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Autore: LaFine    13/10/2011    1 recensioni
Ti guardo da lontano percorrere questa strada sporca ed angusta ai cui lati sono ammassati mucchi di adolescenti scontenti della loro vita che pensano all'ingiustizia cosmica di un Divino bastardo preso troppo alla leggera.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inaspettato.

Come morire di gioia.


Ti guardo da lontano percorrere questa strada sporca ed angusta ai cui lati sono ammassati mucchi di adolescenti scontenti della loro vita che pensano all'ingiustizia cosmica di un Divino bastardo preso troppo alla leggera.
Sei bellissima, lo sai? Certo che lo sai. Come potresti non saperlo? Mi soffermo, non dandolo a vedere, sul tuo viso, sul tuo corpo, sulle tue mani, sul tuo modo di camminare. Ho le cuffie dell'iPod premue nelle orecchie, ascolto una musica che fa da colonna sonora ai miei sentimenti. Ti avvicini, il cuore per poco non esplode, mi porgi entrambe le guance per salutarmi e sorridi. E quanto è bello quel sorriso.
-Chi hai alla prima ora?- dico, le mani in tasca, cercando di apparire normale.
-Italiano- rispondi guardandomi.
Io non ci riesco ad alzare la testa. Così mi concentro sull'asfalto, improvvisamente è attraente.
Vorrei così tanto che tu mi prendessi per mano e mi costringessi ad alzare il volto che arrossisco al solo pensiero di rivelare un desiderio così profondo davanti a tutti. 
-Credi che quella ragazza mi darà una sigaretta se gliela chiedo?- domando ancora, osservando il soggetto della frase assaporare il tabacco. 
Mi era venuta voglia di fare un tiro. Era una cosa proibita che avevo sperimentato con una mia amica e che tu non avevi mai approvato. 
-Penso di si- rispondi con un tono divoce neutro -Ma perchè?-
Non faccio in tempo a rispondere che ne avevo bisogno che la campanella mi riscuote. Allora tu mi prendi sotto il braccio e mi trascini verso l'ingresso. Posso sentire facilmente lo sguardo ostile delle mie compagne di classe che tanto ti invidiano e ti insultano posarsi su di noi e subito dopo mugugnare un qualcosa come: "Che tipo".
Però non me ne curo e ti lascio guidare questo percorso a zig zag fra i corridoi e le scale. Ogni attimo che passa mi innamoro ancora di più di te e cresce con il mio amore il desiderio di posare le mie labbra sulle tue e lasciarmi andare.
-Perché vuoi fumare?- mi domandi mentre saliamo le scale.
-Perché è figo- rispondo come una scema.
-Fa male- continui.
-Fa figo- ribatto.
È uno scambio pacifico di battute, il nostro. Tu ti ostini a volermi far capire che fa male fumare e io mi ostino a voler sostenere il contrario pur sapendo quanto sono in errore. Poi arriviamo in classe e siamo le prime. Tu ti fermi io proseguo. Poso la cartella e ritorno indietro, da te. 
-Entra- mi dici. 
Sei seduta sulla cattedra, i capelli scuri sciolti sulle spalle. Indossi una maglia a giromaniche perché fa ancora dannatamente caldo, io invece ho una maglietta larga da uomo nera. Non mi sono mai piaciute le robe da femmina, stanno molto meglio a te che a me. Devo ammetterlo.
Mi faccio largo tra i banchi e ti raggiungo. Non so dove trovo la forza di chiederti: -Mi dai un abbraccio?- e tu sorridi, forse colpita da questo mio lato infantile che ancora non mi abbandonato. Allunghi le braccia e io mi perdo, chiudendo gli occhi, nel tuo profumo. Potrei rimanere per sempre li. Sulla tua spalla. Ma veniamo interrotte da un ragazzo, un tuo compagno di classe. È giunto il momento di separarci, penso, con la coda tra le gambe come un cane deluso. Non sarai mai mia, purtroppo. 

  
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