Fanfic su attori > Johnny Depp
Segui la storia  |       
Autore: fra3    13/10/2011    4 recensioni
e se una cinica e asociale manager di Manhattan si mettesse in affari con un ricco, piratesco e sexy attore???...
UN PÒ PER VOLTA STO MODIFICANDO I PRIMI CAPITOLI DELLA STORIA!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non so in che modo e quale lingua usare per giustificare l'assenza di un continuo per questa storia.
A mia discolpa posso dire che è stato un periodo impegnativo e che la mia mente è stata invasa da nuove idee e fantasie, che mi hanno portato a scrivere una nuova storia.
Adesso sono più decisa che mai a ridare "vita" alla storia di Kate e Johnny. Sono sicura che la storia andrà avanti molto a rilento, ma prometto che avrà un finale, che ormai da molto tempo e ben stampato nella mia metnte, serve solo la voglia e il tempo per scriverlo.
Non so quanto questo nuovo capitolo possa essere soddisfacente, ma siete autorizzati ad esiliarmi dal sito se lo riterrete opportuno.
Buona lettura
Fra
Resistere

Si dice che la distanza fortifica il rapporto ed aumenta la passione, ma poi succede che la maggior parte delle storie a distanza finiscono. Allora dove sta la verità? Credo che la parola chiave quando si parla di storie a distanza sia: RESISTERE!  Il dizionario della lingua italiana ci informa che il termine resistere sta a significare: opposizione nei confronti di un’attrazione dannosa o di una sollecitazione impulsa, concretizzandosi nella decisa se pur sofferta rinuncia al piacere o nell’uso del buon senso o nell’esercizio della pazienza. Io mi soffermerei sull’ultimo pensiero: rinuncia al piacere, uso del buon senso ed esercizio della pazienza. Ecco appunto, la donna che vi parla o vi scrive, interpretatolo a vostro piacimento, in questo momento rappresenta l’esatto opposto significato che, Devoto e Oli, hanno dato nel loro dizionario alla parola resistere. Il mio significato di RESISTERE può essere riassunto in: opposizione nei confronti di ripetute richieste di reazione, affiancate da minacce di basso livello, che portano il soggetto oltraggiato ad espellere tutta l’aggressività trattenuta interiormente.

 

Fase 1: OPPOSIZIONE NEI CONFRONTI DI RIPETUTE RICHIESTE DI REAZIONE

“Quel giorno” lo stavo ripetendo fino alla nausea, da quando Johnny mi aveva lasciato nel suo letto ed era partito. Ero rimasta un altro po’, nel letto, a torturarmi su quei cazzo, di fottuti, maledetti quindici giorni. Grazie alla forza inviatami da chissà quale buon Santo che, guardava impietosito la scena da lassù, riuscì a vestirmi e a recarmi a casa mia.

Non appena arrivata, mi scaraventai, come si fa per un sacco di patate, sul divano e da la non mi mossi per almeno dieci ore, cioè fino a quando il cellulare non squillò e sul display comparve il nome JOHNNY

“Hey sei arrivato?”- urlai apprensiva, tutto ad un fiato, come se fosse la telefonata della vita- “si sono atterrato da 5 minuti. Appena ho riacceso il telefono ti ho chiamato”- si affrettò a spiegare, aveva intuito il mio stato d’ansia – “è andato bene il volo?”- ero sulla soglia di una crisi isterica di pianto, ma cercai di trattenermi, non volevo angustiarlo con le mie paure – “si, si”- rispose brevemente poi ispirò sonoramente –“ non c’è bisogno di nascondermi quello che provi, lo percepisco, quindi se ti va, ne possiamo parlare” – disse dolcemente, senza molte pretese. Quello fu il colpo di grazia che scatenò l’acquazzone nelle mie pupille. Un pianto forte m’investì come un uragano, non riuscivo a trattenermi. Johnny non disse una sola parola, mi lasciò sfogare, senza farmi sentire in imbarazzo o sottopressione. Quando finalmente riuscì a calmarmi fu io a parlare per prima –“ non sono ancora abituata a te, non sono ancora abituata a noi e non sono abituata ad averti lontano. Ti sembrerò una ragazzina alla prima cotta, che crede di aver perso l’amore della sua vita, ma non è così. Ho solo bisogno che questi giorni passino in fretta. Tutto qua!”- dissi tutto con un filo di voce, prendendo frequentemente boccate d’aria. Il pianto mi aveva strozzato le corde vocali e mi aveva tappato il naso, la mia voce risuonò rauca e nasale. Sentì Johnny sorridere leggermente – “Passeranno talmente veloci, che neanche te ne accorgerai”- cantilenò dolcemente, come quando si cerca di addormentare una bambina. Io mi vergognai come una ladra, sembravo davvero una ragazzina alla prima cotta. Che fine aveva fatto Caterina la sanguinaria?

“Toglimi una curiosità, che cos’hai fatto tutto il giorno?”- ecco appunto adesso si che mi sarei sotterrata per la vergogna! Mi asciugai le ultime lacrime e mi schiarì la voce – “ Niente. Sono stata tutto il giorno a lavoro e poi sono ritornata a casa!”- cercai di essere il più convincente possibile, richiamando a me quelle pessime doti da attrice da quattro soldi che possedevo – “Sicuro? Sai prima ho ricevuto un messaggio di Chr…”- non lo lasciai concludere e partì spedita con un monologo di balle – “ si sono ritornata un po’ presto, sai ero stanca, dopo questi due giorni, dove tu mi hai costretto a prestazioni fisiche di notevole sforzo. Ho dovuto mangiare uova sta mattina per riuscire a mettermi in piedi e sai, io odio fare la colazione all’americana, anzi odio mangiare tutte quelle schifezze che voi americani vi ostinate ad ingurgitare. Cazzo sono italiana io! Vengo dal paese della pasta, della pizza, dei tortellini, del tiramisù…” “FERMA!!! STOP! Stop ti prego!!! Non iniziare ad elencarmi tutti i piatti tipici dell’Italia, perché sarei costretto ad riattaccare, visto che la lista sarebbe troppo lunga per una chiamata intercontinentale e poi forse ti sei dimenticata che stai parlando con un attore” –  partì in quarta senza lasciarmi il tempo di replicare o potermi giustificare – “ Sai un attore alla capacità di accorgersi subito quando qualcuno con pessime doti teatrali, sta raccontando delle bugie?” – mi canzonò divertito – “io non ho pessime doti teatrali”- risposi come una bambina indispettita – “ripongo la domanda: cosa ha fatto oggi Dottoressa Armani?” – usò un finto tono professionale – “Sono stata tutto il giorno appollaiata sul divano ad aspettare la tua chiamata”- dissi balbettando molto imbarazzata. Johnny scoppiò a ridere – “Spero che al mio ritorno, il tuo divano non abbia preso la forma del tuo sedere”- esclamò divertito, aspettandosi un sonoro “Vaffanculo” che non tardò ad arrivare. Smise di ridere e con voce seducente mi sussurrò –“ Non passeranno veloci questi giorni, se rimarrai seduta su quel divano, quindi alza il tuo bel culetto da lì, vai da tua figlia e gioca un po’ con lei, domani svegliati presto e vai a lavoro. Continua a vivere la tua vita e ricorda quello che ti ho detto: in qualsiasi parte del mondo sarò ritornerò sempre da te” – sospirai sonoramente, mentre una lacrima fece capolinea sulla mia guancia, mi affrettai ad asciugarla. Questa volta si trattava di lacrime di commozione e non di dolore – “ed io sarò sempre qui ad aspettarti”- risposi con un filo di voce, ancora commossa – “adesso devo andare, tu promettimi che ti alzerai da quel divano”- non fu una richiesta, fu un ordine a cui non si poteva rispondere no – “lo farò. A dopo” “A dopo”

Quella sera eseguì alla lettera gli ordini impartitemi da Johnny: aiutai Emy a preparare la cena, ascoltai il resoconto dei giorni che ero stata lontano da casa da parte Sofia, aiutai la mia bambina a cenare e poi insieme guardammo la tv, la aiutai a mettersi il pigiama, la accompagnai a letto e le lessi una favola. Era strano come quell’uomo riusciva a persuadermi dalle mie strane idee. Avevo deciso di non far nulla durante la sua assenza e lui con una sola frase aveva smontato il mio progetto, ma qualcosa dentro di me aveva recepito solo gli ordini ed escluso il consiglio. Andai a dormire solo perché il mio corpo ne aveva bisogno. Fu una notte priva di sogni o incubi. Al risveglio, ero ritornata ad essere la donna del pomeriggio prima!

Che cos’erano quindici giorni?Il nulla. Eppure per me sembravano un’eternità. Quindici giorni senza Johnny. Sembrava il titolo di un film horror. Non ero ancora abituata alla sua presenza figuriamoci alla sua assenza. Che cosa avrei fatto in quei dannati quindici giorni?Il nulla. Sarei stata ferma, immobile, ad attendere il suo ritorno. Avrei vissuto in funzione di quel giorno. Avrei vissuto come un vegetale nella speranza di vedere l’alba di quel giorno. Niente, né il mondo, né l’universo, né le stelle, avrebbero potuto distogliermi dall’attesa del suo ritorno.

Questi erano i pensieri che accompagnarono il mio risveglio, c’era una sola nota di felicità in tutto quello: almeno un giorno era passato!

Ero accovacciata sul mio amatissimo divano a contemplare il muro davanti a me, stavo fantasticando su come sarebbe stato riabbracciare, usiamo questo termine per essere pudiche, Johnny al suo ritorno, quando qualcuno suonò al campanello di casa. La mia reazione fu come sempre impassibile, rimasi al mio posto, senza neanche fare una smorfia di disgusto, mentre qualcuno andò ad aprire - “Dov’è?”- urlò qualcuno dalla voce squillante ed irritante, continuando ad avanzare verso il salotto, alias Il Regno dei Culi Pesanti, come l’aveva ormai ribattezzato da qualche giorno Emy. – “Dov'è?”- continuava ad urlare quella voce, senza che nessuno gli desse una risposta. Quando la sentì entrare nel mio regno, biascicai uno scoglionato “sono qui”. Lei si avvicinò a grandi passi al divano ed iniziò con la solita paternale che sentivo ogni giorno da parte di Emy e Johnny – “ Dovresti smetterla di fare la bambina, ti dovresti alzare da lì e venire al lavoro. Non ci sono giustificazioni al tuo comportamento infantile. Sembri una vedova depressa che a perso tutto, anche il gatto che le faceva le fusa mentre lei piangeva il marito ormai morto. Che sono quindici giorni? E neanche fosse andato in Iraq? E a Londra, in un albergo di lusso, che dorme in un letto  molto più comodo del tuo, quindi alza quel culo e non mi fare urlare ancora di più di quanto io stia facendo!”- Christie sbraitava continuando ad urlare parole che il mio cervello non riusciva a captare, io la guardavo indifferente con un sorriso strafottente stampato sul volto, divertita dal suo comportamento. – “Kate mi hai sentita?”- m’intimò puntandomi un dito contro. Io annuì poco convinta e lei sbuffò, andandosene in cucina sicuramente a confabulare con Emy.

 

Fase 2: MINACCE DI BASSO LIVELLO

Avevano provato di tutto, avevano anche minacciato si far venire mia madre, se il giorno dopo non sarei andata a lavoro. E così feci per altri due giorni, rimasi sempre accomodata sul mio candido e comodo divano, finché dalle minacce non si passò ai fatti e la signora Maria Rita Rossi Armani non si materializzò davanti ai miei occhi. Era stato un colpo basso, di cui gli ideatori, compreso Johnny Christopher Depp, ne avrebbero pagato le conseguenze. “Mamma”- dissi con una finta allegria, senza alzarmi dal divano ed allungando le braccia verso di lei come sinonimo di “se vuoi abbracciarmi, vieni tu verso di me”. Mentre mia madre mi abbracciava, io lanciai uno sguardo da vera signora del crimine, alle due donne che se la ridevano a mie spese. Non appena la mamma concluse l’abbraccio, iniziò con uno dei suoi lunghi monologhi italiani dal finale inesistente. Ignorai volontariamente la voce di mia madre, annuendo ogni tanto per dimostrare che ero attenta, ma in realtà la mia mente stava già pianificando la vendetta contro gli insorti e una fuga dal tiranno venuto dall’Italia.

Se non conoscete Maria Rita Rossi Armani, non riuscirete mai a capire il concetto di classica mamma italiana. Lei possiede tutte le caratteristiche che servono per rientrare nella categoria: pettegola, apprensiva, affettuosa, appiccicosa, presuntuosa, invadente, cordiale, chiacchierona e laboriosa. Era arrivata da neanche dodici ore e già aveva licenziato la donna delle pulizie, aveva minacciato la baby sitter, spostato la disposizione della stanza da letto degli ospiti, dove lei dormiva, mi aveva aggiornato sugli ultimi scoop sulla figlia del macellaio, preparato una ciambella per Sofia, minacciato di morte (in italiano) il postino e mi aveva obbligato a mandare Eva a fare la spesa. Ma la cosa che mi sconvolse di più fu che per un’intera giornata non nominò una sola volta il nome di Johnny, e questo era davvero preoccupante, perché stavamo parlando di mia madre, si proprio quella che mi aveva chiamato per chiedermi se Johnny poteva assumere la figlia della fioraia come truccatrice. Ma il mio stupore durò ben poco perché non appena misi Sofia a letto, mi ritrovai mia madre ad attendermi alla soglia della porta del salotto, come un ispettore di polizia che è pronto a fare un interrogatorio, indicandomi di accomodarmi al divano. – “allora Maria”- io già la guardai di traverso – “quando mi presenti Johnny?”- mi chiese tutta felice, mentre io stavo ancora digerendo il Maria – “non vedo l’ora di conoscerlo. Dalle foto sembra davvero un bell’uomo, l’ha detto anche zia Livia e lo sai che lei normalmente è pignola ed ha da dire su tutto e tutti”- mia madre continuava a parlare a raffica senza darmi il tempo di rispondere – “ immagina quanta soddisfazione ho provato nel sentirle dire è carino e sai che quel suo è carino vale più di un è bellissimo di qualsiasi altra persona. Comunque cara, non ti ho parlato prima, perché non volevo mettere in imbarazzo le tue amiche, magari i loro ragazzi sono un po’ più discreti, Johnny è bello, famoso, simpatico.”- io continuavo ad annuire a quella cantilena, che in quel momento stava diventando una noiosa ninna nanna – “ allora dai chiamalo, chiamalo, fallo venire, su su”-  aveva sessant’anni, ma si comportava come un’adolescente in preda alla sindrome di Gossip Girl, io sospirai spazientita, feci un bel respiro e iniziai a chiarirle un paio di cosettine – “Mamma, per prima cosa: quante volte ti devo dire di non chiamarmi Maria?”- lei stava per rispondere ma io la frenai con un gesto della mano – “per seconda: lo sai che io odio che la mia vita privata sia di dominio pubblico, quindi evita di fare riunioni di quartiere per parlare della mia situazione sentimentale. E non ho finito”- precisai, poiché lei era pronta a tirar fuori una scusa plausibile per giustificare i giudizi di zia Livia; che poi questa zia Livia neanche la ricordassi, passava in secondo piano, rispetto al fatto che io ero l’argomento preferito di cui parlare mentre la parrucchiera ti faceva la messa in piega. – “terza cosa: toglimi una curiosità, per quale motivo sei venuta a Los Angeles?”- chiesi sospettosa, il viso di mia madre si trasformò nel ritratto della gioia, solo perché le avevo concesso il diritto di replica – “ come per quale motivo?  Tu ti fidanzi ufficialmente e chiedi per quale motivo tua madre sia qua?”- io le ammazzo fu l’unico pensiero che si materializzò nella mia mente, mentre mia madre continuava a parlare – “tuo padre non è potuto venire, perché aveva una visita specialistica, che non poteva rimandare, ma ha detto che verrà a trovarvi presto”- continuavo a studiare un piano fattibile per uccidere, nel modo più doloroso, quelle due serpi, decretando che, al suo ritorno, Johnny, non avrebbe visto, per almeno un mese, neanche un millimetro di pizzo delle mie mutande. – “ mamma fermati, non c’è bisogno del tuo tailleur rosa confetto, lo puoi rimettere in valigia, non ci sarà nessun fidanzamento”- dissi acida, infastidita dal fatto che adesso avrei dovuto trovare una scusa credibile per giustificare l’assenza di una festa.  – “cosa? Perché? Tu e Johnny vi siete lasciati?”- mi chiese preoccupata – “No!”- risposi quasi schifata da quella domanda – “quindi cosa c’è che non va?”- domandò seguendomi lungo le scale che portavano alla zona notte – “Mamma, chiedilo domani ad Emy, lei ti saprà rispondere. Adesso io devo andare a dormire, domani avrò una giornata pesante di lavoro. Buonanotte” – le chiusi la porta della mia camera in faccia, lasciandola perplessa nel corridoio. Si avete capito bene, il giorno dopo sarei andata a lavoro.

 

Fase 3: ESPULSIONE DELL’AGGRESSIVITÀ TRATTENUTA INTERIORMENTE

Alla fine ero sempre io, Kate Armani, forse un po’ meno acida, ma sempre io. Quindi –“ cosa fate  qua fuori? Non credo sia il momento della pausa caffè! Fra cinque minuti voglio il reso conto scritto di questi giorni in cui sono stata assente sulla mia scrivania. Chiaro? E adesso a lavoro! Muoversi, muoversi, muoversi!”- si ero ritornata in gran forma e per giunta incavolata con il mondo intero, per via dell’assenza di Johnny e della presenza di mia madre in casa. Mi sigillai nel mio ufficio e non uscì finché la mia vescica non reclamò attenzione. Il telefono dell’ufficio squillò – “ Dottoressa c’è una telefonata per lei da parte della Time Warner, gliela passo subito” – era Eva, non mi diede neanche il tempo di replicare, che sentì il suono dell’attesa alla cornetta, forse aveva paura che questa volta, oltre alla spesa, le avrei chiesto di comprare la crema per le verruche di mia madre – “ buongiorno è la Dottoressa Caterina Armani?” – disse una voce maschile dall’altro capo del telefono – “Si, parlo con?”- chiesi un po’ titubante – “ Steve Miller, della Time Warner.”- rispose professionalmente – “a cosa devo la sua telefonata?”- chiesi indispettita – “ come sicuramente saprà, lei questa settimana è stata la regina indiscussa delle prime pagine di tutti i giornali e non solo, il suo nome è stato il più cliccato sul web ed è diventato Tendenza su Twitter”- parlò come se io fossi al corrente di tutto, senza lasciarmi il tempo di fare domande – “quindi noi le volevamo proporre un’intervista”- nella mia mente lo immaginavo, senza neanche conoscerlo, nel suo doppiopetto Dolce & Gabbana, con la sua faccia da prendere a schiaffi e con il suo sorriso scintillante attendere una risposta, ma io non sapevo neanche di cosa stesse parlando e cos’era la Time Warner, come potevo dargli una risposta? – “Stop, stop, stop!”- lo intimai a fermarsi, per riuscire a comprendere la situazione – “ le opzioni sono due: o avete scambiato qualcuna per me oppure ho fatto qualcosa sotto il controllo di stupefacenti? Io non so di cosa lei stia parlando!”- dov’ero andata per un’intera settimana, per non accorgermi che il mondo parlava di me? E poi per quale motivo ero diventata la star della settimana? – “ Signora, questa settimana non ha aperto neanche un giornale?”- chiese stupito l’uomo- “No!”- risposi secca – “ cioè lei mi sta dicendo che non conosce il motivo per cui noi l’abbiamo contattata?” – continuò ancora, stimolando i miei nervi – “No!”

 “cioè ricapitoliamo: lei non sa il motivo per cui la sua faccia è stampata su tutti i settimanali, i giornali di gossip, i quotidiani; perché si parla di lei su tutte le radio e le trasmissioni televisive?” – continuò ad elencarmi tutti i mezzi di comunicazione, come se stesse parlando ad una persona che per dieci anni era stata segregata in un bunker sottoterra – “NO!”- urlai scocciata dalla stupidità del mio interlocutore – “ sono solo due lettere N ed O cosa non ha capito? Vuole che le mandi un fax, un’e-mail con scritto NO?  Io non capisco perché si ostinano ad assumere certa gente, se non sono  in grado di formulare una frase di senso compiuto!”- ecco che finalmente quella parte che Johnny, per qualche ragione a me oscura, era riuscito a seppellire, e di cui io ne andavo tanto fiera, era riemersa dalle più profonde viscere del mio essere, in tutto il suo splendore. Quel poveretto doveva ringraziare solo l’inventore del telefono, perché se si fosse trovato seduto di fronte a me, in quel momento, sarebbe diventato facile bersaglio del mio gancio destro. Il Signor Miller, alquanto turbato, non proferì parola, fin quando non fu io stessa a spronarlo a parlare – “Adesso Miller, mi può spiegare per quale motivo lei mi vuole intervistare?”






ANGOLO AUTORE
Se state leggendo, significa che siete arrivate alla fine e non siete morte alla seconda parola.
Per  scrivere questo capitolo è servito prendere spunto dalle mie esperienze personali e credetemi se vi dico che il mio divano aveva preso la forma del mio sedere, che per giunta non è un sedere piccolo.
Cosa ne pensate della Signora Maria Rita? L'avevamo già conosciuta via telefono, ma adesso si è materializzata in tutto il suo splendore ad L.A.
Come sempre vi ricordo che recensire non nuoce gravemente alla salute e per chi ancora non l'abbia fatto, vi invito a leggere la nuova storia che io e la mia socia Vale, detta anche come _TheDarkLadyV_, abbiamo scritto. Il titolo è FORTIS EST UT MORS DILECTIO e se lasciate anche un commentino non sarebbe male.
un bacio
Fra
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Johnny Depp / Vai alla pagina dell'autore: fra3