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Autore: Melanto    13/10/2011    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 7: Il villaggio di Yoshiko (parte II)

Sendai, Dogato di Rhalesta – Regno degli Ozora, Terre del Sud

Hajime incrociò le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale della sedia. C’erano solo loro nella sala da pranzo e i loro piatti erano ormai vuoti.
“Un nulla di fatto anche questa volta” affermò in tono grave e un po’ rassegnato emettendo un profondo sospiro.
Quella mattina avevano lasciato la casa di Mastro Koji prima che sorgesse il Sole e avevano battuto palmo a palmo la boscaglia a Est e a Ovest del villaggio, tenendo sempre la Via Crociata come riferimento, ma il risultato non era cambiato: nessuna traccia, niente di anomalo.
Mamoru sbuffò. “O sono stati molto bravi a non farsi scoprire oppure hanno usato la Magia Nera.”
“Un Aprivarco giustificherebbe l’assenza di tracce come resti di fuochi o giacigli per dormire” ipotizzò Hajime, mentre la Fiamma ringhiava.
“Che siano dannati, accidenti! Se hanno uno di quelli, le cose si complicherebbero; potrebbero spostarsi in tutto il pianeta in un attimo e portare il Principe con loro chissà dove.”
Yuzo si fece serio. “Deve esserci una base d’appoggio da queste parti. Gli Aprivarco non possono trasportare oltre un raggio di venti chilometri alla volta, a meno che non vi sia un amplificatore.”
Hajime annuì. “Sono d’accordo. Ma se il Principe non è scomparso qui, significa che la base era ancora troppo lontana per poterlo rapire e andarsene.”
“Sembrerebbe.” Mamoru inspirò a fondo, cercando di sedare la rabbia. “Verificheremo la situazione alla nostra prossima meta.” Non c’era molto altro da fare, purtroppo, e ne erano un po’ tutti consapevoli.
“Qual è, dunque, il programma del pomeriggio?” Yuzo lo chiese mentre si versava dell’acqua. Hajime e Teppei si scambiarono uno sguardo d’intesa e un sorriso mentre la Fiamma sollevava appena gli occhi su di lui, restando a braccia conserte. Masticò a vuoto, nascondendo un certo imbarazzo.
“Noi faremo un altro giro, spingendoci verso Sud, ma sempre qui intorno.”
“E io che devo fare?”
“Niente.”
Il volante drizzò la schiena. “Cosa? In che senso?”
“Nel senso più ovvio, uccellino” rimbrottò l’altro, piccato. “Non devi fare niente, non c’è bisogno che venga anche tu. Puoi restare qui.”
Yuzo non capiva e nel suo sguardo un po’ smarrito si lesse chiaramente. “E… e che faccio qui?”
“Ma come? Te lo devo dire io? Potresti stare con la mocciosa, per esempio…”
Stavolta la sorpresa balenò nelle iridi nocciola dell’Elemento di Aria che spostò lo sguardo anche su Hajime e Teppei. Entrambi sorridevano. Tornò a guardare Mamoru.
“Davvero? Posso?”
“Ti ho detto di sì. Sei tonto?”
Hajime distese un sorriso smagliante e ironico. “E’ stata tutta una sua idea!” confessò indicando proprio la Fiamma che non riuscì a nascondere il rossore.
“Tappati quella bocca, sardina!” gli abbaiò contro poi girò il viso di lato, lanciando qualche fugace occhiata a Yuzo che lo fissava con evidente sorpresa. Arrossì ancora di più, in difficoltà.
“Beh? Che hai da guardarmi in quel modo? Non sono l’orco cattivo, tsk! E sappi che l’ho fatto solo perché non eri indispensabile. Se lo fossi stato, non t’avrei mai dato il permesso. Ecco” borbottò senza girarsi. E, a dirla tutta, ancora si domandava perché avesse deciso di fargli quel favore. La sera prima, dopo che Yuzo era andato a dormire, non aveva fatto altro che ripensare alla loro conversazione e a quanto il volante gli fosse apparso… strano. Il fatto era che l’aveva infastidito avergli visto la maschera dell’incantesimo di Alastra, gli aveva dato l’idea di trovarsi di fronte a una persona sconosciuta che non si fidava di lui, se arrivava a nascondere sé stesso.
Non che gli importasse avere la fiducia del volante, figurarsi, era solo perché, come leader del gruppo, pretendeva la sincerità dagli altri. Certo. Solo per quello.
Yuzo gli sorrise largamente; di nuovo, era tornato a essere un libro aperto sulle sue emozioni e non ci voleva un indovino per capire che era felice.
“Grazie, Mamoru!” s’alzò in piedi, di slancio, preda dell’entusiasmo. “E grazie anche a voi per permettermi di poter stare con lei.”
“Non hai bisogno di ringraziarci.” Teppei agitò una mano. “E’ per una buona causa. Salutaci la piccola, magari al ritorno potremmo passare a trovarvi.”
“Scordati ch’io verrò” ringhiò Mamoru che non aveva la minima intenzione di trasformarsi in una bambinaia.
“E piantala di essere sempre così acido.”
Nel frattempo, Yuzo aveva raggiunto l’uscita della sala, fermandosi sulla soglia. “Sono sicuro che a lei farebbe davvero piacere conoscervi. E… Mamoru?”
“Cosa?”
“Non penso affatto che tu sia un orco cattivo. Devi credermi.” Se ne andò accennando un ultimo saluto col capo.
Mamoru arrossì di nuovo a quelle parole, dette con tale sincerità.
“Stupido volante” masticò, storcendo la bocca per camuffare l’imbarazzo.
Accanto a lui, Hajime sorrise, poggiando il viso in una mano.
“Yuzo era davvero felice. Penso sia stata un’ottima idea lasciarlo con la bambina. Stamattina mi era sembrato un po’ triste.”
“Eh, già. L’avevo notato anche io. E’ così cristallino” appoggiò Teppei, ma Mamoru non era del tutto d’accordo. Certo, il più delle volte il suo viso era lo specchio della sua anima, ma solo fino a un certo punto e per preoccupazioni lievi. Il resto, Yuzo sapeva nasconderlo molto meglio di quanto Acqua e Terra avrebbero potuto credere.
Mamoru ripensò a quando si trovavano a Sundhara e il volante aveva nascosto il reale dolore per l’intossicazione o la paura di morire, ripensò alla sera prima e a come avesse fatto ricorso all’incantesimo dell’Autocontrollo quando i suoi pensieri negativi erano diventati troppo forti.
Yuzo non celava la gioia o le emozioni che non avrebbero fatto preoccupare chi gli stava attorno, ma le altre le teneva serrate sottochiave, e come lui avesse imparato a capirlo, a conoscerlo tanto a fondo da prevedere i suoi comportamenti, lo turbava.
Però non poteva negare la sensazione piacevole che aveva provato nel vederlo sorridere con quella genuina felicità.

“Non penso affatto che tu sia un orco cattivo. Devi credermi.”

Le sopracciglia corrugate si rilassarono su di una specie di smorfia sorridente.
No, non poteva proprio negarlo.

Yuzo raggiunse la stanza di Yoshiko in rapidi passi e con il sorriso sulle labbra per due motivi: avrebbe fatto di sicuro una gradita sorpresa alla bambina e… e perché ricevere un gesto gentile da Mamoru era dolcemente piacevole. Lui era sempre stato convinto della bontà nascosta della Fiamma e aveva la netta sensazione che più passava il tempo, più il giovane lasciava intravvedere qualcosa di sé e questo glielo faceva sentire ogni volta più vicino. Quella missione gli stava dando molto di più di quanto avrebbe mai creduto.
Arrivato alla porta della camera, la trovò aperta. Bussò e fece capolino.
“E’ permesso?”
Il volante scorse la bambina sulla sedia a rotelle ferma accanto alla finestra e pronta per uscire, mentre la governante dava un’ultima sistemata alle coperte. Quando lo vide, Yoshiko si animò.
“Yuzo! Che bella sorpresa! Non dovresti essere con i tuoi compagni?”
“Piccolo cambio di programma. Visto che non era necessaria la mia presenza, ho pensato di farti visita.”
Lei parve ancora più felice per quella risposta e il suo entusiasmo lo contagiò. “Davvero?! Evviva! Ho ancora così tante cose da chiederti!”
Yuzo rise, mentre la governante interveniva appoggiando affettuosamente le mani sulle spalle della bambina.
“Signorina, perché non vi fate accompagnare dal giovane Elemento, quest’oggi?”
“Stavate andando da qualche parte?”
“E’ la passeggiata pomeridiana” spiegò Yoshiko. “Ogni giorno, Miyu mi porta a fare un giretto del villaggio. Ti andrebbe di essere il mio accompagnatore? Dai, ti prego! Così ti mostro Sendai!” Si inorgoglì un po’. “Anche se esco pochissimo, nessuno la conosce meglio di me.”
“Ma certo. Sarà un piacere. Non ho ancora avuto modo di vederla e sono molto curioso.”
“Evviva!” esultò Yoshiko sollevando le braccia al cielo, mentre la donna si profondeva in un sincero inchino di gratitudine.
“Grazie mille per aver accettato” disse e quando sollevò lo sguardo, Yuzo lesse una leggera commozione. Anche lei era molto affezionata alla bambina e, come tutti, desiderava che trascorresse in serenità gli ultimi giorni.
Il volante ricambiò il sorriso, accennando col capo. “Allora? Dove andiamo?”
“Vieni, ti faccio strada.” Lei iniziò a spingere le ruote, ma Yuzo la fermò.
“Ci penso io” disse e richiamò il potere del vento che fece oscillare le tende alla finestra. Lo convogliò dietro la carrozzina, dandole una spinta leggera. Yoshiko ne rimase affascinata.
“Così non ti affaticherai” spiegò Yuzo.
“Wow!” Yoshiko si era portata le mani al petto e continuava a guardarsi intorno con incredulità mentre la sedia si muoveva da sola. “E’ fantastico!”
Scesero lungo una rampa che li condusse al piano inferiore e da lì uscirono finalmente all’esterno.
L’aria calda di Sendai li avvolse con un venticello piacevole che sembrò volerli scortare durante la loro passeggiata. Ogni cosa sembrava dar loro un saluto, ogni suono, ogni odore. L’acqua che zampillava nella fontana della piazza centrale, il rumore del fabbro che martellava sull’incudine, l’odore del pane e delle focacce che aspettavano d’esser sfornate.
Gli abitanti del villaggio li salutarono calorosamente, rivolgendo affettuosi sorrisi alla bambina che li conosceva tutti e gli parlò di loro, uno per uno. Gli parlò del villaggio stesso, raccontando la storia della sua fondazione, e il volante ebbe l’impressione di conoscerlo da moltissimo tempo. Si sentì a suo agio in quel calore genuino che veniva dagli abitanti, dalla loro cortesia e tranquillità. Sì, come aveva detto a Mamoru la sera prima: Sendai gli piaceva.
“E così il villaggio è votato alla Divina Yoshiko” affermò, mentre passeggiavano lungo la via delle botteghe. Gli artigiani avevano in mostra i propri lavori e si dedicavano agli altri, ben visibili dalla strada.
La bambina annuì. “L’economia di Sendai si basa per la maggior parte sull’agricoltura e un buon raccolto è largamente legato alla quantità di acqua per irrigare. La Dea ci ha sempre benedetto, da questo punto di vista, per questo venne costruita la fontana della piazza principale.” Poi si sporse un po’ verso di lui. “Io però prego anche la Divina Yayoi.”
A Yuzo venne da ridere. “Non devi farne un segreto. Finché vi è il rispetto verso ciascuna di loro, allora le Dee sono in pace e armonia e offriranno sempre la loro protezione.”
Yoshiko annuì entusiasta. A un bivio si fermò e indirizzò le ruote verso una stradina secondaria che tagliava attraverso le case, allontanandosi dal villaggio.
“Vieni, ti mostro il luogo dove vado sempre a pregare la Dea”, ridacchiò, “è il mio posto segreto.”
Si inoltrarono lungo il sentiero più sterrato, ma delimitato da una serie di pietre tonde, levigate.
Adagio, si lasciarono i rumori di Sendai alle spalle fino a che non divennero solo un brusio lontano e di nitido non rimasero che le loro voci e i rumori della natura. Stavano risalendo la collina.
Arrivati in cima, davanti agli occhi del volante si aprì una enorme canneto. Il bambù era piegato e creava un ingresso alla foresta, un arco naturale sotto il quale passarono indisturbati.
Yuzo si guardava intorno, ammirato e sorridente. Era uno spettacolo veramente suggestivo. All’interno, il sentiero si snodava attraverso le canne altissime, che arrivavano a coprire il cielo curvandosi le une sulle altre, e intrecciando le foglie.
“Siamo arrivati! Ecco, laggiù!”
Yoshiko indicò una struttura in pietra posta in quella che sembrava una nicchia artificiale mentre, invece, nessuno aveva osato mettere mano per modificare la natura. Nell’avvicinarsi, il volante scrutò con attenzione la sagoma: sembrava una panchina, una panchina intagliata nella roccia; un colpo dopo l’altro, lo scalpello aveva lasciato segni netti e decisi. Non capì di che materiale fosse – quello l’avrebbe saputo di sicuro Teppei – eppure luccicava intensamente sotto ai sottili spilli di sole che riuscivano a filtrare attraverso il groviglio di canne e foglie. La luce fendeva il pulviscolo, mentre sagome di farfalle apparivano e scomparivano, trafitte dai raggi.
“Com’è bella.” Guardò la sagoma che emergeva dal terreno e non sembrava essere stata lavorata altrove e poi trasportata in quel luogo.
Yoshiko ridacchiò. “E non hai ancora visto la parte migliore! Toccala.”
Yuzo obbedì, allungando la mano sulla superficie. Sul suo viso si dipinse un’espressione incredula e sorpresa. “Ma è calda!”
“Sì!” la bambina fece forza sulla roccia per darsi la spinta necessaria a sollevarsi e a lasciare la sedia a rotelle. Si sedette sulla panchina con notevole praticità; aveva compiuto centinaia di volte quel gesto. “E’ una pietra termica. Assorbe il calore della luce diretta che riesce ad arrivare sulla sua superficie e la trattiene, rilasciandola poi durante la giornata.” I piedi ciondolavano nel vuoto, mentre si sistemava contro lo schienale duro, ma per nulla scomodo. “Visto che qui di luce non ne arriva tanta, è solo tiepida. Dai! Siediti anche tu!” invitò la piccola e il volante non se lo fece ripetere.
Yuzo perse lo sguardo sopra la propria testa, nell’intricato rincorrersi di rami e foglie che spezzettavano la luce in tanti piccoli frammenti.
La schiena appoggiata contro la spalliera e una mano che ne carezzava la superficie. Un senso di tranquillità e pace si addormentò sotto la pelle inondandogli il petto di serenità e sospensione del tempo.
“E’ bellissimo qui” disse, volgendosi a guardare la bambina, anche lei col naso all’insù.
“Pensa che questa panchina esiste da prima che venisse fondato il villaggio. Nessuno sa chi l’ha creata e si è spesso vociferato che fosse stata messa da una delle Dee, forse proprio dalla Divina Yayoi.” Sospirò. “Le lunghe canne di bambù riescono a bloccare ogni cosa, rallentano la pioggia, frenano la luce. Però l’aria no. Riesce a insinuarsi tra i rami, è così piacevole. Ci vengo tutti i giorni a chiedere alla Dea di vegliare sempre su questo villaggio affinché continui a vivere tranquillo e felice, proprio come adesso… anche quando io non potrò più vederlo.” Abbassò lo sguardo sulle proprie mani ferme sulle ginocchia.
Yuzo s’accorse che stringeva la stoffa.
“Sai, le persone mi vedono sorridente, ma io non sono sempre felice, solo non voglio che la gente si preoccupi per me. Soprattutto i miei genitori. Molte volte mi è capitato di vedere piangere la mamma ma se mi mettessi a piangere anche io, sarebbe peggio, no?” Yoshiko stentò un sorriso che non riusciva a nascondere le iridi lucide. “Così cerco sempre di essere di buon umore per loro, per vederli tranquilli.” Svelta si passò il dorso della mano sugli occhi, ridacchiando. “Oh, scusa. Non volevo annoiarti!”
Ma Yuzo non si stava affatto annoiando. Capiva più di quanto Yoshiko potesse immaginare: fingere, per le persone cui si voleva bene e per sé stessi, era un qualcosa che aveva imparato a fare fin da bambino, prima ancora di leggere e scrivere.
Le poggiò una mano sul capo, carezzandole piano i capelli.
“Puoi parlarmi di tutto quello che desideri, io non mi stancherò di ascoltare.”
Yoshiko osservò le iridi scure con le sopracciglia aggrottate. Poteva piangere un po' con lui, si disse, solo con lui. Sapeva che non lo avrebbe detto a nessuno, così si lasciò abbracciare, trovando rifugio e calore nelle sue mani e nel suo petto. Le bastò quello e le parve già che tutto potesse andare meglio, che la consapevolezza di un tempo troppo breve non facesse poi tanto male, che il suo papà e la sua mamma non avrebbero sofferto troppo, che forse avrebbe potuto vegliare su Sendai dall’alto, volando come uno spirito. Volando. Come aveva sempre sognato. E si sentì felice, nonostante stesse singhiozzando, perché anche se solo per pochi attimi, stava realizzando i suoi desideri. Gli Elementi d’Aria erano davvero creature magiche.
“Anche il Principe Tsubasa è un mago…”
Yuzo assunse un’espressione sorpresa, mentre le carezzava i capelli.
“Un mago?”
“E’ venuto a farmi visita quando si è fermato al villaggio. È stato gentile, abbiamo parlato e poi, prima di andarsene, mi ha detto di non aver paura perché avrei realizzato i miei desideri. Pensavo fosse solo cortesia, la sua. Poi siete arrivati voi. Sei arrivato tu.” Sollevò il viso verso di lui, le lacrime avevano lasciato una scia che brillava alla luce sottile. “Se non è magia questa, allora cos’è?”
Yuzo l’osservò a sua volta, senza rispondere.
Di nuovo, il Principe aveva dimostrato di sapere del loro viaggio molto di più di quanto avrebbero potuto sapere loro stessi. Ormai era innegabile che doveva esserci qualcosa dietro, un motivo preciso. Come se il Principe avesse percorso di proposito quel determinato tragitto per far sì che loro toccassero particolari città come Sundhara, come Dhéver, come Sendai. Avrebbe dovuto parlarne anche con i suoi compagni ma sul momento si limitò a sorridere, tenendo per sé le sue congetture.
“Sì, è proprio magia.” Confermò in tono calmo.
Yoshiko rispose al sorriso e si asciugò col dorso della mano, abbandonando, con un po’ di dispiacere, il suo abbraccio, ma aveva pianto abbastanza e non voleva che quei momenti fossero troppo a lungo velati dalla tristezza.
“Ma lo sai che ci siamo distratti così tanto a parlare che non ti ho mai chiesto di farmi vedere un incantesimo?”
Il volante drizzò la schiena e inarcò un sopracciglio. “Oh, accidenti. Ora che me lo fai notare è vero!” Si scambiarono una rapida occhiata e poi scoppiarono a ridere entrambi. “Non ci ho pensato, in effetti. Ma si può rimediare subito.”
Allungò una mano verso di lei, mostrandole il palmo vuoto che Yoshiko scrutò con curiosità e attesa. D’un tratto, l’aria iniziò ad assumere una maggiore consistenza che la rese visibile attraverso le forme sfuggenti di una graziosa ballerina.
Yoshiko ne rimase affascinata.
Sul viso aveva la stessa espressione di quando, molti anni prima, suo padre aveva mostrato a lui quella stessa magia. Era stato il primo incantesimo che avesse mai visto.
“Posso toccarla?” domandò la bambina, rapita dai movimenti eleganti e sfuggevoli dell'incanto.
“Ma certo.”
Yoshiko allungò le dita senza timore o paura, sicura che l’aria non avrebbe mai potuto farle del male. Sfiorò e attraversò le forme sottili della ballerina e il vento le carezzò la pelle in un formicolio.
Ridacchiò, arricciando il naso.
“Fa il solletico!”
Le stesse parole, lo stesso stupore. La ciclicità della storia, a volte, aveva un sapore familiare così piacevole e nostalgico che non avrebbe mai capito se non l’avesse provato sulla propria pelle.
“Sì, è vero” affermò Yuzo continuando a sorridere. Poi sciolse la danza del vento, i cui flussi vennero dispersi tra le fronde sopra le loro teste, prendendo a spirare in maniera diversa, più ritmica. Le foglie sfregavano contro il bambù e quest’ultimo si intrecciava, ricurvo, stringendo i passaggi all’aria. Si sentì una melodia sottile.
Yoshiko mantenne in alto lo sguardo, la bocca leggermente aperta. “Sembra che i rami stiano suonando” disse e socchiuse gli occhi, appoggiandosi allo schienale di roccia. “Sarebbe bellissimo se questa tranquillità durasse per sempre.”
“E perché non dovrebbe durare?”
“Perché c’è la guerra.” Yoshiko scrollò le spalle. “In teoria, non dovrei saperlo perché non vogliono che mi preoccupi, però l’ho scoperto ugualmente; non è una cosa che può venir nascosta troppo a lungo. Tu pensi che sarà tanto sanguinosa e lunga?”
Yuzo sospirò. Non aveva una risposta per quella domanda o, almeno, non aveva la sicurezza necessaria affinché ciò che desiderava potesse avverarsi senza ombra di dubbio. “A dire il vero non saprei dirlo con certezza, ma ho fiducia. Sono convinto che non arriverà mai fino a Sendai; noi e l’Esercito del Re lo impediremo. Il male perpetrato dagli Stregoni non può avere la meglio sul potere congiunto delle quattro Scuole Elementali; le Dee non lo permetterebbero. Per questo stiamo cercando di raggiungere il Principe. Dobbiamo proteggere lui e la Chiave da coloro che vogliono sottomettere questo pianeta.”
“Oh! Devi aver viaggiato moltissimo…”
Yuzo si imbarazzò per la sincera ammirazione che la bambina nutriva nei suoi confronti e si vergognò un po’ nello smorzare le sue aspettative. “Veramente… è la prima volta che lascio la Scuola.”
“Eh? Davvero?”
“Sì, questa è la mia prima missione e anche se devo ammettere che non è cominciata nel migliore dei modi, mi sta dando molto di più di quanto potessi immaginare. Ho trovato degli amici e compagni di viaggio fantastici; ho visto cose che avevo letto solo sui libri e ho incontrato persone speciali.” Una ce l’aveva davanti, ad esempio.
“E quando tutto questo sarà finito, che farai?” domandò Yoshiko con curiosità.
“Beh, tornerò ad Alastra e continuerò a studiare.”
“E non hai un sogno?”
“Un sogno?” Il volante ci pensò un po’. “Sì, anche se l’ho già realizzato: il mio sogno era quello di volare.”
“Anch’io! Anch’io sogno di volare! È anche per questo che ho sempre desiderato divenire una Sacerdotessa.”
“Ah, sì? E come mai?”
“Per essere libera. Libera di muovermi senza l’aiuto di nessuno, libera di vedere le cose da tantissime prospettive senza doverle scrutare solo dal basso. Voglio volare per non essere più un peso; anche se lo so che mi vogliono tutti bene e non è un fastidio aiutarmi, vorrei poter finalmente essere in grado di fare tutto da sola. Volare in alto, più su delle nuvole, e vedere il tramonto.” Yoshiko levò lo sguardo alle fronde e tutto girò per un momento lunghissimo, costringendola a cercare l’appoggio di Yuzo. Sentiva il corpo pesante come un sasso.
“Va tutto bene?” si allarmò il volante e lei tentò di sorridere.
“Ultimamente mi stanco subito...”
“Allora sarà il caso di rientrare” disse, sollevandola per adagiarla sulla sedia a rotelle. Yoshiko tentò di tranquillizzarlo, ricevendo una carezza sul capo.
“Non preoccuparti, va già meglio. Si tratta di momenti.”
“E’ meglio se non ti sforzi troppo. Vieni, torniamo a casa.”
Insieme abbandonarono il canneto, seguendo il percorso inverso. Il tramonto stava già colorando il cielo.
Passeggiarono ancora tra le botteghe aperte e indaffarate; il lavoro sembrava non finire mai. I bambini giocavano sul selciato e in mezzo alla strada con tutto ciò che potevano trovare: ciottoli e legno. E se passava un carretto trainato da un asino stanco, gli correvano dietro per un po’, ridendo spensierati. Alcuni salutarono anche loro prima di tornare ai propri sassi.
Quando si approssimarono alla piazza dalla bella e fresca fontana, il sorriso di Yuzo si allargò entusiasta. Poggiò una mano sulla spalla di Yoshiko e indicò in lontananza tre figure che restavano a godere delle piroette dell’acqua. “Ti andrebbe di conoscere i miei compagni di viaggio?”
“Ma certo! Così avrò visto un Elemento per ogni Scuola!”
Yuzo rise della sua euforia, recuperando pienamente il buonumore che aveva un po’ perso nel vederla affaticata.
“Andiamo, allora. Ti piaceranno, vedrai. A me piacciono moltissimo.”

Il primo ad accorgersi di loro fu Teppei, che iniziò a sbracciarsi in mille modi.
“Teppei, puoi anche smetterla. T’hanno visto” sospirò Hajime, mentre Mamoru continuava a restare seduto presso il bordo della fontana, con le braccia conserte e l’espressione sostenuta. Osservò l’avvicinarsi dei nuovi arrivati concedendo loro solo la coda dell’occhio, nel suo solito atteggiamento un po’ diffidente. Attorno a lui, gli schizzi d’acqua evaporavano a contatto con l’aura rovente ben prima di riuscire a toccarlo.
“Bentornati!” salutò Yuzo, appena li raggiunsero.
“A voi!” fece eco Teppei, che rivolse un sorriso solare alla bambina.
“Un Elemento di Terra!” squittì quest’ultima e il tyrano gongolò.
“E per i muscoli, vero?”
Hajime ridacchiò. “Io credo sia per il casino che hai messo su.”
L’altro gli fece una smorfia. Anche Yoshiko rise, divertita, guardando il Tritone. “Voi Elementi d’Acqua, invece, siete così longilinei.”
“La forma ideale per muoversi in mari, fiumi e laghi” spiegò Hajime.
Tra le loro figure, filtrò lo sguardo della Fiamma che riuscì a catturare quello di Yoshiko. A prima vista non sembrava affatto cordiale, ma la bambina non parve intimorirsi. Anzi, lo osservò affascinata.
“Gli Elementi di Fuoco…” cominciò, attirandosi quattro paia d’occhi “…sono davvero belli come dicono!”
Mamoru avvampò come un tizzone, tra le risate fintamente trattenute dei suoi compagni che sapevano quanto l’imbarazzassero i complimenti.
“Già, già. Dei veri rubacuori!” scherzò Teppei. Mamoru ringhiò tutto il suo dissenso, puntandogli sulla schiena un’occhiata truce, ma fu il resto del commento di Yoshiko a mandarlo definitivamente al tappeto.
“…e anche con un pessimo carattere.”
Hajime e Teppei risero a piena bocca, mentre Yuzo cercava comunque di trattenersi.
La Fiamma, invece, aveva una vena nevrotica che continuava a pulsargli sul collo. S’alzò di slancio e si allontanò, dirigendosi alla casa di Mastro Koji; nella bocca, seguitava a masticare un qualcosa come: “Io non ho un pessimo carattere!”
Yoshiko guardò Yuzo. “Oh, no. Forse l’ho offeso…”
“Non preoccuparti. Mamoru è proprio fatto così, un po’ irascibile, ma non si è offeso.”
“Ha solo grandi difficoltà nelle relazioni sociali” ridacchiò Teppei. “Ma tralasciando la nostra Fiamma scontrosa…” continuò, sollevando un sasso con la telecinesi. Lo strinse tra i palmi, lavorandolo con l’abilità dei suoi poteri all’interno delle stesse mani. L’attimo dopo porse a Yoshiko un bellissimo fiore di pietra. “…ecco un fiore per una graziosa signorina. Gentile omaggio di Teppei da Tyran-”
“E di Hajime da Agadir.” Lo pungolò il Tritone col gomito. Toccò la punta del fiore con un dito e una magica goccia d’acqua si infranse sulla superficie, facendo luccicare la roccia come fosse stata piena di frammenti di diamante.
Yoshiko guardò in totale estasi quel dono così semplice e per lei prezioso. Lo prese delicatamente, quasi avesse potuto infrangersi da un momento all’altro. Poi guardò tutti e tre con le lacrime che pizzicavano gli occhi e la gioia nel cuore.
“Grazie! Grazie a tutti! Grazie!”
Non si era mai sentita tanto viva e felice.

“Allora è deciso, ripartiremo domattina” disse Mamoru, appoggiando il bicchiere di liquore sul tavolo.
Per il dopocena, Acqua, Fuoco e Terra si erano nuovamente riuniti nella saletta messa a disposizione da Mastro Koji. Sul tavolo: liquore e tè.
“Ormai non c’è più alcun motivo per restare, tanto le ricerche si sono concluse come avevamo pensato.”
Hajime si rilassò contro lo schienale, sollevando lo sguardo al soffitto. “Magari dovrei dare un’occhiata più approfondita a Est. C’era una parte di foresta che non sono riuscito a controllare come avrei voluto.”
“Pensi che possa esserci di qualche utilità?”
Il Tritone fece un paio di smorfie pensierose, poi sospirò rassegnato senza rispondere.
Con il viso sprofondato in una mano, Teppei restava seduto accanto a lui, rigirando il bicchiere vuoto.
“Chissà quanto ancora ci vorrà prima di riuscire a trovare qualche indizio.”
“Non chiedertelo.” Mamoru si alzò lentamente. “O altrimenti finisce che ti avvilisci ancora di più. Dobbiamo continuare a cercare con lo stesso impegno, senza indugiare.” Si sgranchì la schiena. “Vado ad avvisare l’uccellino bambinaio” ridacchiò mentre lasciava la stanza. “Gli toglierò il passatempo, che peccato.”
Acqua e Terra scossero il capo, limitandosi a sorridere.

L’uccellino era ancora nella stanza della bambina. Di questo, Mamoru era sicuro: ci era andato subito dopo cena e non si era ancora fatto vedere.
Arricciò le labbra con ironia. Chissà che diavolo avevano quei due da parlottare così fitto. Era forse questa la vera natura dei volanti? Erano dei pettegoli? Gli venne da sghignazzare e non si trattenne quando un altro suono arrivò alle sue orecchie e si faceva via via più forte mentre camminava lungo il corridoio. C’era una sola porta aperta dal cui interno scivolava un tenue bagliore tremolante: luce bassa di una candela, forse.
Il suono proveniva da lì, e ciò che gli fece dissolvere il sorriso per mutarlo in un’espressione diversa, più attenta, assorta, fu che conosceva quella melodia.
L’aveva sentita a Dhèver.
Rallentò il passo d’istinto e si mosse facendo il minimo rumore possibile.
Allora era stato solo un mormorio a labbra chiuse, una nenia. Ora era voce e parole, era… calore, di nuovo. Mamoru lo sentì formicolare sotto la pelle e lungo la spina dorsale. Percepì i muscoli tesi, la stanchezza della giornata dissolversi, sciogliersi nelle terminazioni nervose, farsi vapore e andare via, scomparire.
Si irrigidì di colpo, tentò di scacciare l’indubbio piacere, quella serenità infantile che non aveva avuto, ma il corpo non gli obbedì e i passi lo condussero fino alla meta. Fece capolino oltre la soglia e il suo primo pensiero fu che Yuzo avesse davvero una voce molto bella(1). Lui non ne capiva molto perché, per sua ammissione, si era sempre addormentato durante le manifestazioni, però… però già solo il fatto che non gli fosse indifferente doveva pur significare qualcosa, no? Non era tedio, non avvertiva sonnolenza, era… era… attratto. Come le falene alla fiamma. Era un senso di familiarità che non aveva conosciuto e riusciva a scaldarlo fin dentro le ossa.
Con una mano poggiata allo stipite, Mamoru osservò il volante seduto sul bordo del letto, una spalla alla testiera e le dita che scivolavano adagio tra i capelli di una Yoshiko profondamente addormentata. Sul viso aveva un’espressione benevola e, sì, tremendamente, dannatamente e fottutamente paterna. Cantava a metà tra il sussurro e la ninna nanna. Sembrava di essere in un altro mondo, in un’altra realtà.
Mamoru si ritrovò catapultato nella sua città natale, nella stanza illuminata dalla fiamma che doveva sempre ardere secondo il volere di sua madre, ma non c’era nessuno a cantagli una canzone affinché si addormentasse, non c’era nessuno a carezzargli i capelli e se anche la fiamma seguitava a bruciare, viva e fulgente, il suo calore era gelido. Quel freddo era rimasto annidato dentro di lui in un angolo isolato dove nemmeno la vampa del Fuoco Elementale era mai riuscita ad arrivare. Ma ascoltare Yuzo pungolava proprio lì, in quello stesso angolino, come se cercasse di tirarlo fuori, mentre lui s’ostinava a nasconderlo, con tutti i mezzi a sua disposizione. Mamoru sapeva che avrebbe dovuto allontanarsene, mettere quanto più spazio possibile tra lui e quel canto, ma sembrava essere divenuto di pietra e le sue convinzioni erano un’eco che non riusciva a scuoterlo. Aggrottò le sopracciglia scure in un’espressione ferita che non era da lui e si riscosse solo quando lo sguardo di Yuzo incrociò i suoi occhi.
Si sentì scoperto per un attimo, tanto da nascondere la propria espressione dietro una più severa e distaccata, però non si mosse. Il volante non interruppe la ninna-nanna, ma si portò un dito alle labbra per dirgli di non fare rumore.
Mamoru arricciò il naso infastidito; odiava quando gli dicevano di fare cose che già sapeva da solo. Lentamente s’allontanò dalla porta per raggiungere la parete di fronte all’uscio aperto. A braccia incrociate si appoggiò al muro.
E perché cavolo lo stava aspettando, poi?!
Maledetto, stupido, ingenuo… e buono uccellino.
Le ultime note della canzone si dissolsero nel silenzio successivo spezzato solo dal respiro profondo di Yoshiko.
Yuzo le carezzò i capelli un’ultima volta e poi sorrise. Adagio si mosse con attenzione per non compiere movimenti bruschi. Abbassò al minimo la fiammella della lampada e si alzò, sistemando le coperte leggere.
Mamoru non perse nessuno dei suoi movimenti. Lui non era mai stato così premuroso verso nessuno, nemmeno verso gli Elementi più giovani della Scuola né aveva permesso ad alcuno di esserlo nei suoi confronti: il bambino che aveva avuto bisogno di calore umano era morto quando era arrivato a Fyar.
Nell’osservare Yuzo avvicinarsi, Mamoru assunse un’espressione più sostenuta e sollevò un po’ il mento.
Il volante richiuse pianissimo la porta alle sue spalle e con la mano gli fece cenno di allontanarsi per non disturbare la piccola.
“Bravino” commentò Mamoru senza voltarsi, e dal tono di Yuzo capì d’avergli fatto un gradito complimento, ma ovviamente trovò lo spunto per sfoderare gli aculei da porcospino.
“Davvero? Grazie. Detto da te è un grande onore.”
“Che significa: ‘detto da me’?!”
Il volante sollevò subito le mani. “Non partire prevenuto!”
“Io non parto prevenuto, rispondo solo a quello che sento!”
“Non era inteso come un’offesa! Tutt’altro!” Yuzo si mise a spiegare prima che lui potesse scattare come al suo solito. “Visto che solitamente ti addormenti, mi fa piacere di non essere stato soporifero. E di essere addirittura considerato bravo-”
“Bravino.”
“Bravino, certo. Davvero, era un ringraziamento…”
Mamoru gli scoccò un’occhiata traversa, sempre con le labbra arricciate. Sbuffò, non era in vena di tirare la loro discussione troppo per le lunghe, soprattutto perché aveva ancora quell’eco di calore che lo rendeva remissivo e docile, così mollò la presa dando, per una volta, il contentino al piccione.
“D’accordo. Ma finitela con questa storia che mi addormento. Va bene?”
Il giovane d’Aria tornò a sorridere. “Va bene.”
“Ad ogni modo, ero venuto per dirti che domattina ripartiamo. Abbiamo setacciato interamente la zona, ma non ne abbiamo cavato nulla di utile.”
“A proposito di questo…”
Mh?”
“Io… avrei una cosa da chiederti.”
Mamoru lo inquadrò, stringendo le palpebre. A giudicare dal tono, non si preannunciava nulla di buono, così mise subito le cose in chiaro. “Se è un qualcosa che sai già per certo mi farà incazzare, allora evita di dirmelo.”
Mh…”
“Ecco, appunto. Non disturbarti. Qualunque cosa sia sappi che la risposta è ‘no’, ‘no’ e ancora una volta ‘no’.”
Yuzo non demorse. Lo fermò per un braccio, costringendolo a voltarsi. Aveva le sopracciglia aggrottate nel tipico sguardo supplichevole. Mamoru non sapeva se gongolare per questo – perché vederlo supplicare era sempre fonte massima di goduria – oppure restare sulla difensiva – perché se era un qualcosa che lo avrebbe fatto arrabbiare, non è che avesse poi tutta questa voglia di sentirla.
“Ti prego, è importante. Almeno ascoltami.”
“Tanto la mia risposta non cambierà.”
“Per favore.”
Mamoru ruotò gli occhi con noia. Certo che quel dannato piccione sapeva essere davvero insistente quando ci si metteva di impegno. Incrociando nuovamente le braccia al petto, cambiò piede d’appoggio. “E va bene. Avanti.”
“Possiamo posticipare la partenza a domani sera?”
Lui rise sarcastico, prima di freddarlo come da copione. “No.”
“Ti scongiuro lasciami esaudire il suo ultimo desiderio.”
“E perché non mi stupisco che c’entri la marmocchia?!”
“Vorrei farla volare con me e farle vedere il tramonto da sopra le nuvole.”
La Fiamma si portò teatralmente una mano al petto, chinando il capo di lato e sbattendo le ciglia. “Oh, come sei romantico, ma la mia risposta non cambia. Abbiamo già perso fin troppo tempo.”
“Lo so e so anche che in parte è colpa mia. Ti giuro che dopo non ti chiederò più nulla, ma questa è la sua ultima possibilità per farle provare l’ebbrezza del volo, non avrà mai un’altra occasione, Mamoru, ed entrambi sappiamo perché.”
“Non mi muovo a pietà. Non se ne parla. Abbiamo altre priorità che ci attendono, quindi scordatelo.”
Vedendolo saldamente ancorato alla sua risposta, Yuzo tentò il tutto per tutto. Non avrebbe mai lasciato la presa, a costo di doverli raggiungere in seguito, ma pregò la Divina Yayoi che non dovesse ricorrere a una cosa simile o davvero Mamoru avrebbe finito con l’ucciderlo sul serio.
“Il Principe Tsubasa sapeva che saremmo venuti qui e che io avrei esaudito tutti i desideri di Yoshiko, per quanto possibile.”
“Ancora con questo dannato Principe dalle doti di preveggenza?! Non attaccare la solfa anche tu, mi basta Teppei!”
Era l’ultima cosa che la Fiamma avrebbe mai voluto sentire. Già lo urtava a morte l’intera faccenda di questo fantomatico Principe che sembrava sapere le cose prima di tutti, meglio di tutti tanto che si era più volte domandato perché diamine non avesse evitato di finire in un’imboscata, visto che poteva vedere il futuro. Poi ci si metteva pure quel dannato piccione.
“Mamoru, ti prego! Te lo chiedo come un favore personale!”
“Io non faccio favori a nessuno, men che meno a un volante.”
A quell’ennesimo rifiuto, Yuzo si vide costretto a sfoderare il suo ‘asso nella manica’.
“Ti prometto che dopo farò tutto quello che vorrai. Obbedirò a qualsiasi cosa mi chiederai di fare e non ti darò più alcun problema.”
“No! Se ho detto ‘no’ è-… cosa?!” questa volta, Mamoru non poté ignorare le parole del giovane che restava dritto davanti a lui, con espressione ferma. Sulle prime fu convinto d’aver capito male. “Farai… che cosa?” Yuzo non poteva davvero arrivare a sottomettersi pur di esaudire lo stupido desiderio di una maledetta bambina. Invece, il volante rimarcò il suo proposito, lasciandolo confuso.
“Obbedirò ai tuoi ordini senza fare storie. Hai la mia parola di Elemento d’Aria.”
“E' così importante per te quella… mocciosa?”
“Sì.”
“…perché?” domandò con le sopracciglia aggrottate e l’espressione di chi, davvero, non riusciva a comprendere. Yuzo non sembrò intenzionato a rispondere subito e questo lo destò dal suo stato di confusione facendogli rendere conto che, in definitiva, non erano fatti suoi.
“No, senti, non lo voglio sapere” sbuffò nel momento in cui l’altro tentava di prendere la parola, e si concentrò sulla parte del discorso che più gli interessava. Con sguardo obliquo e attraversato da un piglio decisamente perfido, squadrò il volante dalla testa ai piedi. “Hai detto ‘tutto quello che voglio’?”
“Tutto. Ti ho già dato la mia parola.”
Quella decisione negli occhi di Yuzo riuscì ugualmente a metterlo a disagio, oltrepassando, prevaricando anche il piacere estremo di sapere che, finalmente, avrebbe fatto ogni cosa gli avrebbe ordinato. Capitolò, buttandola sull’indifferente.
“D’accordo, come ti pare. Tanto Hajime aveva un’altra zona da controllare più approfonditamente. Però sia chiaro: quando torni si riparte. E stavolta non voglio sentire scuse, desideri da esaudire e stronzate varie. Il buonsamaritanismo finisce qui.”
Nonostante il corridoio fosse in buona parte in penombra, perché la fiamma delle torce poste lungo le pareti non era molto forte, Mamoru vide chiaramente il guizzo felice negli occhi del volante. Senza avere nemmeno il tempo di evitarlo-fermarlo-prevenirlo o qualsiasi altra cosa, si ritrovò stretto nell’abbraccio dell’Elemento d’Aria, quale segno di gratitudine per il permesso ricevuto.
“Grazie! Grazie!”
La Fiamma rimase gelata, con gli occhi sgranati e le labbra tiratissime, piegate in una smorfia. Era la maschera del terrore.
Nessuno, nessuno, nessuno l’aveva mai abbracciato. Nessuno. Quello era il primo che riceveva e per di più da un fottuto piccione!
Il volante si separò da lui, tenendogli le spalle strette nelle mani; sul viso, l’espressione di felicità incontenibile.
“Grazie! Davvero, grazie! Non immagini cosa significhi per me!”
E nemmeno lui immaginava cosa quel gesto avesse significato per Mamoru.
Nessuno immaginava niente di nessuno, tranne i rispettivi proprietari che sapevano benissimo cosa stavano provando, e se i sentimenti avessero potuto prendere corpo sarebbero stati un rimestare di lava rovente e impazzita e uno spirare di vento in un tenue mulinello.
“Non. Rifarlo” sibilò la Fiamma il cui rossore non era visibile solo per via della debole luce. “Guai a te.”
Solo in quel momento Yuzo si rese conto d’essere stato troppo espansivo. Dipinse un’espressione allarmata e lo lasciò subito andare nemmeno fosse divenuto un tizzone.
“Ah! Sì! Scusami! Scusami, non volevo. Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo, scusa! Non arrabbiarti.”
“Non mi arrabbio” rassicurò Mamoru con gli occhi ancora spalancati. Sembrava quasi sotto shock. “Ma sparisci dalla mia vista.”
“Sì! Subito! Scusa! Vado ad avvertire Mastro Koji. Grazie ancora per avermi dato il permesso di rimanere.” Yuzo fece un passo indietro all’interno del corridoio e gli rivolse un inchino prima di scomparire lungo l’andito.
Quando non fu più visibile, Mamoru si scrollò quel brivido caldo dalle ossa, stringendo i denti e assumendo un’espressione inacidita. “Devo piantarla di farmi prendere da attacchi di buonismo. La prossima volta-” ma si interruppe, scacciando animatamente quel pensiero dalla testa: non ci sarebbe stata nessunissima prossima volta!
Borbottando insulti in fyarish, Mamoru si mosse per raggiungere Hajime e metterlo al corrente delle ultime novità.

 


[1]: chissà se qualcuno di voi si sia mai domandato come potesse essere. X3 Seppur l'abbiate fatto, credo proprio che non abbiate indovinato. Qualcuno di voi ormai l'avrà capito, io ascolto musica praticamente da tutto il mondo, e sono stata combattuta nella scelta. Avevo due nomi. Il primo, è stato la mia prima scelta fin da subito perché è uno dei miei preferiti, poi però mi sono resa conto che era troppo... da uomo maturo. Ringraziamo quindi Sonu Nigam from India per la partecipazione, ma non è andata bene. (XDDDD)
Allora, cerca che ti ricerca, gira che ti rigira sono capitata su un ragazzetto israeliano di nome Shabi Bar. :3 E lì mi sono fermata. Canta in ebraico, ovviamente. Mi piaceva il suono non pulito della sua voce e il fatto che si sentisse che è ggggggiovane. XDDD Non volevo una voce estremamente particolare e/o potente e/o variedeventuali. La sua mi ha soddisfatto in pieno! :3 (e poi l'ho scelto anche per un motivo futilissimissimo X3 ma questo ve lo dirò al momento debito! *rotola*)
Salutate quindi la voce di Yuzo e, in particolare, la canzone che sta cantando di cui so solo il titolo "Hallelujah" (XD che fantasia!) è strabella. °-° mi è piaciuta immediatamente, anche se non sono riuscita a trovare un cavolo di testo T_T.


…Il Giardino Elementale…

Continua l'avventura a Sendai e sembra che tutto stia andando tranquillo. :3 Sembra.
XD Pensate anche voi che Yuzo si sia messo da solo con le mani nel sacco buttando lì quella promessa con Mamoru?! O invece sarà l'esatto contrario?!?!?!? *ride tantissimo e se ne va*
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia! :3333


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti

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