella macchina di Evey albergava il silenzio, forse perché le nostre teste andavano ancora a tempo con le canzoni che riecheggiavano nella nostra testa. I capelli riccioluti e rosso fuoco di Evey si muovevano a tempo con la testa altrove, nel pianeta musica. Un maglione rosso e nero di Beshka colorava il suo viso pallido, contornate di occhiaie per il poco sonno. E anche la mia testa andava a tempo con la sua, addirittura gli stessi movimenti assieme a braccia e gambe, come se stessimo suonando alla batteria. Ce ne accorgemmo, che stavamo facendo la stessa azione. Ci voltammo. Ci guardammo. Scoppiammo in silenzio a ridere, credendoci delle idiote. Mi sentivo felice in quel momento e forse Evey l'aveva notato, perché mi fissava felice; contenta di vedermi sorridere, forse.

- Allora, ragazze, che canzoni hanno suonato? - domandò il fratello di Evey, la nostra cara Eva. - Sono curioso, susu. -

- Troppe, nemmeno me le ricordo. - sorrisi appena, guardando Evey. - Ma lei le ricorda tutte, solo che non vuole dirle. Ad un certo punto il cantante voleva una ragazza che cantasse starlight, ma non è voluta andare!!! - una pernacchia ed Eva mi guardò con sguardo assassino.

- Sei un'idiota, Evey. Sai che sai cantare. Altrimenti Davide non ti avrebbe mai presa!! - la sua occhiataccia mi fece zittire. Sospirai. - Ci vediamo domani a scuola. - sussurrai, aprendo la portiera. Ero arrivata a casa in pochi minuti. Il fratello di Evey è veramente un fenomeno.. lui, la musica e i motori.

- Domani.. oddio, è vero. Domani c'è scuola. - Evey fece una smorfia e mi salutò con la manino, mostrando il suo tatuaggio strano, una specie di stella. Risi, camminando sola soletta per il marciapiede di casa.

E stavo ancora ridendo, fin quando quella figura fuori casa mia mi lasciò pietrificata sull'orlo. Rimasi inacidita con delle parole avvelenate ben nascoste dalla lingua, serrate in gola e gli occhi ricolmi di odio e dolore.

- Che ci fai qua a quest'ora, sotto casa mia? - domandai, osservando Ax che non sembrava intenzionato a spostarsi dal cancello. Presi le chiavi e cercai di infilarle nella serratura ma lui mi prese la mano. Lo fissai. - Senti, Ale, sono le undici e mezzo. Sono stanca. Domani ho scuola. Cosa vuoi? - non disse nulla. Si chinò su di me, mi fissava con gli occhi lucidi. Non farlo. Dannazione, non farlo.Non utilizzare le tue mosse segrete per addolcirmi, non ci riuscirai. NO.

L'unico lampione gli illumianva solo parte del viso: mi persi per qualche minuto a fissare i suoi lineamenti; ogni tratto sembrava ricordarmi perché mi piaceva così tanto, ogni piccolo dettaglio stava a rappresentare tutti i momenti in cui lo guardavo allo stesso modo.

Ma io sono ancora innamorata di Ax? No. Ma è sempre lo stesso effetto, il suo.

Il suo profumo inebriava l'ambiente, fino a confondersi con il sapore delle sue labbra. Non resistetti, lo strinsi a me e lui mi abbracciò.


" Mon cher, non una parola, intesi? Spero che con questo bacio capirai cosa devi fare.. cosa devi afferrare e cosa devi lasciare andare. "

Le parole di Jared risuonarono nelle mie vene arrivando al cuore e l'immagine di quell'uomo perfetto mi piombò addosso, nel buio degli occhi chiusi. Quelle nuvole colorate formavano il suo fascino, la mia mente ricordava ogni suo dettaglio di realtà.. nessuna foto, ricordava l'immagine di Jared Leto in carne ed ossa accanto a me. Sussultai e Alessandro mi lasciò.

- Ti amo. Lo vuoi capire che ti amo? - bisbigliò prendendomi per le braccia, stringendomi.

E io ho una confusione nella testa. Lo vuoi capire che ho una confusione assurda nella testa?

- E' tardi. Io devo rientrare. - l'incoerenza tra parole e azioni fece andare Ax in collera.

- Ah. Buona notte, allora. - ma rimase calmo, allontanandosi. Osservai inerme quella figura sempre più lontana.

- No, aspetta. - non urlai, ma lui mi sentì. Si sentiva ogni minimo dettaglio in quella strada oscurata. Anche il passo felpato di un gatto, silenzioso ed agile, si sentiva come un urlo nel bel mezzo del silenzio. - Scusami. Tu sei venuto qui..e.. io ti ho trattato di merda... - dissi, sospirando.

- Dov'eri andata? - domandò inarcando un sopracciglio. - ti ho cercato per tutto il paese. - sorrisi appena - anche al parco... - continuò lui, ridendo.

-ah, quindi hai capito dov'è il parco? - domandai fintamente stupita.

- No, in verità mi ero perso e ci sono arrivato per caso... - scoppiai a ridere, ma lui mi tappò la bocca con un bacio. - Scema, è quasi mezzanotte.. ti pare il caso di ridere a quest'ora? - sussurrò sulle labbra. Restai a fissarlo. In silenzio. Le sue labbra poggiavano ancora sulle mie, prima di scendere lungo il collo, delineando il suo sensuale tragitto; chiusi gli occhi ai suoi dolci morsi, alle sue carezze con le labbra, ai suoi respiri confortevoli. Gli accarezzai appena il viso, mentre lui scendeva più giù, lungo la spalla.

- no, fermati. - Le parole di Jared mi risuonavano nelle orecchie quasi fossero musica da i - pod con cuffiette. - Non so nemmeno io cosa voglio, Ale. - si staccò dalla mia pelle, osservandomi. Poi sospirò e mi lasciò andare.

- Ho capito. Senti.. abbiamo già parlato dei Mars. E.. sai cosa penso. -

- sì.. pensi che sia una pazza, come tutti. Magari anche che sono malata.. ma, tu non mi capisci, Ax! Tu e il resto di questo mondo, non riuscite a capirmi! Non so nemmeno come spiegarvi cosa significano per me, non ci riesco. Pensavo che ciò che era successo qualche mese fa.. pensavo che l'anoressia vi avrebbe fatto capire che i Mars sono per me qualcosa di importante.. sono loro che mi hanno rialzato quando sono caduta la prima volta.. e adesso guardami, nonostante cerchi di rialzarmi..senza di loro non ce la faccio, Alessà! Sono la parte essenziale di me, sono la mia corazza. Non è difficile da comprendere che mi fanno stare bene. Non ho capito cosa ci trovate di male... Conosco una frase, sai? se vuoi te la dico. -

Ax mi sorrise, quasi come se gli facessi pena. Odio quando fa così. Ma perché non capisce nessuno, nemmeno lui, quanto siano importanti per me i Mars?

- Dici pure, allora. - sembrava farmi contenta e ci riusciva.

- Some people believe in God. I Believe in Music. Some people pray. I turned up the radio.-

Non aveva capito. Sospirai.

- molte persone credono in Dio. Io credo nella Musica. Molte persone pregano. Io accendo la radio - E qul viso si stirò in un lieve sorriso. Ma non mi aveva compreso, nulla poteva far comprendere quello che provavo.

E' così difficile, per gli altri, capire cosa provo io? E' così difficile far capire che anche una solo loro foto riesce a farmi sorridere; che anche il solo pronunciare il loro nome mi fa sorridere, dimenticare tutto quello che di più brutto c'è al mondo e ridere, ridere spensierata? Ogni loro canzone parla di me, come se mi conoscessero a fondo. Ogni nota è sposata perfettamente con la sillaba, così da creare un libro dalla copertina illustre, un libro che leggerei tutte le volte che lo finisco.

- D'accordo, io... - sospirò. - sei un caso perso, Morgue. E io adoro i casi persi. - sussurrò ridendo. Sospirai: non mi capirà mai nessuno. Mi sento sola.

- Smettila di prendermi in giro, io sono seria! La musica per me è tutto; La musica è il mio Dio. - e con quella conclusione poco affrettata e davvero sentita, aprì il cancello dietro di me con le chiavi. Ax mi bloccò ancora una volta. - Ti amo. Proviamoci. -

Proviamoci.Quella parola risuonava subito dopo quelle di Jared. Proviamoci. Tentar non nuoce. Proviamoci. Mi voltai verso di lui che si coricò, avvicinandosi al mio viso.

- Dammi una chance, morgue. Mi hai permesso di entrare nella tua vita nel momento meno opportuno; ti ho delusa, ti ho uccisa e messa in vita più volte.. dammi la possibilità, ti prego. Dammi l'opportunità di farti capire che tutto quello che ho fatto non è stato perché sono stronzo ma perché volevo stare davvero con te... ti prego, Donia. Perdonami, sono capace di mettermi anche in ginocchio se necessario, anche farti una serenata rap. - sorrisi appena - anche di scriverlo su tutti i muri. Ti prego, perdonami. Proviamoci. Provaci. ti prego, Amore. Provaci. Non te ne pentirai, provaci. - mi sussurrò a mano a mano che le sue labbra si avvicinavano al mio collo; un brivido percorse il tragitto della spina dorsale, sfumando. Cercai di rimanere impassibile, senza essere scalfita dalla sua violenta dolcezza.

- Proviamoci. Va bene.. ma... - mi interruppe nel bel mezzo del discorso con un bacio. Il mio dito indice gli carezzò la guancia, prima di scendere a delineare la forma del suo viso, fino al collo.

- Si.. se Jared Leto ti chiederà la mano, ti lascerò andare. - rise appena, ma io sorrisi. Lui sta scherzando, ma io stavo per dirgli questo. Lui non sa cosa è successo, a Roma.. nè all'albergo.

 

 

« Molto spesso la crisi è tutt'altro che folle

è un eccesso di Lucidità.»

( Bluvertigo )

 

- La lezione è finita, andiamo in pace! - urlò Fluo varcando la porta dell'aula; io come al solito ero la solita bradipa/lumacona e scansafatiche, infatti fui l'ultima ad uscire e richiudere l'ammasso giallastro su cui noi - bravissimi alunni - avevamo scritto " Ceseificio 3B Cl - We're going to do RICOTTAS! " un modo carino per esprimere tutto il nostro interesse per lo studio: praticamente, siamo convinti che siamo più bravi nel fare le ricotte, che nel studiare greco e latino.

Evey mi aspettò, come sempre; Wry quest'oggi sarebbe ritornata a casa da Roma, sarebbe ritornata a scuola, alla sua vita normale accanto ai nostri nomi. Ma adesso non era con noi, non se la sarebbe fatta a piedi canticchiando per strada assieme a me, evey e Eden che era assente.

- nooo, ma quella di arte oggi ci ha fatto proprio la palla! - disse Lex, maneggiando il suo Android, unico mezzo di comunicazione con il mondo durante le sei ore di Lagher.

- Ohhh, senti non me ne parlare! - Yra era vestita color rosa confetto, Jeans attillato e, chissà perché, scarpe da tennis. - Per non parlare della puffola proffola! - aggiunse poi, facendoci scoppiare a ridere. Le ascoltavo in silenzio, mentre scendevamo le scale dell'immensa scuola, lamentandoci delle ore passate ad ascoltare le voci monotone dei prof.

- ODDIOOO! - l'urlo di LEx ci fece fermare tutte: ci voltammo e la osservammo quasi lacrimare di gioia. - che succede, Lè? - domandò Fluo, togliendosi le cuffiette del cellulare: la voce lontana di Hayly si sentiva benissimo, assieme al coretto di voci maschili: Brick by borin brick, meglio conosciuta come ' BBBB '. Gli occhi nocciola di Lex si riportarono sulla mia figura. Sgranai gli occhi.

- Che succede? - domandai impaurita.

- JARED HA RISPOSTO AL TUO TWEET, DONIA! - Un momento. Ferma.

Sentì la mia testa pesare e le gambe flettersi.Delle mani afferrarmi. Delle voci implorarmi di riaprire gli occhi. Ma non volevo: di fronte a me l'immagine di Jared che mi abbraccia, le parole di Lex che risuonano nel silenzio, tra le voci.

Ha risposto al mio tweet,pensai. Aprì gli occhi, ritrovandomi ancora a scuola, nell'infermeria. Le ragazze mi erano accanto preoccupatissime, ma la mia unica preoccupazione era altro.

- Lex. Hai salvato il tweet? - domandai con la voce secca, ricolma di speranza e vitalità.

- Sì.. ma posso sapere cosa gli avevi scritto? perché la sua risposta è...- non le diedi il tempo di finire di parlare, che presi il suo android e controllai.

Iam_intothewild : @JaredLeto I'm Donia. Remember? Rome. Miss u, guys. My parents have burned the ticket. But I will come.

JaredLeto: @Iam_intothewild Yeaaaaah! Passes all. Everyone and everything.

 

Sorrisi. Rimasi in silenzio ad osservare con le lacrime agli occhi il display. Le altre mi fissavano non capendo. Alzai lo sguardo, ripetendo - Passes all. Everyone and everything. - e loro non capirono il senso di tutto. - Sù, ragazze. Mettiamoci al lavoro.. come ci andiamo al concerto? - improvvisamente i loro volti furiono schiariti da un sorrisone. Mi abbracciarono. E in quel momento non mi sentì più sola.

Ce l'avrei fatta. Avrei superato tutto e tutti. Anche senza biglietto. Ce l'avrei fatta, sarei riuscita a vederlo, accarezzarlo. A parlargli, a dirgli che voglio restare con loro, andare via. Non tornare indietro.

 

 

Aereo del giorno prima.

Partenza H 16.00 gg 10/11/11

Partenza H 13.00 con treno aereo.

Fissavo il foglietto dichiarandomi folle, ma senza dirlo. Evey a mia volta osservava il biglietto che anche io osservavo, prima di cominciare a canticchiare una canzone.

- E' la nuova dei Demo? - domandai sorridendo appena, e lei annuì in silenzio.

- E' bella. - sussurrai, prima di guardarla con la coda dell'occhio.

- Non me la conti giusta, morgue. - era serio il suo tono di voce, talmente serio che mi soaventò. La osservai con attenzione,s tudiando nei suoi lineamenti che aveva capito cosa stessi nascondendo. - Cosa è successo a Roma? - domandò curiosa, lasciando che le labbra per qualche attimo assumessero la posa di un sorriso, prima di scemare in un'espressione neutrale. Sospirai. sapevo che ad Evey non potevo mentire, mi conosceva bene e cone tutti gli scrittori che si rispettino, lei sapeva quando un suo personaggio mentiva. E io stavo mentendo.

- Quello che sai. Ho incontrato la band e mi hanno dato i golden. - ormai quella frase non mi faceva più lo stesso effetto; nonostante ci rimanessi malissimo, nonostante avevo voglia di piangere disperatamente per quel biglietto, me n'ero fatta una ragione e adesso camminavo in silenzio su quelle parole. Evey sospirò, avvicinandosi a me: io sono più grande di lei, ma in quel momento sembrava volesse proteggermi; mi diede uno schiaffetto sulla spalla. - Lo sai che puoi dirmelo. - sorrise. - Siamo delle groupie, noi. - sussurrò, centrando forse un punto che ancora non conoscevo.

- No, Evey. Sei tu la groupie dei Demo. Io non sono la groupie di nessuno. -

- sei un echelon, questo basta. E sei anche una Muser. - la guardai arricciando il naso.

- nè l'uno nè l'altro amor mio se ti dispiacciono. - esclamai come Romeo disse a Giulietta di non chiamarlo nè Montecchi nè Romeo, se poteva in quelche modo ferirla.

- Andiamo, smettila e sii seria. Sei un echelon pazzoide.. e una muser. sei una muser. E se non ti senti muser, sappi che lo sei per indole di deficit. - scoppiammo a ridere.

- Ohhhhh Mimmo, Mimmo.. perché sei tu, un Mimmo? Rinnega la tua eterosessualità e rifiuta le tue tutine leopardate!! - recitai Evey, ricordando le ore buca a scuola, passate a modificare la romanticità di SceSHpir, come pronunciava il nostro amato professore.

- Oppure, se non vuoi, giura di essere gay e smetterò io di fingere di amare Kateeeeee!! - e scoppiammo a ridere, come due idiote. Ridevamo come dei cani. Ci guardammo in faccia. Pausa di risata. Pensammo la stessa cosa. Scoppiammo a ridere di nuovo, come due sceme.

- Ma piano, quale luce irrompe da quel palco? E' il ramarro marrone, è lo Squalo, è Matt! Ohhh, sorgi bel Matt e sconfiggi Kate, già pallida e piena di rabbia, perchè tra noi due, il vero biondo sono io! - e ancora qualche risata, le lacrime agli occhi, prima di smettere. - Bene, abbiamo deciso tutto, quindi. - disse Evey guardando il biglietto.

- Ma tu non hai il biglietto per il concerto, vero? - chiese subito dopo, tagliente. La osservai annuendo. Lei sospirò, fissandomi. - Sei una pazza, Morgue. Te l'ho detto. Come fai ad entrare? -

- Un modo lo trovo. Anzi, lo avrei già in mente, ma non è per nulla dignitoso, quindi non te lo dico. - Evey annuì, forse aveva capito. - ti piazzerai con la tenda il giorno prima e non appena apriranno i cancelli ti intrufoli senza mostrare un cappero? - domandò squadrandomi.

- No. - sospirai io. - Ruberò un biglietto.. oppure quando sarà il mio turno picchierò la security ed entrerò. - risi - No, vabbeh. Picchiarla no. Ma il biglietto... - feci una pausa, ed evey si scostò da me. - Morgue, non è leale. Nè sportivo. Non è da vera ragazza transenna! - la osservai per qualche attimo.

- Tanto lo so che lo faresti anche tu, Eva. - dissi annuendo e lei sorrise.

- é arrivato tuo padre? - domandò guardandomi. il mio cellulare seganva un nuovo messaggio. Lo lessi.

- No. - annunciai sconfitta. - Ma devo andare a piedi.. meglio che mi avvii, prima che si faccia troppo freddo e buio. - dissi, mentre Evey alzandosi mi conduceva alla porta, soppassando il famossisimo 'cesso con scalini. Con Echelon.'

- Oddio, ma si muore dal freddo!! Aspetta, vedo se i miei possono darti un passaggio. - intrufolai la mano nelle tasche della tuta confortevole e calda, misi la Kefiah e mi avviai all'uscita. I cani di Eva mi osservavano scodinzolando, Nuvola mi saltellava attorno, Luna mi osservava in silenzio. Lara dormiva. Quella mucca.

- No, Evey. Davvero. Don't worry. Mio padre si scoccia di venirmi a prendere, erché dovrebbero scomodarsi i tuoi? Io a piedi non mi scoccio di camminare. Mi piace ascoltare i rumori della strada, lo sai. - sorrisi appena, aprendo la porta e salutandola con la manino.

- Avvisami quando sei a casa. - disse Evey, ed io annuì, prima di avviarmi verso casa.

 
  
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