Sono tornata! Bella roba, direte voi, e sinceramente, non posso darvi torto. Questa storia è una traduzione dell' originale, scritta da Dani Jones: i Cullen e i Quileute hanno vinto la battaglia finale; che ne sarà di Aro e Sulpicia? Ho cercato di mantenere il più possibile lo stile dell' originale, modificandola solo dove necessario (le parti in corsivo nel POV Aro sono le originali). Bene, ho finito di sproloquiare, buona lettura! Ah, dimenticavo! Un enorme grazie a Pazza_voltura (alias la santa beta) Jessy Lupin e Didyme (alias le mie migliori amiche) per... beh, per tutto!
Per
amore
Dolore…
Il
dolore è una buona cosa. Il
dolore ti dice che sei vivo.
Ma
ti ricorda che anche se il
tuo corpo è indistruttibile, la tua mente, lo spirito e le
emozioni non lo
sono.
Non
tutto il dolore è fisico.
Il
dolore nel mio petto –dove
il mio cuore avrebbe dovuto battere ancora- pulsava dolorosamente
mentre il suo viso riempiva di nuovo la mia mente. Il suo perfetto,
bellissimo
viso….
Nella
mia mente rivedevo
il sorriso che mi rivolgeva quando era divertito, o quando
mi sussurrava “ti amo”.
Mi
sedetti sul pavimento
scivolando, singhiozzando. L'agonia era troppa. Portai le ginocchia al
petto e
le abbracciai strette.
Appoggiai
la testa contro le
ginocchia, le spalle sussultavano mentre cercavo di trattenere il
pianto. Non
volevo che qualcuno sentisse.
Non
volevo che
loro
mi
sentissero. I Cullen.
Non
riesco nemmeno a
descrivere quanto forte sia la rabbia, il disprezzo, l'odio che provo
nei loro
confronti, per quello che mi hanno fatto.
Sono
stati abbastanza “gentili”
da lasciarmi una stanza per gli ospiti nella loro casa dove
ero confinata assieme
a Marcus – sopravvissuto assieme a me dopo la battaglia.
Non
la chiamavo ospitalità,
come faceva Marcus. La chiamavo prigionia.
Anche
Aro era sopravvissuto
allo scontro ma i Cullen avevano deciso che a giudicarlo sarebbero
stati i
lupi, i lupi con le loro stupide leggi medievali anche in confronto di
quelle
di noi vampiri.
Sarebbe
stato un branco di cani
a decidere la sorte di colui che è stato il re dei
vampiri per millenni.
Ricordo
che i due ragazzi più
giovani tra Cullen avevano dovuto trattenermi mentre Carlisle lasciava
Aro al
capo dei lupi. Ho strillato, urlato, e implorato di avere
pietà, ho
supplicato affinché prendessero me e non lui. Sapevo che i
lupi l’avrebbero
ucciso senza esitare, altro che giustizia.
Non
riuscivo ad
accettarlo...
Non
il mio amore… Non
il mio Aro….
L’idea
era abbastanza dolorosa
da farmi raddoppiare I singhiozzi. Ma non avrei dato ai
Cullen la
soddisfazione del vedermi ridotta in questo stato….
Un
leggero bussare alla porta
mi distolse dai miei pensieri.
"Sulpicia?"
disse una
voce dolce.
"Non
voglio
compagnia" sibilai, torturando il tessuto della mia gonna con le mani,
quando sentii il suo odore provenire dalla porta.
"Sulpicia,
voglio solo
parlare." Continuò dolcemente, non si era mossa di un
centimetro.
Non
risposi.
Qualche
momento dopo, la porta
scricchiolò aprendosi lentamente e il viso di Esme mi
scrutò attraverso
lo spiraglio.
"Parla"
sputai,
sentendo le unghie penetrare nel mio pugno.
"Sulpicia…sono
venuta
semplicemente per confortarti." Disse entrando nella stanza con
un’espressione cupa e triste "Non posso immaginare come ti
senti
ora."
La
schernii con durezza.
"Non osare compatirmi. Non puoi neanche lontanamente immaginare cosa tu
e
la tua “famiglia” mi avete fatto. Come fate ad
aspettarvi che io vada avanti?
Eh?! Come fate ad aspettarvi che io vada avanti senza di lui...
lui...
mio marito da più di 3000 anni!"
"Sulpicia,
capisco che la
tua relazione con Aro era molto forte..."
"Davvero?
Puoi anche solo
immaginarlo? La tua debole mente può capire tutto
l’amore che abbiamo
condiviso? Che continuiamo a
condividere? Non puoi! Vedi la relazione
che c’è tra tuo figlio e quell’indegna
neonata? Cade come un filo d’erba in un
campo! Io dico che non hai mai visto il vero amore! Come osi venire a
confortarmi se non sai nemmeno lontanamente cosa si prova?" strillai,
avvicinandomi minacciosamente.
Esme
sembrava leggermente
spaventata, ma non faceva un passo indietro o si ritirava.
Improvvisamente,
trovai una
soluzione.
Un
fuoco si accese in me, come
in quelle occasioni in cui io e Aro riuscivamo a passare una serata
insieme. Un
fuoco che era impossibile da soffocare.
Lo
avrei rivisto ancora. Anche
se questo significava che sarebbe stata l’ultima cosa che
avrei fatto.
"Lasciami
passare”soffiai,
il mio viso a un centimetro dal suo.
"Sulpicia…"
"Lasciami
passare!"
Sibilai arrabbiata, torturandomi le mani nel tentativo di sopprimere
l’istinto di colpirla, di farla a pezzi e bruciarne i resti.
Esme non
disse nulla e non si mosse. Feci un passo per evitarla ma lei mi
bloccò, ci
riprovai ma lei continuava a bloccarmi il passaggio.
Sentii
scattare qualcosa dentro
di me.
Ringhiai
e le presi il polso,
ruotando il braccio e lanciandola contro il muro alla mia sinistra.
Esme
singhiozzò piano, urtando il muro, e cadendo a terra.
"Sulpicia!"
Un’
altra voce; maschile,
Marcus.
"Sulpicia!"
chiamò
ancora, gli occhi pieni di terrore. Marcus corse verso Esme e le mise
una mano
sula schiena mentre si rialzava. Il suo viso sembrava contratto in una
smorfia
di dolore, come se avesse preso un brutto colpo; era ferita.
"Stanne
fuori Marcus!”
"Controllati..."
disse
aiutando Esme a rialzarsi.
"Non
puoi dirmi cosa fare.
Che faresti se Didyme fosse ancora in vita e stesse per essere
uccisa?!"
Seppi
l’impatto delle mie
parole il momento in cui le pronunciai. Dire il suo nome era
già abbastanza
doloroso, ma fargli immaginare il suo amore mentre veniva uccisa -come
tanti
anni prima- era riaprire la ferita che non si era mai completamente
chiusa.
Marcus
diventò di ghiaccio.
Colsi
l’ occasione e balzai
verso la finestra.
Anche
se la porta era
facilmente raggiungibile, ricordai che avrei dovuto affrontare altri
sette
Cullen se avessi dovuto incrociarli.
E
ne ero sicura. Ero sicura che
tutti avessero sentito, e stavano per arrivare.
Sentii
l’aria soffiare in
fretta mentre atterravo in posizione da caccia. Alzai la testa,
inalando
profondamente, i sensi all’erta cercando la scia di Aro, o
quella di un lupo.
Sto
arrivando, amore mio.
***
Guardai
esasperato il lupo di
fronte a me, con le braccia appese sopra la testa; il mio petto
scintillava
minaccioso alla luce della luna, la giacca e la camicia erano state
strappate.
Anche lo stemma mi era stato tolto, e gettato con noncuranza nel
falò che
aspettava.
Sapevo
che sarei stato
giustiziato.
Negli
occhi di quel lupo
ingenuo, le mie azioni erano imperdonabili. Ero appeso per le braccia,
come una
bestia. I miei capelli erano sciolti, il prezioso fermaglio
d’avorio distrutto
in mille pezzi.
Sembrava
che si divertissero a
farsi beffe di me.
Il
fuoco è il peggior nemico
di un vampiro, così come tutti gli oggetti roventi, una vera
tortura.
I
lupi sembravano saperlo,
infatti, sul fuoco facevano bella mostra dei marchi di ferro e con
quelli mi stuzzicarono, prosciugandomi le forze. Il loro capo, uno dei
genitori
dei lupi, un uomo storpio di nome Billy, sedeva pigramente con
un’espressione
solenne mentre i suoi cagnolini giravano attorno a me con il marchio,
insultandomi, e torturandomi.
Le
catene che tenevano le mie
braccia erano fatte di uno strano metallo; un tipo che non potevo
rompere
nemmeno usando tutte le mie forze.
Finalmente,
I lupi lanciarono
il marchio nel fuoco, permettendo a Billy e al capo del branco, Sam, di
affrontarmi direttamente.
"Vampiro
" iniziò
Sam, guardandomi negli occhi con un’espressione che non
riuscivo a decifrare
completamente. Mi sarei aspettato odio, come l’avevo visto
negli occhi degli
altri lupi. Ma invece, c’era qualcos’altro.
Rimpianto? Compassione? Curiosità?
"come giustifichi le accuse contro di te?"
"Specificale"
dissi
tentando di mantenere un tono superiore. Le labbra di Sam si
contrassero come
se stessi giocando con lui.
Cosa
che stavo facendo…
"Aver
dichiarato guerra
alla nostra specie, così come ai nostri alleati; mettendo la
vita dell’anima
gemella di uno dei miei fratelli e della sua famiglia in
pericolo.”
"Lo
trovo logico”. I lupi
-in forma umana- sbuffarono e alzarono gli occhi al cielo, gli stessi
comportamenti che avevano in forma di lupo, che razza inferiore.
"Andiamo"
ringhiò uno
dei ragazzi, ovviamente uno del branco. "Non è
così difficile. Sappiamo
tutti che sei colpevole."
"Mi
permetto di
dissentire" replicai inclinando fieramente la testa.
"Non
hai nessun diritto
qui!" urlò una ragazza. Era l’unica che riuscivo a
vedere chiaramente,
stava lì dimostrando tutta la sua forza.
"Leah!"
mormorò Sam
dolcemente, tornando a guardarmi. Per essere così giovane,
ero veramente
impressionato dalla maturità e saggezza di quel ragazzo.
Sebbene queste qualità
sembrassero scontate si vedeva che lui era molto più in alto
degli altri lupi
anche per via della sua saggezza.
"Aro"
disse
cogliendomi leggermente di sorpresa per avermi chiamato per nome "Mi
rattrista dover mettere fine a un uomo così anziano, pieno
d’esperienza, e
ovviamente saggio, ma devo sottostare alle leggi che la mia specie ha
stabilito."
"Lo
stesso vale per
me" Ribattei, guardandolo senza battere ciglio. I miei occhi scarlatti
e
lattiginosi hanno la tendenza a non focalizzare bene le persone.
Speravo
avessero ancora quell’effetto.
Tuttavia,
al momento, dubitavo
che i miei occhi avessero il loro splendore abituale. Quando i vampiri
sono
sotto un’eccessiva pressione, i loro occhi diventano nero
carbone.
"Te
lo chiederò di nuovo.
Come ti giustifichi?"
"Importa?
Il mio destino è
già stato deciso."
"Esattamente…"
brontolò un altro giovane lupo, a conferma delle mie parole.
"Embry!"
lo
rimproverò Billy venendo avanti sulla sedia e fissandomi con
rabbia mista a
soggezione. "Non chiederai che ti risparmino la vita?"
Inalai
profondamente e sospirai
piano. "Non vedo il motivo di sprecare il fiato."
Billy
annuì. "Molto bene
allora. Mi suona come un ‘colpevole’."
I
lupi festeggiarono, due di
loro si diedero il cinque mentre la ragazza fece una smorfia strana,
incrociando le braccia al petto.
"Sam"
un altro
ragazzo avanzò, lo riconobbi immediatamente come Jacob
Black, l’altro lato del
triangolo amoroso di Isabella che avevo visto nella mente di Edward.
"Posso avere l’onore?"
Per
un momento gli occhi di Sam
fissarono il terreno, poi annuì.
“Sì”.
Jacob
si accovacciò e raccolse
un lungo pezzo di metallo, simile a una spada, ma mancavano
l’elsa e il pomo.
La
punta bianca brillò. Fumava
leggermente quando venne a contatto con l’aria fresca.
"Sai
di cosa sono fatte le
manette, sanguisuga?" disse Jacob, girando il metallo e tenendolo
lontano
da se. “Questo è fatto della stessa
cosa”.
Anche
se ero molto curioso di
sapere di che metallo si trattasse, ero più concentrato
sulla mia impellente
condanna. Pensai che sarei stato impalato, poi fatto a pezzi e
bruciato. Ma il
falò non sarebbe stato necessario; essere impalato su
quell’asta dalla punta
rovente sarebbe bastato a neutralizzarmi.
Per
sempre.
Respirai
profondamente,
inarcando la schiena e gonfiando il petto verso l’esterno,
puntando i miei
occhi su Jacob e lasciandogli vedere la mia punta di paura.
Mentre
I miei pensieri
iniziavano a vagare, pensai all’unica persona senza la quale
non potevo vivere.
Per quanto ne sapevo, era già morta. Il solo pensiero era
abbastanza da farmi
chiedere la morte.
Suppongo
che ci sia giustizia
dopotutto.
L’espressione
di felicità di
Sulpicia e il suo viso dolce mi tornarono alla mente; i suoi capelli
biondi
scompigliati dolcemente dal vento quando si sedeva a terra e strappava
i petali
di un fiore, uno a uno. Mi guardava, sorridendo e facendomi cenno di
avvicinarmi a lei.
Un
sorriso apparve sulle mie
labbra. I miei ultimi pensieri sarebbero stati dei più
felici.
Aprii
gli occhi,
tornando alla realtà, e preparandomi per la
cappa di morte che sapevo avrei sentito, sentii Jacob respirare, poi
stringere
la presa sul metallo mentre lo alzava, per conficcarlo. Chiusi gli
occhi.
Ero
relativamente calmo. Ma se
avessi avuto un cuore pulsante, avrebbe perso battiti udendo il suono
che venne
subito dopo.
"NO!"
I
miei occhi si aprirono di
scatto al suono della voce che non avrei più sentito.
Sulpicia; il fiore mio…
Saltò
fuori da dietro un cespuglio,
correndo verso di me, e circondando con forza il mio petto con le
braccia,
sibilando mentre piangeva. “No!” urlò di
nuovo, voltandosi, tenendo ancora le
sue braccia attorno a me, e affrontando i lupi; ringhiando furiosamente.
Billy
sembrava completamente
sbalordito.
“Spostati
cagna!” ordinò Jacob.
Un
ringhio mi uscì dal petto.
“Frena
la tua lingua, cane
bastardo”.
“Spostati,
o ucciderò anche
te!” esclamò Jacob sollevando il metallo sopra la
spalla e prendendo slancio.
I
miei occhi si spalancarono
ancora mentre ringhiavo un avvertimento. Le unghie di Suspicia erano
conficcate
nella mia schiena.
“Pace
Jacob!” disse Sam
voltandosi verso di lui. “Non possiamo uccidere
un’innocente.”
“Sta
con loro, come può essere
innocente?” sibilò il lupo accanto a Embry,
guardando a terra. Leah fece lo
stesso, mostrando i denti e preparandosi a trasformarsi.
Quanto
avrei voluto che le mie
braccia non fossero legate.
Sulpicia
scosse la testa contro
il mio petto, voltandosi ancora per premere la fronte sulla mia.
“Perché
sei venuta?” le chiesi
in modo appena udibile.
Lei
mi guardò, vedevo la
tortura nel suo sguardo.
“Non
posso vivere in un mondo
in cui tu non esisti.” Sussurrò singhiozzando, per
poi premere il viso contro
il mio petto.
Abbassai
la testa fino a
toccare la sua, stringendola a me quando le mie braccia potessero fare.
“Vai
via, non voglio che
tu muoia…”dissi con voce
spezzata.
Lei
scosse velocemente la
testa. “No…. Lasciami morire con te. Ti
prego…”
La
guardai, scioccato ma anche
commosso. Sapevo che mi amava, ma tutte le volte lei mi stupiva.
Non
avrei mai voluto soddisfare
la sua richiesta. Meritava di vivere, di trovare un
nuovo amore.
"Amore…"
“So
cosa stai per dire,
risparmiami, ” sibilò fissandomi. “Tu
sei mio marito, e il mio eterno amore.
Preferisco morire con te adesso che trovare un altro compagno il cui
amore non
sarà mai paragonato a quello che ho provato con
te.”
Non
avevo scelta.
“Molto
bene….” Sospirai
baciandole la testa. “Saremo insieme…. Per
sempre.”
Annuì,
ma iniziò a tremare di
più mentre accettava il suo destino.
Un
pianto silenzioso le
scuoteva il petto mentre si aggrappava con più forza a me.
Singhiozzò,
alzandosi sulle
punte e baciandomi; quel bacio parlava molto più
d’ amore e devozione delle
parole.
Si
stacco sospirando, cercando
la mia mano. Intrecciò le sue dita con le mie mentre le
stringevo la mano.
Da
sopra la sua spalla, vidi Jacob sollevare nuovamente il metallo.
“Per
sempre“sussurrai.
“Con
te” rispose, abbassando
ancora la testa contro il mio petto e stringendo gli occhi chiusi.
***
Le
parole di Aro e Sulpicia
commossero Leah.
“Preferisco morire con te
adesso che trovare un altro compagno il cui amore non sarà
mai paragonato a
quello che ho provato con te…”
Chiuse
gli occhi e nascose il
viso. Quanto desiderava trovare l’ amore…
Se
un succhiasangue l’aveva
trovato, perché lei no?
Jacob
afferrò la stretta asta
di metallo, prendendo un respiro profondo prima di un grido di
battaglia e
gettandola il più forte che poteva.
Ci
fu un lampo di luce, un
grido acuto dalla donna che era la moglie di Aro.
Poi
il silenzio.
Tutti
i lupi guardarono
attentamente il vampiro e sua moglie pendere nel vuoto.
Quil
si avvicinò alla coppia di
amanti, raccogliendo il marchio dal fuoco e pungolando il fianco di Aro.
Lui
non si mosse quando il
bastone e le fiamme lasciarono un marchio sulla sua pelle altrimenti
immacolata.
“Sono
morti...” mormorò
voltandosi sorridendo. “Sono morti!”
Un
rombo assordante di gioia
scoppiò tra i lupi. Billy Black sorrise fiero mentre Jacob
cantava e saltava
raggiante. Gli altri lupi ululavano e cantavano nella loro lingua.
Leah
si avvicinò ai vampiri e
slegò le catene che tenevano bloccate le braccia di Aro e li
lasciò cadere a
terra, per poi gettarli nel fuoco.
Ma
si fermò.
“Bruciali,
Leah! Noi andiamo da
Emily!” canticchiò Embry tenendo Quil per un
braccio e correndo nella foresta.
Billy girò la sedia e diede un colpetto sulla mano di Jacob
perché lo aiutasse.
Sam fece un cenno a Leah, dandole il permesso, poi si voltò
e seguì i Black.
Leah
guardò I due vampiri.
Sebbene
li detestasse, e
detestasse anche quello che avevano fatto… qualcosa che li
riguardava la fermò
dal distruggerli.
Sono
già morti, pensò, perché
dovrei ucciderli ancora?
Li
guardò ancora, I suoi occhi
indugiarono sul viso della donna che giaceva sul petto del marito.
Un
braccio di Aro era sopra la
sua testa, ma l’ altro…
Leah
si coprì la bocca con una
mano mentre sentiva un improvviso singhiozzo di dolore. Le dita di Aro
e
Sulpicia erano ancora intrecciate. Sarebbero stati insieme, e amati;
anche
nella morte.
Anche nella morte, io ti amerò per sempre ...
***
Un grosso bacio,
Elly