Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Killkenny    18/06/2006    1 recensioni
Le avventure della Ciurma di Infami&Sadici 'ispirata' da Eliechan87!
Ok, un piccolo annuncio (ve lo chiedo più che altro come favore personale): inizio a non riuscire più a gestire tutti i vostri personaggi.
Vorrei chiede quindi, a quanti di voi che si volessero aggregare, di prendere ad agire come Lord Martiya, ovvero crearvi delle vostre ciurme (che possono contenere di tutto) ed (eventualmente) le vostre navi (se non avete idee in merito chiedete al Lord), usando i vostri personaggi in capitoli a parte (tipo i camei di Lord Martiya).
Grazie mille a tutti.
Genere: Generale, Demenziale, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over, OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UNA GIORNATA DA BIBLIOTECARIO

Lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo.
Ho letto milioni di libri provenienti da tutti i pianeti dell’universo conosciuto, eppure non riesco a trovare uno straccio di frase decente per cominciare.
Puuu! Puuu!
Che? Come sarebbe a dire che quello che scrivo non interessa a nessuno? Se c’è gente nella galassia che ha letto il libro di Melissa P. (me incluso, ma solo per doveri di ufficio…), allora non vedo perché non dovrebbero prendersi la briga di dare un’occhiata a ciò che scrivo io.
Puuu? Puuu…
Non ti permettere di parlarmi così, sai? Non ti ricordi chi è stato a salvarti da quegli imbecilli che volevano stufarti e servirti con contorno di patate? Eh?

Oh, cavolo. Perché non mi hai detto che il programma di scrittura automatico del computer era acceso?
Puuu! Puuu!
Non è vero che hai tentato di avvertirmi! Adesso vai a fare qualcosa di utile, tipo sistemare quei volumi sulle tattiche di guerriglia appena arrivati!

Allora, ricominciamo.
Il mio nome è Dk86. Sta per “Dante-Laboratorio K-Progetto numero 86”. Ma non suonava granché bene, quindi ho pensato di abbreviarlo.
Per la precisione sono l’unico esperimento che quell’incompetente di Dante è riuscita a portare a termine con successo prima che il suo capo, l’Hellmaster Phibrizio, scoprisse che Dante stava cercando di creare un esercito di creature ferocissime, imbattibili ed immuni alla magia sfruttando le anime di umani morti di morte violenti e la uccidesse, torturandola prima in maniera brutale (ovvero costringendola a guardare una maratona di 49 ore di puntate di Teletubbies rigorosamente ridoppiate da Mr. Lui e tenendole spalancati a forza gli occhi con un macchinario preso di peso dal film “Arancia Meccanica”; dopo che Dante ebbe implorato Phibrizio di ucciderla, lui le fece vedere altri 143 episodi, poi la fece fuori ma, come colpo di grazia, fece reincarnare la sua anima in Noo-Moo, l’aspirapolvere vivente che i Teletubbies si tengono in casa).
Io nel frattempo, in tutta tranquillità, stavo mettendo in salvo dall’imminente distruzione dei laboratori l’enorme biblioteca di Dante. Phibrizio non mi considerò nemmeno, probabilmente perché non mi considerava una minaccia o perché per tutto il tempo mi ero fatto beatamente i fatti miei. Caricai tutto a bordo dell’astronave personale di Dante (costruita sul modello del Delta Flyer, e purtroppo andata distrutta… iniziavo ad affezionarmici) e me la filai, prima che il volubile Hellmaster cambiasse idea e decidesse di inventarsi qualche altro divertente giochetto a cui sottoporre me.
Comunque, non credo che la storia della mia vita vi interessi granché. A parte due o tre cosette, non mi è mai successo nulla di veramente interessante.
Fino ad ora, intendo.
Da qualche tempo mi sono imbarcato a bordo di un’astronave piena di gente che definire alquanto bizzarra è un eufemismo… Anche se in effetti dire “mi sono imbarcato” è un po’ improprio, dato che sono stato praticamente stato assunto con la forza dalla capitana di bordo.
Non ho mai viaggiato su una nave così grande, però… devo ammettere che è piuttosto divertente.
Ok, lo so che vedendomi nessuno direbbe che sono un tipo di persona a cui piace ridere. Ma qui tutti sono così uniti l’un l’altro, gentili e simpatici in una qualche maniera un po’ violenta e contorta, che non riesco a trattenermi dall’essere un po’ meno scorbutico del solito, di tanto in tanto.
Come ho detto, mi trovo bene qui. Certo, ogni tanto qualche parete esplode senza nessun motivo comprensibile, e non è il caso di entrare nella stalla, perlomeno se si possiede un naso e lo si vuole conservare; ma per il resto, non ho quasi nulla di cui lamentarmi.
L’importante è che nessuno danneggi i miei libri, è ovvio.
Nah. Ma che vado a pensare?
Nessuno sarebbe così stupido da farlo.
Puuu! Puuu!
Sì, stai calmo! Ci stavo arrivando!
Questo qui (lo indico così capisce che si sta parlando di lui ed è contento, ma dato che questo non è un video mi toccherà pure descriverlo…) è il mio assistente, Mokona…
Puuu!
Ok, ok… Black Mokona, in realtà. Da quando l’ho salvato da un gruppetto di soldati AMV che voleva cucinarlo come cena (quelli cercarono di attaccarmi, e io come gesto di ringraziamento preparai uno spezzatino. Usando loro) viaggia con me in qualità di assistente. Anche se il suo aspetto tenero e puccioso (sembra un coniglietto datosi all’ingrasso e con una faccia enorme … ahia! Puuu! Lamentati quanto vuoi, ormai l’ho scritto!) non lo lascerebbe supporre, è piuttosto forte. E poi è di poche parole (dice solo “Puuh”, in realtà) e la cosa mi piace.
Bene, a questo punto credo di avere finito con le presentazioni…
E non presenti me? Vergognati, vergognati…
Che diavolo ci fai qui? Non hai detto che andavi in giro a “familiarizzare con l’equipaggio”? Anche se so benissimo che cosa intendi quando usi la parola “familiarizzare”…
Dovrò pur divertirmi anch’io, no? Mica come te, sempre chinato su quei tuoi libri… Guarda che occhiaie ti sono venute!
Quello è perché stanotte sono rimasto sveglio a guardarmi tutta la serie di Excel Saga… Comunque ricordati che una buona metà delle ragazze di bordo sono già occupate. Vabbè, fai come ti pare, basta che non ci provi con la capitana…
Ehm…
Quella è capace di prenderti, accartocciarti alle dimensioni di una palla e usarti per giocare a basket, se per caso le ti rivolgessi come fai sempre con le ragazze…

Oddio, non dirmi che l’hai…

L’hai fatto davvero?!? E come l’ha presa lei?
Non lo so, sono scappato molto velocemente… Puoi nascondermi qui per un po’?
Fai pure… Ma non toccare i libri! Beh, già che ci sono, vi presento il mio “socio”, Lucifer. Difficile trovare qualcuno che riesca a tenergli testa in combattimento. E che abbia collezionato così tanti rifiuti da parte di ragazze.
Da quando viaggiamo insieme mi ha procurato parecchi volumi rari che non avrei mai pensato di trovare normalmente (e non voglio sapere come se li procuri lui. Non glielo chiedo mai, non voglio avere stragi sulla coscienza…), ma ha due grossi difetti. E’ un maniaco, e questo l’ho già detto… e poi, al contrario di Mokona, lui parla. E tanto. E quando sto leggendo questo mi dà molto fastidio.
BOOOOOMMM!
“DOVE SI E’ CACCIATO, QUEL PERVERTITO?!? GIURO CHE QUANDO LO TROVERO’ GLI FARO’ PENTIRE DI ESSERSI REINCARNATO!!!”.

Questa è la capitana, invece. Cioè, il primo rumore era una parete che saltava per aria, poi ha gridato la capitana.
Giusto per chiarire.


Alle nove del mattino, come al solito, apro la biblioteca ai membri dell’equipaggio.
Incredibile a quanta gente a bordo di questa astronave piaccia leggere.
Non che la cosa mi importi, sia chiaro. Finchè non maltrattano i miei (e sottolineo miei) libri, possono leggere finchè pare loro.
Ah, e nel caso ve lo stiate chiedendo, l’”incidente” fra Lucifer e la capitana si è risolto senza spargimenti di sangue o di qualsiasi altro fluido vitale. Mi sono semplicemente limitato ad assumere l’aspetto della vicecapitana Flamia e a spiegare ad Eliechan-sama che in biblioteca non c’era nulla che non andava. Certo, ci ho messo un po’ di tempo a convincerla, anche perché era passata alla Beast Form e non era certo dell’umore per scendere tanto facilmente a più miti consigli, ma alla fine sono riuscito a dissuaderla dall’entrare nel mio sancta sanctorum e combinare un macello.
Comunque sia chiaro, non potrò proteggerlo per sempre. Un giorno ci proverà con la persona sbagliata (leggi: ci proverà con la capitana quando io non sarò nei paraggi) e allora, beh… peccato per lui.
In effetti, pensandoci con il senno di poi, avrei potuto trasformarmi in un’altra persona che sicuramente sarebbe riuscita a tranquillizzare Eliechan-sama in un quarto di secondo, ma… ecco…
Beh, lasciamo perdere.
Ah, nel caso ve lo steste chiedendo, posso assumere l’aspetto di chiunque. Di qualunque cosa abbia un aspetto umanoide, a dire il vero. Posso farmi spuntare ali, artigli, coda, orecchie supplementari…
No, non ridete. Una volta mi è capitato di doverlo fare.
Non è una bella esperienza.
Comunque sia, alle nove del mattino, apro sempre la biblioteca.
E inizia subito il viavai di persone.

“Hai qualcosa di psicologicamente distruttivo per torturare i prigionieri?”.
““Tre metri sopra il cielo” può andare? Se vuoi ho anche il seguito. Però devi stare attento e maneggiare i volumi con cura…”.
“Perché? Sono molto rari e preziosi?”.
“Scherzi? In qualunque libreria te li tirerebbero dietro. Ma sono più cariogenici delle Winx, di Sailor Moon e di un esercito di Teletubbies messi insieme; devo infilarli in buste di protezione a sette strati, perché se tu o un altro mazoku provate anche solo a maneggiarli a mani nude vi vengono delle bolle grosse così!”.

“Salve, libraio, ti hanno restituito la serie completa di Rave che ti avevo chiesto di tenermi da parte?”.
“Grunf”.
(Per inciso, ci sono solo due persone a bordo che possono dare del tu alla capitana. Ma solo io posso permettermi di rispondere alle sue domande con un grugnito. Non che le abbia mai chiesto il permesso, eh. Però posso farlo).
“Sempre di molte parole come al solito, eh? Allora, ce l’hai sì o no?”.
“Sì…Ecco qua. E stia molto attenta al numero 14, la copertina inizia a scollarsi”.
“Lo tratterò con ogni riguardo, non preoccuparti!”.
“Grunf”.

Ore dodici, pausa pranzo.
Ringrazio il mio bizzarro corpo che mi permette di non dover mangiare (purtroppo mi impone di dormire, ma sulla cosa sto comunque lavorando…). Mentre la biblioteca si svuota per metà e vi rimangono solo i mazoku, io posso mettermi seduto a terra dietro la mia scrivania a leggermi in santa pace per la settecentoventiquattresima volta (tengo il conto preciso di quante volte io abbia riletto un libro. Può sempre essere utile. Non so per cosa, al momento, ma potrebbe esserlo in futuro) “Harry Potter e il principe mezzosangue”.
Black Mokona serve al banco, e riesce a cavarsela piuttosto bene, per essere un piccoletto di venti centimetri che sa dire soltanto Puuh. (Puuh! Ahia! Ti ho detto di smetterla di picchiarmi!).
Lucifer se ne è andato per i fatti suoi, immagino a “familiarizzare” con qualsiasi altro membro dell’equipaggio di sesso femminile becchi in giro per i corridoi (praticamente ci ha provato con tutte tranne che con Uuuh-chan…) e io posso leggere in santa pace.
Come al solito, quando leggo mi rilasso sempre molto e perdo la mia aria burbera. Dopo un po’ inizio anche a canticchiare:

Hito ha dare mo umareta imi o
sagashite toki o samayou no
wasurenai de futatsu no tsuki ga
kasanari au toki o...
(1)

Ore due.
Improvvisamente, il dramma.
Senza nessun motivo particolare, la biblioteca si svuota. Ovviamente il realtà il motivo c’è: la stanza deserta è uno scenario perfetto per rendere ancora più tremendo ciò che sta per accadere.
Dovete sapere che ci sono solo due cose nell’Universo che mi intimoriscono.
Una è la magia, principalmente per il fatto che sono fisiologicamente incapace di praticarla. Nemmeno un Lighting, nemmeno un trucchettino da circo, niente. E sebbene io sia immune al fuoco, all’elettricità, all’avvelenamento e a parecchie altre cose, la magia può procurarmi danni molto ma molto seri.
Così, giusto per non trovarmi impreparato di fronte ad un nemico in grado di usare la magia, ho studiato tutti i testi di teoria magica sul quale sono riuscito a mettere le mani. Non potrò usare nessun’arte magica, ma posso vantarmi di essere uno dei più grandi esperti esistenti al riguardo.
Per quanto riguarda la seconda cosa di cui ho paura, beh…
La porta della biblioteca si aprì.
Ed nella stanza entrò l’essere più spaventoso che viaggia sulla Queen of Darkness.
“Salve, signor bibliotecario, è qui? E’ arrivato il libro sui Blues Brothers che le avevo chiesto? Oh, ciao, Mokona-chan, quanto sei carino!” esclamò Kotaro.
Ero ancora seduto dietro il bancone. Il libro mi cadde dalle mani, atterrando con un tonfo leggero a terra; il respiro mi si mozzò, mentre venivo preso da un tremito incontrollabile.
La seconda cosa di cui ho paura sono gli orsi.

Ovviamente la colpa non è di Kotaro. Piuttosto, è di quell’infame di Ernie McMillan.
Quando ancora ero un essere umano era il mio vicino di casa.
Mai vista una persona più pomposa di lui. Ovviamente io lo prendevo in giro (da umano il mio carattere era più o meno come quello che ho ora… Anzi, forse ero pure peggio), anche se effettivamente dato che io ero un Magonò, sarebbe dovuto essere il contrario.
Ma chi avrebbe mai immaginato che, mentre rincasavo dalla biblioteca rimasta aperta fino a tardi durante una notte di luna piena, il gigantesco orso bruno che comparve all’improvviso in fondo ad una stradina deserta che percorrevo per accorciare il tragitto, mostrandomi una chiostra di minacciosi denti aguzzi e uno sguardo tutt’altro che amichevole, e che iniziò a caracollare verso di me a gran velocità prima che io avessi anche il tempo di reagire, fosse proprio Ernie McMillan?
Io non ci avrei scommesso sopra neanche fosse stata in gioco la mia vita.
Sapevo che, nonostante la licantropia più diffusa fosse quella che mutava le persone in lupi (come dice anche il nome stesso della malattia), ne esistevano altre forme, molto più rare. E molto più pericolose.
Non che me ne potessi fare molto di un’informazione del genere, dato che stavo correndo per salvarmi la vita con un grizzly mannaro che mi rincorreva e stava guadagnando terreno.
Beh, è vero. Pensandoci bene se sono morto la colpa non è esattamente di Ernie. Nel senso che non è stato lui ad uccidermi, quanto più la parte frontale di una Ford.
Certo è che se non avesse deciso di inseguire proprio me, sicuramente non sarei sbucato sulla strada principale correndo a velocità folle e completamente dimentico del mondo che mi circondava, e non mi sarei certo ritrovato proprio davanti ad un’automobile guidata da un paio di universitari già ubriachi alle dieci e mezza di sera.
La colpa è sua, no?
Beh, sì, anche gli studenti ci hanno messo del loro, ma quei due non li avevo mai visti prima, non posso certo serbare rancore verso due emeriti sconosciuti!
Comunque, non posso certo lamentarmi della mia nuova condizione, tutt’altro.
Ora ho molto, molto più tempo per poter leggere.
Ma gli orsi continuano a farmi una paura folle.

“Signor bibliotecario? Signor bibliotecario? Non si sente bene, per caso?” la voce di Kotaro mi riporta alla realtà.
Purtroppo.
“N-no, v-va t-t-t-tutto a m-m-meraviglia!” esclamo, iniziando a balbettare violentemente. La mia faccia ha deciso che non le va più di muoversi, e ho in volto l’espressione vivace di una persona colpita da una paresi.
Kotaro mi fissa dubbioso, e il sudore comincia a scorrermi in rivoletti gelidi lungo la fronte (la mia temperatura corporea non supera mai i 26 gradi, se la cosa può interessarvi). “No, perché la vedo un po’ pallido… E poi sta tremando…”.
Cerco di calmare il tremito folle che mi scuote le mani serrandole a pugno e infilandomi le unghie nella pelle dei palmi. “N-non c’è n-n-n-ness-sun pr-problema, davv-v-vvero!” riesco a borbottare.
Le mie gambe stanno per cedere, me lo sento.
“Ah, giusto, il libro che le avevo chiesto è arrivato?” ripete il ragazzo-orso, con un sorriso che avrebbe sciolto chiunque.
Non è una metafora.
“Signor bibliotecario, sta succedendo qualcosa di strano alla sua faccia” mi informa Kotaro, visibilmente preoccupato. Cerco disperatamente di ritrovare la stabilità necessaria a mantenere una forma fisica unitaria, ma il mio naso non è della stessa opinione, tanto che continua a girare beato in quel della fronte.
“Scommetto che non si sente bene ma non lo vuole dire per non lasciare incustodita la biblioteca” continua Kotaro “Ma c’è qui Mokona che può sostituirla! So esattamente quello che ci vuole per lei: adesso la accompagno in camera mia e le preparo una bella tazza di tè. Poi attacco il lettore DVD alla televisione, così potremo guardarci qualche film, la aiuterà a rilassarsi!”.
Aiuto.
“Mi faccia pensare, che cosa le potrebbe piacere? Potremmo cominciare con “Il libro della giungla”…”.
No, ti prego, c’è Baloo lì dentro…
“… poi potremmo passare a “Winnie the Pooh”…”.
Ditemi che è un incubo. Per favore.
“… e possiamo concludere con il mio preferito, “Koda fratello orso”!” termina Kotaro, un sorrisone innocente sul volto.
Colpo di grazia.
Crollo a terra. Poi, il nero.

“Finalmente ti sei svegliato, Dk…”.
“Sono in paradiso? Sei un angelo?”.
“No, sono Kudamono e questa è l’infermeria. Non dovresti essere l’intellettuale di bordo, tu? Ti facevo un po’ più sveglio di così…”.
“Come… come ci sono arrivato qui?”.
“Ti hanno portato qui quella palla di pelo nera che ti porti sempre dietro e Kotaro. Sembrava molto preoccupato, ti sta aspettando qui fuori… Oh, cavolo, ha di nuovo perso i sensi?”.

Ore cinque e mezza.
Dopo essere riuscito a sgattaiolare fuori dall’infermeria assumendo l’aspetto di Kudamono (e sforzandomi per non perdere il controllo della trasformazione mentre passavo davanti a Kotaro), sono finalmente riuscito a rientrare nella mia amata biblioteca.
Proprio in tempo per l’ora di chiusura.
E, come tutte le volte, mi tocca attivare la tecnica segreta per far uscire dalla sala i Mazoku (che sono tipicamente noti per fare le cose con molta calma e per non essere granchè rispettosi per quanto riguarda leggi ed orari); alzo il volume del mio super impianto audio che di solito collego alla televisione per guardarmi i miei anime demenziali preferiti, inserisco un cd nel lettore e faccio partire una canzone…

Kaze yo, watashi wa osorenai!
Ai ko so mitsukedashita kiseki yo!
Kimi wo shinjiteru yorokobi.
Arashi wa ai ni kizuku tameni fuiteru...
(2)

Risultato? I Mazoku fuggono cercando contemporaneamente di tapparsi le orecchie e di reggersi lo stomaco (con tentativi assai scarsi). Anche tutti gli altri escono in maniera più o meno ordinata (però credo che metterò delle punte acuminate in cima agli scaffali. Così almeno Purin la smetterà di salirci sopra).
Ma, mentre mi sto avviando a chiudere la porta e a godermi un po’ di riposo dopo la traumatica giornata (nonché la centoventiquattresima visione di tutti e sei gli OAV di FLCL), nella biblioteca rientra Kotaro, accompagnato dal Black Mokona che mi fissa sogghignando sotto le sue guanciotte pucciose.
Il mio corpo per una volta si dimostra più veloce della mia mente, e le mie gambe iniziano ad indietreggiare prima che l’impulso di terrore irradiato dal mio cervello le raggiunga. Dopo pochi secondi, però, mi trovo con le spalle al muro; anzi, allo scaffale. Kotaro avanza verso di me, fissandomi preoccupato e dicendo: “Si sente bene, signor bibliotecario? Sapesse com’ero preoccupato quando ho scoperto che era uscito dall’infermeria senza dire nulla!”.
Il tempo sembra rallentarsi. Fra qualche secondo Kotaro sarà di fronte a me, e allora…
E allora, cosa?
Finalmente ho capito. E’ esattamente come per la magia!
Fino a che non avevo deciso di comprenderla meglio studiando tutti i libri che avevo trovato sull’argomento, mi aveva sempre intimorito. Ma è stupido avere paura di qualcosa che si conosce, no?
“Ah, quasi dimenticavo il mio libro sui Blues Brothers! E’ arrivato o no?” chiese Kotaro sorridendo.
La mia mano vaga sullo scaffale dietro di me, e alla fine estrae un libro: quello giusto, come sempre.
“Ecco a te” dico, con il tono di voce più normale possibile “Mi dispiace di essermi comportato in modo un po’ bizzarro, oggi” aggiungo.
Kotaro mi prende il libro dalle mani (provo un brivido, ma piccolo), lo fissa, poi mi sorride: “Grazie, signor bibliotecario, lo aspettavo da tanto”.
E poi…
Mi abbraccia.
Credo che domani la biblioteca rimarrà chiusa.

 


Bene, ho finito il primo capitolo. Come ti è parso?
Io non compaio abbastanza.
Ovvio, è la storia della mia vita. Scriviti un libro sulla tua, se vuoi comparire di più!
Veramente lo sto già facendo, e ho scritto molto più di te!
Sì, come no… Qualcos’altro che non va?
Sì. Cioè, no. Nel senso, se a te va bene fare la figura del fesso…
Ehi, io sto solo raccontando la verità! C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo?
Puuh…
No…
...
...
Puh-uh-uh-uh-uh-uh-uh-uh!
Ahahahahahahahahahahahah!

Puh-uh-uh-uh-uh-uh-uh-uh!
Ahahahahahahahahahahah!
…Vado a sciogliere i cani.


FINE

(1) La canzone che canticchio è la opening dell'anime "Silent Mobius", ovvero "Kindan no Pense". Il testo tradotto, piuttosto incomprensibile come quello di maggior parte delle opening e delle ending originali, suona più o meno così: "Le persone vagano cercando la ragione per la quale sono nate. Non dimenticare il momento in cui le due lune passeranno l'una sull'altra".

(2) Questa invece è la opening della seconda serie dell'anime fantasy "Record of Lodoss War", nonchè una delle mie canzoni preferite.
Si intitola "Kiseki no Umi" (Il mare dei miracoli) e la strofa che ho riportato nella storia - l'ultima, per inciso - suona più o meno così: "Oh, vento, non ho più paura! L'amore è il miracolo che ho trovato! La mia gioia è credere in te. La tempesta soffierà via perchè noi possiamo esprimere (il nostro) amore". Capite quindi perchè ai Mazoku faccia quell'effetto... :twisted:

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Killkenny