A fine capitolo la scheda°
19 Capitolo
Obbiettivi e rancori
L'armatura
del Cancro si infrangeva di candido splendore pur non potendo
risplendere al meglio a causa di quelle lugubri nuvole che
ingombravano il cielo plumbeo. Il
gran fragore della Cloth che ad ogni passo tintinnava di freddo
metallo trasmetteva ancor di più il senso dell'euforica
corsa
che stava compiendo l'Italiano.
L'affanno
non lo colpiva minimamente, anche se aveva deciso di non ricorrere
alla velocità di cui tanto un Cavaliere d'Oro poteva
vantarsi
per il semplice motivo di poter riuscir a percepire meglio
ciò
che gli stava attorno.
Sì,
voleva sincerarsi di scrutare affondo ogni minimo particolare che
correndo alla velocità della luce non poteva cogliere.
Salendo
le scale infatti, DeathMask si era fatto decisamente più
schivo e più attento a qualunque movimento: aveva in qualche
modo giurato a quei due, e forse a se stesso, che non si sarebbe
fatto uccidere un'altra volta. Tanto
il nemico l'avrebbe preso, prima o poi. Non c'era motivo per cui
correre così tanto e far finire tutto così
presto.
...E
d'altro canto, il suo carattere colmo di superbia e arroganza, gli
innescava un solo pensiero: era dolce l'attesa prima di far calare e
giungere la morte contro i suoi avversari.
Si
voleva divertire.
Perché affrettarsi?
✾
Lo scontro aveva avuto inizio: Il Cavaliere di Gemini combatteva faccia a faccia con Menas, Cavaliere del Destino affranto. Gli altri cavalieri del Destino invece, avevano continuato il cammino lasciandosi dietro di loro lo scontro, non sapendo però che Gemini aveva in serbo per loro il malevolo e intrigato labirinto della terza casa.
Le pareti sussultarono, ci fu un boato, poi il nulla: sì, sembrava non essere successo nulla.
L'azzurra fiamma che scoccava la terza ora andava, anch'ella*, via via scomparendo. Saga continuava a rimanere in disparte, un livido sulla spalla ancora ben pronunciato. A testa bassa, con le spalle alla parete e le gambe distese sul pavimento. Lo sguardo assente, o forse così intenso nell'osservare la battaglia. Ma ciò che lo martellava non era certo quel pugno assestato con forza, o il sangue che lascivo gli macchiava la guancia, bensì le parole che suo fratello gli aveva riservato solo pochi istanti prima.
Non c'è ragione per cui tu debba rischiare la vita. Gli aveva detto. Poi lo aveva preso per le spalle, intimandogli di guardarlo dritto negli occhi: Io, io posso essere il guardiano della terza casa ora. Non mi strapperai l'armatura di dosso, ma rimarrai a guardare.
Erano state parole taglienti quelle, privi di qualsiasi tono confortevole: fredde, colme di sicurezza e di quella determinazione che chiara traspariva dagli occhi di Kanon. Ma in quegli occhi, così simili ai suoi, Saga non aveva solo letto fermezza e decisione. No, piuttosto era riuscito a scorgere al di là di quelle iridi il tiepido invito a lasciarlo fare: A lasciar sì che il neo Gemini ancora una volta adempiesse al suo ruolo di Cavaliere d'Atena e che, implorando un po' di fiducia in lui, richiedeva disperatamente solo una seconda, una terza opportunità per riscattarsi. Chiedeva un po' di tempo.
In quello stesso sguardo però s'intravedeva purtroppo anche il rammarico celato di Kanon, quell'indomabile fuoco interiore che piano lo bruciava dal rimorso. Dopo tutto ciò che era successo in fondo, fra quei due nulla ancora era stato dimenticato o semplicemente passato. Si erano sacrificati per Atena nella guerra contro Hades, ma fra loro il dolore e la vergogna circolava come un veleno.
Si era così accasciato al suolo, nella penombra della casa, perché non valeva la pena inveire ancora contro l'animo martoriato di suo fratello minore, e di certo non voleva scaturire una dura lotta con lui.
Lo
aveva guardato, indossare fiero e imperioso l'armatura dei Gemelli
che tanto aveva brandito nell'ultima Guerra, si era rispecchiato in
quella sua stessa immagine e poi si era lasciato cullare dal silenzio
del terzo tempio...
...aspettando
inerme l'arrivo di quei Cavalieri scellerati. Aspettando che loro
facessero il madornale errore di combattere contro suo fratello.
Quello
che non si aspettava era però il fatto che Kanon, Kanon di
Gemini, Sea Dragon, Cavaliere di Poseidone e Cavaliere di Atena,
ancora una volta stava ingannando il suo nemico o chiunque
gli si
parasse di fronte. Egli, infatti, si era presentato
all'avversario a nome del fratello. A nome di Saga. Stesso
cosmo, stesse abilità. Questo si vociferava... ma Kanon non
era Saga, si illudeva solo di esserlo, ora più che mai. Ma
forse, in quell'illusione drastica e penosa il primo a sapere di non
essere suo fratello era proprio lui. Forse solamente
lui.
Magari per questo si era presentato a nome di colui che loro dovevano
uccidere... voleva salvarlo. Voleva combattere per Saga.
Magari
era così che pensava di togliere l'onta che infangava il
buon
nome dei Gemelli.
Con
la guerra aveva tolto l'infamia che aveva di dosso e Atena
così come
gli
altri Cavalieri ora fra timore ora fra devozione gli davano ormai il
meritato rispetto... allo stesso tempo però Saga non era
più
quello d'un tempo. E non perché il tempo l'avesse cambiato,
o
ne avesse indurito lo spirito... anzi! Solo, a dispetto di ciò che
egoisticamente sperava... egli non era riuscito a perdonarlo davvero.
Dopo
uno scontro durato quanto l'eclissarsi della bella fiamma bluastra
che decorava la terza ora della Meridiana, ciò che avvenne
si
descrisse come uno dei più ingegnosi attacchi dettati dalla
strategia celati dal gran cavaliere di Gemini.
Sì,
poiché egli in poco meno di un'ora aveva non solo creato
un'illusione provvisoria, teso l'inganno agli altri cavalieri
rendendo cieca l'uscita grazie al labirinto e rischiato la vita al
posto del fratello... Ma aveva persino vinto! Con fatica, ma aveva
vinto. Per un istante, egli aveva vinto.
Quel
sorriso spiritato e felice che gli si dipinse sul volto, guardando in
direzione di Saga fu
l'ultimo gesto che si permise di fare; prima di crollare
miseramente a terra, davanti agli occhi esterrefatti del maggiore.
Saga
si era alzato d'impeto ed aveva avanzato di un passo, allora. Aveva
avanzato un passo verso il perdono, un passo verso di lui. Un passo
fatto troppo tardi. Disteso
sul gelido pavimento della terza casa, ora non c'era solo un
piangente elmo.
Poco
più in là sul suolo sinistro della terza casa
Menas,
Cavaliere delle Moire e nobile guerriero dai neri capelli. Sconfitto
non da una lotta, ma da un'illusione; quale dolore e quale angoscia
per lui essere stato ucciso da una fervida allucinazione creata da...
Kanon! Sì, non c'era altra spiegazione... egli era Kanon.
Un
disonore che lo uccideva più dell'intensa battaglia, che
altri
non era che una mera chimera della mente*. Piegò il capo,
esalò un respiro, invocò la divina Lachesi e poi
spirò,
con ancora gli occhi aperti dal terrore e dalla vergogna. L'armatura
ancora intatta, il cuore invece no.
✾
Marie
aveva appena varcato la seconda casa quando avvertì
pesantemente l'assenza di due gran cosmi: uno era certamente quello
di qualche Cavaliere delle Moire, ma l'altro era... del Saint
di Gemini. Quelle
due potenti energie ruppero il confine del tempio e si dispersero
librando alti nel cielo. Ed entrambi, a quel momento, erano di un
aurea pura e limpida. Di un cosmo che in vita, sembrava quasi non
appartenergli.
Alzò
la testa, ad incontrare nel cielo grigiastro l'ultimo fatale
luccichio di quei due Cavalieri, poi continuò a salire le
scale. Tutto
le sembrava così distante e lontano: i giorni passati con i
suoi amici, l'addestramento con il Sommo Shura, i rimproveri, le
gratificazioni, la stessa nomina a Cavaliere d'Atena! Le sembravano
persino lontani i giorni trascorsi in Sicilia, così come le
sembrava lontano il dolore, la morte... quando bastava una scalinata
per rinfacciargliela contro, ancora... e ancora.
Ad
una scalinata più in alto intanto, gli stessi sentimenti, le
stesse reazioni sperdute e afflitte tormentavano gli animi dei
Cavalieri del Destino. Uomini in cui grande era il loro potere,
grande il loro titolo, ma sempre di umana specie era il loro spirito.
Sentendo
sparire definitivamente il Cavaliere del Destino Affranto, caro
compagno di armi dal potere legato all'Oscurità. Quella
stessa
Oscurità che ora l'aveva inghiottito nell'amaro prezzo della
morte.
“Andiamo,
non abbiamo tempo da perdere”
“Therapon...”
“Andiamo,
Menas avrebbe continuato questa guerra, lo stiamo facendo anche in
sua memoria... - Spronò i compagni il Cavaliere del Fuoco
-...
Andiamo...”
Si
poteva leggere bene nei lori cuori, quanto nei loro sguardi, quel
minimo d'incertezza che albergava insistentemente in ogni essere
umano. Quel minimo di inquietudine di fronte alla seconda morte di un
Cavaliere votato alle Moire.
Seth
teneva un braccio attorno alle spalle di Helene, dopo lo scontro
avvenuto contro il Cavaliere della Seconda casa, mentre Mel veniva
sostenuto ora dal Cavaliere del Destino Implacabile.
I
loro occhi erano come calamite che si rincorrevano veloci attraendosi a
vicenda. Si
osservarono e poi annuendo promisero ancora una volta alla Grande
Atropo che avrebbero compiuto il loro dovere... il loro compito,
nonostante tutto. Passarono
indenni la quarta casa, sapendo che la morte del Cavaliere di Cancer
e il pareggiar dei conti per l'uccisione di Elikonis erano solo che
rimandati. Salirono
così a gran passi la scalinata che li avrebbe condotti al
quinto tempio: quello del Leone.
Colui
che si fermò per battersi contro Aiolia altri non fu che
Jonah, cavaliere che sulle coste del Mar Ionio Leo aveva già
affrontato. Anche loro due infatti, avevano un conto in sospeso: si
erano lasciati con il giuramento che Aiolia, qualunque cosa fosse
successa, prima di lasciar passare oltre il suo tempio Jonah e
permettere così l'insensata uccisione di qualsivoglia
Cavaliere d'Oro avrebbe dovuto batterlo. Scontrarsi con il Saint di
Leo e passare sul suo cadavere.
Forse
avrebbe vinto l'audacia e la forza del feroce Leone, o forse,
sorridendo al Destino, chi avrebbe vinto sarebbe stata l'irruenza del
Vento.
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*anch'ella: anche quella. Nel senso: anche quella fiamma andava meno come le altre due fiamme prima -quelle di Ariete e Toro-.
*mente: avete presente il grande boato che ho scritto all'inizio dello scontro? Quello dove appunto SEMBRA non succedere nulla? Ecco, da lì invece partiva l'illusione che aveva creato Kanon. Da lì infatti lo scontro altri non era che un'illusione e la battaglia che entrambi facevano, dunque anche Menas disperdendo energie e co. Era solo una illusione.
PS:
uno si può domandare -giustamente!- ma Cancer non poteva
andare immediatamente alla terza casa? Così si scontravano
lì
e pace per tutti? - Bè, a parte il fatto che, se non ricordo
male fra le dodici case uno non può spostarsi con il
teletrasporto, ma poi diciamo è per questione di trama. Lo
scontro “decisivo” (tipo round finale, ya)
avverrà
più tardi, se brucio le tappe rovino il pezzo che ho in
mente.
Forse farà storcere un po' il naso, ma secondo me
è
anche plausibile, ragion per cui non ho cambiato ciò che
avevo
in mente ;)
PS2: Shura non è stato dimenticato, anzi!
-ricordo sempre le bandierine “Shura for president”
eh-
u_u
Salve
a tutti! Cavolo, vi ringrazio ancora una volta di tutte queste belle
recensioni che mi fate! 110 recensioni... wow, grazie... grazie
davvero!
Dunque, scusate se non aggiorno ogni giorno, ma la
scuola chiama...gli impegni, le uscite, la stanchezza, la pigrizia e
le tavole da finire °L° però ovviamente
siccome ho
tutto in testa, la storia la concluderò come da programma e
nel migliore dei modi io possa scriverla u.u Nel senso, la pigrizia
non mi abbatterà perché ho già in
mente ciò
che devo scrivere LoL (non ve ne frega nulla, ah vabbè). In
questo capitolo ho cercato di sistemare vari punti che avevo lasciato
in sospeso, proprio come da copione u.u L'ultimo proprio è
un
Aiolia vs Jonah … qualcuno sa già come
finirà,
ma non spoilero pure sotto il capitolo asd.
Grazie ancora a tutti
e vi lascio alla scheda ;)
SCHEDA:
CAVALIERE DEL DESTINO AFFRANTO: (oscurità)
Nome:
Menas
Anni:
26
Nazionalità:
Portoghese/Greco
Luogo
d'Addestramento:
Grecia
Colore
occhi:
celeste chiaro/color ghiaccio
Colore
Capelli:
neri con riflessi bluastri, lunghi sino a metà schiena
Carattere:
Presuntuoso, precipitoso, provocatorio, canzonatorio,
devoto.
Attacchi:
(attacchi non pervenuti), tutti i colpi ovviamente hanno a che fare
con l'oscurità di cui è detentore.
Armatura:
Rossa
Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri
devoti
alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il
proprio Destino.