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Autore: GioTanner    13/10/2011    7 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A fine capitolo la scheda°

19 Capitolo

Obbiettivi e rancori



L'armatura del Cancro si infrangeva di candido splendore pur non potendo risplendere al meglio a causa di quelle lugubri nuvole che ingombravano il cielo plumbeo. Il gran fragore della Cloth che ad ogni passo tintinnava di freddo metallo trasmetteva ancor di più il senso dell'euforica corsa che stava compiendo l'Italiano.
L'affanno non lo colpiva minimamente, anche se aveva deciso di non ricorrere alla velocità di cui tanto un Cavaliere d'Oro poteva vantarsi per il semplice motivo di poter riuscir a percepire meglio ciò che gli stava attorno.
Sì, voleva sincerarsi di scrutare affondo ogni minimo particolare che correndo alla velocità della luce non poteva cogliere. Salendo le scale infatti, DeathMask si era fatto decisamente più schivo e più attento a qualunque movimento: aveva in qualche modo giurato a quei due, e forse a se stesso, che non si sarebbe fatto uccidere un'altra volta. Tanto il nemico l'avrebbe preso, prima o poi. Non c'era motivo per cui correre così tanto e far finire tutto così presto.
...E d'altro canto, il suo carattere colmo di superbia e arroganza, gli innescava un solo pensiero: era dolce l'attesa prima di far calare e giungere la morte contro i suoi avversari.
Si voleva divertire. Perché affrettarsi?


Lo scontro aveva avuto inizio: Il Cavaliere di Gemini combatteva faccia a faccia con Menas, Cavaliere del Destino affranto. Gli altri cavalieri del Destino invece, avevano continuato il cammino lasciandosi dietro di loro lo scontro, non sapendo però che Gemini aveva in serbo per loro il malevolo e intrigato labirinto della terza casa.
Le pareti sussultarono, ci fu un boato, poi il nulla: sì, sembrava non essere successo
nulla.
L'azzurra fiamma che scoccava la terza ora andava, anch'ella*, via via scomparendo.
Saga continuava a rimanere in disparte, un livido sulla spalla ancora ben pronunciato. A testa bassa, con le spalle alla parete e le gambe distese sul pavimento. Lo sguardo assente, o forse così intenso nell'osservare la battaglia. Ma ciò che lo martellava non era certo quel pugno assestato con forza, o il sangue che lascivo gli macchiava la guancia, bensì le parole che suo fratello gli aveva riservato solo pochi istanti prima.
Non c'è ragione per cui tu debba rischiare la vita.
Gli aveva detto. Poi lo aveva preso per le spalle, intimandogli di guardarlo dritto negli occhi: Io, io posso essere il guardiano della terza casa ora. Non mi strapperai l'armatura di dosso, ma rimarrai a guardare.
Erano state parole taglienti quelle, privi di qualsiasi tono confortevole: fredde, colme di sicurezza e di quella determinazione che chiara traspariva dagli occhi di Kanon. Ma in quegli occhi, così simili ai suoi, Saga non aveva solo letto fermezza e decisione. No, piuttosto era riuscito a scorgere al di là di quelle iridi il tiepido invito a lasciarlo fare: A lasciar sì che il neo Gemini ancora una volta adempiesse al suo ruolo di Cavaliere d'Atena e che, implorando un po' di fiducia in lui, richiedeva disperatamente solo una seconda, una terza opportunità per riscattarsi.
Chiedeva un po' di tempo.

In quello stesso sguardo però s'intravedeva purtroppo anche il rammarico celato di Kanon, quell'indomabile fuoco interiore che piano lo bruciava dal rimorso. Dopo tutto ciò che era successo in fondo, fra quei due nulla ancora era stato dimenticato o semplicemente passato. Si erano sacrificati per Atena nella guerra contro Hades, ma fra loro il dolore e la vergogna circolava come un veleno.

Si era così accasciato al suolo, nella penombra della casa, perché non valeva la pena inveire ancora contro l'animo martoriato di suo fratello minore, e di certo non voleva scaturire una dura lotta con lui.

Lo aveva guardato, indossare fiero e imperioso l'armatura dei Gemelli che tanto aveva brandito nell'ultima Guerra, si era rispecchiato in quella sua stessa immagine e poi si era lasciato cullare dal silenzio del terzo tempio...
...aspettando inerme l'arrivo di quei Cavalieri scellerati. Aspettando che loro facessero il madornale errore di combattere contro suo fratello.

Quello che non si aspettava era però il fatto che Kanon, Kanon di Gemini, Sea Dragon, Cavaliere di Poseidone e Cavaliere di Atena, ancora una volta stava ingannando il suo nemico o chiunque gli si parasse di fronte. Egli, infatti, si era presentato all'avversario a nome del fratello. A nome di Saga. Stesso cosmo, stesse abilità. Questo si vociferava... ma Kanon non era Saga, si illudeva solo di esserlo, ora più che mai. Ma forse, in quell'illusione drastica e penosa il primo a sapere di non essere suo fratello era proprio lui. Forse solamente lui. Magari per questo si era presentato a nome di colui che loro dovevano uccidere... voleva salvarlo. Voleva combattere per Saga.
Magari era così che pensava di togliere l'onta che infangava il buon nome dei Gemelli.

Con la guerra aveva tolto l'infamia che aveva di dosso e Atena così come gli altri Cavalieri ora fra timore ora fra devozione gli davano ormai il meritato rispetto... allo stesso tempo però Saga non era più quello d'un tempo. E non perché il tempo l'avesse cambiato, o ne avesse indurito lo spirito... anzi! Solo, a dispetto di ciò che egoisticamente sperava... egli non era riuscito a perdonarlo
davvero.

Dopo uno scontro durato quanto l'eclissarsi della bella fiamma bluastra che decorava la terza ora della Meridiana, ciò che avvenne si descrisse come uno dei più ingegnosi attacchi dettati dalla strategia celati dal gran cavaliere di Gemini.
Sì, poiché egli in poco meno di un'ora aveva non solo creato un'illusione provvisoria, teso l'inganno agli altri cavalieri rendendo cieca l'uscita grazie al labirinto e rischiato la vita al posto del fratello... Ma aveva persino vinto! Con fatica, ma aveva vinto. Per un istante, egli aveva vinto.
Quel sorriso spiritato e felice che gli si dipinse sul volto, guardando in direzione di Saga fu l'ultimo gesto che si permise di fare; prima di crollare miseramente a terra, davanti agli occhi esterrefatti del maggiore.
Saga si era alzato d'impeto ed aveva avanzato di un passo, allora. Aveva avanzato un passo verso il perdono, un passo verso di lui. Un passo fatto troppo tardi. Disteso sul gelido pavimento della terza casa, ora non c'era solo un piangente elmo.

Poco più in là sul suolo sinistro della terza casa Menas, Cavaliere delle Moire e nobile guerriero dai neri capelli. Sconfitto non da una lotta, ma da un'illusione; quale dolore e quale angoscia per lui essere stato ucciso da una fervida allucinazione creata da... Kanon! Sì, non c'era altra spiegazione... egli era Kanon.
Un disonore che lo uccideva più dell'intensa battaglia, che altri non era che una mera chimera della mente*. Piegò il capo, esalò un respiro, invocò la divina Lachesi e poi spirò, con ancora gli occhi aperti dal terrore e dalla vergogna. L'armatura ancora intatta, il cuore invece no.



Marie aveva appena varcato la seconda casa quando avvertì pesantemente l'assenza di due gran cosmi: uno era certamente quello di qualche Cavaliere delle Moire, ma l'altro era... del Saint di Gemini. Quelle due potenti energie ruppero il confine del tempio e si dispersero librando alti nel cielo. Ed entrambi, a quel momento, erano di un aurea pura e limpida. Di un cosmo che in vita, sembrava quasi non appartenergli.
Alzò la testa, ad incontrare nel cielo grigiastro l'ultimo fatale luccichio di quei due Cavalieri, poi continuò a salire le scale. Tutto le sembrava così distante e lontano: i giorni passati con i suoi amici, l'addestramento con il Sommo Shura, i rimproveri, le gratificazioni, la stessa nomina a Cavaliere d'Atena! Le sembravano persino lontani i giorni trascorsi in Sicilia, così come le sembrava lontano il dolore, la morte... quando bastava una scalinata per rinfacciargliela contro, ancora... e ancora.

Ad una scalinata più in alto intanto, gli stessi sentimenti, le stesse reazioni sperdute e afflitte tormentavano gli animi dei Cavalieri del Destino. Uomini in cui grande era il loro potere, grande il loro titolo, ma sempre di umana specie era il loro spirito. Sentendo sparire definitivamente il Cavaliere del Destino Affranto, caro compagno di armi dal potere legato all'Oscurità. Quella stessa Oscurità che ora l'aveva inghiottito nell'amaro prezzo della morte.
Andiamo, non abbiamo tempo da perdere”
“Therapon...”

Andiamo, Menas avrebbe continuato questa guerra, lo stiamo facendo anche in sua memoria... - Spronò i compagni il Cavaliere del Fuoco -... Andiamo...”
Si poteva leggere bene nei lori cuori, quanto nei loro sguardi, quel minimo d'incertezza che albergava insistentemente in ogni essere umano. Quel minimo di inquietudine di fronte alla seconda morte di un Cavaliere votato alle Moire.
Seth teneva un braccio attorno alle spalle di Helene, dopo lo scontro avvenuto contro il Cavaliere della Seconda casa, mentre Mel veniva sostenuto ora dal Cavaliere del Destino Implacabile.
I loro occhi erano come calamite che si rincorrevano veloci attraendosi a vicenda. Si osservarono e poi annuendo promisero ancora una volta alla Grande Atropo che avrebbero compiuto il loro dovere... il loro compito, nonostante tutto. Passarono indenni la quarta casa, sapendo che la morte del Cavaliere di Cancer e il pareggiar dei conti per l'uccisione di Elikonis erano solo che rimandati. Salirono così a gran passi la scalinata che li avrebbe condotti al quinto tempio: quello del Leone.
Colui che si fermò per battersi contro Aiolia altri non fu che Jonah, cavaliere che sulle coste del Mar Ionio Leo aveva già affrontato. Anche loro due infatti, avevano un conto in sospeso: si erano lasciati con il giuramento che Aiolia, qualunque cosa fosse successa, prima di lasciar passare oltre il suo tempio Jonah e permettere così l'insensata uccisione di qualsivoglia Cavaliere d'Oro avrebbe dovuto batterlo. Scontrarsi con il Saint di Leo e passare sul suo cadavere.
Forse avrebbe vinto l'audacia e la forza del feroce Leone, o forse, sorridendo al Destino, chi avrebbe vinto sarebbe stata l'irruenza del Vento.

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*anch'ella: anche quella. Nel senso: anche quella fiamma andava meno come le altre due fiamme prima -quelle di Ariete e Toro-.

*mente: avete presente il grande boato che ho scritto all'inizio dello scontro? Quello dove appunto SEMBRA non succedere nulla? Ecco, da lì invece partiva l'illusione che aveva creato Kanon. Da lì infatti lo scontro altri non era che un'illusione e la battaglia che entrambi facevano, dunque anche Menas disperdendo energie e co. Era solo una illusione.


PS: uno si può domandare -giustamente!- ma Cancer non poteva andare immediatamente alla terza casa? Così si scontravano lì e pace per tutti? - Bè, a parte il fatto che, se non ricordo male fra le dodici case uno non può spostarsi con il teletrasporto, ma poi diciamo è per questione di trama. Lo scontro “decisivo” (tipo round finale, ya) avverrà più tardi, se brucio le tappe rovino il pezzo che ho in mente. Forse farà storcere un po' il naso, ma secondo me è anche plausibile, ragion per cui non ho cambiato ciò che avevo in mente ;)
PS2: Shura non è stato dimenticato, anzi! -ricordo sempre le bandierine “Shura for president” eh- u_u


Salve a tutti! Cavolo, vi ringrazio ancora una volta di tutte queste belle recensioni che mi fate! 110 recensioni... wow, grazie... grazie davvero!
Dunque, scusate se non aggiorno ogni giorno, ma la scuola chiama...gli impegni, le uscite, la stanchezza, la pigrizia e le tavole da finire °L° però ovviamente siccome ho tutto in testa, la storia la concluderò come da programma e nel migliore dei modi io possa scriverla u.u Nel senso, la pigrizia non mi abbatterà perché ho già in mente ciò che devo scrivere LoL (non ve ne frega nulla, ah vabbè). In questo capitolo ho cercato di sistemare vari punti che avevo lasciato in sospeso, proprio come da copione u.u L'ultimo proprio è un Aiolia vs Jonah … qualcuno sa già come finirà, ma non spoilero pure sotto il capitolo asd.
Grazie ancora a tutti e vi lascio alla scheda ;)


SCHEDA:


CAVALIERE DEL DESTINO AFFRANTO: (oscurità)

Nome: Menas

Anni: 26

Nazionalità: Portoghese/Greco

Luogo d'Addestramento: Grecia

Colore occhi: celeste chiaro/color ghiaccio

Colore Capelli: neri con riflessi bluastri, lunghi sino a metà schiena


Carattere: Presuntuoso, precipitoso, provocatorio, canzonatorio, devoto.


Attacchi: (attacchi non pervenuti), tutti i colpi ovviamente hanno a che fare con l'oscurità di cui è detentore.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino.



   
 
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