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Autore: Kumiko_Walker    11/10/2011    2 recensioni
Tyki ed Allen, a causa di una Innocence, si ritrovano nel mondo Reale.
Ad ospitarli sarà una quindicenne italo-giapponese, amante di D.Gray-Man e della coppia Poker.
Riusciranno i due a tornare nel loro mondo ancora sani di mente?
[Ci saranno molti nuovi personaggi] [Probabili Spoiler!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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In The Real World
Capitolo 3: Mio Fratello può diventare un Abile Assassino
 
Il tempo si era fermato, per i tre protagonisti sfortunati.
Hanabi era scioccata, gli occhi di Tyki erano quasi fuori dalle orbite, mentre Allen tratteneva il respiro.
Tutto questo casino solo per una persona appoggiata sull’uscio della porta. Ma non era una persona qualunque, e questo si era capito.
Aveva una cresta nera, molto alta, e le parti ai fianchi erano rasate, gli occhi erano piuttosto piccoli, leggermente a mandorla, scuri, i lineamenti erano duri, la corporatura era abbastanza muscolosa, per altezza era quasi simile a Tyki, solo leggermente più basso, indossava una maglietta nera, con sopra un teschio bianco, con dei pantaloni di jeans, strappati qua e là, con una catena al fianco, ai piedi calzava delle infradito verde. Aveva un’espressione minacciosa, degna di un punk incazzato, solo che aveva in mano un lungo coltello da cucina. Cosa che lo faceva sembrare un assassino.
- Hai degli altri poteri che non conosco? - sussurrò l’Esorcista all’orecchio del Noah, che scosse violentemente la testa, visibilmente scioccato.
- I… Ichigo… - sussurrò Hanabi.
- COSA?! - urlarono contemporaneamente Tyki ed Allen. Quel punk assassino era il fratello di quella cretina amante dello Yaoi?!
- Ciao, Hana, chi sono quei due? - chiese il ragazzo, indicando con il coltello i due che lo guardavano scioccati - e perché hanno quella faccia da idioti? - aggiunse.
- Ecco… sono Tyki ed Allen! - rispose Hanabi - e puoi poggiare quel coltello?! Sembri un assassino -.
Ichigo alzò un sopracciglio, e mise il coltello sopra al comodino dentro casa.
- Spero che nessuno dei due ti abbia messo le mani addosso, altrimenti gli taglierò le mani personalmente - sorrise il fratello, ma aveva intorno un’aria maligna e pronta ad uccidere.
- No, però Allen è il mio ragazzo - dopo questa affermazione, Ichigo spalancò gli occhi, prendendo (di nuovo) il coltello ed avvicinandosi minacciosamente all’albino, che si mise dietro ad Hanabi.
- MA E’ FANTASTICO! - urlò una voce alle spalle del ragazzo, mentre una mano toglieva l’arnese ad Ichigo, che sbuffò.
- Mi rovini il divertimento, Sarah - disse il ragazzo.
La ragazza, che aveva il nome di Sarah, aveva un viso dolce, con due occhi verdi, non troppo grandi, le ciglia erano lunghe e pronunciate, aveva dei capelli neri come le ali di un corvo a caschetto, le labbra sottili e nere, con un naso piccolo, che le donava un’aria gentile. Aveva anche un piercing sul sopracciglio sinistro. Le sue forme erano abbastanza grandi, se si voleva esagerare, Tyki avrebbe detto che aveva una quarta, la vita era sottile, le gambe lunghe e snelle, ed indossava una tuta nera, con degli short dello stesso colore, mentre ai piedi aveva delle infradito blu. Era anche lei una punk, ma l’aura che la circondava era del tutto diversa di quella di Ichigo.
- Io mi chiamo Sarah Caroini, lo so, il cognome è un po’ strano, mi dispiace che il mio ragazzo vi abbia dato fastidio, odia ammetterlo, ma è molto protettivo nei confronti di Hana - sorrise lei, trascinando Ichigo in casa, seguiti dagli altri tre, ancora leggermente scioccati. Ma soprattutto Tyki si chiedeva come diavolo facevano due così diversi ad essere fidanzati?!
- E’ la sorella della mia peggior nemica, ma le voglio un casino di bene! - sussurrò Hanabi, sorridendo. Amava Sarah, la trattava sempre bene ed era felice di essersi scrollata di dosso Ichigo.
- Comunque, quali sono i vostri nomi? Ah! Hana, sono contenta che finalmente tu abbia trovato un fidanzato! - Sarah mise il coltello sul tavolo, sempre con un bellissimo sorriso che le dipingeva le labbra.
- Io sono Allen Walker, piacere - si presentò l’Esorcista, mettendosi una ciocca di capelli bianchi dietro all’orecchio. Carino! pensarono tutti.
- Mi chiamo Tyki Mikk, il fratello di Allen - il Noah era meno entusiasta dell’albino nel presentarsi, visto che aveva paura che il punk lo assalisse ed Hanabi aveva proibito ai due di usare il loro fighissimi poteri.
- Ma sono adottati? - chiese Ichigo, con falso interesse. Tutti e tre annuirono.
- Comunque, Ichigo, non dovevi fare l’animatore a quei mocciosi rompiscatole? - chiese la ragazza, con un tono acido. Odiava i bambini con meno di sette anni, anche se c’erano, ovviamente, alcune eccezioni. Ma ora non voleva pensarci! Strinse i denti, cercando in qualche modo di calmarsi.
- Mancavano circa la metà dei bambini, quindi non ci siamo andati, ma volevo farmi un giro e sono rimasto in paese - rispose il fratello, grattandosi la parte destra della nuca, ma dopo aggiunse - e per favore, non dire “mocciosi”, mi dai fastidio -. Ancora la gente si chiedeva se quei due erano fratelli, visto che avevano pochissime cose in comune. Ma, nonostante tutto, loro si volevano bene tra di loro, anche se si parlavano appena, che sia chiaro.
- E mamma? - Hanabi cambiò argomento, guardando Sarah, che continuava a sorridere ed ad osservare i due nuovi “ospiti”.
- E’ andata a mangiare dalla zia, perché doveva dirle qualcosa, sono sicuro che non gli hai ancora presentati a lei, quindi potrai dirle tutto domani - rispose Ichigo, messaggiando con il suo migliore amico, prestando poca attenzione alle altre persone nella stanza.
Tyki, Allen ed Hanabi tirarono un sospiro di sollievo.
- Cosa si mangia? - chiese la mora, cambiando totalmente argomento, ancora una volta.
- Pasta ben cotta - rispose Sarah con un sorriso. La punk voleva molto bene ad Hanabi, anche se certe volte sembrava il diavolo fatto a persona, ma conosceva bene i suoi gusti.
- Yeaa! - urlò l’altra abbracciando l’amica con un sorriso.
- Pasta calda in estate? - Tyki alzò un sopracciglio, stava veramente incominciando a credere che era forse meglio vivere in strada che con quei pazzi scatenati.
- A me piace il cibo caldo - ringhiò Hanabi.
- Come vuoi - il Noah alzò le spalle, in segno di resa. Aveva intuito che era inutile litigare con la ragazza, tanto l’avrebbe vinta di sicuro lei, soprattutto in fatto di cibo.
- A me non importa cosa si mangi, ho una fame! Sbranerei qualsiasi cosa! - la voce allegra di Allen frantumò in un attimo i pensieri di tutti.
Dopo essersi seduti a tavola, tutti cominciarono a mangiare. A Tyki bruciò la lingua, e bevve tre litri d’acqua per placare quel calore troppo elevato che aveva avvolto il suo muscolo. Allen, invece, era ben felice del cibo a lui offerto, e, in meno di dieci minuti, era già al quarto piatto. Hanabi si fece un promemoria: mai portare Allen in un ristorante, altrimenti si dovrebbe aprire un mutuo per pagare il conto.
- Da dove venite? Non vi ho mai visto da queste parti… - disse Sarah, per nulla turbata dall’enorme appetito dell’albino.
- Dall’Inghilterra! - rispose Hanabi al loro posto, per paura che uno di loro due avrebbe detto una stupidaggine cronica, e la loro “copertura” sarebbe saltata.
- Sanno rispondere da soli - gli fece Ichigo, finendo il suo terzo piatto, leggermente infastidito da tutto il cibo che stava mangiando Allen. Cos’era, un buco nero?! Lo guardò con odio. Se solo dovesse osare alzare un dito verso la sua sorellina, avrebbe passato l’inferno, poco ma sicuro! Eppure avrebbe giurato di aver già visto quei due da qualche parte, forse su uno di quei innumerevoli manga che la sorella leggeva…? No, dai, era impossibile, si stava, poco a poco, rincretinendo anche lui a furia di farsi prestare manga da Hanabi.
Notò che la sorella era stranamente silenziosa e non fiatava, ma sudava freddo e continuava a lanciare sguardi preoccupati verso i due nuovi “ospiti”.
Il pranzo procedette in completo silenzio.
Hanabi aveva paura che il fratello o Sarah si sarebbero accorti della vera identità dei due, avendoli costretti a leggere tutti i volumi di D.Gray-Man usciti, tanto per parlare di qualcosa che l’avrebbe interessata, senza pensare minimamente ai gusti dei due poveri sventurati su cui aveva messo gli occhi. E lei era così testarda, le persone che la conoscevano lo sapevano bene. Era stata sempre così da piccola: furba e testarda, questi sono i due aggettivi che la descrivono meglio. Hanabi era in grado di trovare una soluzione a tutto, era uno dei suoi pregi che la ragazza adorava, anche se le soluzione che proponeva erano stupide o prive di logica, alla fine funzionavano. Era una cosa strana ed inquietante. Cioè, nessuno può risolvere un problema (non quelli di aritmetica, anche se Hanabi avrebbe preferito che riuscisse a risolvere i problemi di matematica e di geometria) così facilmente, pensando ad una possibile soluzione (che inizialmente non veniva mai presa in considerazione da nessuno) in meno di due minuti! Era una cosa scandalosa! Ma anche amata, da una parte. La mora, infatti, aveva notato questo suo pregio, ed era così che era nato il suo “Giro di Favori”. Si era ritrovata molte volte persone arrabbiate contro, ma, in qualche modo, era riuscita a trovare un varco e scappare da quella situazione difficile. Perché sì, Hanabi Tsukishima non era di certo il tipo di persona che affrontava le situazioni se non era proprio necessario il suo intervento, preferiva guardare, fare la spettatrice ad una scena di teatro, dove le persone erano i burattini che la facevano divertire. Lei amava guardare come le situazioni si evolvevano in qualcosa di sempre più complicato e privo di logica, che sfiorava i limiti della pazzia e, quando decideva di entrare in scena, cioè quando le cose si facevano molto difficili, quasi impossibili, creava una pace innaturale e trovava una soluzione, così, come se le venisse naturale. E la faccenda spaventava i protagonisti di quel teatrino, che, dopo lo shock nel vedere una ragazza di quindici anni (o anche meno, visto che lo faceva anche quando ne aveva solo sei) trovare una soluzione ad una situazione così difficile, che per tutti sembrava impossibile risolvere, si mettevano a ridere e dire “Come mai non ci abbiamo pensato prima?”. All’inizio, la madre ed il padre, si erano preoccupati di questo suo strano comportamento, così l’avevano mandata da uno psicologo, ma questi li aveva risposto che non c’era nulla di strano nei comportamenti della figlia, era solamente più intelligente delle altre persone, nulla di più, solo che la piccola ancora non se ne rendeva conto, ma andava così, dopotutto. All’età di otto anni Hanabi aveva capito che certe volte le persone erano stupide. La soluzione che lei proponeva era sempre stata lì, l’avrebbe vista anche un cieco, ma la gente non la voleva mai vedere e la situazione diventava sempre più complicata, visto che le persone creavano dei complicatissimi schemi mentali che neanche un laureato a pieni voti avrebbe mai potuto capire, per cercare una soluzione alternativa, senza usare quella più semplice ed a portata di mano. Hanabi provava un’antipatia molto forte per queste persone, che riteneva più infantili di un bambino di due anni. Quando Tyki ed Allen le erano piombati in casa così, inizialmente era stata sopraffatta dalla gioia, ma subito dopo si era concentrata nel trovare una soluzione e poi, dopo neanche un minuto, aveva espresso la sua opinione (che sembra di più un ordine) verso quei due personaggi del suo manga preferito. Era quando riusciva a trovare delle soluzione con un po’ di logica che adorava il suo piccolo “dono”, per così dire, visto che lei non lo considerava un dono, ma solo un piccolo vantaggio per andare avanti nella sua vita di tutti i giorni, sconvolta a causa di un esorcista ed un Noah, ma a quella strana ragazza andava bene così, le mancava un po’ di divertimento nella sua vita monotona senza particolari stimoli. Ma non aveva mai trovato una risposta che la incuriosiva: perché solo lei aveva questo strano e alquanto bizzarro “dono”? Non riusciva a capire e questo la massacrava, solo per le sue questioni personali non riusciva a trovare una risposta plausibile, che l‘avrebbe soddisfatta. Eppure, ad ogni suo fallimento, continuava a provare, senza mai arrendersi, per poi riuscire a risolvere il problema, con qualche suo colpo di genio. Molte persone, adulti e bambini, la definivano strana, ma lei si piaceva così, ed anche la sua famiglia ed i suoi amici la amavano per quello che era, anche se il più delle volte ci rimettevano loro, ma la “stranezza” faceva parte di lei, non avrebbe potuto togliersela di dosso in nessun caso, anche volendo, poteva anche crearsi una maschera, ma quella piccola parte della sua personalità sarebbe stata sempre nascosta in un angolino della sua anima e prima o poi sarebbe riapparsa, lei lo sapeva bene, visto che ci aveva provato, ma aveva fallito ed aveva deciso di accettare quel suo “dono”.
Ed ora era lì, come se niente fosse, a mangiare un bel piatto di pasta calda in un’estate afosa, in compagnia di Sarah, Ichigo, Allen e Tyki. Cosa poteva chiedere di più? Nulla, proprio nulla. Era quella la risposta che in quel momento lei aveva saputo trovare. Semplicemente stare lì, a far finta che niente fosse successo. Che nessun personaggio di un manga era entrato in camera sua a causa di una Innocence, e che ora quei due vivevano a casa sua come scrocconi. A volte andava bene anche non fare assolutamente nulla.
Hanabi sorrise, riprendendosi dai suoi pensieri complicati, sorridendo. Si accorta di avere gli occhi del fratello puntati addosso, visto che aveva mangiato solo due forchettate di pasta e poi non aveva più toccato cibo. Così, dopo neanche due secondi, aveva spazzolato via tutto quello che aveva nel piatto.
- Veramente buono, ma Ichigo, dovresti metterci meno sale - commentò, pulendosi la bocca con un tovagliolo per poi bere un po’ di acqua frizzante fresca.
- Come sai che l’ha cucinata Ichi? - chiese Sarah, che aveva già finito il suo piatto da un po’, e si era messa ad osservare Allen, per trovare qualche cosa che non andasse in lui, a parte i suoi capelli bianchi ed i suoi “tatuaggi”. Qualcosa le diceva che quelli non erano semplici tatuaggi, ma qualcosa di più terribile. Scosse la testa. No, dai, che diavolo andava a pensare? Doveva smetterla di dare ascolto alle sue cattive sensazioni, che brutta abitudine le aveva attaccato Ichigo, stare quasi tutto il tempo con lui l’aveva reso troppo sospettosa.
- Ichigo mette sempre troppo sale, invece tu, Sarah, ne metti sempre troppo poco e la pasta risulta dolce - rispose Hanabi, alzandosi dal tavolo, trascinandosi dietro Tyki ed Allen, che avevano appena finito di mangiare.
Il Noah, però, sentì qualcosa che gli si stava strusciando sulla gamba e guardò in basso.
Vide un gatto rossiccio, con delle macchia bianche su tutto il corpo, che si era attaccato alla sua gamba e non voleva lasciarla.
Sarah sorrise allegramente e prese il gatto in braccio.
- Ghasparove! Ecco dove ti eri cacciato ci hai fatto preoccupare, non ti vedevamo da giorni! - disse la ragazza, grattando la testa di quel gatto rossiccio, che si mise a fare le fusa tra le sue braccia.
- Ghasp- COSA?! - urlò Tyki, fulminando con lo sguardo quel gattaccio. Gli stava già antipatico. Come si era permesso quell’orribile palla di pelo di strusciarsi sulla sua gamba?! Lo avrebbe fatto divorare da Tease, questo era certo. Ma poi notò un’aura oscura dietro di lui e scartò subito l’idea di far mangiare quel gatto al suo golem assassino a forma di farfalla.
- G-H-A-S-P-A-R-O-V-E è praticamente il nostro gatto, che viene qui a mangiare ed a dormire, io lo sopporto poco, ma quando c’è ci gioco - rispose Hanabi, cercando di trascinare fuori di casa i due ragazzi, ma con scarsi successi, visto che uno era affascinato da quel gatto (Allen) mentre l’altro voleva ammazzarlo a sangue freddo (Tyki). Veramente diversi, totalmente.
- Dov’è che andate? - chiese Ichigo, accarezzando la testa del gatto rossiccio, con un sorriso tenero sul viso. La sorella odiava quando il fratello mostrava il suo lato tenero. Non era da lui ed a lei veniva da vomitare quando faceva così, non lo sopportava proprio.
- Da Alessia - rispose Hanabi, riuscendo finalmente a far smuovere quei due. Ovviamente sapeva che l’amica era rimasta al parchetto.
- Ma l’hai avvertita? - Ichigo alzò un sopraciglio, poi assunse un’espressione truce.
- Ma va! - la sorella sorrise portando quei due fuori di casa, e, in meno di due secondi, uscire di casa alla velocità della luce.
- Cos’è quello sguardo truce, Ichi? - chiese Sarah, lasciando andare Ghasparove.
- Quei due non mi convincono - Ichigo strinse gli occhi, che ora erano fissi sulla porta spalancata.
- Ma dai, Ichi! Tu ti fai troppi problemi! Secondo me sono a posto! - lo riprese l’altra, pizzicandogli una guancia. Un’altra cosa per cui si distingueva Sarah era la sua totale ingenuità, che faceva concorrenza ad Allen.
- Sarà… - sussurrò Ichigo, poco convinto. Aveva una strana sensazione, ma non era affatto piacevole.
Ma torniamo ai nostri poveri tre sventurati.
- Ma perché dobbiamo andare di nuovo da quella pazza? - si lamentò Tyki, ancora trascinato dalla ragazza, che sorrideva come un’ebete.
- Perché è una mia amica! - rispose Hanabi, lasciando le mani dei due, che si ritrovarono dei segni rossi sul polso dove la mora li teneva poco prima.
- Ma come sai dov’è? - Allen non voleva entrare di nuovo in un discorso imbarazzante (per lui lo era, ma per una persona comune era normale).
Hanabi li diede un’occhiata che diceva “stavolta ti rispondo, ma se me lo richiedi un’altra volta giuro che ti stacco la testa”.
- Alessia ed io siamo amiche praticamente da sempre, quindi so dove si trova - la mora cominciò a giocare nervosamente con una ciocca dei suoi capelli scuri.
Per tutto il resto del tempo, nessuno dei tre osò dire una parola.
Hanabi fece finta di non notare la gente che guardava stranamente Allen e Tyki. C’era disgusto, pietà ed invidia. Quanto odiava queste persone. La ragazza si morsicò il labbro inferiore tanto forte da farlo sanguinare.
- Cosa c’è, Hanabi? - Allen non riusciva proprio a vedere neanche una cosa così palese. Era strano. Ma tra strani ci si intende, no?
La mora sorrise.
- Nulla - sussurrò, usando un tono angelico e dolce.
- Menti bene, ma a me non mi inganni - disse Tyki, ricevendo un pugno in pancia da Hanabi, che lo lasciò a terra agonizzante.
- Stronza - sussurrò lui, alzandosi a fatica - ma non ti frega proprio niente della mia salute?! -.
- La verità? Non proprio, basta che io sto bene, degli altri non è che mi interessi molto a dire il vero… ovviamente tranne le persone a cui voglio bene - rispose sorridendo. Erano finiti (di nuovo) in quel parchetto. La loro conversazione (se così si può chiamare) fu bruscamente interrotta da Alessia, che si schiantò contro Hanabi, con lo stesso identico sorriso dell’altra, facendo cadere a terra quest’ultima.
- HANA! Potevi avvertirmi che tornavi! Così ordinavo anche per te! - disse la castana.
- Abbiamo già mangiato, grazie - rispose Hanabi, alzandosi in piedi e massaggiandosi il sedere. Alessia, quando voleva, era molto forte.
- E come l’ha presa Ichigo? Quando hai intenzione di dire di loro due a tua madre ed a tuo padre? Insomma… racconta! - la incoraggiò Alessia, eccitata nel poter sentire la storia della sua amica. Era da un po’ che non succedeva qualcosa di interessante, quindi lei doveva sapere tutto!
Dopo una mezz’oretta di chiacchiere varie, una bella pizza mangiata da parte di Alessia (Allen ne mangiò metà) ed un sonnellino di Tyki, alla fine anche ad Hanabi venne fame (di nuovo).
- Io vado a prendere qualcosa! - disse la mora, precipitandosi verso alla piccola pizzeria a pochi passi dal parchetto, con un sorriso allegro in volto.
Tyki si stava per suicidare dalla noia, usando una corda che aveva trovato per caso, impiccandosi ad un albero, Allen, invece, stava allegramente chiacchierando con Alessia, ed entrambi erano seduti sulle due altalene.
- Com’è che sei diventata amica di Hanabi? - chiese l’albino, curioso. Ancora non si capacitava che quella pazza amante dello Yaoi avesse molte persone che le volevano bene (alla faccia del buono e gentile!).
Alessia sorrise alla curiosità, di quello che credeva il ragazzo della sua migliore amica.
- Vedi, io e lei ci siamo conosciute alle elementari. Inizialmente ci odiavamo, non riuscivamo neanche a vederci e finivamo sempre per litigare. Io, in realtà, ero molto invidiosa di Hana, perché lei era sempre amata da tutti, anche se era molto strana per una bambina di sei anni giapponese, che aveva imparato l’italiano in neanche tre mesi. Io ero fragile e non sapevo difendermi, per questo venivo sempre presa di mira dai bambini più grandi. All’inizio avevo provato a difendermi, ma poi mi sono arresa e mi lasciavo prendere a pugni da quelli. Fu in uno di quei giorni che Hana mi salvò da quell’orribile situazione, con uno dei suoi colpi di genio.
 
Continuavo a piangere, le lacrime mi solcavano il viso ed avevo delle ferite sulla faccia ed un labbro sanguinante. Stavo proprio da schifo, ora che ci penso. Ma continuiamo!
Notai una figura che mi si avvicinava a passo deciso. Scoprì che era proprio Hanabi Tsukishima, la bambina che tanto invidiavo ed, allo stesso tempo, odiavo. Ma, in quel momento, non avevo proprio voglia di litigare con lei, le avevo prese di santa ragione.
- Cosa vuoi? - sobillai, cercando di apparire minacciosa. Quella bambina giapponese mi sbuffò e mi tese la mano. Ne fui molto scioccata.
- Dai, alzati - mi incitò, con aria annoiata, come se le scocciasse darmi una mano. In quel momento la volevo prendere a schiaffi.
E lo feci.
Le tirai uno schiaffo fortissimo sulla guancia destra, che rimbombò per tutto il corridoio. Hana cadde perfino a terra. Mi ricordo che tutti i bambini si erano fermati, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta. Anche quelli che di solito mi prendevano a pugni.
Lei tenne la guancia con la mano destra, ora rossissima, ma non pianse, anzi, mi sorrise. Sembrava che aveva calcolato quel movimento della mano da parte mia e me lo avesse lasciato fare. In quel momento non riuscivo proprio a capirla. Si era ferita apposta?
- Visto? L’avevo sempre detto che Ale si sa difendere! - disse, alzandosi in piedi, poi aiutando anche me, sempre con quel sorriso divertito stampato in viso. Credo che quello era stato l’aiuto di cui avevo bisogno per far salire l’autostima di me stessa.
 
Da quel giorno io e lei ci avvicinammo, Hana non sembrava affatto turbata che io le avevo dato uno schiaffo, ed alla fine diventammo amiche. E’ stato solo grazie a lei che sono riuscita a disfarmi di quei bulli, se non ci fosse stata, probabilmente io subirei ancora bullismo da parte dei miei compagni più grandi. Hana è stata l’unica persona, nel momento in cui io avevo bisogno di aiuto, a tendermi una mano, anche se io all’inizio l’ho rifiutata dandole uno schiaffo. Credo che abbia usato il suo “dono” per trovare una soluzione al mio problema, ed io le sono molto grata per questo - Alessia continuava a sorridere, mentre pensava a quei momenti. Aveva imparato ad accettare tutto della sua migliore amica.
- Aspetta, aspetta… “dono”? - chiese Tyki, entrando nella discussione. Aveva ascoltato la storia annoiato, mentre stava fissando la corda, ma poi aveva incominciato ad interessarsi.
- Come non lo sapete? - Alessia alzò un sopracciglio e, dopo un cenno negativo da parte dei due, cominciò a spiegare - però se ve lo chiede, io non vi ho detto nulla. Dovete che Hanabi viene definita “strana” non per i suoi gusti, ma per il fatto che lei ha questo “dono” che le permette di risolvere le situazioni, con grande facilità, lo ha fin da quando era piccola, per quello che mi ha detto. Ma quando la gente ha cominciato a chiamarla “strana” lei decise di intervenire in una faccenda, solo quando questa necessitava della sua assistenza. Hana è molto intelligente, ma si fa apparire stupida ed idiota perché lei preferisce farsi conoscere così, non come “la tipa che risolve le situazione con un misterioso potere”, però lei odia chiamare questo “dono” “potere”, perché fa parte di lei e lei lo ha accettato volentieri, una persona comune lo avrebbe lasciato marcire in un angolino della sua anima, ma Hana è diversa è per questo che è amata da tutti, lei non ha paura di mostrarsi “strana”, ma le persone sono “stupide” per lei, quindi decide di essere come loro, perché sa che loro non la capirebbero mai - spiegò Alessia, con un tono di voce triste. Lei ci teneva veramente tanto alla sua amica, però era strano che non avesse detto nulla nemmeno al suo ragazzo ed ora si sentiva incolpa, perché forse i due si sarebbero lasciati a causa della sua bocca larga. Accidenti, non poteva stare zitta?! Si cominciò a fare problemi mentali. Alessia aveva la brutta abitudine di deprimersi troppo.
- Ah, sì? Bè, devo dire che la cosa è interessante! - disse Allen, eccitato nel scoprire che quella pazza della loro coinquilina aveva questo “dono” figo. Non strano, ma interessante e molto utile, secondo l’albino.
Tyki abbozzò un sorriso e si grattò la testa.
- Ehi, ragazzi, di cosa parlavate?! - si udì l’eco di una voce. Era Hanabi, con un trancio di pizza alla margherita in bocca, fregandosene altamente della temperatura non adeguata per mangiare quel cibo.
- Del tuo “dono” - rispose senza mezzi termini Tyki. Alessia o fulminò con lo sguardo, visto che neanche tre minuti prima gli aveva detto di non dire nulla, poi diede un’occhiata supplicante ad Hana, che si era fermata ed aveva sbarrato gli occhi. Lo sguardo della castana diceva “scusa”.
Ma, contro ogni previsione catastrofica, la mora sorrise e saltellò al fianco del Noah, che aveva buttato la corda sul prato verde, scartando l’idea del suicidio. Dopotutto le cose si stavano facendo interessanti.
- Tra strani si intende, no? - chiese lei, dado un morso alla pizza, facendo l’occhiolino ad Allen e Tyki, che annuirono. Uno divertito, l’altro per semplice voglia.
- EHHH?! Anche Tyki ed Allen hanno dei poteri?! - chiese eccitato Alessia, molto curiosa. La sua amica si era trovata proprio due persone fantastiche come amico (Tyki) e ragazzo (Allen).
- Fidati Alessia, un giorno ti dirò tutto, ma questo è mooooolto lontano! - Hanabi mimò il “lontano” con un movimento della mano e finendo la sua pizza.
L’amica sbuffò.
- Che cattiva! - commentò, fingendo di piangere.
I quattro si misero a ridere.
Allen e Tyki pensarono che, dopotutto, si sarebbero divertiti a stare in quel mondo.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: ragazzi scusate, ma l’ispirazione è andata a puttane e, quando mi sono ritrovata il foglio di World davanti, non sono riuscita a scrivere nulla! Perdono!
Tyki: non dirlo più, diventi stressante -.-
Kumiko: brutto stronzo! Allen, leggi quei cavolo di fogli!
Allen: s-subito * prende i fogli * ringraziamo Aryadaughter per aver messo la Fan Fiction nelle preferite!
Kumiko: ma ringrazio anche chi è riuscito a leggere fino a qui e quelli che seguono questa storia solo leggendola!
Tyki: dovresti commentare la Fic, piuttosto, idiota -.-
Kumiko: oh, sì! Il “dono” di Hanabi non è nulla di speciale, lei è solo più intelligente degli altri, però questo è strano a Santa Maria, quindi la chiamano “strana”. Scusate, ma dovevo farle avere qualche “potere” (se così si può chiamare). In questo capitolo si è spiegato il passato di Alessia ed un po’ di quello di Hanabi, ma non preoccupatevi, il passato della protagonista non è una cosa ultra-tragica! Pian piano verrà svelato il passato di tutti i nuovi personaggi che appariranno!
Tyki: credo che possiamo staccare ora, sono stanco -.-
Allen: alla prossima, ciao! * sorride *
Kumiko: se avete un po’ di tempo scrivetemi una recensione, ne sarei davvero felice!
   
 
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