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Autore: Grouper    12/10/2011    10 recensioni
‎'Buonanotte amore mio'; che poi mia non sei, che poi amore non è, che poi non è neanche notte,ma ho sonno, ti voglio, e per me, nonostante tutto sei mia. 'Buonanotte amore mio' che forse mia un pò lo sei sempre stata, che forse un giorno sarà amore, che forse la notte è già qui. 'Buonanotte amore mio' che voglio davvero che tu sia mia, che ora so che tutto questo è amore, che ormai la notte è davvero qui. 'Buonanotte amore mio' che oggi, ti amo anche io.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapeva cosa fosse, cosa la portasse ad acconsentire ad ogni suo desiderio, ma era sempre stato così e Aurora non aveva mai potuto farci nulla. Arrivarono alla macchina senza rivolgersi una parola ma entrambi assorti in pensieri che martellavano le loro teste senza sosta, senza lasciare loro il tempo di godere di quei ricordi che in fondo non erano mai stati tristi, ma il contrario.
Nel momento in cui entrarono in macchina e si misero a sedere sui sedili di pelle, il cuore di Aurora cominciò a battere all'impazzata e le mani a sudare. Quell'auto era pregna del suo profumo, la pelle l'aveva assorbito nel corso degli anni: erano mesi che Aurora non sentiva quell'odore buono, felice, e esserne avvolta improvvisamente la mandò in confusione; un'odore così forte da farle ritornare in mente in modo altrettanto brusco e forte tutti i ricordi che prima erano offuscati dalle preoccupazioni. Aprì nervosamente il finestrino e portò la testa fuori, mentre la macchina cominciava a prendere velocità e imboccare la superstrada. Inspirò quel poco di aria fresca che sbatteva forte sul suo viso, come fosse una secchiata di acqua ghiacciata per riportarla con i piedi per terra.
“Vuoi rimanere là fuori ancora per molto?” chiese Zayn senza togliere gli occhi dalla strada.
Aurora ritirò la testa, lasciando però il finestrino aperto, come dire... in caso di emergenza, ecco.
Non si parlarono granché neanche durante il viaggio: ogni tanto l'uno guardava l'altro senza però che i loro sguardi si incontrassero. Solo ad un certo punto, ormai quasi alla fine del tragitto, Zayn accese la radio e cominciò a cantare ogni singola canzone: era sempre stato così, una voce che ti scioglieva il cuore, incredibilmente dolce, e soprattutto aveva le conoscenze musicali di un disc-jockey: conosceva tutte le canzoni possibili e immaginabili, per lo meno da quello che aveva potuto constatare Aurora a suo tempo.
Si lasciò cullare da quella voce perfetta, perfetta in ogni piccolo particolare: niente timbro graffiato, un suono puro e fluido che ti trasporta in un mondo parallelo. Abbandonò il suo copro sul sedile, mettendosi comoda, e chiudendo gli occhi per riposarsi: era stata una giornata lunga, e ancora non poteva sapere come sarebbe finita. Si era creata un'atmosfera serena dentro la macchina, quasi felice e spensierata, una perfetta armonia tipica del loro passato: lui cantava, lei ascoltava in silenzio. Assorta in tutta una serie di pensieri confusi, Aurora tornò alla realtà sentendo le note di una canzone che conosceva fin troppo bene; sobbalzò per un secondo e si precipitò con il dito verso il bottone della radio e la spense con forza. Restò a guardare il piccolo apparecchio per qualche istante, con il fiato corto e un leggero imbarazzo: quell'equilibrio che si era formato, si ruppe improvvisamente e di nuovo calò un silenzio fastidioso e ingombrante.
“Perchè l'hai spenta?” chiese dopo qualche minuto Zayn, non confuso ma più dispiaciuto.
Aurora girò la testa e lo fissò un po' stupita, facendo poi un movimento della testa e sgranando un po' gli occhi come per dire che la risposta fosse più che ovvia; Zayn annuì, non troppo convinto. I'll stand by you era la loro canzone: lo era diventata dopo la prima notte insieme, quando lo stereo a seguito di un tuono potente si accese all'improvviso, da solo, e la voce dei Pretenders fece loro compagnia da quel momento in poi. Il cuore di entrambi si strinse al pensiero che fossero riusciti a proteggersi a vicenda dall'esterno, ma non tra di loro.
La macchina di Zayn svoltò a destra e imboccò la strada secondaria che portava a Brighton. Era tanto tempo che Aurora non vedeva quegli alberi che tuttavia si ricordava ancora a memoria come fossero passati pochi giorni, e quello scorcio di mare tra le foglie e tra i cespugli, in lontananza, anche quello era sempre lo stesso, questa volta però illuminato dalla luce della luna.
Parcheggiarono su uno spiazzo vicino ad un peschereccio diroccato e poi si avviarono verso la spiaggia ormai umida e fredda. Il suono di quel mare era così terapeutico, che in quel momento Aurora si pentì di non esserci mai tornata dopo la partenza di Zayn. Teneva le mani in tasca, infreddolita dal vento gelido proveniente da nord e subito dopo riavvolse la sciarpa attorno al collo con un movimento veloce; Zayn, che la seguiva da dietro, assunse un'espressione stupita e in fondo felice nel vedere quell'accessorio.
Che bella sciarpa.” disse semplicemente sorridendo e trascinando i passi in modo pesante, quasi fosse stanco. Aurora alzò gli occhi al cielo: se n'era accorto. Tardi, ma se n'era accorto. Si voltò verso di lui con l'intento di fulminarlo con lo sguardo, ma, incontrando il suo sorriso, non poté fare a meno che ricambiare timidamente, per poi voltarsi di nuovo e perdersi tra le piccole onde.
Zayn la raggiunse e si mise accanto a lei fissando anche lui per quel che poteva l'orizzonte del mare.
Passò qualche minuto, e poi finalmente il ragazzo prese di nuovo parola.
Ti ricordi la prima volta che ci siamo venuti?” le chiese voltando leggermente la testa. Aurora rimase per un po' con lo sguardo fisso davanti a sé, senza parlare; sapeva dove voleva andare a parare: farle ritornare in mente il loro passato, quanto fossero felici insieme, fare arrivare la notte fonda per poi tornare a casa senza aver trattato l'argomento di base.
Smettila di chiedermi se mi ricordo. Certo che mi ricordo! Eravamo in due a fare una coppia, non c'eri solo tu.” tirò fuori tutta l'acidità che riuscì a trovare in corpo. Non osava voltarsi, non osava incontrare quegli occhi gialli che le avrebbero fatto perdere la sanità mentale. Fece un grande sospiro, simile ad uno sbuffo, e poi si girò verso Zayn con le braccia conserte.
Possiamo arrivare al punto? Me l'avevi promesso.” disse seria ma con tono più pacato. Zayn abbassò lo sguardo, annuendo. “Non è facile...” cominciò a parlare a bassa voce; Aurora non smetteva di guardarlo, sapeva che qualcosa sarebbe andato storto da un momento all'altro. Infatti non parlò per un minuto abbondante: Aurora sciolse le braccia e le fece cadere sui fianchi, attonita.
Possibile che dev'essere così difficile mettere in fila due parole? Vuoi dirmi che non ci hai mai pensato per tutto questo tempo? Mi chiedo dove siano finiti tutti i tuoi neuroni, a questo punto...” Zayn sorrise leggermente: era da tanto che non lo insultava in quel modo, era una caratteristica del loro rapporto, o meglio, di Aurora nei suoi confronti. Questa scosse la testa: “Perchè non parli... non capisci che fa male?” disse sull'orlo della disperazione: era come se Zayn stesse mettendo il dito nella piaga senza mai toglierlo. E la piaga bruciava di più. Quel mezzo silenzio, quel discorso cominciato e mai finito faceva più male della ferita in sé per sé.
Fa male anche raccontarlo, Aurora” disse Zayn alzando lo sguardo verso l'alto.
Ah, ti fa male... eh sì, certo! Perchè sei tu quello che è stato lasciato dalla ragazza senza una ragione. Sei tu quello che si è svegliato con il letto vuoto. Sei tu quello che ha passato mesi, settimane, giornate intere ad auro-colpevolizzarti per ciò che era successo. Oh, sì. Sei tu quello che ha cercato di capire dove avesse sbagliato in quella storia. Giusto, sì. Sei tu quello che ha sofferto come un cane, quello che è stato abbandonato, mica io.” Aurora parlava a vanvera, come il caffè in ebollizione -a Zayn piaceva prenderla in giro in questo modo- , tenendo i suoi occhi quasi lucidi incatenati a quelli del ragazzo che prendeva ogni parola come un sonoro schiaffo, gli stessi schiaffi che voleva essersi dato da solo da tempo; le parole di Aurora sapevano essere sempre più efficaci della forza fisica, sempre.
Ho sofferto anche io, se è per questo.” disse Zayn sempre a testa bassa.
Sì, certo, e ovviamente questo grande dolore ti ha impedito di tornare. Devo dire che non fa una piega.” ribatté Aurora scuotendo la testa e usando un sarcasmo pungente. “Non puoi essere la vittima in questa situazione, mi dispiace. Non te lo permetto!” continuava a parlare senza sosta, e avrebbe continuato se Zayn non l'avesse interrotta alzando la voce.
Basta Aurora, fermati! Non sto facendo la vittima. Sto cercando di spiegarti, ma non me ne dai modo.” sbottò Zayn e guardandola quasi con aria severa.
Aurora s'irrigidì. “No, non mi fermo! Non mi sembra che tu l'abbia fatto quella volta: te ne sei andato senza pensarci tanto su, senza degnarti di dirmi niente. E ora mi senti, mi ascolti, anche se dovrei essere io ad ascoltare te e non guardarmi in quel modo so benissimo che la cosa è controproducente, ma ho bisogno di sfogarmi.” Zayn sospirò e portò una mano tra i capelli. L'aria era umida e fredda, tanto fredda, il mare era sempre un po' mosso e quella spiaggia che stava facendo loro da palcoscenico non aiutava sicuramente lo svolgersi della conversazione. “Cos'ho sbagliato, Zayn? Cosa diavolo ho sbagliato? Ti prego dimmelo, ho passato mesi a rimuginarsi sopra senza arrivare ad una conclusione...”
Non eri tu il problema.” disse secco.
E allora cos'è andato storto? Ti sei innamorato di qualcun'altra? Cos'aveva lei più di me...?” il tono di Aurora cominciò a piegarsi in una supplica; gli occhi cominciarono a luccicare e la voce a spezzarsi.
No, Rory. Non c'è mai stata un'altra. Tu eri l'unica, e lo sei sempre stata.” la voce di Zayn era indescrivibile: era un misto di dolcezza, di malinconia, di amore, di delusione, di rancore e di tristezza. Un insieme indecifrabile che, tuttavia, fece rovesciare quei pozzi verdi ormai colmi di lacrime. Zayn non poteva vederla in quello stato, mai aveva potuto. Vederla piangere era tra i dolori più grandi che avesse mai provato, e sapere di essere la causa delle sue lacrime gli faceva venir voglia di picchiarsi da solo.
Ero...?” tra un singhiozzo e l'altro che provò comunque a contenere, Aurora riuscì a tirare fuori quella domanda, che domanda in fondo non era: era più una speranza, ma non poteva ammetterlo nemmeno a se stessa. Non le importava se stesse mentendo prima alla sua persona che agli altri: faceva male già avere un dito solo nella piaga, figuriamoci metterne due.
La mascella di Zayn cominciò a tremare impercettibilmente, troppo spaventata di pronunciare quella piccola parola che probabilmente avrebbe risolto ogni problema. Un semplice “No, lo sei ancora come fai a non capirlo” avrebbe probabilmente aggiustato tutto.
Sì, eri …” disse cercando gli occhi appannati della ragazza, la cui speranza, davvero troppo fragile e rischiosa, andò senza che lei se ne accorgesse completamente a pezzi. Tirò su con il naso, e si strofinò gli occhi portando via ogni traccia di rimmel ancora visibile. Non parlò, si limitò ad annuire, e poi calò il silenzio cullato dalle onde del mare. Si guardò intorno: all'improvviso, mai come in quel momento, sentì di voler rivivere il passato, di tornare in quello stesso posto solo indietro nel tempo, per vivere di nuovo come fosse il primo giorno. Cercò nei suoi ricordi quell'emozione fortissima che la capovolse, la riempì, la portò lontano. Chiuse gli occhi, e riuscì a ricordare le braccia di Zayn stringerla in un abbraccio e indicarle l'orizzonte.
A che pensi?” una voce la distolse da quella vera e propria meditazione.
Indovina.” rispose Aurora tenendo sempre gli occhi chiusi voltata verso il mare. Zayn sorrise, e si avvicinò alla ragazza impercettibilmente. L'avvolse in un timido abbraccio, e al loro contatto presero entrambi una piccola scossa; Aurora sobbalzò, ma Zayn la strinse un po' più forte, per farla calmare, e così fece. Entrambi caderono di nuovo in quel mondo parallelo, quello fatto di ricordi e sensazioni passate: provavano a ricomporre i pezzi e a riprodurre qualcosa di analogo, ma chi sa se ce l'avrebbero fatta. Tornarono a quell'alba di luglio, abbracciati, uno davanti all'altro, con il mare di fronte, l'orizzonte pallido, il rumore del mare e il cielo nuvoloso. Qualche attimo di silenzio, e poi tutti e due tornarono a quel momento di una potenza incredibile e fresca, un'emozione per Aurora unica, mai provata prima, che abbaglia, scuote, porta lontano, lontanissimo, verso i pensieri più belli e felici, troppo felici per essere descritti. L'equivalente di un giorno di festa, dell'erba appena tagliata, della pioggia con il sole; un momento che si ferma nella sua perfezione quasi impalpabile, sospeso, che non invecchia e non finisce mai. Questo si scatenò dentro a quel piccolo pugno che è il cuore di Aurora, quando per la prima volta Zayn la baciò in quella prima mattina di luglio.
Aprirono gli occhi entrambi, e a malincuore si staccarono da quell'universo parallelo, che in fondo non era fatto che di illusioni, di ricordi. Una lacrima scese sul volto di Zayn: con un braccio sciolse l'abbraccio con cui teneva stretta Aurora per togliere quella goccia dalla guancia, ma la ragazza lo fermò con la mano, tenendo il suo braccio stretto in vita. Piansero insieme, abbracciati, non curanti della più totale assurdità del momento.
Avevo paura di innamorarmi troppo, ma penso che per quello me ne sono andato troppo tardi.” disse con un filo di voce Zayn. Aurora riuscì a concentrarsi sul profumo che finalmente ritrovò vicino a sé e non impregnato nei sedili della macchina; sospirò, delusa da tutta quella serata, da quell'intera giornata. Sciolse l'abbraccio e lentamente si avviò verso la macchina.
Il silenzio regnò sovrano per tutto il tragitto. Non una parola, non una canzone, non un respiro.
Arrivarono sul viale principale, vicino a casa di Aurora.
Va bene qui.” disse in un sospiro la ragazza prendendo la borsa da sotto le gambe e aprendo lo sportello; lo chiuse alle sue spalle e poi si girò di nuovo, come se ne avesse sentito il bisogno. Zayn la guardò per un attimo e poi le disse: “Mi dispiace davvero, Rory. Davvero.”
Erano le parole più sincere che Aurora avesse mai sentito dirgli; annuì, comprensiva, e gli rivolse un debole sorriso. “Sei stato troppo importante per non essere perdonato.”
E così si avviò verso la piccola traversa del viale che portava a casa sua.
Zayn mise in moto nuovamente la macchina, diretto verso il centro città. Non c'erano stai ricordi, baci o abbracci a rimettere insieme i pezzi di quel puzzle. Si erano detti implicitamente che era finita, che non gli importava più, e Dio solo sa quanto avevano mentito. 

Notaaaaaaaaaaaaaaare bene:
Mai fatto capitolo più lungo, *woot* ! 
Non so che dire, veramente. E' un capitolo che mi sta particolarmente a cuore, c'è un po' di mio e un po' di fantasia, quindi mi sta a cuore il doppio! ahhaah (:
lo posto la sera tardi quindi farà la fine dell'altro che riceverà tre misere recensioni,  ma a me che me ne frega? L'importante è che leggiate (che poi... importante è un parolone. Cioè per me è importante,cioè capite? si vabbè, sono le undici, capitemi.)
ciao ragazze, grazie per tutte le meravigliose recensioni e parole dolci. 
vi mando tante caramelle *tira*
buonanotte/buongiorno/buonpomeriggio a seconda del vostro orologino. 
vichi.

  
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