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Autore: Marta Chanel    13/10/2011    0 recensioni
Lei si chiamava Rosie, aveva sedici anni e aveva quei grandi occhi blu,
quei grandi occhi blu nei quali ti ci potevi perdere, per quanto erano belli.
Lei andava al liceo, non aveva molti amici;
era una ragazza poco socievole con le proprie idee e i propri stili.
Lei amava i grandi classici,
amava tutto ciò che era antico e passato.
Voleva sempre a comunque differenziarsi dagli altri,
senza osare troppo senza apparire matta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza dagli occhi blu.

 
Lei si chiamava Rosie, aveva sedici anni e aveva quei grandi occhi blu,
quei grandi occhi blu nei quali ti ci potevi perdere, per quanto erano belli.
Lei  andava al liceo, non aveva molti amici;
era una ragazza poco socievole con le proprie idee e i propri stili.
Lei amava i grandi classici,
 amava tutto ciò che era antico e passato.
Voleva sempre a comunque differenziarsi dagli altri,
senza osare troppo senza apparire matta.
 

 
Primo giorno di scuola, tre lunghi mesi di vacanze e il ritrovo lungo il marciapiede di scuola con i nuovi ed i vecchi compagni di classe. Abbracci, baci.. tutti segni d’affetto per esprimere i propri sentimenti nel ritrovamento dei propri amici che non si vedevano da tre mesi.
I gruppi erano tanti, ben differenziati e ogni classe aveva la sua solita postazione. Poi c’era quella ragazza, sola in un angolo, in disparte da tutta quella felicità. Il suo nome era Rosie; vestita con il suo solito giacchettino azzurro, quella sciarpetta blu mare dalla quale non si separava mai e quegli occhi blu che si riuscivano a vedere anche da un chilometro di distanza.
La sua classe si trovava vicino all’ingresso, ormai neanche la chiamavano più, si erano arresi. Più volte le ragazze avevano cercato di farla interagire con il resto della classe, ma tante volte Rosie aveva rifiutato gentilmente.
Durante le uscite di classe, le cene e le feste lei non era mai presente, mai vicina ai propri compagni. Non usciva mai di casa, solo per andare a scuola. Neanche dopo tre anni di scuola i professori non si erano ancora imparati il suo nome. Stava sempre zitta non interveniva mai e grazie a ciò le sue interrogazioni erano inferiori a quelle dei suoi compagni. La sua esistenza all’interno di quella classe non era mai contata, anche se il suo corpo di trovava lì, su quella sedia all’ultimo banco lei non era considerata.
L’unica materia nella quale Rosie eccelleva era greco. Andava ad un liceo classico e questa materia è fondamentale in questa scuola. Quando tirava fuori il suo quadernino di greco si trasformava. Diventava una Dea, un eroe… cominciava a parlare a scrivere frasi incomprensibili con quelle strane letterine diverse da quelle dell’alfabeto italiano. Già dal primo giorno di scuola, al primo anno di liceo, Rosie aveva scritto la biografia di Ulisse interamente in greco senza sbagliare neanche un accento, tanto che la professoressa ne rimase così sbalordita che le regalò un bel 10 il primissimo giorno di scuola.
Del resto, a parte in quelle quattro ore Rosie non parlava mai. Le sue citazioni degli antichi poeti greci si trasformavano in un silenzio tombale fino all’ultima ora nella quale lei scompariva, andava a casa, sempre da sola, a piedi.
Capitò quell’anno che nella classe di Rosie venisse un nuovo compagno di classe, erano tutti curiosi di sapere come fosse, chi fosse e se ovviamente fosse carino.
Rosie, nel suo banchetto all’ultima fila, rigorosamente senza compagno disegnava nel suo diario. Scriveva frasi d’amore in greco o citazioni di antichi poeti; alla fine dell’anno quel diario sarebbe diventato un vero manoscritto greco!
I suoi occhi color del mare navigavano per la classe senza posarsi su nessuno, senza dare troppe attenzioni a qualcuno. Fu quando entrò quel ragazzo dai capelli biondi, alto con un bell’aspetto che affascinò completamente Rosie, lo fissò con attenzione come mai aveva fatto con nessuno. Si era follemente innamorata. Tutte le ragazze della classe cominciarono a fissare il ‘’new entry’’, il cui nome era Lorenzo; ma lui scelse il posto vicino a Rosie, fra tante sedie libere scelse proprio quel posto, quel posto che avrebbe portato ad entrambi una tristezza infinita.
La salutò con un semplice gesto del capo e lei neanche rispose, tanto era affascinata dal suo modo di fare. Il suo stile era completamente diverso dagli altri del suo liceo, probabilmente il suo colore preferito era il viola perché gran parte dell’abbigliamento era costituito da quel colore.
In tutte le quattro ore di scuole non gli tolse mai gli occhi da dosso, era innamorata, il cuore le batteva e ogni volta che Lorenzo si girava diventava rossa come una ciliegia matura.
Al rientro a casa, solitario come sempre, Rosie ripensò a quella giornata stupenda. Ripensò a Lorenzo, al viola e ai suoi modi di fare, molto gentile ed eleganti.
Non aveva mai provato emozioni così forti per nessuno, non era mai stata affascinata da qualcuno in questo modo. I seguenti giorni di scuola, per circa due mesi, i due ragazzi si sedettero sempre vicini, senza scambiarsi alcuna parola e senza conoscersi neanche un po’.
Passò novembre, poi dicembre e gennaio; nel mese di febbraio Luca lasciò la scuola per due mesi, ad aprile ritornò. Le giornate trascorrevano monotone, Rosie in disparte e Lorenzo con i suoi nuovi amici.
La ragazza rimaneva innamorata, era pazzamente innamorata, ma quei sentimenti così dolci e pieni di passione che provava per quel ragazzo erano anche affiancati da qualcosa di oscuro, di stanchezza di depressione. In fondo i due non si conoscevano nemmeno, Lorenzo probabilmente neanche ricordava il suo nome!
Passò aprile ed anche maggio, il primo giugno fu la data più felice della vita di Rosie. Era il suo compleanno, diciassette anni. I suoi compagni di classe le fecero gli auguri, in modo sempre molto distaccato e freddo. Anche se non aveva mai interagito con i propri compagni, quest’ultimi ricordavano sempre il compleanno di Rosie e sempre le facevano gli auguri.
Proprio quel giorno Lorenzo le si avvicinò e con tono dolce e gentile, pacato le disse se aveva voglia di uscire con lui quella sera, per il suo compleanno le avrebbe organizzato qualcosa di speciale.
Rosie era al settimo cielo, il suo cuore cominciò a battere fortissimo arrossì in un attimo e le sembrò di svenire, a parte ciò le rispose ‘’Sì!’’, un sì dolce e sicuro, un sì da vera donna!
Quella sera si sarebbero visti sotto casa di Rosie e sarebbero andati a mangiare una grossa pizza; Rosie che non era mai uscita nei suoi diciassette anni di vita non aveva vestiti adatti per uscire e così prese in prestito un elegante vestito della madre che la rendeva una vera principessa, una vera donna.
Ma lui era ancora più bello, lui era un principe e lei la principessa. In un regno incantato avrebbero governato insieme, si sarebbero sposati e sarebbero stati insieme per tutta la vita. La cravatta viola, la sua eleganza… era bello come un Dio! La serata trascorse piacevolmente con pochi effetti, una pizza e qualche parolina, qualche bicchiere di troppo, ma in conclusione proprio niente. Si erano raccontati della loro vita, del loro passato. Lorenzo proveniva da Milano ed era stato costretto a trasferirsi a causa del padre il quale aveva la sede del proprio lavoro proprio a Roma, città natale di Rosie. Non era stato un grosso problema per lui, non aveva moltissimi amici, amici veri… In fondo erano uguali, no?!
Verso le undici e mezza, dopo chiacchiere e risate Lorenzo riaccompagnò Rosie a casa. Al momento del saluto, la ragazza si aspettava un bacio, un bacio di quelli seri, appassionati pieni d’amore; in cui lo stomaco comincia ad impazzire… Lorenzo le si avvicinò e le diede un bacetto sulla guancia, e le sussurrò ‘’è stata una piacevole serata, buonanotte’’ e si girò per andare via.
I suoi sogni che si era fatta in ogni istante di quella serata crollarono, il fato proprio non voleva che lei fosse felice. Sarebbe rimasta sola, sola a vita senza amici e senza marito. Niente figli e niente felicità. Tutto ciò che le rimaneva era il greco, solamente lui fonte di ispirazione, il suo unico e vero amore.
Il giorno dopo a scuola Lorenzo le lasciò un biglietto, dentro al diario, in cui era scritto, in lettere greche ‘’ti aspetto domani sera alle 10 in punto davanti la pizzeria di ieri.’’ Rosie alzò gli occhi e Lorenzo era sparito.
Anche quella serata fu come la precedente, niente baci carezze coccole e fidanzamenti. Magari lui era anche fidanzato, magari non gli importava nulla di lei, la considerava solo una buona amica.
Trascorsero altre serate in questo modo, non successe mai nulla.
Poi Lorenzo prese la patente, volle far fare un giro a Rosie e quest’ultima ne era contentissima.
 La macchina di Lorenzo era una Porsche grigio metallizzata, bellissima! Magari proprio quel giorno si sarebbero dati il primo bacio, ma non bisognava sperarci troppo anche perché ne sarebbe rimasta delusa se non sarebbe successo nulla.
Lorenzo cominciò a guidare, raccontando alla ragazza dagli occhi blu la sua infanzia e la sua vita prima di conoscerla.
Le disse che era molte bella, e che voleva ricevere un bacio da lei. Rosie, a sentire quelle parole, era diventata rossa, ma era anche molto felice; simili sentimenti non li aveva mai provati con nessuno. La pancia le faceva male, era un dolore strano, emozionante e coinvolgente.
Il tempo passava, Lorenzo parlava e lei ascoltava. Voleva fermarsi, dargli quel dannato bacio, sentire il sapore della sua bocca. Lo voleva, adesso!
Ogni istante, ogni istante pieno di gioia; tutti quegli anni passati in solitudine, quegli anni in cui la sua vita non aveva senso, adesso un senso ce l’aveva.
Lorenzo guidava, Rosie immaginava. In quel preciso istante un grosso camion stava attraversando la strada, né Rosie né Lorenzo riuscirono a vederlo. Li travolse in pieno. La loro macchina venne scaraventata lungo la strada, Rosie sbatté la testa e svenne.
Riaprì gli occhi e vide tantissima gente intorno a lei, camici blu e una forte lampada le bruciava gli occhi. Non riusciva a muovere un muscolo, era completamente immobilizzata. Le girava la testa, si riaddormentò.
Riaprì definitivamente gli occhi, si trovava in una luminosa stanza d’ospedale, accanto al suo letto era seduta sua madre, una signora sulla cinquantina, con il trucco sbavato e grosse lacrime agli occhi, dimostrava settant’anni. La mamma la informò che aveva fatto un grosso incidente, un camion gli era venuto addosso travolgendo la loro macchina. Aveva sbattuto la testa ed era svenuta; è rimasta quattro giorni senza aprire gli occhi. Rosie cominciò a piangere silenziosamente, abbracciò la madre e il fratellino e il papà quando entrarono. Volle alzarsi, i muscoli non rispondevano ai suoi comandi, inviò una strana e supplicante occhiata alla madre la quale cominciò a piangere –hai perso l’uso delle gambe, mi dispiace…piccola! –
La ragazza cominciò a piangere sempre più forte, la sua vita era stata completamente rovinata. Le chiese di Lorenzo, pregando che ciò che stava pensando era privo di fondamenti. –E’morto! –
Una risposta così cruda, le aveva spezzato il cuore. Lo scopo della sua vita non aveva più senso. Non si sarebbe mai più ripresa, non avrebbe più potuto vivere in questo stato; senza l’unica persona che le aveva fatto battere il cuore e senza l’uso delle gambe.
Si tolse la vita dopo una settimana, i suoi occhi blu smisero di vivere.




MARTA'S SPACE! 
Eilàà ragazzuoli Vi è piaciuto questo nuovo racconto? Un pò triste, me ne rendo conto. Fatemi sapere cosa ne pensate... un bacione la vostra Marta ^^

  
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