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Autore: _Lilli_    13/10/2011    1 recensioni
La vita di una giovane e aspirante Assassina, verrà stravolta dall'arrivo di una lettera, ricevuta dalla madre che 20 anni fà l'aveva abbandonata......
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo si era tinto dei colori pastello del tramonto quando Salima aprì finalmente gli occhi.
Si guardò intorno con aria assonnata mettendo a fuoco le immagini e vide Hakim accanto a lei che la osservava, con un braccio dietro la testa e l'altro posato lungo il fianco. Sorrise, stringendosi a lui, assaporando il calore che il suo corpo emanava. 
-Da quanto tempo sei sveglio?- Chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
Hakim la strinse a se con il braccio libero, posandole un tenero bacio sulla fronte. -Lo sai che mi piace guardarti mentre dormi, hai un'aria così docile ed indifesa.- Sorrise nel vederla arrossire, poi si alzò dirigendosi alla finestra per inspirare l'aria fresca della sera; Salima osservò i suoi movimenti lenti e sinuosi, e si alzò a sua volta sbadigliando.
Si avvicinò ad una bacinella contenente dell'acqua per sciacquarsi il viso, poi si sistemò i capelli e lisciò le pieghe stropicciate della tunica, mentre Hakim si voltava per seguire il suo esempio; si voltarono verso la porta quando udirono dei passi dirigersi nella loro direzione e videro Maria entrare. La donna sembrò sollevata nel vederli svegli, e sorrise alla figlia che nel frattempo le era andata incontro circondandola in un grande abbraccio.
Hakim fece un rapido inchino nella loro direzione, poi uscì dalla stanza sotto lo sguardo interrogativo di Salima che si era allontanata un poco dalla madre; la prese per mano e si accomodarono sui grandi e comodi cuscini. -Madre come vi sentite?- Chiese Salima, vedendo l'espressione turbata della donna.
-Come vuoi che mi senta? Sono preoccupata, non mi do pace per ciò che è successo, ed è tutta colpa mia. Se dovesse succedere qualcosa a Thomas, non me lo perdonerò mai.- Sospirò mentre una lacrima scendeva piano su una guancia pallida; Salima la asciugò piano poi afferrò una mano della madre iniziando ad accarezzarla per consolarla: era davvero in pena per quella donna che conosceva da così poco tempo, e per il suo fratello che ora si trovava imprigionato all'interno della Cittadella.
-Non devi preoccuparti, riusciremo a salvarlo.- Disse in tono convinto.
-Sarà difficile. Gerard è un uomo astuto e sono convinta che vi abbia preparato una trappola, ed io non voglio perdere anche te...- Trattenne a stento le lacrime al pensiero di ciò che suo marito potesse aver fatto a suo figlio.
Salima stava per controbbattere, ma fù interrotta dall'arivo di Malik che portava una tazza fumante di un infuso di sua invenzione, e che aveva un effetto calmante; lo porse a Maria che iniziò a sorseggiarlo piano.
-Salima, tuo padre ti sta cercando.- Disse atono, poi uscì di nuovo dalla stanza a grandi passi.
La ragazza diede un fugace bacio alla madre, poi uscì anch'essa lasciando la templare sorseggiare il suo infuso pensierosa.
Salima trovò suo padre e Malik dietro il grande bureau che studiavano con interesse il registro nautico della nave, in cerca di eventuali indizi circa le imbarcazioni che sarebbero partite di li a qualche ora, cariche di schiave; Hakim era seduto sullo sgabello con indosso la divisa templare, e le fece l'occhiolino quando la vide poi tornò ad osservare i due Assassini. Ad Altair non era sfuggito quel gesto ma non disse nulla e si limitò a fare un gesto con la mano per farla avvicinare; quando fu abbastanza vicina, Salima vide che la fonte di tanta attenzione da parte del padre e dello zio non veniva dal registro nautico, bensì dalla piantina di quella che riconobbe essere la Cittadella del Reggente.
Aspettò in silenzio le istruzioni del padre, che non tardarono ad arrivare: -Le celle dei prigionieri si trovano da questo lato delle mura, e l'unica entrata è la porta di questa torre.- Indicò con un dito un cerchietto nero in alto a sinistra che Salima riconobbe come la torre che scalò la prima notte che passò ad Acri, e dove incontrò suo fratello per la seconda volta. Dato che nessuno parlava, Altair continuò ad esporre il suo piano. -Io e gli altri Assassini copriremo le spalle a Salima, che entrerà nella torre dove Hakim la aspetterà; dato che è in possesso delle chiavi che aprono le celle.- Come a voler sottolineare il suo compito, il ragazzo fece roteare l'anello con il mazzo delle chiavi su di un dito, attirando le occhiate malevole di Malik; Hakim fece un sorrisetto per scusarsi ed appese di nuovo le chiavi alla cintura in cuoio che portava in vita, poi con un rapido inchino uscì per dirigersi alla Cittadella per informare Thomas e Karima.
Salima annuì lievemente, eccitata all'idea di mettersi finalmente all'opera per poter salvare il fratello. -Ma padre...E Karima?- Chiese turbata, ripensando improvvisamente alla ragazza.
-Abbiamo pensato anche a lei, non preoccuparti... Sarà già un miracolo riuscire ad uscire da lì e credo che correremo un rischio ad attraversare la città per sfuggire ai templari. Dobbiamo rimanere nelle vicinanze, in vista ma senza essere visti.- Si portò una mano al corto pizzetto osservando la reazione della figlia.
Salima dapprima non capì, poi sgranò gli occhi. -Vuoi..Vuoi dire che dobbiamo scortarli alla casa sul molo? No, è troppo rischioso e non avremmo modo di sfuggire alle eventuali guardie che potrebbero seguirci!- Esclamò la ragazza, iniziando a passeggiare nervosamente per la stanza; Malik la osservò per un istante poi si decise a parlare: -Non abbiamo altra scelta Salima.. Portarli qui è un suicidio, e potremmo attirare troppi occhi indiscreti sulla Dimora.- Abbassò di un'ottava la voce per non farsi udire da Maria nell'altra stanza. -Una volta usciti e seminati eventuali soldati, io tornerò qui mentre voi resterete di guardia in casa e tornerete qui solamente quando le acque si saranno calmate. Ho già predisposto tutto e fatto rifornire la dispensa per i prossimi due giorni.- Detto questo, tornò al suo solito silenzio posando gli occhi su Altair che annuiva. -Non avresti potuto spiegarlo meglio amico mio.- Si concesse un breve sorriso in direzione dell'amico, poi tornò a guardare Salima.- Andiamo allora, la notte è ormai giunta ed abbiamo poco tempo per agire.- In perfetto silenzio, Salima seguì il padre e Malik ed uscirono dall'edificio in direzione della Cittadella.
 
 
La luna, con i suoi raggi argentati, illuminava debolmente la città placidamente addormentata mentre tre figure si spostavano con velocità sui tetti che quella sera erano poco pattugliati; cercando di evitare un qualsiasi scontro con le poche guardie che trovarono sul loro cammino, arrivarono in breve tempo a destinazione dove i due Assassini al seguito di Altair li attendevano seduti su di una panchina lontana da sguardi indiscreti. Alla vista di Altair e Malik scattarono in piedi chinando il capo in segno di saluto, poi attesero gli ordini.
Mentre Altair spiegava in modo breve e coinciso il piano, Malik e Salima si allontanarono di qualche passo in direzione della Cittadella che si stagliava di fronte a loro; nella piazza, tranne per qualche ubriacone e alcuni mendicanti, era silenziosa e Salima non riuscì a reprimere un brivido pensando a ciò che l'attendeva. Malik poggiò la mano sulla spalla della ragazza, cercando di tranquillizzarla. -Andrà tutto per il meglio.- Salima sorrise, le parole dello zio erano sempre confortanti e si tranquillizzò; aguzzando la vista notò che l'enorme portone d'entrata era aperto e che non c'era nessun templare nei paraggi, e questo la rassicurò non poco.
Altair e gli altri Assassini si avvicinarono ed il gruppetto si avviò silenzioso verso l'entrata.
Malik sbirciò all'interno poi intimò agli altri di proseguire, segno che la via era libera; i quattro uomini si sparpagliarono nella piazza confondendosi tra le poche persone che si aggiravano per la Cittadella, mentre Salima percorse la stradina posta alla sua destra, la stessa che fece qualche sera prima. Non incontrò ostacoli ma alla prima impalcatura si arrampicò arrivando in cima al tetto e notò che suo padre era poco distante; sorrise, poi continuò ad avanzare finchè non si ritrovò sulle mura di cinta e sospirò sollevata nel vedere che nessun soldato era a guardia e cose velocemente ai piedi della torre. Trovò la porta socchiusa e questo la insospettì, così la aprì cautamente per entrare e fece scattare la lama per ogni evenienza; una volta dentro trovò un piccolo pianerottolo e due rampe di scale a chiocciola, una che portava in alto e l'altra che scendeva verso le segrete.
Iniziò a scendere seguendo il suono di alcune voci chiedendosi a chi potessero appartenere e sperando che quell'inconveniente non potesse far saltare la missione; scosse la testa per eliminare quei pensieri e si concentrò sulla missione.
Ben presto si ritrovò all'interno di una stanza circolare piena di strumenti di tortura che la fecero rabbrividire e la luce della luna, che entrava dalla piccola finestra, rendeva quello scenario davvero raccapricciante; sentendo ancora quelle voci, decise di proseguire ed imboccò un'altra rampa di scale che la condussero nelle segrete dove si trovavano le prigioni. Avanzò cauta portandosi alle spalle di un soldato che stava parlando animatamente in direzione di quello che riconobbe essere suo fratello; cercò con lo sguardo Hakim, ma di lui nessuna traccia così cercò di avvicinarsi ancora per udire ciò che il soldato diceva e restò pietrificata quando riconobbe Amir.
-Io non posso crederci...Non posso credere che il mio migliore amico mi abbia fatto una cosa simile.- Stava dicendo Amir con entrambe le mani strette intorno alle inferriate della cella; Thomas scosse ripetutamente la testa cercando di muoversi inutilmente a causa delle pesanti catene che aveva ai polsi e le caviglie.
-Se quello che dico è una menzogna, perchè te ne stai in silenzio senza dir nulla?- Chiese Amir, con una nota isterica nella voce. -Allora, perchè non rispondi? Allora quello che dicono sugli Assassini è vero! Ed io che ti ho sempre rispettato e trattato come fossi mio fratello...Ti sei approfittato dell'innocenza di Karima e del sentimento che prova per te e l'hai tradita...Hai tradito tutto noi.- La voce di Amir era incrinata, ma la presa sulle sbarre della cella era ben salda.
-Amir per l'amor del cielo...Come potrei fare una cosa simile?Anche tu sei come un fratello per me e ciò che ti hanno detto è solo una menzogna per screditarmi.- Il soldato rimase un istante in silenzio, soppesando le parole di Thomas. -Vorrei crederti...Lo vorrei tanto, ma non ci riesco. Da quando tua sorella è arrivata in città sei cambiato, non sei più il Thomas che conoscevo e con cui sono cresciuto.- Salima lo sentì digrignare i denti e la presa sulle inferriate divenne più salda, tanto che le nocche delle sue mani divennero bianche; capì che la discussione stava prendendo una brutta piega così avanzò silenziosamente dietro Amir e lo colpì forte alla testa con un vaso di terracotta che andò in frantumi. - Perdonami.- Sussurrò mentre Amir si accasciava al suolo e lei si precipitava accanto a Thomas, che allungò le mani per afferare quelle tese della sorella; Salima sentiva crescere dentro di se l'inquietudine e strinse tra le sue, le mani di Thomas per cercare di tranquillizzarlo. Tremava leggermente a causa dell'umidità della cella ed aveva la carnagione pallida e malaticcia così Salima si allontanò alla ricerca di qualcosa per coprirlo, e accanto ad alcuni vasi contenenti unguenti e bende trovò una coperta di lana grezza con un leggero sentore di muffa, e gliela sistemò sulle spalle.
-Hakim che fine avrà fatto?- Chiese impaziente guardandosi intorno irrequieta.
-Era qui con me finchè non è arrivato Amir e l'ho visto andar via senza dir nulla.- Rispose Thomas, anch'egli con una nota di preoccupazione nella voce; con un'evidente sforzo si avvicinò all'inferriata stringendosi nella coperta, di modo da poter avere un'ampia visuale della porta e poter vedere chi sarebbe arrivato. Improvvisamente udirono dei passi avvicinarsi nella loro direzione e lanciando un rapido sguardo al fratello, seguito da un cenno di assenso da parte di lui, Salima si andò a posizionare ad un lato della porta facendo scattare la lama celata; attesero nel più totale silenzio finchè i passi divennero talmente vicini che Thomas si accorse di trattenere il respiro dalla tensione, ma sospirò sollevato nel vedere Hakim, così lo salutò per avvertire Salima che era pronta per aggredirlo.
-Ehi Hakim, finalmente!- Esclamò quando lo vide avvicinarsi a lui con il mazzo di chiavi in mano; quest'ultimo rimase per un attimo interdetto nell'udire quell'accoglienza e si voltò verso Salima che lo accolse con un ampio sorriso mentre si avvicinava a lui.
L'Assassino si accinse ad aprire la cella, scavalcando senza tante cerimonie il corpo ancora privo di sensi di Amir, e liberò i polsi e le caviglie del prigioniero aiutandolo poi ad alzarsi; Thomas aveva i muscoli atrofizzati e zoppicava leggermente ma la voglia di uscire di li era talmente forte che ignorò i dolori e si aggrappò forte a Salima, che si era fatta avanti. Hakim sguainò la spada ed il trio si avviò verso l'uscita senza guardarsi indietro.
 
 
All'esterno della torre la situazione appariva tranquilla ed i ragazzi videro Altair che veniva loro incontro; afferrò Thomas per aiutarlo a scendere e fece un cenno ad Hakim che annuì e fece per tornare indietro, ma Salima lo bloccò afferrandolo per una manica. -Dove stai andando?.- Chiese sottovoce all'Assassino che si divincolò quasi subito, dando un rapido sguardo ad Altair che si stava allontanando velocemente verso una scala a pioli.  -Devo tornare 
al mio posto di guardia ed occuparmi di Amir.- Rispose atono e fissando Salima negli occhi, che rabbrividì alle sue parole.  -Non puoi, è troppo pericoloso!- Lo afferrò per il bavero della tunica strattonandolo con forza, ma Hakim tolse delicatamente le sue mani e con tono fermo rispose: -Non posso Salima, o si insospettiranno. Non mi succederà nulla, ma devo andare a soccorrere quel soldato, Amir, e restare qui per scoprire dove sia finita Karima.- Poggiò le sue mani sulle spalle di Salima, che annuì debolmente: per un attimo si era dimenticata di quella povera ragazza e di Amir, che giaceva ancora sul freddo pavimento delle celle.
-Dove si trova?- Chiese piano, ossevandolo negli occhi. 
-Non lo sappiamo con certezza, ma siamo convinti che la tengano rinchiusa da qualche parte all'interno della Cittadella. Per questo devo rimanere qui, per scoprire dove sia.-
Hakim si morse un labbro titubante, poi strinse a se Salima baciandola con trasporto mentre la ragazza, presa alla sprovvista sgranò gli occhi un istante, ma poi rispose a quel bacio trasmettendo ad Hakim le sue insicurezze e la sua preoccupazione.
Si scostarono dopo pochi secondi ed Hakim ne approfittò per andar via, non prima di baciare lievemente il dorso della mano di Salima, che sorrise e lo osservò correre lungo il bastione delle mura ed entrare all'interno della torre; si voltò dalla parte opposta e corse anche lei per raggiungere Altair e Thomas che la attendevano in cima alla scala, osservandola senza dir nulla. Salima arrossì da sotto il cappuccio per la vergogna ed iniziò a scendere attendendo che gli altri la seguissero.
Sguainando le loro spade, Altair e Salima avanzarono guardinghi attraversando le viuzze della Cittadella mentre Thomas li seguiva poco lontano, zoppicando vistosamente; una volta usciti fuori, si ritrovarono nella grande piazza dove Malik ed uno dei due Assassini li aspettavano. Quest'ultimo prese Thomas sottobraccio per aiutarlo a camminare, mentre padre e figlia rinfoderavano le spade e Malik, con un breve cenno del capo, li salutò dirigendosi in direzione della Dimora, dove Maria lo attendeva impaziente per avere loro notizie. 
Il gruppetto, separatosi dal Rafiq, si diresse il più velocemente possibile verso la casa sul molo, dove il secondo Assassino li attendeva.
 
 
La stanza era debolmente illuminata dai raggi della luna ed un leggero sentore di cera aleggiava nell'aria.
Karima sedeva sul suo giaciglio ad osservare il cielo quando udì il rumore del chiavistello che veniva aperto: un caldo fascio di luce giallastra proveniente da alcune torcie poste nel corridoio annunciò l'entrata di un templare dall'aria arrogante, che portava con se una ragazza che stringeva in malo modo per un braccio; la scaraventò con poca grazia sul pavimento ed uscì dalla stanza sbattendo la porta e mettendo un pesante catenaccio al chiavistello, poi si allontanò, seguito dai suoi passi.
Karima afferrò delle bende pulite ed un unguento profumato da una piccola ciotola e si avvicinò alla ragazza, aiutandola ad alzarsi, e la fece accomodare sotto la finestra: aveva un occhio violaceo, labbra sanguinanti ed il suo corpo era scosso da profondi singhiozzi; scostò il velo che la ragazza utilizzava per coprirsi il volto tumefatto, e con delicatezza iniziò a medicarla mentre le altre coinquiline della stanza si avvicinavano per consolarla. 
I singhiozzi non accennavano a smettere e la ragazza si lasciò andare ad un pianto liberatorio che le tolse le ultime forze, e dopo alcuni minuti si addormentò profondamente contro i cuscini posti sul pavimento; Karima la osservò in silenzio col cuore gonfio di tristezza mentre la stanza intorno a lei tornava lentamente silenziosa.
Una delle ragazze spense la candela con un soffio, e l'unica fonte di luce disponibile proveniva dalla finestra aperta.
Karima si guardò intorno, posando lo sguardo sulle ragazze addormentate che la circondavano, poi si sistemò anche lei sul suo giaciglio e chiuse gli occhi cercando di dormire.
 
 
Gerard osservò con sguardo annoiato il suo fedele servitore che portava via quella squallida ragazzina dall'alto del suo scranno ingurgitando un calice di vino dietro l'altro; la stanza puzzava di alcol e carne avariata, di fluidi corporali e dell'aria salmastra che entrava dalla grande finestra che si affacciava sul mare calmo, ma a Gerard non sembrava infastidire quell'insieme di odori disgustosi.
Si alzò infilandosi un paio di pantaloni di tela grezza, poi si avvicinò alla finestra. -Ti troverò mia cara, ovunque ti trovi. Scoverò il nascondiglio di quegli sporchi infedeli, spazzando via la tua vita e quella dei tuoi schifosi figli.- Mormorò a denti stretti osservando la distesa nera sotto di lui, quando una voce alle sue spalle lo costrinse a voltarsi
-Gerard, porto cattive notizie.- Disse Bernard a bassa voce. Il templare avanzò verso il tavolo e si servì un'altro calice di vino; lo bevve con tanta foga che alcune gocce ramate colarono ai lati della bocca, che Gerard asciugò rozzamente con il dorso di una mano, facendo cenno al compagno di continuare a parlare.
Il nervosismo di Berbard era evidente dal modo in cui stringeva l'elsa della spada, ma si fece coraggio ed alzò lo sguardo verso Gerard: -Gli Assassini sono riusciti ad entrare ed hanno portato via tuo figlio.- Disse tutto d'un fiato, fissando il templare negli occhi. Quest'ultimo rimase immobile per un istante, poi scaraventò il calice in terra con forza mentre il liquido rosso assunse l'inquietante forma di una pozza di sangue; Bernard sobbalzò a quel gesto, ma non disse nulla.
-Razza di incompetenti che non siete altro! Sto cercando con tutte le mie forze di contrastare quegli eretici, e poi ci facciamo fregare come dei fessi! Prendi tutti gli uomini disponibili ed uscite per andarli a cercare. Metti sottosopra tutta la città se necessario ma domani mattina voglio mio figlio di nuovo qui!.- Tuonò Gerard in faccia al povero Bernard, che a stento reprimeva un conato di vomito; annuì debolmente alle parole dell'amico, poi si precipitò fuori dalla stanza, lasciando Gerard più solo ed arrabbiato che mai.
 
 
Quando la casa apparve davanti ai loro occhi, udirono distintamente dei rumori provenienti dalla Cittadella, segno che i templari si erano accorti della fuga di Thomas.
Accelerarono il passo e l'Assassino che li attendeva andò loro incontro; percorsero velocemente gli ultimi metri, e quando si chiusero la porta della casa alle spalle, tutti trassero un sospiro di sollievo.
Salima si dedicò completamente al fratello, medicando le sue ferite; dopo aver bevuto una tazza di infuso si accordarono sui turni di guardia: i primi furono i due Assassini mentre Altair e Salima si spostarono nell'altra stanza, sistemandosi sui giacigli posti accanto al letto in cui c'era Thomas.
Avrebbero dormito per circa 3 ore, poi sarebbero andati a da re il cambio; senza perdere ulteriore tempo in chiacchiere, si stesero sui giacigli cercando di dormire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Angolo Autrice*
Mi sono ritagliata questo piccolo spazio per scusarmi con tutte quelle persone che hanno seguito e recensito la mia storia, che l'hanno messa tra le preferite o le seguite...
Vi chiedo perdono, è da Gennaio che non aggiornavo questa storia a cui tengo molto, ma a causa di alcuni problemi famigliari e la scarsa ispirazione, non sono riuscita ad andare avanti.
Ma ora eccomi qui!Spero davvero che mi perdoniate, ma soprattutto che avrete ancora volgia di seguire la mia storia.
Ho ancora tante idee in serbo per questa fic, ed ora sono molto più presente e cercherò di aggiornarla il prima possibile!
Con affetto
_Lilli_
   
 
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