17.
L’arrivo di Edmund
Passò
con velocità l’anno scolastico. E gli esami furono qualcosa di fuggevole. Li
passai senza pensarci troppo.
Il
diploma fu una grande gioia per me. Ero uscita con il massimo dei voti.
Il
giorno in cui arrivai a casa, ricevemmo una lettera di Edmund, che in quei mesi
si era dimenticato di farsi sentire.
Ci
diceva che presto sarebbe tornato a casa. Che stava meglio.
Io
ne ero felice.
Peter
era già a casa, e decise di preparare un bel pranzo per il giorno stesso in cui
Ed sarebbe arrivato.
Eravamo
eccitati tutti.
Rivederci
dopo tanto tempo e dopo tutto quello che era capitato, ci faceva credere che
nulla era cambiato.
A
me faceva illudere che nessuno mi avesse fatto male.
Ero
determinata a farmi una bellissima vacanza, con la stessa spensieratezza di un
tempo.
Avevo
perfino deciso del mio futuro.
Quando
ne parlai ai miei genitori e ai miei due fratelli maggiori mi sentii
imbarazzata.
“Voglio
continuare a studiare...” avevo detto, mamma aveva corrugato la fronte, “È
un corso di due anni, ma valido... Per diventare giornalista...Io penso...”
Papà
mi sorrise allegro, i suoi occhi scuri mi fissarono fieri, “La mia bimba!”
esclamò abbracciandomi, “Ma guardate, non posso essere più fiero dei miei
figli!”
Mi
strinse con forza, “E dove sarebbe questo corso che tu reputi valido più
degli altri?”
Mi
morsi il labbro inferiore, “In Scozia.”
Gli
occhi di tutti mi guardarono sconvolti.
Io
risi, “Scherzavo! È qui vicino, posso prendere l’autobus per andare e
tornare ogni giorno!”
Peter
mi spettinò i capelli ridacchiando.
Passarono
un paio di giorni ed Edmund giunse a casa.
Non
aveva avvisato nessuno, e quando entrò in casa era bagnato fino al midollo.
I
capelli neri e lunghi si appiccicavano alla sua giacca di pelle.
Le
sue valige che gocciolavano.
Io
passai per caso davanti alla porta di casa.
Lui
l’aveva appena aperta, visto che stava depositando lo zaino.
“ED!”
urlai allegra.
Peter
mi raggiunse insieme a Susan.
L’avrei
abbracciato. Giuro che l’avrei fatto, se mio fratello non avesse alzato lo
sguardo su di me.
Per
farmi vedere il vuoto che lo riempiva.
Se
non avessi visto, quell’odio esagerato per quel secondo, io avrei abbracciato
mio fratello.