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Autore: B_SomebodyToldMe    13/10/2011    5 recensioni
"Stasera tu, Stefan ed Elena venite a cena a casa mia! Non ti puoi rifiutare!" dico sorridente al vampiro di fronte a me.
"Anche loro? Avanti, io non ti basto? E poi sai com'è Stefan, ha una dieta un po' particolare e.."
"Non è un problema! La vicina è fuori per il weekend e mi ha affidato il suo barboncino toy, inoltre stamattina al parco sono riuscita a catturare due gatti veramente ciccioni. Può andare? Sono abbastanza carini e morbidosi? In alternativa posso sempre andare a rubare il coniglietto d'angora di Bonnie.."
La sua risata cristallina mi riempie le orecchie.
"No, può bastare. Però devi promettermi che se Stefan ed Elena vorranno proseguire la serata in modo romantico a casa mia tu mi ospiterai per l'intera nottata." Risponde sorridendo malizioso.
...
..-A,E,I,O,U... YPSILOOOON!- Ecco, li avete sentiti? Sono i miei ormoni che stanno facendo il trenino. -BRIGITTE BARDOT, BARDOT!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WATCHING YOUR SHADOWS
 

Candy talks to strangers
Thinks her life’s in danger
No one gives a damn about her hair

 

 
 
 
 
“Siamo arrivati?”

“No.”
 
 
“E adesso?”

“No.”
 
 
“E se paaarlo lentameeente?”

“No.” 
 

“Neppure adesso?”

“…”

“Allora?”
“Dillo un’altra volta ed io ti stacco la testa e la infilzo sull’antenna cherie, così vediamo se questa cazzo di radio prende un canale decentemente.” Risponde Damon con un sorriso piuttosto minaccioso.

“Uffaaa. Sei noioso.” Biascico appoggiando la testa al finestrino.


“Ma a cosa diavolo stavo pensando ieri sera?”borbotta appoggiando la testa sul volante.

Rido e azzanno il budino di riso tra le mie mani. E’ così divertente!

Stiamo viaggiando da circa un’ora.

Stamattina sono arrivata a casa Salvatore all’ora stabilita, ho caricato Damon e siamo partiti.

Damon ha preso il posto di guida circa dieci minuti dopo; prima che lo facesse ho improvvisato una sosta per prendere la merenda, ho imboccato un senso unico al contrario, ho superato qualche limite di velocità, ho quasi investito un bambino e sono passata con l’arancione. .. e che ne dica Damon era arancione, non rosso!

Il vampiro poi mi ha letteralmente sollevato di peso e buttato sul sedile del passeggero borbottando un ‘donne al volante pericolo costante’.

Appoggio il gomito sul bordo del finestrino e per qualche minuto resto in silenzio guardando il paesaggio all’esterno scorrere velocemente.

“Allora..” comincio e lui prontamente solleva gli occhi al cielo. “puoi almeno dirmi dove stiamo andando?”

“Da un’amica che forse saprà dirci qualcosa di più riguardo a te e a cercava Mason.” Risponde accondiscendente.

“Wow.” Commento sbuffando. “Niente azione.”

“No. Affatto.” Conferma.

Finisco il budino di riso, poi sorseggio un po’ del mio tè alla pesca e frugo nella borsa cercando il sacchetto con il cornetto.

“Vuoi?” chiedo porgendolo a Damon.

“Nh. Hai qualcosa da bere?” chiede ammiccando.

“Ha. Ha. Ha.” Scandisco. “Ma che battutona. E’ quasi più divertente Stef.”

“Ouch. Così mi offendi!” esclama arricciando il naso.

Rido portandomi le ginocchia al petto e tornando a guardare all’esterno.

“Se mi metto nei guai..” dico dopo qualche minuto “continuerai a salvarmi?”

Si volta verso di me ed aggrotta le sopracciglia senza accennare ad una risposta.

“Cioè io lo farei. Mi salverei perché sono carina e simpatica.” Continuo rendendomi conto della stupidità della domanda.

 Maledetta la mia abitudine di non pensare mai a ciò che dico!

 “E salverei anche te perché siamo amici. E gli amici si salvano a vicenda, no?.. E noi siamo amici, no?” abbozzo.

“No. Ti farei un video mentre sei agonizzante e lo caricherei su youtube. Scommetto che avrebbe un record di visualizzazioni.” Risponde ghignando apertamente.

Mi butto di slancio verso di lui afferrandogli i capelli e tirandoli.

“Bene! E allora io li aiuterei a picchiarti, brutto infame! E poi ballerei sul tuo corpo morto!” ribatto piccata.

“Sei infantile: ti offendi per cose stupide!” dice riuscendo a districare le mie mani dai suoi capelli.

“Non è vero!” lo contraddico incrociando le braccia al petto e guardandolo male.

“Invece lo è.” Insiste spalancando i suoi occhi enormi. “Scendi: siamo arrivati.”

“Cosa-?” Impegnata com’ero, non mi sono accorta che la macchina aveva rallentato fino a fermarsi in un grande piazzale.

Da un lato la piazza costeggia la strada principale che a sua volta ha di fianco un immenso campo, sugli altri lati, invece, si affacciano case, una bar, una chiesa e tanti piccoli sbocchi di strade.

Scendo dalla macchina prendendo solo il cellulare ed il cappello di paglia per ripararmi un po’ dal sole.

“Adesso?” chiedo affiancandolo.

Punta l’indice verso il bar iniziando a camminare.

“Giusto. Domanda stupida.” Commento per poi seguirlo.



*               *                  *                *                *

 
 
“Oh, mio Dio! Damon Salvatore!” esclama una donna  sui trentacinque anni scavalcando il bancone.

“Oh, mio Dio!” la imito a bassa voce sventolando le mani.

E’ alta, dalla carnagione olivastra e i capelli di un rosso improbabile. La pelle è leggermente rovinata, quasi cotta dal sole.

Si avvicina a noi a grandi passi e Damon le va incontro. Io, ovviamente, seguo il vampiro come un cagnolino.

Questo posto non mi piace affatto: puzza di alcol e i tavoli sono pieni di uomini in carne e dall’espressione poco raccomandabile.

“Soleil!” la saluta Damon allargando le braccia.

“Tesoro, ti sei portato dietro un altro giocattolino?” chiede la donna contrariata squadrandomi.

Non ascolto la risposta, troppo concentrata a rimanere a debita distanza dagli uomini vicino a noi.

Mi avvicino ancora un po' a Damon afferrandogli un lembo della giacca.

Lui intanto si avvicina alla donna scostandole i capelli dal collo e sussurrandole qualcosa all’ orecchio. Lei sorride maliziosamente, annuisce e lo prende per mano.

Penso di aver capito come si evolverà la situazione e la cosa non mi piace per niente.

Come immaginavo, il vampiro si sporge verso di me accarezzandomi una guancia e sussurrandomi:
“Non fare danni, cherie.” accompagnato da occhiolino prima di costringermi a mollare la presa sulla sua giacca.

Gli lancio un’occhiata ammonitrice ma lui pare non farci caso.

Anche la donna si avvicina a me e, prendendomi in giro, mi poggia una mano sulla spalla ribadendo:
“Sì, non fare danni, cherie.”

Sono pronta a tirargli un pestone sul piede, ho già la gamba alzata, quando la mia attenzione si sposta sul braccio che si è mollemente appoggiato alla mia spalla accompagnato da una tremenda puzza di birra.

Guardo il proprietario del braccio e mi ritrovo davanti un uomo con gli occhi lucidi e  le guance arrossate.

Mi volto verso il posto in cui prima si trovava Damon ma non trovo nessuno, riesco solo a vedere una chioma rossa sparire dietro una porta vicino al bancone.

“Hai bisogno di compagnia, cherie?” mi chiede l’uomo.

Dominata dalla rabbia gli mollo un ceffone in pieno volto prima di sibilargli contro.

“Toccami un’altra volta o chiamami ancora cherie e ti giuro, potessi morire ora, che ti stacco le interiora e le appendo al soffitto. Intesi?” ringhio il tutto puntandogli un indice accusatore contro  per poi girarmi e affrettarmi a grandi falcate verso l’uscita del locale.
 
Fortunatamente non mi segue nessuno, forse non avevano proprio cattive intensioni: invece di aiutare il loro amico, gli ospiti della locanda sono tutti scoppiati in una fragorosa risata e prima di uscire uno ha preteso che gli schiacciassi il cinque.

In ogni caso, Damon è uno stronzo. Un cretino. Un pezzo di merda travestito da vampiro.

Ho voglia di mettere in moto Carlie e lasciarlo qui a piedi!

Ma è mai possibile abbandonare una ragazza in una locanda come quella? Anzi peggio! In mezzo al nulla!

Si, perché in questo dannato villaggio non c’è assolutamente nulla.

Non un negozio, non un ristorante, nemmeno dei ragazzi della mia età.

Solo  capannoni e roulotte.

Quanto lo odio!

Mi avesse almeno lasciato qualche cosa da mangiare!

Lancio un calcio ad un piccolo sasso prima di sedermi su un muretto che ho trovato  in una piazzola poco distante dal bar.



Ok, non l’ho trovata per caso. Ho cercato un posto dove spostare Carlie  in modo che Damon, quando esca, non la trovi più e questo è l’unico posto dove ho trovato parcheggio.

Mi stendo sul muro infilandomi le cuffie dell’iPod. Se devo aspettare tanto vale prendere un po’ di sole.

Così mi arriccio la maglia e chiudo gli occhi pronta ad una lunga attesa.



 
 *              *              *                *              *
 
 
“Gnaah!” borbotto svegliandomi dallo stato di torpore in cui ero caduta e cercando di allontanare con la mano la cosa umidiccia vicino alla mia guancia senza aprire gli occhi.

Questa purtroppo insiste incurante delle mie lamentele e, con uno sbuffo, mi spruzza qualcosa addosso.

“Nh.. –ettila!” protesto girandomi stancamente su un fianco.

Che idea stupida!

Subito dopo essermi data la spinta necessaria avverto il suolo sparire e cado rovinosamente a terra.

“Ouch!” mi massaggio la testa mettendomi a sedere prima affacciarmi al muretto per vedere in faccia il disturbatore.

Un sorriso di sorpresa si impossessa di me quando mi trovo di fronte uno scodinzolante labrador color champagne.

“Oh, eri tu, eh?” chiedo scavalcando il muro ed avvicinandomi al cane. “Stavo dormendo, lo sai?” continuo appoggiando le mani ai lati della sua testa e scompigliando i lunghi peli dorati.

Poco dopo si sottrae alla mia presa scuotendo la testa, si allontana di poco e, allargando le zampe anteriori, abbassa il busto continuando a scodinzolare.

“Non hai.. che so! Un padrone da importunare?” chiedo quasi aspettando una risposta mentre controllo il cellulare.

Sono passate due ore e mezzo e di Damon neppure l’ombra. Quando tornerà ho in serbo per lui una scenata isterica con i fiocchi, giusto per vendicarmi un po’!

“Vabbè.. in qualche modo lo devo pur passare il tempo, no?”  così, batto un piede a terra vicino a lui che prontamente scatta di lato mantenendo la posizione.

 
Giochiamo insieme per quasi un’ora.

Mi stupisce che nessun padrone sia venuto a cercarlo: è bello ed al posto del collare ha un fazzoletto bordeaux legato al collo.

Il tempo passa velocemente senza che nessuno di noi si annoi; so che tipo di giochi piacciono ai cani, in Italia ne avevo tre.

Lo spingo nuovamente su un fianco cercando di buttarlo a terra e lui in risposta appoggia entrambe le zampe anteriori sulle mie spalle facendomi quasi perdere l’equilibrio. Lo tengo appoggiando le mani sul dorso ed arriccio le labbra per soffiargli sul muso.

All’inizio avvicina il muso per annusarmi il naso ma poi, improvvisamente, torna con le zampe a terra girandosi in modo da darmi le spalle.

“Brando!” esclama un uomo dalla pelle olivastra ed i lunghi capelli color mogano. Ha gli occhi sottili e di un marrone caldo e intenso.

Sembra un indiano.

Ho sempre voluto conoscere un indiano!

Adoro Pocahontas e tutte quelle piume in testa!

“Brando!” continua appoggiando una mano sulla testa del cane. “Spero non ti abbia infastidito.” Continua con una pronuncia perfetta.

Sinceramente speravo avesse qualche inflessione. Magari che usasse i verbi solo all’infinito.

Sì, sicuramente avrei preferito qualcosa tipo ‘Spero Brando no dato fastidio te. Augh!’.

Avrei risposto con ‘No preoccupa, Toro Seduto.’.

 “Si figuri, è simpatico.” Rispondo invece un po’ delusa.

“Non pensavo si fosse allontanato così tanto. Comunque io sono Michelle” Si presenta tendendo una mano.

“Lolita.” Rispondo sorridendo e afferrandola.

Per poco, solo per un secondo mi sembra che un lampo di consapevolezza e di stupore attraversi i suoi occhi poi scompare, lasciando il posto ad un sorriso sincero.

“Posso offrirti qualcosa, Lolita?”

Effettivamente sono quasi le due, ho fame e sicuramente non può essere più pericoloso di un vampiro, quindi.. perché no?

“Grazie.” Accetto e, dopo aver recuperato il cellulare, mi appresto a seguirlo.

 

 *                 *                 *                *                *
 



Michelle, che facendo mente locale mi sembra un nome da donna, ha una grande casa coloniale con un giardino, una veranda ed un ulivo.
Ciò ha definitivamente distrutto le mie fantasie sugli indiani.

Abbiamo mangiato, mi ha chiesto di dargli del tu perche ha solo trentasei anni e adesso siamo nella veranda a parlare. Lui seduto su un divano di vimini, io su una poltrona simile, impegnata a grattare Brando dietro un orecchio.

“Allora, cosa ti ha spinto in questo posto dimenticato da Dio?” chiede sorseggiando una birra.

“Ho accompagnato un amico che è venuto a trovare una conoscente.” Rispondo prontamente.

“Un vampiro?”

Automaticamente blocco il movimento della mano e Brando si gira contrariato.

“I vampiri non esistono.” Rispondo poco dopo.

“Strano che lo dica proprio tu.” Commenta.

“Che vuoi dire?”

“So cosa sei. Mi è bastato stringerti la mano.” Risponde  appoggiando le braccia alle ginocchia. “E mai avrei pensato di poterti incontrare in questa breve vita!”

Resto rigida, immobile, perlustro il suo volto cercando di scoprire le sue intenzioni ma l’espressione gentile non accenna ad andarsene.

“Tranquilla. Sono dalla tua parte.” Continua infatti poco dopo accondiscendente.

“Hai capito cosa sono?” chiedo ancora scettica. “Stringendomi la mano?”

Lui annuisce solamente appoggiando la schiena al cuscino.

“Mmmh. Sei uno.. strego?” chiedo.

“Stregone. Si dice ‘stregone’.” Risponde, leggermente scocciato. Dettagli. “In ogni caso non lo sono. Sono uno sciamano.”

“E cosa cambia?” chiedo sempre più scettica.

“Non possiamo fare  incantesimi ma siamo più potenti a livello spirituale.”risponde calmo.
ù
“Mmh. Capisco.”  Borbotto. “E cosa sarei io? No, perché sai, secondo il mio amico sappiamo solo una parte della storia e siamo venuti qui per scoprire un po’ di più e quindi ci saresti abbastanza d’aiuto!”  continuo dopo aver recuperato la mia parlantina.

“Lo so. La situazione è più complessa di quanto crediate.” Afferma con aria misteriosa.

“Ok, potresti fare un piccolo sum-up? Concentrandoti maggiormente sui miei superpoteri?” lo ammetto, non mi sono ancora arresa all’idea di non avere superpoteri. Non posso essere l’unica sfigata che non li ha!

 “ Allora.. Come ben sai, i vampiri ottengono alcuni privilegi bevendo il tuo sangue per questo le streghe decisero di porre un limite alla loro ingordigia: qualunque vampiro provochi la tua morte per dissanguamento o a causa di un morso andrà in contro alla morte. Inoltre il tuo sangue, assunto in qualunque altro modo che non sia quello orale, costituisce un potente veleno. Un pugnale cosparso del tuo sangue può uccidere facilmente persino un Originario.” Spiega.

E questo sarebbe un superpotere?

Che fregatura!

Io voglio lo sguardo laser!

No, anzi! La super velocità!

“Ma.. cioè, se sono morta a cosa mi serve uccidere il mio assassino? Resto morta in ogni caso.” Chiedo alzando le spalle.
“Hai ragione, ma nessun vampiro che conosca un po’ della storia della sua specie cercherà di ucciderti. E credi a me, solo i neonati  e pochi individui non sono a conoscenza dell’esistenza della tua specie.”

“Ah, ok…” borbotto. Sinceramente non mi convince molto come spiegazione e resto della mia idea che non mi serve a niente.
Perché non ho superpoteri?

Perche?!

Era tanto difficile per le streghe aggiungere un ‘e saprà incenerire con lo sguardo/ leggere nel pensiero/ dimagrire mangiando’ alla formula?
Dannate streghe.

“ E, tipo…” continuo. “Non è che (per caso) sai anche perché un lupo mannaro ha attentato alla mia vita e una strega continua a sostenere che ci sono dei vampiri che mi cercano?” Chiedo.

Michelle accavalla le gambe guardandomi contrariato. “ Credevo sapessi della profonda rivalità tra vampiri e licantropi.” Dice prima di sorseggiare la birra.

“ Infatti lo so!” ribatto prontamente gonfiando le guance.

“ Allora mi sembra ovvio, no?” commenta distaccato. “ Sei un’arma. E ovvio che entrambe le fazioni cerchino di ottenerti. Entrambi ne trarrebbero un vantaggio non indifferente in caso di conflitto.”

Tipo ruba-bandiere ed io sono la bandiera.

Evvai.

Beh, almeno nessuno mi vuole uccidere!

“C’è un’altra cosa che devi sapere.” Continua facendosi più serio. “E’ importante sapere che le tue doti non riguardano solo i vampiri. Tecnicamente hai delle proprietà complementari che riguardano i licantropi. Ovviamente sono molto più scarne, ad esempio puoi rendere la trasformazione meno dolorosa, ma la cosa più importante è che il tuo sangue può uccidere anche un lupo trasformato.”

Tutto ciò non mi convince molto.

“Ma le streghe hanno fatto questo (stupidissimo) sortilegio perché la mia antenata era innamorata di un vampiro! Cosa c’entrano i lupi mannari?” chiedo.

“Sciocchezze!” risponde veloce con un gesto della mano. “Le streghe, piene della loro superbia non ammettono questa possibilità che potrebbe addirittura essere vista come un loro errore ma il pericolo è reale. Ciò che tutti noi temiamo dal tempo della nascita di vampiri  e licantropi è l’esistenza di un ibrido. Un essere a metà tra le due specie, che possiede i poteri di entrambi! Un essere immune alla verbena e allo strozzalupo, al legno e all’argento, che non è schiavo ne del sole ne della luna. La nascita di una simile specie porrebbe sicuramente fine all’equilibrio naturale! Per questo esisti te, sei l’unica arma a nostra disposizione in caso dell’avvento della catastrofe!”  Esclama concitato. “Credi davvero che si sarebbero abbassate ad accontentare il capriccio di una giovane innamorata? No, loro erano già coscienti del loro errore ed in lei hanno visto l’occasione per rimediare seppur debolmente e goffamente.” Risponde cupo.

“Fiiico!” esordisco sorridendo. Peccato che subito vengo colpita da un suo sguardo truce.

Riporto la mia attenzione su Brando che, scodinzolante, spinge la testa verso la mia mano che lo accarezza dietro l’orecchio.

Guardo distrattamente l’orologio e mi stupisco nel vedere che sono già le cinque. Forse dovrei tornare al bar a vedere se Damon ha finito. Già immagino la partaccia che mi farà, non pensavo di essermi assentata così a lungo.

Mi alzo pronta a ringraziare Michelle e a congedarmi quando il metallo freddo del medaglione sbatte contro il mio petto  rammentandomi la sua presenza.

“Posso chiederti un’altra cosa?” chiedo all’uomo sbattendo dolcemente le ciglia.

“Certo.” Sorride gentile.

“Che resti tra me e te ma.. ho fatto una scommessa con un amico. Il vampiro, sai? Io penso che su questo medaglione ci sia qualche incantesimo, magari di protezione o cose simili mentre lui sostiene il contrario. Te puoi dirci chi ha ragione?” chiedo speranzosa.

Ho sempre il medaglione su cui puntare.

Sì, sono sicuro che sia pieno di magia. Un potente incantesimo. Apposta per me, magari.

Posso ancora avere qualcosa di fico di cui vantarmi.

“Vediamo…” commenta prendendolo dalle mie mani ed ispezionandolo minuziosamente.

Senza farmi notare porto una mano dietro la schiena ed incrocio le dita invocando la buona sorte.

“No, mi spiace. Non c’è nessun incantesimo sopra questo medaglione.”

DOH! ” sbotto sbattendo i piedi.

 “In ogni caso è un gioiello molto particolare.” Continua riprendendo il discorso. “ Vedi queste pietre? Hanno una forte capacità magica latente, è facile legare incantesimi ad esse. Più o meno come i lapislazzuli. Mmh… Come pensavo: la lega è in argento. Sì, credo di poter affermare che questo medaglione è stato creato con l’intento di racchiudere incantesimi. In tutto ne può contenere sette, uno per ogni pietra. Credo sia inutile dirti che funzioneranno solo quando lo indosserai.”

“Quindi avevo ragione io.” Affermo convinta.

“No.. non c’è ancora nessuna magia sopra.” Controbatte guardandomi perplesso.

“Ma Damon non lo sa! E tu sei uno strego e puoi fare qualcosa per rimediare!” sorrido.

“Sciamano. E come ti ho già detto non posso fare incantesimi.”

Doppio doh!

“Ma ciò non uscirà da queste mura, ok?” Niente panico, ho sempre Bonnie!

“Toglimi una curiosità: cosa avete scommesso?”Chiede sorridendo apertamente.

Non dire niente di imbarazzante Lo’.

Non lo fare.

Contieniti.

Non dire che il perdente deve andare al Grill nudo.

“Niente di importante!” rispondo velocemente. “Assolutamente niente di imbarazzante che riguardi il nudo integrale in luoghi pubblici!”

Mi basta una frazione di secondo per realizzare l’immensa figura di merda che ho appena fatto ma ormai non il danno è fatto.

Michelle mi guarda allibito per pochi attimi prima di scoppiare in una fragorosa risata che lo costringe a cadere dalla sedia.

Spero si sia fatto male.


*                  *                *                 *                  *

 
 
Prendo un profondo respiro prima di spingere la porta ed entrare lentamente nel bar.

Damon non risponde al telefono ed io mi sono stancata di aspettare.

“Fred, scappa! E’ ritornata la peperina!” esclama un uomo indicandomi e subito una risata generale si diffonde nel locale.

Accenno un saluto con la mano ed un sorriso tirato prima di avvicinarmi al loro tavolo.

“Scusate, avete per caso visto il mio amico? Quel ragazzo moro, alto…” chiedo timidamente.

“Era andato là con Soleil.” Risponde l’uomo di prima indicando la porta che aveva attraversato Damon. “Non sono ancora tornati.”

“Ok, grazie.” Mi allontano, raggiungendo velocemente la porta indicata e aprendola titubante.

Mi affaccio per controllare l’interno e vedo solamente una stanza vuota. Entro chiudendo la porta alle mie spalle e chiamo titubante:
“Damon? Puttan.. coff! Soeil?”

Nessuna risposta.

Raggiungo il centro della stanza e noto che sul lato opposto si apre un’altra porta. Mi avvicino ad essa per oltrepassarla ma a metà strada sento sotto la mia scarpa qualcosa di piccolo e rotondo.

Mi fermo per controllare e sulla moquette scopro l’anello che Damon porta solitamente al medio. Lo raccolgo rigirandolo lentamente tra le dita.
Certo che è proprio carino. L’argento è lavorato bene e poi adoro il colore della pietra: mi riprende gli occhi!

Ora che ci penso ho proprio bisogno di un anello da mettere al medio.

Lo infilo lentamente ed allungo soddisfatta la mano davanti agli occhi.

Mi sta un po’ grande ma a parte questo è perfetto. Starebbe benissimo con il vestito nero, gli darebbe un tocco di aggressività! Devo chiede a Damon se me lo presta per il diciottesimo di Sharon. Infondo a lui non serve a niente!  Gli serve solo a…

Oh, già!

Che sciocca, gli serve per non diventare cenere al sole!

Aspetta.

GLI SERVE PER NON DIVENTARE CENERE AL SOLE?!

Perché diavolo il suo anello è qui e lui no?!

Non può essersi messo nei guai, non un’altra volta!

Stavolta non l’aiuto, affari suoi.

Io l’ho avvertito: ballerò la salsa sul suo cadavere.



*              *             *               *              *

 
 

Candy talks to strangers
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No one gives a damn about her hair

 
 
Come sempre la mia componente generosa e altruista ha avuto il sopravvento.

(Vaffanculo componente generosa e altruista, se muoio per te me la paghi!)

 In ogni caso, adesso mi torvo spiaccicata contro il muro del magazzino del bar cercando di spiare l’interno dalla serratura.

Dopo pochi minuti pieni di fallimenti  abbandono il mio intento.

Mi guardo attorno e l’unica  cosa che trovo è una cassa di metallo molto arrugginita. Mi armo di buona volontà e, cercando di toccarla il meno possibile, la spingo sotto una piccola finestrella posta in alto sopra la porta. Purtoppo è veramente in alto quindi non mi basta salire su quella cassa vacillante e insicura, devo addirittura allungarmi in punta di piedi, spalmandomi contro il muro in cerca di appiglio.

Finalmente trovo una sorta di equilibrio precario che mi consente di sbirciare malamente nel locale.

Ciò che vedo mi gela il sangue e mi provoca un brivido di paura.

Damon è legato saldamente ad una sedia nel centro della stanza, le gambe sono trafitte da paletti e le braccia ed il viso sono macchiati di sangue. In più la luce del sole, che ha già iniziato la sua calata, si sta pericolosamente avvicinando al lato destro del suo corpo.

“Damon..”  soffio sconvolta dalla visione.

“Oh, ma guarda un po’! L’uccellino è finalmente tornato al nido.”Una voce maschile alle mie spalle mi fa trasalire.

Purtroppo però il piano su cui appoggio non è dei più stabili perciò casco rovinosamente indietro addosso all’interlocutore. Un secondo e mi ritrovo stesa per terra addosso a un ragazzo dai capelli rossi.

Imbarazzatissima mi sposto immediatamente recuperando la borsa da terra e stringendomela al petto.

“Scusi.” Borbotto agitata.

Ehi, aspetta un attimo. ‘L’uccellino è tornato al nido’?

Il ragazzo si rialza tenendosi la testa con una mano. Non gli lascio nemmeno il tempo di riprendersi: afferro il mio bauletto da terra e glielo tiro violentemente tra capo e collo.

Cade nuovamente a terra ma purtroppo una borsata non ha mai steso nessuno.

 Non una sola almeno.

Stringo saldamente i manici puntando stavolta al lato sinistro e anche questo colpo va a segno tranquillamente.

Il ragazzo cade nuovamente a terra ma non mi sento ancora sicura. Voglio dire ho dato solo due leggeri colpettini! E se poi è uno strego anche lui? Appena si riprende mi fa il pelo!

Così aspetto che si riprenda e che si alzi sebbene barcollante, appena si avvicina riparto all’attacco questa volta con un calcio ben piazzato nel basso ventre e accompagnato da un deciso “ Wattay!”

Pel di carota emette un solo gemito strozzato prima di girare gli occhi all’indietro e cadere a peso morto di schiena.

Fin troppo facile.

Con un sorriso soddisfatto in volto mi chino verso di lui e dopo pochi attimi di ricerca trovo un mazzo di chiavi nelle quali spero ci siano anche quelle del capannone.

Torno alla porta ed al quarto tentativo riesco ad aprirla.

“Alla buon ora!” commenta Damon con aria seccata. “Si può sapere dov’eri finita?”

“Scusa, avevo perso la cognizione del tempo! Ma-” rispondo di getto con aria contrita. Mi riprendo istantaneamente. “Ehi! Ti sto salvando! E poi sei tu quello che è sparito!”

“Rapito, legato, torturato. E’ un tantino diverso, cherie.”  Commenta acido. “E te saresti dovuta essere qui a coprirmi le spalle! Se non mi vedi per più di mezza giornata non ti viene il dubbio che sono nei casini e che forse- e dico forse- ho bisogno di una mano? Altri cinque minuti ed avresti trovato cenere al mio posto!”

“I veri eroi arrivano sempre all’ultimo minuto.” Commento pacata. “In ogni caso era tutto calcolato. Ho la situazione sotto controllo.”

“Perfetto. E’ la fine.” Borbotta.

“Ehi!”

Finalmente sono arrivata davanti a lui. Ostinatamente mi costringo a non guardare i paletti conficcati nelle gambe e mi sporgo verso di lui per sciogliere la corda che lo tiene legato.

Poco dopo ritiro la mano stizzita.

“Ma c’è la verbena!” protesto sbattendo le mani lungo i fianchi.

“Non l’avrei mai detto.” Commenta. “Sei molto acuta.”

“Mai quanto te.” Ribatto guardandolo male. “Un vampiro che si fa battere da una ragazzino e da una donna; probabilmente è più forte lo scoiattolo che ha mangiato ieri Stef. Certamente ha opposto più resistenza.”  Insito sorridendo amabilmente.

“Ringrazia che sono legato.” Sbuffa nascondendo un sorriso.

“Fatto!” esclamo lasciando cadere a terra la corda. “Cavolo, che prurito!” aggiungo poi strofinando le mani sulla stoffa dei pantaloncini.

Intanto Damon si strappa i paletti dalle gambe soffocando dei grugniti, poi si alza e inizia a camminare per la stanza alla ricerca di qualcosa.

“Cerchi questo?” chiedo sventolando il dorso della mano sinistra.

In un attimo è davanti a me, la sua mano stretta attorno alla base della mia per tenerla ferma.

“Yep.” Conferma ghignando soddisfatto.

Lascio che mi sfili l’anello dal medio ma mentre lo fa sento un nodo all’altezza dello stomaco: mi stava così bene! Mi ero quasi affezionata a quell’anello.

“Bene, adesso puoi andare.” Esordisce il vampiro.

Cosa?!

“Cosa?! Ma come? Sei- .. sei ferito! E hai visto come ho steso quello là fuori! Ti posso aiutare!Daiiiiiiii!” protesto correndogli dietro e strattonandolo per un braccio.

“No, non puoi.” Risponde accondiscendente. “Quella donna è una strega e sai bene cosa devo fare.”

‘La devi uccidere’ completo mentalmente.

Ovvio, è un pericolo lasciarla in vita. Come Mason, suppongo.

Abbasso lo sguardo ma subito lui mi posa una mano sulla guancia  riportando la mia attenzione nei suoi occhi. Prima di parlare sospira.

“Non devi sentirti in colpa per quello che faccio.” Dice con guardandomi con quegli occhi così sicuri. “In nessun caso.”

“Ma figuriamoci.” Ribatto  veloce cercando di non arrossire. “Per Mason potevo sentirmi in colpa: era biondo, alto, avvenente. Anyway.. meglio lei che noi, no?”

Ridacchia alzando gli occhi al cielo mentre si avvia fuori dal capannone.

“Sii veloce che ho fame! E - te lo chiedo per favore – potresti evitare di farti ammazzare stavolta?” riesco ad aggiungere prima che esca dal capanno.

Sospiro pesantemente, come ha fatto a sopravvivere centoquarantacinque anni senza di me?!

 
 

*                *                  *                 *               *


“Sai, dovremmo inventarci un saluto. Un cinque!” propongo  distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

Sì, finalmente sono riuscita a riprendere il controllo e la guida di Carlie. Damon sta seduto scompostamente nel sedile accanto al mio e, alla mia domanda, mi osserva come se fossi impazzita.

“Un.. cosa?” chiede scettico.

“Un batti il cinque! Tutte le squadre ne hanno uno.” Spiego. “E noi siamo una squadra, non ti azzardare ad obbiettare.” Riprendo prima che possa interrompermi.

“Dio, non ci credo..” mugola.

“C’è quello di Zac e Cody o quello da veri uomini. No, questo no. Anche perché io non sono propriamente un uomo.” Proseguo.

“Perché non quello dei coniglietti, allora?” chiede sarcastico.

Istantaneamente mi si illuminano gli occhi.

“Esiste veramente? Me lo insegni? Ti prego usiamo quello!” dico con tono supplichevole.

Mi guarda per un secondo prima di scoppiare a ridere.
 
“Ovvio che esiste, lo usa Stefan per salutare i suoi migliori amici: Tippete e Tamburino.” Risponde.

“Stupido!” mi lamento tirandogli un leggero pugno sulla spalla.

“Guarda la strada, non sono morto per più di un secolo e non intendo farlo perché tu non sai guidare.”

“Io so guidare benissimo!”

“Pfff.” Commenta sarcastico.

“Allora... cosa ti piace mangiare?” chiedo con nonchalance.

“Sangue. Di vergini o bambini.” Ribatte prontamente.

Lo guardo male. “A parte quello?”

“Anche il tuo può andare.” Commenta svogliato.

“Ehi! Il mio sangue è molto meglio di quello di zittelle o poppanti!” protesto. Poi con un colpo secco apro il ripiano davanti a lui scoprendo due sacche di sangue.

“Cos- Queste?” chiede confuso.

“Precauzioni.”  Rispondo. “Dietro dovrebbe esserci una camicia di Daniel ed un vestito, puoi passarmeli per favore?”

Prima di farlo apre con un morso la prima flebo trangugiandone il contenuto nel mentre io accosto.

“Grazie” dico appena mi passa il vestito. Mi tolgo velocemente la canottiera per infilarmi il vestito e solo dopo togliere i pantaloncini.

Quando ho finito guardo Damon e noto che mi sta osservando, sempre con in mano la camicia e la flebo nella bocca.

“Non ti cambi? Sei sporco di sangue.” Chiedo.

“Stai bene? Ti sei spogliata davanti a me.” Ribatte lui riprendendosi.

“Non mi sono spogliata: è come se mi avessi visto in costume. E non sono di certo la prima ragazza che vedi, no?” chiedo ridendo.

“No, ma.. ti fidi troppo di me.” Dice infine.

“Naaah.” Rispondo dopo poco. “Ti sottovaluti, sai?”

 

 
*                     *                 *                 *             *
 
Non ricordo bene il resto della serata.

So che siamo andati a cena in un locale  che frequento spesso con Andrew. Adoro il proprietario: è un basso vecchino che si veste sempre in smoking e si improvvisa buttafuori.

Abbiamo parlato molto, ma di niente in particolare.

Ad esempio ho scoperto che ascolta volentieri i The Verve e tifa Manchester. E addirittura che nel ’60 si è iscritto al college, che poi l’abbia fatto solo per assaggiare tutte le ragazze è un dettaglio.

E lui si è stupito così tanto quando gli ho detto di adorare i teschi. Non quelli paurosi però, magari quelli con tanti brillantini!

E abbiamo bevuto, Cielo quanto ho bevuto!

Ma dopo ogni bicchiere era sempre più facile parlare, e i drink di quel locale sono csì dannatamente buoni che non riesco mai a fermarmi.

In ogni caso so di trovarmi in macchina adesso, con la testa appoggiata al finestrino e un piede già nel mondo dei sogni. Non sono proprio comoda ma la musica della radio, a volume bassissimo, è un’ottima ninna nanna.

Ogni secondo che passa mi sembra di allontanarmi sempre di più dalla realtà e non avverto ne la macchina fermarsi, ne la portiera aprirsi. Solo una vaga sensazione di fresco, due braccia che mi sollevano e la guancia che sfrega contro la stoffa.

Dopo pochi attimi sento le mani abbandonarmi lasciando il posto a qualcosa di molto soffice, i piedi vengono liberati dalla costrizione delle scarpe e un manto caldo si stende sopra il mio corpo.

Mugolo riconoscendo il mio letto e girandomi di fianco in modo da poter passare una mano sotto il cuscino e portarne un’altra davanti al volto.

Adesso sono pronta a cadere nel sonno più profondo. L’ultima cosa che sento è qualcosa di morbido e umido sulla guancia, poi tutto il resto è buio.
 
 
(…)
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE!
Non so come sia stato possibile un tale ritardo!
Mi faccio veramente schifo e vi capisco pienamente se mi odiate!
Tra l’altro il capitolo è di merda, scritto mentre venivo divorata dai sensi di colpa (per avervi abbandonato) e la sensazione di sonnolenza perenne (che mi provoca l’università).
So che nessuna scusa è buona per un ritardo tale ma, in ogni caso, mi comporterò da codarda e mi nasconderò dietro a futili scusanti (tutte vere) che magari vi aiuteranno a perdonarmi.

Tutto cominciò un lontano mercoledì di giugno.
Esatto: esami di maturità.
Dopo essere sopravvissuta egregiamente agli scritti (grazie alla prof di italiano, a bigliettini e quant’altro) mi sono resa conto che all’orale NON POTEVO COPIARE. E, guarda un po’, il mio turno era proprio il primo giorno.
 Tre giorni di piena paranoia in cui ho recuperato tutto il programma di storia e filosofia.
Dopo Vacanze e Bla Bla Bla. Megariposo dopo 5 anni di liceo.
(Più momento di pausa tattico perché d’estate efp è meno frequentata e io non dispongo di una connessione a internet decente al mare)
Seconda fase: test universitari.
Non ho studiato niente per  questi test. Ma veramente nulla. Infatti tutti si aspettavano che non passassi nemmeno quelli a numero aperto.
In due settimane ho dato Medicina, Biologia, Economia, Giurisprudenza e Ignegneria.
Si vede che ho le idee chiare?
Contro ogni aspettativa ho passato tutto (dio solo sa come) compresa Medicina!
E OMG!  Non avevo mai pensato alla carriera di medico ma ho ricevuto varie minacce di morte nel caso avessi rinunciato al mio posto.
La peggiore è stata quella della mia commessa preferita che ha detto chiaramente “ se non vai a medicina non ti vendo più vestiti!”
Direi che tanto bastava a farmi scegliere :) :)
Ed ora siamo di nuovo qui, ho visto che gran parte delle lezioni permette il cazzeggio quindi ne approfitterò per andare avanti con la fic.
Vi giuro che la porterò a termine, lo prometto! Ho già tutto in mente compresa la fine, devo solo buttare giù le idee e postare.
Vi ringrazio veramente tantissimo, le vostre recensioni mi sollevano sempre il morale e vedere che nonostante tutto la mia storia viene ancora letta mi commuove.
Via. Direi che ho scritto anche troppe note dell’autore, perciò non vi rompo ulteriormente! LOL :D :D
PS: visto che capitolo mega lungo? mi perdonate? *_*
GRAZIE ANCORA  A TUTTI VOI! (L)
XOXO
-B.

 


   
 
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