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Autore: LaFine    13/10/2011    6 recensioni
Cosa succede quando si vive un amore convenzionalmente definito proibito? Cosa succede quando questo amore porta alla confusione di un sistema che fino a poco tempo prima era perfetto? Ecco la mia storia. O almeno parte di essa. Eccomi a nudo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E fu così che mi innamorai.



Può l'amore essere così dannatamente sbagliato?

Può un sentimento così puro e magnifico essere soggiogato da leggi che nessuno ha scritto?

Perché l'umanità è così testarda, così stupida da poter credere di controllare ogni cosa?


Questi dubbi mi assillano continuamente, anche quando la mia mente vaga in ricordi che non sono miei; anche quando genera quelle fantasie che, tutto sommato, fanno più male della realtà proprio perché inesistenti, irraggiungibili. Mi sento così spesso oppressa da me stessa e dalla mia natura sconosciuta che certe volte vorrei sparire e fondermi con il pavimento. Certo, il discorso potrebbe apparire sconnesso a chi lo leggerà, se mai ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di aprire un monologo così intenso, eppure era da tempo che non sentivo un bisogno così grande di scrivere, di muovermi nello scosceso e oscuro labirinto delle parole. 
Cominciamo col dire, giusto per fare chiarezza, che per la prima volta in tutta la mia vita, senza neanche averglielo chiesto, Cupido mi ha toccato con una delle sue frecce incantate e ha lasciato che io mi innamorassi. E dove sta il problema? direte voi. Bene, il problema è che quel bastardo alato mi ha fatto innamorare di una donna. La più bella, intelligente e meravigliosa donna che esista. Non c'è una sola persona che, o per invidia o per ammirazione, non la guarda. È come se fosse la reincarnazione di Venere in persona. Ogni volta che ci penso il cuore inizia a battermi così forte che sembra volere uscire dal petto. Tutto di lei mi ha fatto innamorare. TUTTO.
Fino a poco tempo fa i nostri universi erano separati. Io lì e lei chissà dove a fare chissà cosa. Percepivo, allora, la sua bellezza e magnificenza con distacco, senza lasciarmi toccare, le cose, però, sono precipitate verso settembre. Oramai delusa dalla sua assenza, dalla sua pochezza nei miei confronti stavo per lasciarla perdere quando ebbi la notizia che l'avrei vista nove mesi all'anno per tre anni. Si era trasferita nella mia scuola. Forse, non so, Dio ha ascoltato in ritardo le mie preghiere? Forse ha voluto punirmi per tutti i peccati commessi? O forse voleva semplicemente divertirsi guardandomi soffrire? Non ne ho la più pallida idea. Mi chiedo se sarebbe stato meglio non conoscerla, non sapere della sua esistenza. Non importarmene della sua gioia, della sua tristezza. È strano, però, riflettere sul fatto che ci conosciamo da un anno e mezzo quasi. Il tempo, a mio parere, passa in modo così veloce che non ci accorgiamo di quanto, in realtà, abbiao vissuto e di quanto abbiamo perso. La cosa più bella in tutto questo è che conservo nel mio cervello ogni attimo  e quando sono un po' giù per un motivo o per un altro mi ricordo degli abbracci e di quel bacio sulla guancia che le diedi a mo' di ringuaziamento e di come la pelle si scontrasse con le mie labbra così dolcemente che non avrei voluto staccarmi mai più. 
Non saprò mai con esattezza di quando mi sono innamorata. Non saprò mai quando il mio cuore ha iniziato a battere solo per questa mia Venere che mia non è e mai lo sarà. Saprò, però, sempre di quando mi sono incazzata con tutti perché la offendevano, di come l'ho difesa a spada tratta. Magari lei non farà mai lo stesso per me. Attendo sempre quel giorno in cui si farà beffe di me e mi abbandonerà al ciglio della strada proprio come si fa con i cani. E, proprio per questa mia attesa, inizio a non godermi più tutti quei momenti felici come tali ma percependoli come falsità. È strano. Lo so. È malsano. La società categorizza questi sentimenti come sbagliati ed io, che sto facendo un viaggio alla scoperta di me stessa perché non so chi sono, mi ritrovo a chiudermi e a soffocare desideri e paure. Non posso fare a meno di fare il paragone con Homer Simpson che un giorno, a furia di reprimere la rabbia, ci stava rimettendo le penne. Eppure, cosa posso fare?! CHi mi può aiutare quando io non conosco neanche il volto della mia anima?! Colei che mi fa battere il cuore? Colei la cui felicità, il cui fuoco, l'anima non è mia?! Non credo. Sto percorrendo una strada senza sapere dove porta. Nell'Inferno o nel Paradiso? NON SO. Mi sento un po' come Dante Alighieri che si è perso nella Selva Oscura. Vorrei, tuttavia, un Virgilio che mi guidasse per raggiungere la mia Beatrice. 
Una cosa, che però, non smetterò mai di fare è pregare. So che forse la Chiesa non mi accetta. So che forse i miei dubbi secondo la visione dell'uomo mi porteranno a peccare più di un omicida, eppure io chiedo sempre a Dio di proteggerla. Di farla essere sempre felice e in salute. Perché la amo. Più di me stessa.  
 


  
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