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Autore: Slytherin Nikla    19/06/2006    4 recensioni
« Non ti chiedo di sfuggire al destino per sempre. Un giorno, Cissy, nient’altro che un giorno »
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy, Remus Lupin
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Una figura femminile, nascosta sotto un ampio mantello scuro con il cappuccio calato a nascondere il volto, scivolò silenziosamente lungo il corridoio al settimo piano. Si domandò se lui fosse già arrivato, e un brivido le corse dalla nuca alla base della schiena. Cosa le prendeva? Perché si comportava in quel modo tanto stupido, proprio lei che cinica e calcolatrice ci era nata? Che cos’era quella strana emozione, quella sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco quando pensava a lui? L’unica risposta possibile che riusciva a darsi era di essere impazzita.

Sì, perché quel ragazzo non aveva niente di ciò che le era sempre interessato, assolutamente niente… Era di famiglia povera, si vedeva lontano un miglio anche sotto la divisa scolastica: quella era senza dubbio di seconda mano…I vestiti sotto, poi, probabilmente anche di un numero superiore. Si sentì intenerire a quel pensiero. Non le importava quando potesse essere trascurato il suo abbigliamento, e nemmeno il colorito sempre spento del suo volto la tratteneva più ormai… Gli voleva bene, pensò sorridendo.

E mentre camminava davanti all’arazzo per aprire la porta che vi si celava dietro, il sorriso le volò via dal viso pensando a cosa avrebbero detto sua madre e sua sorella di quella storia. Ma la Stanza delle Necessità si spalancò davanti a lei prima che i sensi di colpa verso la sua famiglia avessero la meglio sulla sua mente. Quella mente che mai come allora aveva sentito fragile, e che sua madre avrebbe potuto frantumare con un soffio soltanto della sua potente magia.

« Sei venuta, allora » La voce del giovane mago era calda, sensuale e dolce come una carezza. Era sempre così, e ogni volta doveva combattere con se stessa per non gettarsi tra le sue braccia implorandolo di parlarle ancora. Era difficile, resistere a quella tentazione, quando lui era il solo in tutto il suo mondo che si rivolgesse a lei con quella ineffabile tenerezza.

« Speravi che non lo facessi? » Il suo sarcasmo fuori luogo fu spento da un bacio, lento e gentile come il ragazzo che la stringeva a sé. Dopo un tempo che le sembrò al tempo stesso infinito e troppo breve, i loro occhi si incontrarono e lui, fatte scivolare le mani sotto il cappuccio, lo fece cadere mostrando i capelli dorati della ragazza.

« E a chi avrei dato questo bacio, se tu non fossi venuta? » Si staccò da lui controvoglia, cercando da qualche parte in sé un motivo per farlo. Lo trovò senza fatica: tra le sue braccia, si sentiva troppo felice. E non poteva permetterselo.

« Non saprei. Dimmelo tu… A qualche buona e sensibile Grifondoro? » Il ragazzo scosse la testa, il volto serio ma gli occhi che lampeggiavano di divertimento.

« Le streghe buone e sensibili non fanno per me, Narcissa, lo sai… » La guardò, e aggiunse con un sorriso beffardo « Ne sei la prova vivente ». La ragazza lo schiaffeggiò piano, ridendo come non le era mai successo di poter fare prima di conoscere lui.

« Sei uno scemo, Remus, un grandissimo scemo! »

« Naturalmente. Se non lo fossi, non potrei stare con te ». Narcissa lo guardò di traverso, i begli occhi velati di tristezza.

« Sembra una frase di Sirius più che tua, questa… » Lui la strinse a sé con infinita delicatezza, accarezzandole i capelli con piccoli baci a fior di labbra.

« Perdonami, non volevo… » Che cosa gli era preso? Sapeva bene di non dover fare nulla che le ricordasse la sua orribile famiglia… La frase che aveva appena pronunciato… Aveva ragione lei, somigliava allo stile di Sirius, e troppo. Narcissa Black rispose al suo abbraccio, poi cercò le mani del ragazzo e le strinse tra le proprie.

« No, sono io a dovermi scusare… Non è colpa tua, se il loro pensiero mi segue ovunque ».

« Sirius non è come loro »

« Lo so, ma non è migliore » Si sedette accanto alla finestra, e guardò fuori con gli occhi spenti « Tutto ciò che li riguarda mi causa dolore, tutto quanto. Non importa come siano… Sono Black, e questo basta » Il giovane mago le si avvicinò, fino a sfiorarle le spalle con le dita. Poi parve ripensarci e le circondò i fianchi con le braccia, incrociandole attorno a lei e appoggiando con leggerezza il mento sul dolce incavo tra la spalla e il collo della ragazza. Spostò i suoi capelli con il naso, gentilmente, soffiando appena sulla sua pelle candida. Narcissa tremò per un attimo, e lui l’abbracciò ancora più da vicino.

« Andiamo via ». La bionda, elegante e perfetta Serpeverde si staccò un’altra volta da lui. Si appoggiò contro il vetro, gli occhi pieni di incredulità; la luce si diffondeva intorno a lei incorniciandola come una dea.

« Non possiamo sfuggire al destino, lo sai » La sua voce era cupa e molto, molto triste. Desiderava stare con lui più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma sapevano entrambi che non era possibile.

« Non ti chiedo di sfuggire al destino per sempre. Un giorno, Cissy, nient’altro che un giorno »

« Ma cosa… »

« Scappiamo solo per ventiquattro ore. Tu ed io, e nessun pensiero ad oscurare la nostra felicità. Nessun segreto, nessuna famiglia… Niente e nessuno, a parte noi due ». Lei sorrise timidamente, e un vago rossore le spruzzò le guance. Quella proposta era così folle…

« Non funzionerebbe… » Gli occhi di Remus Lupin trasudavano fiducia nel futuro, una cosa che aveva imparato a fare solo da quando stava con lei.

« Funzionerà, ne sono sicuro »

« Non gli sfuggiremo… Per me è troppo difficile, non è come il tuo segreto! In pochi sappiamo della tua licantropia… Mentre che io sono una Black, purtroppo è di dominio pubblico. Mi troverebbero in un istante ». Remus la avvicinò al muro, prese il suo viso tra le mani e la baciò con dolcezza e passione.

« Vieni via con me, Narcissa Black, e prometto che nessuno ti riconoscerà… » Narcissa si strinse a lui, la testa che reclinata sul petto di Lupin seguiva l’andamento del suo respiro.

« Non è possibile, mi troveranno… » Con un gesto improvviso la sollevò tra le braccia, sorridendole come nessun altro al mondo sapeva sorriderle.

« Non » un bacio « ti » un altro bacio « troveranno », un altro ancora « promesso » un ultimo bacio, e la rimise a terra. Gli occhi di Narcissa erano adesso pieni di lacrime.

« Davvero? »

« Fidati di me ».

« Vuoi piantarla di specchiarti, Lunastorta? O dobbiamo pensare che hai un appuntamento galante? » Una serie di risatine ed esclamazioni di condivisione da parte di Peter Minus fu la cornice allo spiacevole unisono di James e Sirius. Lupin si strinse nelle spalle, aggiustando per quanto possibile lo stato dei suoi abiti passandovi una mano qui e là: non era facile, tener nascosta agli altri Malandrini la felicità che lo invadeva al solo pensiero di vedere Narcissa seduta al tavolo dei Serpeverde di lì a poco. E ancor più era difficile impedir loro di scoprire la natura del misterioso viaggio che il giorno seguente lo avrebbe tenuto lontano da Hogwarts.

« Allora anche il viaggio di domani… Si tratta di questo, Remus? Hai una bella fidanzata e non ce la vuoi presentare? » Ecco, era successo l’irreparabile. Maledisse se stesso e il momento in cui aveva deciso di metterli al corrente della sua assenza. Ma d’altro canto, gli suggerì una voce sottile, come avrebbe potuto sparire senza che loro se ne accorgessero? Si augurò che il proprio volto non avvampasse tradendo l’imbarazzo che lo aveva preso, e si accinse ad inventare in una frazione di secondo una scusa che potesse stare in piedi.

« Ma no, Sirius, te l’ho detto… Magari fosse un appuntamento! Mio padre mi ha scritto di aver trovato un guaritore che giura di saper neutralizzare la sensibilità alla luna piena, tutto qui… E lo incontrerò domani » Era crudele, illudere i suoi amici che esisteva una possibilità di guarigione, lo sapeva perfettamente… Ma era la sola idea che gli era venuta, e ormai era troppo tardi per ritirarla.

« Dici davvero? » James si tirò su a sedere dalla posizione decisamente comoda con cui come al solito occupava il divano. Una fitta di senso di colpa aggredì Lupin allo stomaco « Ma è meraviglioso, è… Fantastico! Vuoi che veniamo con te? » Il senso di colpa virò rapidamente in panico. E adesso?

« Mi sembra un’ottima idea, James, sarebbe una buona occasione per goderci un po’ queste belle giornate…» Ci si metteva anche Sirius, adesso? Di questo passo, addio fuga romantica con Narcissa… Ma fu proprio il pensiero di lei, della sua forse irrazionale paura di essere scoperta e riconosciuta, della straordinaria luce che riempiva una stanza quando lei vi entrava e la sensazione di assurda felicità quando i suoi occhi si posavano, dolci come nessuno mai li aveva visti, su di lui, a fargli risolvere la situazione.

« Non sono ottimista, e non dovreste esserlo nemmeno voi. Non è il primo che contatta mio padre e gli offre false speranze… E comunque, non è una gita di piacere! Ci andrò da solo, come è giusto che sia. Fine della discussione ». La durezza di Lupin, così inusuale, fece scivolare una coltre di ghiaccio sul quartetto. Il silenzio durò poco, ovvero finché James Potter, con il suo solito tempismo da Cercatore, non liberò con uno scatto del polso il Boccino che stringeva in mano: il quale, improvvisamente sciolto dalla presa salda del ragazzo, andò a sbattere al centro della fronte di Peter Minus facendolo cadere dal bracciolo sul quale si era appollaiato per adorare il grande Potter.

Narcissa si guardò allo specchio per la milionesima volta, prima di decidersi a lasciare il dormitorio. Aveva raccolto i capelli in un morbido chignon sulla nuca, e improvvisamente – per la quarta volta nel giro di due minuti – l’aveva assalita il dubbio che quella pettinatura potesse non piacere a Remus… Ma era ad un passo dall’essere in ritardo, e con il cuore ancora nell’esitazione si rassegnò ad uscire.

Erano d’accordo di attraversare il parco di Hogwarts in direzioni diverse per raggiungere i confini, una volta all’esterno dei quali avrebbero potuto materializzarsi l’uno accanto all’altra e partire per la loro misteriosa destinazione. Sentì un brivido, all’idea di quel viaggio di cui non sapeva nulla; Remus le aveva promesso che nessuno avrebbe potuto riconoscerla, ma a parte quello non le aveva detto altro… Non sapeva dove, non sapeva come, non sapeva che cosa sarebbe successo… E quell’incertezza iniziava a minare anche la totale padronanza di sé che da brava Black aveva praticato per tutta la vita.

« Vogliamo andare, Cissy? » La voce di Remus Lupin placò in un attimo il mare in tempesta nel cuore della ragazza. Lo guardò con l’aria di finta sfida che lo aveva conquistato.

« Volentieri, se solo sapessi dove! » Remus si sfilò la divisa di Hogwarts e dopo averla piegata accuratamente la ripose in una cartella; poi con un’occhiata invitò Narcissa a fare altrettanto, e lei si affrettò a farlo: il primo passo per non essere riconosciuti era eliminare quell’ampio mantello con le insegne della sua Casa ricamate sopra!

« Ti fidi ancora di me? » Narcissa lo abbracciò, respirando avidamente il suo profumo.

« Non sarei qui, ti pare? »

« E allora tieniti a me, ti guiderò io ».

A Narcissa non era mai piaciuto Materializzarsi; la faceva sempre stare male, arrivar dolorante a destinazione e soprattutto la vista degli oggetti confusi che fluttuavano attorno a lei le provocava una nausea incredibile… Quando arrivarono a destinazione, quindi, vacillò per un lungo istante prima di ritrovare abbastanza equilibrio per rimanere in piedi senza tener le dita conficcate nel braccio del suo accompagnatore.

« Pensi di riaprire gli occhi, o vuoi lasciarmi al buio per il resto della giornata? » Sussultò, al pensiero del sentimento che provava per quel ragazzo malandato e timido che sapeva parlare con tanta grazia al suo cuore. Riprese contatto con il proprio corpo, e si rese conto che un vento frizzante le accarezzava il corpo, mentre una piacevole nenia di onde infrante faceva da sottofondo. Aprì gli occhi. Un’alta scogliera si stendeva ai loro piedi, insanguinata dai colori dell’alba più bella che avesse mai visto.

« Ma… Quanto tempo è passato? » Lui le sorrise, divertito.

« Non più di qualche secondo. Benvenuta al Polo Nord, Narcissa Black… » La ragazza si colpì la fronte con due dita.

« Il fuso orario »

« Esattamente… Non potendo offrirti un tramonto, ho scelto qualcosa che almeno potesse esser simile come effetto… Ti piace? »

« È stupendo, io non… » Gli occhi della ragazza divennero tristi « Non lo merito, Remus, lo sai » Lui la strinse con forza a sé, non prima di aver deterso i suoi occhi dalle lacrime.

« Non dirlo neppure per scherzo, Cissy. Sappiamo entrambi che tutto questo – io, te, la possibilità di stare insieme – finirà, e che non ci sarà poi tanto da aspettare perché accada. Forse domani stesso… Ma non potevo lasciarti andare prima di regalarti almeno un ricordo felice » Narcissa si sentì invadere da una strana commozione, ma non fece nulla per trattenerla.

« Sono tutti felici, i ricordi con te »

« Ma solo in questo puoi permetterti di non essere Narcissa Black, no? » Narcissa non rispose e si limitò a chiudergli la bocca con un bacio. Il vento sui vestiti era una tale sensazione di libertà… Gli era grata, profondamente grata, per quel dono tanto prezioso; sapevano entrambi che lo spettro della sua famiglia non l’avrebbe mai lasciata libera, che l’avrebbe seguita ovunque e in ogni istante della sua vita… Ma Remus aveva ragione, quel momento era sicuramente l’unico in cui l’odiato nome dei Black aveva perso il suo potere su di lei. Proprio per questo era decisa a non perderne neppure un secondo, e proprio per questo si ritrovò a dire le parole più impensabili e sincere che avesse mai potuto anche solo immaginare.

« Ti amo, Remus… » Il ragazzo rimase spaesato di fronte a quella dichiarazione: sapeva che era così, lui stesso provava per Narcissa quello strano sentimento, ma sentirglielo dire… Quello sì, che era assurdo… Soprattutto per Narcissa Black! Lei allora rise, e la sua risata limpida frantumò l’aria immobilizzatasi alle sue parole. « Me l’hai detto tu, no?, che potevo non essere una Black! O hai intenzione di ritirare tutto? »

Non ci fu mai una risposta. Una serie ripetuta di CRAC interruppe la loro conversazione, la loro felicità e il loro rapporto tutti in una volta. La sorella di Narcissa, Bellatrix, si era Materializzata a pochi passi da loro, e con lei una serie di volti conosciuti – Serpeverde, naturalmente, tra cui il fratello di Sirius – e un ragazzo di bellezza straordinaria, evidentemente più grande di loro, biondo da risultare quasi albino e la pelle tanto candida da emettere un debole chiarore argenteo, che lo faceva sembrare intoccabile. Il terrore che si impadronì di Narcissa nel momento in cui vide il volto della sorella fu inesprimibile, e Lupin non ebbe neppure il tempo di difenderla: Bellatrix l’aveva già afferrata per un braccio, trascinandola gridando parole portate via dal vento, e si era Smaterializzata prima che lui potesse muovere un passo.

Regulus Black spinse il ragazzo a terra, con violenza forse maggiore dal momento che si trattava di un amico del fratello. Gli altri Serpeverde – dannazione, perché non riusciva a ricordare i loro nomi? – approvarono il gesto con una successione di fischi e grida di incitamento, mentre lo sconosciuto si avvicinava a lui. Remus si rimise in piedi a fatica, giusto in tempo per trovarsi faccia a faccia con Lucius Malfoy. Lucius lo guardò, sprezzante e tranquillo al tempo stesso, gli occhi glaciali fermi in una maschera di disprezzo e derisione.

« Lei – è – mia ».

Alzò e abbassò la mano in cui stringeva la bacchetta con velocità inaudita, e il sangue del ragazzo schizzò sulla pelle bianchissima del suo aggressore. Quel giorno fu impressa la prima ferita sul volto triste di Remus Lupin, il timido e delicato Grifondoro che aveva osato innamorarsi, e soprattutto essere ricambiato, della Serpeverde che assurdi giochi di potere avevano destinato al perfetto e ricchissimo figlio di una delle famiglie più importanti nel mondo magico.

Remus attese che gli altri sparissero, poi si passò una mano sul volto. Un dolore bruciante lo attraversò, ma non era colpa della ferita: aveva appena guardato in faccia la verità. Aveva appena rovinato la vita della donna che amava, con quel viaggio tanto stupido l’aveva costretta a confessargli quanto anche lei lo amasse e con quelle parole aveva definitivamente firmato la sua condanna… Narcissa ormai apparteneva a Lucius Malfoy, non c’era più spazio per lui.

E avrebbero passato la vita a rimpiangere ciò che era stato.

  
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