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Autore: Rimhia    12/10/2011    2 recensioni
Simyf è una ragazza che abita nella Terra del Mare, figlia di un Cavaliere di drago e di un ax-assassina. La sua vita scorre normale come tutte le altre, fino a quando incomincia a sentire dentro di sè un vuoto che le impedisce di continuare a vivere come prima. Così decide di compiere un viaggio pericoloso: vuole vedere il mare delle Terre Ignote. Verrà aiutata da una sua amica, ma oltre il Saar la aspettano gli elfi che la guarderanno sempre con disprezzo e ostilità.
Tra questi conoscerà il principe di una delle loro città che la "accoglierà" nel suo palazzo come serva, ma con un ruolo particolare.
La ragazza si adeguerà a questi cambiamenti in un modo o nell'altro, però non sa ancora cosa potrà succedere tra loro a causa della loro vicinanza.
Questa è la mia prima ff che scrivo e, se vi ho incuriosito almeno un po', sarei molto felice se lo leggeste.
Grazie e buona lettura!
P.S. I primi capitoli, che dovrò revisionare, potranno annoiare, ma dal settimo in poi sarà tutto diverso da come era prima e più movimentato. Spero che vi piacerà!
Contiene elementi di alcuni manga.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kryss, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Completezza 07
Catturata

Quella mattina si svegliò prima del solito e con una certa emozione.
Stava per arrivare alla costa, mancavano poche ore e, data l'ansia del momento, aveva dormito poco a causa dell'agitazione.
Era abituata a dedicarsi al sonno per poche ore grazie all'addestramento dei Vittoriosi sottopostole dalla madre, ma quella volta non riuscì più a chiudere occhio. Si alzò stressata dalla sua stessa agitazione e per rilassarsi iniziò a svolgere degli esercizi che le imponeva Betel.
All'alba si fermò e, essendo completamente sudata, si fece un bagno. Si beò di quelle indescrivibili sensazioni che provava nuotando nell'acqua che aveva assunto una bella tonalità tra il rosa e il rosso per poi sfumare verso l'arancio, mentre si sentì sempre più leggera liberandosi dall'ansia.
Uscì dal fiume, si vestì e si immerse nel folto della foresta alla ricerca di cibo: la solita routine che forse non avrebbe più eseguito. Ritornò a sedersi sul suo giaciglio improvvisato con un frutto in mano. Notò uno strano luccichio vicino a sé e si accorse che si trattava dell'oggetto datole da Meas. Anche in quelle pochissime ore si erano incontrate.
Era un braccialetto e, stando alle parole dell'amica, avrebbe potuto contenere di tutto all'interno della pietra incastonata nel metallo grazie alla magia applicata dalla maga. Nessuno nel suo mondo se ne sarebbe accorto, dato che era un incantesimo del mondo di Meas ed era anche improbabile riuscire a scoprirlo perché non esisteva un incantesimo simile nel Mondo Emerso. Le sarebbe servito nel caso in cui a pochi metri di distanza dall'oceano avrebbe corso per raggiungerlo, quindi per non avere ingombri a pochi passi dalla realizzazione del suo sogno. Lo indossò, sistemò le proprie cose e, seguendo le indicazioni dell'amica, depositò i suoi bagagli nel braccialetto per poi ripartire. Si sentiva più libera, come se stesse passeggiando e non viaggiando da poco più di due mesi, e il braccialetto non pesava affatto. Passarono cinque ore prima che sentisse il frastuono delle onde contro la terra. A quel punto il suo corpo venne invaso da emozioni indescrivibili e corse il più velocemente possibile. Vedeva che la strada curvava a sinistra come l'altra riva lasciando che l'acqua occupasse la visuale mentre gli alberi pian piano scomparivano dalla vista.  Infine i suoi piedi si posarono sulla sabbia mentre si fermò ad ammirare l'immensità dell'oceano. Il suo volto si riempì di stupore, meraviglia e soprattutto di felicità.
Aveva finalmente raggiunto l'oceano.
Chiuse gli occhi inspirando la brezza marina e li riaprì sorridendo.
Rimase lì per vari minuti osservando l'infinita massa d'acqua davanti a sé, era così rapita da quello splendido blu che non si accorse che qualcuno si avvicinò a lei. All'improvviso una mano le tappò la bocca mentre un'altra le strinse a gola. Si immobilizzò all'istante, non si era accorto che qualcuno era in quel posto e constatò che era stata un po' troppo sovrappensiero e che fosse parecchio fuori allenamento. Fece attenzione a non muoversi bruscamente anche perché sarebbe successo di tutto se si fosse comportata nel modo sbagliato.
-Zitta e fa come ti dico.- le impose l'aggressore e prese i suoi polsi portandoli dietro la sua schiena.
Simyf non si mosse e sentì che era arrivato un'altra persona. Stavolta era attenta e aveva udito i suoi passi. Lì ascoltò mentre parlavano in elfico. Non capiva completamente quel che si dicevano, dopotutto non l'aveva imparato del tutto. Intuì che erano elfi e stavano armeggiando con una corda legando i polsi.
-E ora muoviti.- ordinò il primo elfo spintonandola lievemente verso dove erano venuti.
La ragazza li seguì senza protestare e vide che c'erano dei carri trainati da strani quadrupedi e altri elfi, molto probabilmente mercanti. Lì accanto, sul fiume, era presente un passaggio magico, senz'altro c'era un mago tra loro. Si maledì per non essere stata sufficientemente cauta e per non aver controllato che ci fosse qualcuno nei paraggi, dato che la postazione in cui si trovava era ben visibile dal punto in cui erano. Il secondo elfo aveva già raggiunto i suoi compagni e stava probabilmente riferendo loro quel che era accaduto. Poi parlò di nuovo con l'elfo che le stava alle calcagna che la portò vicino ad un carro.
-Sali e sta buona o sarà peggio per te.- la minacciò e chiuse le ante del carro dopo che l'umana vi entrò.
Simyf notò che si rivolgeva a lei con disprezzo, si capiva dalla faccia infastidita e dalla voce seccata. Poi sentì che il carro si mosse e comprese che si stavano muovendo verso chissà dove. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi sebbene la situazione non era tanto piacevole.
Ormai la sua vita era appesa su un filo e saranno proprio gli elfi a decidere se tagliarlo o meno segnando la sua sorte.


Palazzo reale del regno di Prignus

La principessa era seduta su una panca nel vasto prato e vivo giardino che ricopriva la sua reggia. Fissava il cielo come ad osservare una particolare stella anche se era pieno giorno. Aveva lo sguardo perso nel vuoto ed era assorta nei suoi pensieri. Sentì una presenza alla sua destra e una lieve pressione sulla spalla. Si voltò e vide che il suo fidanzato aveva posato una mano sulla sua clavicola.
-Ancora pensierosa?- domandò lui sedendosi accanto a lei.
-Lo sai bene... Presto si incontreranno ora che i mercanti di Merhat l'hanno trovata...- gli riferì ciò che era successo e che sapevano entrambi da tempo.
-Quanto manca?- chiese.
-Tre giorni e non si separeranno più.- predisse.
-E se qualcosa andasse storto?- era dubbioso e non era certo che tutto sarebbe filato liscio come l'olio.
D'altronde, anche una scelta, un gesto o un incontro sono in grado di modificare il futuro.
-Non ti fidi delle mie capacità da veggente?-
-No, non ho detto questo! E' solo che...- lei sospirò.
-Ti capisco...- disse stupendo il suo ragazzo.
-Anch'io ho paura che qualcosa vada storto, ma continuo a sperare nel cambiamento di quel mondo.- gli confidò appoggiando la testa sulla sua spalla mentre lui ponderava le sue parole.
-E comunque... Stai tranquillo!- continuò sorridendogli rassicurante.
-Lui l'ha già vista e quando la rivedrà, la vorrà e non la lascerà più!- lo informò e il suo sorriso si allargò vedendo la tensione sul viso di lui svanire.
-Allora non mi resta altro che affidarmi a te per loro.-
-Non te ne pentirai, fidati!-
-Ok, facciamo una passeggiata, Meas?- le propose alzandosi e porgendole una mano.
-Certo, Alsho.- acconsentì all'invito e intrecciò le sue dite a quelle del suo amato.

Punto indefinito lungo la costa delle Terre Ignote

Mai fidarsi dell'ovvio e mai abbassare la guardia, ma prima o poi commetterai anche tu una sciocchezza.
Simyf continuava a pensare le parole di sua madre senza sosta. Si rendeva conto di quanto fosse stata stupida a non stare all'erta e di non aver controllato se ci fosse qualcuno attorno a lei. Se solo fosse stata attenta, ora sarebbe alla spiaggia o sulla strada del ritorno anziché su quel carro pieno di cianfrusaglie verso chissà dove. Non sapeva quanto tempo era passato da quando era stata catturata, ma capì che si fermarono. Poi lo stesso elfo di prima entrò nel carro e le diede un frutto dopo averla slegata.
-Mangia e non fare nulla di insensato o te la faccio pagare cara.- l'avvisò tenendola d'occhio mentre si mangiava della zuppa.
La ragazza mangiò in fretta per non spazientire oltre il suo "carceriere" che la legò subito dopo e uscì dal carro. Poco dopo ripartirono e Simyf si chiese ancora se mai potrà tornare a casa sana e salva.

Erano passati tre giorni e Simyf era molto irrequieta: non sapeva spiegarsi il fatto di non incontrare più Meas in sogno quando, invece, i suoi erano occupati da un essere bellissimo dagli occhi di un viola diverso da quelli degli elfi. Però tutto era sfocato, tutto tranne quei due pozzi color ametista. 
Ma non era l'unico motivo della sua agitazione: quella mattina aveva sentito dei strani discorsi. Gli elfi, ovviamente, non erano a conoscenza delle sue capacità, tanto meno sapevano che stava studiando l'elfico, sebbene il suo studio era momentaneamente sospeso. Stava semplicemente facendo buon viso a cattivo gioco. In fondo, era normale che fosse spaventata e diffidente, no? E per merito della sua immagine di umana spaurita, anche se era davvero preoccupata per la sua sorte, aveva saputo che stavano per arrivare ad una delle città elfiche e lì sarebbe stata consegnata alle guardie per poi essere giudicata dal re e la sua corte.
Cercò di rilassarsi, non ci riuscì: aveva paura, paura di non rincontrare più le persone a lei più care. Chiuse gli occhi mentre una lacrima solcò il suo viso. Si sentì sola, terribilmente sola. Poi avvertì una presenza alle sue spalle che l'abbracciava con le sue forti e calde braccia appoggiando il petto contro la sua schiena e che le baciava i capelli. Si abbandonò a quell'abbraccio così rassicurante, ma presto spalancò gli occhi rendendosi conto che ciò non era mai accaduto davvero. Rifletté per un po' sull'accaduto e concluse che era stato tutto un sogno, un piacevole sogno quasi reale constatò con un sorriso amaro.
Sentì altri rumori e il carro fermarsi. Probabilmente erano arrivati e il suo cuore batté forte nel suo petto per la paura. Le ante del carro si aprirono e un elfo armato si sporse incitandola di scendere. Obbedì sapendo bene cosa sarebbe successo se avesse disobbedito. Rimasero vicino al carro fermo accanto all'ingresso delle mura in legno della città per qualche minuto mentre le guardie parlavano con i mercanti. Simyf cercò di individuare una via di fuga senza successo anche a causa dell'insistente controllo degli elfi. Poi due guardie le indicarono di seguirli dentro una porta affianco al portone d'ingresso. Appena dentro, l'avvolsero in un mantello e calarono il cappuccio. Percorsero un lungo corridoio, varie scale e altri corridoi di cui le pareti si abbellivano sempre più di decorazioni e arazzi mano a mano più definiti e ricercati. Infine si fermarono dinanzi ad una porta immensa e lavorata minuziosamente dove vi erano appostati altre due guardie con cui i due che l'avevano portata fin lì stavano discutendo per farla entrare. Dato l'accesso, aprirono il portone e Simyf capì che quello si trattava della Sala del Trono e vide in fondo alla navata l'elfo che doveva essere il re seduto composto che parlava con un suo simile, a giudicare dall'abbigliamento un nobile, per poi tacere alla sua entrata. Attraversarono la navata e a pochi metri di distanza dal trono, i tre si inchinarono. Poi le guardie si alzarono dopo un cenno del re e iniziarono a discutere sulla sorte dell'umana in elfico (ovviamente... -.- /ndA). Simyf si sentì ancora più frustrata, soprattutto perché vedeva di sottecchi da sotto il mantello che il re e in particolare l'altro elfo la fissavano con insistenza.

-Toglietele il mantello che voglio vedere che aspetto ha.- ordinò
il re nella lingua dell'umana interrompendo il discorso con i soldati, i quali obbedirono.
Quando il suo volto fu esposto, la ragazza continuò a rimanere a testa bassa mentre il re e l'aristocratico la studiarono più attentamente.
-Qual'è il tuo nome?- domandò il sovrano dopo qualche secondo di silenzio.
-S-Simyf...- rispose un po' titubante e con la voce rauca resa così dai giorni di mutismo. 
-Cosa volete fare, sire?- domandò uno degli elfi.
-Lasciateci soli.-
-Ma sire...- stava per obbiettare, ma l'occhiata che gli lanciò il re gli fece capire che fosse il caso di non obbiettare.
-Andate, questa umana non ci arrecherà danno.- detto ciò, continuò ad osservarla mentre i due si ritirarono.
-Quanti anni hai?- domandò dopo alcuni secondi.
Simyf lo guardò interrogativa: non si spiegava il motivo per cui le poneva domande simili. Alquanto strano.
-D-diciotto...- farfugliò nervosa.
-Da dove vieni di preciso?-
-Da Cania nella Terra del Mare.-
-Sei venuta qui da sola?-
-S-Sì...-
-E perché sei venuta qui?-
A quella domanda, la ragazza riflettè attentamente su cosa rispondere: verità o bugia?
-Volevo vedere l'oceano, tutto qui.- rivelò infine.
-L'oceano?- chiese il re interrogativo.
-Esatto.-
-E per quale motivo? Anche da voi c'è!- ribattè.
-E' vero... Ma a me piace molto il mare e volevo ammirare quello delle Terre Ignote per questa mia passione...- tentò di giustificarsi.
-Mmh... Capisco, ma sai che hai rischiato molto? Potevi morire e potrei giustiziarti anche ora.- fece maligno.
-Sì, ne sono consapevole, però...-
-Però...?- la incitò a continuare.
-Però sono felice di averlo intravvisto anche se per poco tempo.- concluse stupendo i due elfi.
Calò il silenzio. Simyf aspettava il verdetto del re, molto probabilmente l'avrebbero uccisa. Intanto l'elfo pensava alla sorte dell'umana, ma non sapeva cosa farne di lei. Si voltò verso suo figlio e vide nei suoi occhi una luce mai vista.
-Figliolo, tu cosa pensi di fare?- si rivolse a lui attirando la sua attenzione.
-Non saprei, padre. La decisione spetta a voi, siete il re.- affermò questi.
-In effetti è vero, hai ragione, ma ora come ora non so cosa fare con lei. Nell'attesa della mia decisione, verrai rinchiusa in una cella. Non ribellarti a noi e potresti sopravvivere.- annunciò infine il re rivolto verso la ragazza che annuì.
-Bene. Guardie!- chiamò ed essi entrarono.
-Rinchiudetela in cella, ma non trattatela male, salvo sia lei stessa a comportarsi in modo aggressivo.- ordinò e i soldati eseguirono l'ordine.
Simyf seguì gli elfi senza fiatare ripetendosi in continuazione di non compiere gesti avventati e quando fu dentro la cella, si chiese se mai potresse uscirne viva.

Angolo autrice:

Lo so, lo so, sono in ritardissimo!!! Vogliate perdonarmi, ma questo maledetto computer ha dovuto ripristinarsi proprio quando stavo per finire il capitolo e l'ho perso tutto! ç____ç
Mi è toccato riscrivere da capo!!! ç____________ç
Maledetto computer! >___________<
Almeno adesso funziona da bravo! ^_^
Comunque sono tornata e continuerò questa storia fino alla fine! ù.ù
Per chi mi ha seguito fino a questo punto, sappia che da ora inizia la "vera" storia!  Soprattutto ora che "lui" è ufficialmente entrato in scena. XD
Piuttosto, sapete dirmi di chi si tratta? XD
E non preoccupatevi, a Simyf non succederà nulla di tremendo!
Aster: Infatti! La tortureranno e la faranno morire dopo atroci sofferenze e dissanguata! *faccia demoniaca*
Io: Non. Osare! Non ci pensare nemmeno o sarà questa la TUA di fine!!! *espressione che supera di gran lunga quella di Aster per quanto riguarda minacce intimidatorie*
Aster: Emh... ^^" Vado a fare una passeggiata! * se la svigna*
Bene, me lo sono tolto di torno! ù.ù
Ringrazio Kaika che come sempre recensisce e chi ha letto i capitoli precedenti. Lo so che erano una noia totale, ma ora credo che tutto si farà più interessante! :)
Alla prossima! :D
Bacioni! :^
Ciao! XD ^-^
  
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