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Autore: StefanoReaper    11/10/2011    2 recensioni
Riprese lentamente a camminare, distaccandosi dal sentiero.
Passando accanto a un grande cipresso allungò la mano e sfiorò con la punta delle dita la bianca corteccia dell’albero.
Poco più avanti si fermò.
Genere: Drammatico, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'D'Amore, Di Morte e D'Altre Sciocchezze.'
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Si sentì un tuono in lontananza.
Il sole basso all’orizzonte macchiava di rosso le nubi cariche di pioggia autunnale.
Stefan camminava lento, lungo il grande viale alberato. Il vento soffiava forte da nord, filtrava sotto al giaccone e gli scompigliava i capelli neri.
C’era poca gente nei dintorni e Stefan proseguiva senza badare a quei quattro ragazzi che correvano scalmanati dall’altro lato della strada, o alle coppiette che camminavano abbracciate. Si limitava a guardare sovrappensiero il marciapiede, con le mani in tasca protette dal forte vento.
A fine viale si trovò davanti a un grande cancello nero pece, imponente, dal quale si dipartivano due rami di mura di cinta marmoree, di un bianco celestiale, quasi surreale.
Il cancello era aperto, e varcandolo Stefan si ritrovò su un sentiero che saliva lungo il pendìo di una collina. L’autunno impregnava quel cimitero.
Alla base della collina enormi querce lasciavano piovere sul terreno le loro foglie gialle, come lacrime di compassione per le dolenti anime che visitavano quel posto di morte. Lungo i fianchi, invece, imponenti cipressi vegliavano sulle tombe sparse in modo disordinato, segnate solamente da lapidi in marmo, che spuntavano pallide dalla penombra della sera.
Il vento risuonava armonioso fra le fronde degli alberi, sovrastato solamente dal gracchiare dei corvi appollaiati sui rami più alti, come perle nere sullo sfondo delle grandi querce.
Stefan si fermò un istante ad ascoltare il vento, ma non poté sentire nessuna voce, stavolta. Aveva già trovato la risposta nel vento, ed esso non avrebbe espresso altri giudizi.
Riprese lentamente a camminare, distaccandosi dal sentiero. Passando accanto a un grande cipresso allungò la mano e sfiorò con la punta delle dita la bianca corteccia dell’albero. Poco più avanti si fermò.
Era davanti a una tomba. La terra era ancora visibilmente smossa e la bianchezza della lapide era il simbolo della recente sepoltura.
Stefan cadde in ginocchio davanti al tumulo, dove c’era ancora erba, al limite tra la terra e la tomba scavata.
Fissò con i suoi profondi occhi neri la lapide.

Margaret Bolanger
18.02.1893 – 04.06.1911
 
“You refused me with no violence
Under the moon, in a screaming silence”

 
L’epitaffio era inciso senza colore sul marmo della lapide, proprio come lui aveva voluto. Quelle parole, quei due versi, erano la rima conclusiva della poesia che le aveva dedicato anni prima, quando lei lo rifiutò.
Ora stavano incise sulla dura pietra a indicare che quell’amore non aveva mai finito di ardere nel suo cuore.
Gli occhi bagnati di lacrime si posarono nuovamente sulla terra smossa, poi sulla lapide e infine diressero lo sguardo verso il cielo plumbeo, ormai non più rosso per il tramonto, ma sempre più scuro.
Stefan infilò una mano nella calda tasca del giaccone, toccando il freddo metallo del revolver automatico. Lo sfilò dalla tasca, sempre guardando il cielo.
Se lo puntò alla tempia, e sparò.
L’eco dello sparo rimbombò in tutto il paese. I corvi si alzarono in volo e formarono come una cangiante nuvola nera che sfuggiva spaventata.
Il corpo si trovava disteso sulla terra smossa, come a voler abbracciare il corpo dell’amata defunta.
Il rosso del sangue riluceva rubino sul nero terreno, colando lentamente, e filtrava a fondo nella terra, a creare un ultimo legame fra i due.
Nella morte ha trovato il freddo giaciglio nel quale stringerla a sé per sempre.
Un altro tuono.
La pioggia iniziò a cadere leggera.
E già i corvi iniziavano a tornare.
   
 
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